• Non ci sono risultati.

Ospedali genovesi nel Medioevo

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Ospedali genovesi nel Medioevo"

Copied!
377
0
0

Testo completo

(1)

A T T I D E L L A S O C IE T À LIG U R E DI STO R IA P A T R IA

N u o v a S e rie - V o l. X X I ( X C V ) - F A S C . I

CARLO MARCHESANI - GIORGIO S PE R A T I

OSPEDALI GENOVESI

NEL MEDIOEVO

G E N O V A - M C M L X X X I

N E L L A S E D E D E L L A S O C I E T À L I G U R E DI S T O R IA P A T R I A V I A A L B A R O , 11

(2)
(3)

ATTI DELLA SOCIETÀ LIGURE DI STORIA PATRIA

N u o v a Serie - V o l. X X I (X C V ) - FASC. I

CARLO MARCHESANI - GIORGIO SPERATI

OSPEDALI GENOVESI

NEL MEDIOEVO

G E N O V A - M C M L X X X I

N E L L A S E D E D E L L A SO CIETÀ L I G U R E DI S T O R IA P A T R I A V IA A L B A R O , 11

(4)
(5)

I

(6)

G li A A . ringraziano il D ott. A ldo Agosto, il P. Alberto Boldorini, il Prof. Jean C ancellieri, la D o tt. Vera Carievaro, il D ott. Siro Dodero, il P. Cassiano da Langasco, il Prof. G u id o Farris, il Prof. Gian Giacomo Musso e la Dott. Rossana Urbani, per gli ami­ ch evoli suggerim enti e per le preziose segnalazioni di fonti documentarie e bibliografiche. U na particolare espressione di gratitudine va al Sig. Tullio Rattini per l’assistenza fornita, con assiduità e competenza, durante tutta la lunga e laboriosa ricerca d’archivio.

(7)

Non si può prescindere, trattando della ospedalità m edievale, dal con­ siderare gli aspetti sociali, politici, economici e religiosi che più profonda­ mente hanno influito, in quel periodo, su di essa. E ’ necessario, infatti, in ­ quadrare il movimento ospedaliero alla luce di quei profondi e radicali m u ta­ menti che attraverso i secoli la società occidentale subì, dalla caduta del- 1 impero alla nascita dei liberi comuni e all’avvento delle signorie. I n questo lungo ciclo storico la Chiesa mantenne sempre un ruolo di protagonista e fu proprio da essa che gli ospedali medievali derivarono la loro origine e i loro ordinam enti. N on è possibile perciò dissociare la storia ospedaliera di questo periodo da quella della Chiesa stessa, per la loro stretta interdipendenza, ed è indispensabile, per comprendere appieno il significato della evoluzione dell’attività assistenziale, ricordare come la Chiesa entrò a far parte delle strutture socio-politiche europee, acquisendo progressivam ente un p o tere sempre più consistente ', e come poi questo potere cominciò a decrescere nell’età comunale per la rinascita delle forze laiche, che sem pre m eno to l­ leravano l ’ingerenza ecclesiastica anche in campo assistenziale. Volendo sin­ tetizzare in modo schematico l’evoluzione della ospedalità m edievale si può quindi ricordare che dopo un primo periodo, in cui l’assistenza ospedaliera venne gestita quasi esclusivamente dalle gerarchie ecclesiastiche2, ve ne fu un secondo, posteriore all’XI secolo, nel quale si manifestò una progressiva laicizzazione degli ospedali. Tale laicizzazione acquisì u n ’apprezzabile consi­ stenza solo verso la metà del X III secolo, come diretta conseguenza di quel vasto m ovim ento penitenziale promosso dagli ordini m endicanti che, in quel tempo, coinvolse buona parte del laicato, riaccendendolo di nuovo fervore religioso e rendendolo disponibile per dare il suo contributo a ogni nuova opera di carità \ Questo cambiamento di indirizzo non sortì tuttavia che

1 G . Mi c c o l i, La storia religiosa, in Storia d ’Italia, ed. E inaudi, Torino 1974,

vol. II , tom o I, p. 447 e sgg.

2 N on mancano tuttavia notizie di fondazioni laiche anche in epoca altom edievale, come dim ostrano, ad esempio, le carte lucchesi del periodo longobardo (cfr. C . Tr o y a,

Codice d iplom atico longobardo, Napoli 1852-55, tomo I, n. CCC, tom o I I , nn. CCCI,

CCCL, tom o I I I , nn. CCCLI, DXXXIV, tomo IV , n. DXXXV, tom o V , n. DCCXIX). 3 N on raramente il passaggio di istituti ospedalieri a patroni laici era determ inato da pesanti situazioni economiche le quali rendevano insostenibile la gestione da parte di

(8)

temporanei e parziali effetti positivi sugli s v ilu p p i d e l l ’a s s i s t e n z a p u b b l i c a , in quanto già da quel periodo com inciò a m a n ife sta rsi u n a c e r t a i n v o l u z i o n e , causata essenzialmente dal m oltiplicarsi degli ab u si a m m i n i s t r a t i v i . C a u s a favorente di tali arbitrii fu la concessione in g e stio n e d i g r a n p a r t e d e g li e n t i ospedalieri quali veri benefìci ecclesiastici, p r o v v e d im e n to c h e a c c e s e la c u p i ­ digia di rettori senza scrupoli che a n te p o n e v a n o i p r o p r i i n t e r e s s i a q u e ll i delle comunità loro affidate. P er q u e s to l ’a ssisten za o s p e d a l i e r a d e c a d d e i n e ­ sorabilmente a livelli sempre più b assi, s c a te n a n d o il m a l c o n t e n t o g e n e r a le . La crisi, iniziatasi nel X III secolo ed e s te s a sia agli o s p e d a l i l a i c i s ia a q u e ll i religiosi, divenne sem pre più evidente n e l secolo s u c c e s s iv o e a n u l l a v a ls e r o i tentativi di riforma e di m oralizzazione d a p a rte d e l l e a u t o r i t à e c c le s ia ­ stiche 4, finché, intorno alla metà del Q u a ttr o c e n to , l ’a v v e n t o d e i g r a n d i o s p e ­ dali rinascimentali, che inglobarono q u a s i t u tt i i v e c c h i i s t i t u t i , s e g n ò la f in e della hospitalitas medievale. Di q u e sta e v o lu z io n e , c h e s i a t t u ò n e l l o s p a z io di quasi nove secoli, vanno posti in e v id e n z a i c a r a tte ri p e c u l i a r i e p i ù s i g n i ­ ficativi per poter inquadrare nei su oi v a ri a s p e tti il f e n o m e n o o s p e d a l i e r o nel medio evo, il che com porta o v v iam e n te la t r a t ta z io n e d i a r g o m e n t i g e n e ­ rali e non ristretti ai soli eventi locali. S a reb b e illo g ic o , i n f a t t i , l i m i t a r e la nostra esposizione alla sola cronaca g e n o v e se , p r e s c i n d e n d o d a u n q u a d r o generale di cui questa fa parte in te g ra n te , anche in c o n s i d e r a z i o n e d e l f a t t o che, purtroppo, la storia ospedaliera è a n c o r oggi u n a r g o m e n t o n o n m o l t o seguito da parte dei cultori di scienze sto ric h e e p e r t a n t o a p p r o f o n d i t o s o lo in alcuni suoi aspetti settoriali.

I F O N D A T O R I

In rapporto alla loro fondazione si p o sso n o s c h e m a t i c a m e n t e s u d d i v i ­ dere gli ospedali medievali in religiosi ( h o sp ita lia p u b l i c a ) e l a i c i ( h o s p i t a l i a

privata o prophana). I prim i, fon d ati d ir e tta m e n te d a ll e a u t o r i t à e c c l e s i a s t i ­

che (vescovi, abati, capitoli canonicali, ecc.), r is p e c c h ia r o n o a b b a s t a n z a f e d e l ­ mente le strutture organizzative che la C h ie sa a n d a v a a m a n o a m a n o a c q u i ­ sendo e così, dopo gli ospedali d io cesan i, a p p a rv e ro q u e l l i m o n a s t i c i e , a n

-quegli enti religiosi che li avevano fondati (c fr . J . Im b e r t, L’E glise e t l ’E ta t face au pro­

blèm e hospitalier au X V I siècle, in « E tu d e s d ’h is to ir e du d r o i t c a n o n i q u e » , 1 9 6 6 , I ,

p. 579).

4 Cfr. la decretale di Clemente V e gli atti del concilio d i V ie n n e , del 1 3 1 1 , in M ansi, t. XXV, ce. 367-470 e in CJC, lib . V II.

(9)

cora più tardi, quelli annessi alle pievi rurali e quelli dipendenti da cano­ niche re g o la ri5. I secondi furono invece realizzati da num erose categorie di fondatori laici, comprendenti autorità civili (re, principi, governi com unali), confraternite, corporazioni artigiane, terzi ordini, gruppi etnici particolari, oltre, naturalm ente, ai semplici privati, che diedero vita, specialm ente dal X III secolo in poi a un gran numero di istituzioni ospedaliere. Una posi­ zione particolare ebbero poi le fondazioni dipendenti dagli ordini ospeda­ lieri, cavallereschi e non, le quali, pur non rientrando tra gli istituti eccle­ siastici in senso stretto, furono sempre considerate a tu tti gli effetti come veri loca religiosa6.

Fo n d a z i o n i r e l i g i o s e

Ospedali vescovili - Già il concilio di Nicea, del 325, aveva stabilito per

i vescovi l ’obbligo di fornire assistenza ai bisognosi e di provvedere affin­ ché ogni diocesi potesse contare su una sede idonea ad accogliere q u an ti, poveri, malati o viandanti, necessitassero di aiuto '. I vescovi o ttem p eraro n o a queste disposizioni, nei primi tem pi, m ettendo a disposizione la p rop ria mensa e la propria casa e, nei secoli successivi, con la progressiva afferm a­ zione della religione cristiana, fondando ospizi che in genere erano situati nei pressi della cattedrale. Questi ospedali vescovili possono quindi a buo n diritto essere considerati le prime realizzazioni ospedaliere della cristianità in occidente. L ’erogazione dell’assistenza veniva attu ata inizialm ente dai vescovi stessi, coadiuvati dai diaconi, impiegando per questa attiv ità cari­ tativa i proventi delle decime, una parte delle quali, la cosiddetta quarta

pauperum, era destinata, per disposizione conciliare, proprio a questo scopo 8.

In tem pi successivi questi istituti non vennero più gestiti in proprio, m a

5 Roma altomedievale ebbe una sua particolare organizzazione ospedaliera carat­ terizzata dalla presenza delle diaconie (A. Pa z z in i, La nascita d e i p rim i o sp e d a li, R om a

1956, p. 22, e L ’ospedale nei secoli, Roma 1958, p. 37).

6 J. I m b e r t, Les hôpitaux en droit canonique, Parigi 1947, p. 212.

7 C O D , p. 14 (can. LXX, dei cosiddetti «can on i arabici»); E. Na s a l l i Ro c c a,

Il d ir itto ospedaliero nei suoi lineamenti storici, M ilano 1956, p. 43.

8 P. G . Caron, L'evoluzione dalla quarta pauperum alla pia fu n d a tio a sco p o

ospitaliero in alcuni te sti della letteratura decretistica, in I E U R , p. 287. L ’ob b ligo della hospitalitas e d ell’assistenza ai poveri e ai malati non rappresentava per il vescovo un im ­

pegno di carità puramente formale ma aveva una vera e propria v este giuridica, in quanto regolato da precise norme e sanzioni (ihid.).

(10)

i î ' k i m i . « p u a L i n m u l t o >pc>5i> d i e str a z io n e laica E se m p i di q u esto tip o i'» -» * * ». o n - f i : r i \ v l u t i n e ll . u p u i o d e l v e s c o v o d i B rescia \ in S. A m brogio *. M j »> i'x-itìt i c n o d o c h i fo r v ia ti d i i v e s c o v o R a to ld o a V erona 11 e , a n e l l ' » o n d a l e J i S L o r e n /o , p o s t o in Scurreria e , forse, in q u ello . • .} S Y l v e s t r o iv j p p .

nn

1 0 ì 1 2 14>. c h e p o treb b e essere iden-> , i • m j it t v j t o n d i t io n e d io c e s a n a d el te m p o in cu i ivi risiedeva la

m ie cpHcnpilc u.

( ) v . v i i ; r»V ■. Le pievi v .rte nel basso impero, lungo le grandi vie di tr in e r ò . qtia-x sempre mu re>ti delle antiche mansiones e mutationes ro­ ra inc p« " vi.-', ,i •«> un proprio o&pedale Secondo il Nasolli Rocca M, : t i:t ! « pieve può ei-ere definita come « tempio, albergo, ospedale, schola » 1» - i ^ '!!»vàju>ne prevalentemente rurale, lontano dalle città, contribuì m rrxxlo lig n ificam o allo >v iluppodella ospedalità altomedievale. Al plebanus . . "j.vr spettava la direzione della pieve e a lui competeva pure la ■ narim del retto re dell'ospedale 'V Dopo il Mille, come è noto, le pievi rurali f B t f j n a a o !• kwo furinone unicam ente alla sfera religiosa e gli ospedali ple- bani. in conae gue r r a di ciò, esaurirono il loro ciclo vitale: alcuni di essi « v 'C H T i p a r v r r >. »! t r i p i " ,i r o n o sotto il controllo di ordini religiosi o di laici, Mjcvand.ni com pletam ente dal clero plebano 16.

le- > pievi genovesi, di intichissima fondazione, si trovavano sparse • varie d ista in e dalla i genere lungo le grandi vie di transito e pos­ sedevano una caratteristica

peculiare,

quella cioè di non essere rimaste isolate, m di aver in d o tto intorno a

esse

la

formazione

di centri abitati, analoga­

* \ M l I B l l i , L a origini degli ospedali bresciani, Brescia 1963, p. 123. A P

La Cava

Igiene e u n ità negli statu ti di Milano del sec. XIV , Milano 1946,

p V

F » i n f i l i . L'assistenza n ell’alto m edioevo I xenodochi di origine romana, in • Atti R I*ì Ven Scicrve, Lettere, Arti *, 1933, XCII. p. 922.

° In u n e tto d el 2 0 febbraio 1 )34 (A .S.G ., Notai, cart. 170, II, c. 135 v.) si ri­

c a d a ancora il p i — » arcivescovile di S S ' ■ Uro, vi si legge infatti: . . . actum lanue

tn p id jtio d r c b te p is c o p d i de sancto Silvestro.

” L M aflO , Sur i établissem ent d es hôpitaux et prieurés le long des voies ro-

m m m et. in « B ull Soc. Archéol. de N antes *, 1881, X V II, p. 1.

M E. N a s a l l i R o c c a , P ievi ed ospedali. in I NAZ, p. 493.

» Ibid

•* In alcuni casi gli ospedali si mantennero fino al XV secolo ( N a s a l l i R occa,

I l d ir itto d t ., p. 84).

(11)

-mente a q uan to altrove aveva prodotto il castello feudale '' Da esse d e ri­ varono numerosissimi ospedali distribuiti in tutto il territo rio della regione, i più noti dei quali furono senza dubbio quelli di S. M artino d ’Albaro. di S. M artino di Framura, di S. Giovanni Battista di Recco, di S. Croce di Moneglia, di S. Maria di V o ltri18.

O spedali canonicali - Queste particolari fondazioni si m oltiplicarono

tra l ’XI e il X II secolo, specie in Italia e in Francia, come diretta conse­ guenza della riforma gregoriana, che aveva cercato di ripristinare nel clero secolare quei principi di vita comunitaria, ormai da tem po desueti, riten u ti indispensabili per una efficace moralizzazione della Chiesa, travagliata in quegli anni da una profonda crisi per il nicolaismo e per la simonia sem pre più dilaganti 19. Si cercò quindi di stabilire per i chierici, radunati nelle canoniche, una regola di tipo monastico, riprendendo gli antichi precetti di Crodegango di Metz, nel tentativo di riportare a una più ripida o r to ­ dossia la p a rte del clero che andava troppo facilmente cedendo ai richiami te rre n i20.

T ra i principali compiti, imposti ai canonici dalla regola, era quello o sp e ­ daliero e per questo il movimento canonicale ebbe un così «rande influsso su tu tta Pospedalità, almeno nel XII secolo. In certi casi le canoniche si fondavano già con compiti ospedalieri, altre volte invece le funzioni assi­ stenziali venivano acquisite solo in tempi successivi21.

P er q uanto riguarda la denominazione va rilevato che gli ospedali canonicali spesso conservavano il titolo dedicatorio delle canoniche alle quali appartenevano 22, oppure potevano acquisirne uno nuovo, che poteva essere un nom e tipico della tradizione ospedaliera, come S. C ristoforo, cui

17 A . Fe r r e t t o, I prim ordi e lo sviluppo del Cristianesim o in Liguria, in A S L i, XXXIX, p. 43 5 .

18 I b id ., pp. 596, 529, 593, 527, 703.

19 Si d ev e soprattutto all’opera di uno dei capi della riforma, S. Pier D am iani, la prom ulgazione delle regole di vita in comune, durante i concili romani del 1059 (can.

3, Ma n s i, X IX , c. 8 9 8 ) e del 1063 (can. 4: . . ut religiosi clerici sim u l m anducent e t

dorm ian t e t om n ia habeant in co m m u n i. . .: ibid., c. 967). A questo proposito, cfr. anche A. Fl i c h e, L a réform e grégorienne, Lovanio 1924-1925, t. I I , p. 3 0 5 .

20 P . B e n o it , La vie des clercs, Parigi 1917, p. 84.

21 C. D . Fo n s e c a, Canoniche e ospedali, in I EUR, p. 482.

22 Cfr. g li ospedali canonicali di S. Alessandro e di S. Bartolom eo di Brescia (A . Ma r ie l l a cit., pp. 20, 122).

(12)

-* cru \ an».-* i j x n v Jcvi , ì!t -*li e-*-*pcvLi!t di porte o un toponimo derivato da vfucic » : vr u*ruc tu « i l o . . 1 quello di S. Vincenzo, pct l’ospedale di

> l-o fe w u « queik» di S Croce, per l’ospedale di Castello.

1 i i*,t u t t r j_*;v 'Oc J i q -arsti is t it u t i q u a n d o essi si trovavan o n e ll’edi- t*. vie!L» c a n o n ic a . p«.>tesa o x r r e retta da un rappresen tan te del capi-u«* i i . . '.«rre .1 t! p r e p o s t o o d a ll a r c ip r e te , q u a n d o in v e c e l ’osp izio si tro- u v i >n u n * tccfc d is ta c c a ti* il r e t t o r a t o v e n iv a u su a lm en te affidato ad a lt r i34. I! m o v i m e n t o c a n o n ic a le , c o m e è n o t o , n on c o n se g u ì tu ttavia i risultati » p c r a r i e ’ r -W o ^ u m .! ^ p e d a l i e r e , a d e* s o le g a te , e b b e r o q uasi sem pre una e u t t e t v e a li m i t a t a n e l t e m p o 9 .

O tp r J jii m o m a tk i - IVr valutare l'importanza che assunsero nel me-

x-\ ' !c urtr-rnMii o-ipedalierc legate ai monasteri si deve necessariamente to n er p ro e n te il M onticato che questi ultimi assunsero in tal periodo nella \ t i o d turale s< viale, politica e rei igieni d ’Europa. Si può in fondo affer- ft&i.-e a S.a'o d iru to che « tl cristianesimo dtomedievale fu un cristianesimo n> >ruiii i» v ’ 'en<*> almeno che nel monastero esso trovò il suo punto di ri te-, • c’- -.' e : ! - .o nnxlcllo » ' l monasteri, tuttavia, non furono soltanto Mlfi vtì v ita ir t i t r ^ e culturale, ma anche centri di rilevante importanza eco­ nom ica e stra te g ico basti pensare, ad esempio, agli immensi patri- m o rt t,' J; r i jcq u isiti col tem po dalle grandi abbazie e al peso che ebbero nelle vicende sto rich e k x di eli istituti monastici di Nonantola, di Farfa, di Bobb»o, ■ It d u c quelli di Clunv, di Reichenau, di S. Gallo, oltralpe.

I i m on l'tica, che >i mantenne dal VII al XII secolo, fu anche dcrerm , vit i vcroM m dmente d ii fatto che per un lungo periodo le più alte

t 'o!!.i C htcvi. i suoi elementi più rappresentativi, provennero dai quadri

del

m onacheSimo r II ni lo che i monasteri assunsero nei confronti

del

problema

assistenziale

fu

determ inato dal progressivo incremento delle

r u h i-s-c- li liu to che a loro venivano rivolte dalle popolazioni del circon­ d a l o , in fase (fi continua espando v Infatti il monastero, sorto inizialmente

D F craaca d t .. p 483.

» I b id

8 FVt ulteriori notixìc sogli ospedali canonicali rimandiamo ai capitoli relativi a S. Mari» <fi Castello e a S. Lorenzo, unici esempi in Genova di questo tipo di fonda­ none.

* Miccoli d t., p. 454.

Non pochi monad vennero devati addirittura al soglio pontificio, come Gre jpnno M agne. Vittore III. Urbano II, Gregorio VII.

(13)

-in plaghe deserte come un’isola autosufficiente che doveva provvedere sol tanto alle necessità dei propri monaci, si trovò, col passare del tem po, al centro di u n ’intensa vita comunitaria. Le bonifiche, la coltivazione dei vasti possedimenti delle abbazie, attirarono progressivamente un sempre m ag­ gior num ero di coloni, ai quali si aggiunsero poi artigiani e m ercanti, dando origine così a nuclei abitati attorno al cenobio che diveniva, analogamen te al castello feudale, il punto di riferimento e il centro m otore della vili» di quelle nuove com unità28. In tempi tanto calamitosi, nei quali la m iseria, le epidemie, le carestie e l’ignoranza flagellavano le popolazioni del conti nente, il m onastero rappresentava un ’oasi di salvezza verso cui dirigersi nel momento del bisogno e ben presto tutti si rivolsero alle Sue porte per t r o ­ vare cibo, assistenza, nonché un rifugio dalle persecuzioni e dalle scorrerie delle bande di predoni che infestavano le campagne. Tali condizioni posero i monaci innanzi a una realtà nuova e alla necessità d i far fronte alle c re ­ s c e n t i e s i g e n z e esterne. Essi dovettero riconsiderare il problem a assistenziale, che ai prim ordi riguardava soltanto i bisogni della loro piccola com unità e approntare le strutture e i mezzi adeguati per soccorrere gli inferm i, i quali sempre più numerosi ad essi si rivolgevano, per alloggiare i viandanti, che sempre in maggior numero percorrevano le strade, oltre a m antenere la b e ­ n e f ic e n z a a i poveri, tradizionalmente legata alla istituzione monastica. D a questi presupposti si possono comprendere le motivazioni che furono alla base della creazione degli ospedali monastici. I conventi di origine più antica adattarono le prim itive infermerie dei monaci alle nuove esigenze e in quelli costruiti successivamente molto spesso l’ospedale veniva eretto contem pora­ neamente al monastero, del quale costituiva un’appendice29. La quasi to ta lità degli ospedali monastici fu, almeno fino all’XI secolo, di fondazione b en ed et­ tina e ciò è comprensibile, ricordando il profondo rinnovam ento in d o tto nel m o n a c h e S i m o d ’occidente dalla regola di S. Benedetto, im postata su basi pratiche e realistiche nei confronti degli indirizzi di v ita astratta e contem

-28 T ipico è il caso di S. Salvatore, presso Grosseto, il cui prim o nucleo abitato sorse attorno al convento e ospedale dei Benedettini, sulla via A urelia, percorsa allora dai « Romei » (G . Vo l p in i, Storia del monastero e del paese di A b b a d ia S. Salvatore, R om a 1954, p. 149).

29 I m b e r t , L es hôpitaux cit., p. 37; P. F le m m in g j The m édical aspects of the me-

diaeval m on astery in England, in « Sidelights on thè history o f m edicine », a cura di Z .

Cope, Londra 1957, p. 38.

(14)

-f' -t t a ' t jh iliu J.j; J r i cenobmsm o orientale * La regola benedettina, t ' » ! a l t r o u u f v « * r v i i ai R x w ia ci di drdicarc pane della loro attività all’assi- ts r r u a liti p o v e n e dei nu lan Queuta «veterna non doveva essere limi­ ter s »; cf.* j e s to a alla ricerca delle più opportune terapie per o p r i m i a i t u Per o ò in ogni monastero dell'ordine si studiarono e si tra-

t a k m a o i d M Ó d é fit medicina * e si coltivarono le piante medicinali, i

e »»KÌjrr1 1 t!u i t m p i w u , bu'.e es>enziale della farmacopea del tempo. I a iv*->ìi>m;c delle granili abbazie era, œme è noto, affidata a una gerar­ chia vi; monaci ognuno Jet quali era incaricato di specifiche funzioni (abate, ,'r - x v se £ rrjrt± i, n n ju u s , ecc.), tra le quali rientravano anche i compiti . .. iU; \. ♦ era addetto in pruna istanza il p o rta riu s , che prov-in k - c a x riscuotere la decima spettante all’ospedale, accoglieva all’ingresso interm i, poveri e pellegrini e li indirizzava A \'b o s p tta la r iu s pau peru m o

t M 'h u tp O é U tr m s r e ù g t o s o r u m , come testimonia un documento bobbiese del 1 \ se i.'u ' " nel quale e citato anche il c u s to s in firm o ru m , addetto alla cura d o « n — n ammalati. Tuttavia, la dizione più usata per indicare colui che

c i rcv.'oi's.tbtle deH'a."i>tenza sanitaria del convento era quella di m onacus

m f t mmtms *. G li ospedali monastici, come abbiamo già detto, erano adi­

b i i nei prim ordi v l o all'assistenza dei monaci residenti, ma col passare

* G. Pin c o. S ta r» d ei monacheSimo in U d i i , Roma 1961, I, pp. 14-18; U. Ber- I r t M L " h tt - m- dulie o n im i d secolo XI I , Bari 1928 p. 37.

I j ' ' ì: ub ili va che vm nes su peri-ententes hospites tamquam Christus

* p: n ;* r c la recola 'o • rum f u r j ante omnia et super omnia adhibenda est

V U s t t m . Lu rei.Hj, truo, versione e commento, Montecassino 1947).

B Già C m w k i o , o d cenobio di Vi\ ari <. aveva raccomandato ai suoi monaci lo «r-iiii»» d e l’e pere di (..aleni'. Ippoerate, Celso, Dioscoride, ecc. (D e institut, div. littera-

runam, d p XXXI ).

* P . Gr o s s i, L e é b b e à e b en ed ettin e nell'alto medioevo italiano, Firenze 1957, ■ • •••. Londra 1924, p. 86.

*• Porté r i m h o sp ite s om nes suscipiat primum et nuntiet, decimas omnium rerum

m rripm t. d t f a d a i n a t u constitutum tr ib u ti bospitdario pauperum. Hos pitalari religio- toem m i p u recip iu n t e o s q u i in refectorio venire debent et ministrent ac ducant haben­ t e s dom m m su p e r se u b i dorm ient. H ospitalarius pauperum recipiat eos et ministret e is e t nec ip i t t » p o r ta r io stipen diu m eorum . . . (C . Cip o l l a, Codice diplomatico di S. Co- b m h e n o d i B o b b io , Roma 1918, I. p. 141).

I! m o w u s tn irm a rtu s era a v o lte ind icato coi termine di medicus e nelle grandi

aNiarir aveva aOe sue d ip en d e n z e altri m onaci e non raramente anche medici laici esterni ( G r o s s i c h . , p . 9 8 ) .

(15)

-del tem po aprirono le loro porte a tutti coloro che necessitavano di aiuto e questa prerogativa assistenziale non si limitò al solo ricovero dei poveri (hospitale pauperum ), ma condusse anche all’allestimento di veri e propri ostelli ad uso degli abbienti (hospitale d iv itu m )^ . Anzi, col procedere del tempo, la funzione alberghiera divenne sempre più im portante, a discapito dell assistenza ai bisognosi, e dalla metà dell’Xl secolo in poi vennero an ­ che ben separate le funzioni del custos od hospitalarius, che si occupava d e ­ gli ospiti ricchi, da quelle delì'elemosinarius, addetto ai poveri e ai pelle­ grini 37.

Gli ospedali monastici erano ubicati generalmente nelle vicinanze della porta del convento e spesso in fabbricati indipendenti, per un concetto di utilità pratica, suggerito dalla necessità di potervi accedere senza intralciare la normale attività dei monaci e anche per una elementare norma igienica, atta a garantirne l’isolamento. L’architettura monastica, che aveva tra tto la sua semplicità razionale dagli edifici rustici tardoromaru 38, ispirava le costruzioni conventuali a una severa praticità e a un rigoroso utilitarism o. Un esempio mirabile di ciò si può avere osservando la famosa planim etria di S. G a llo 39, risalente al IX secolo, nella quale un complesso oltrem odo ricco di edifici (cappella, refettorio, ospizio per i poveri, ostello per i p a ­ ganti, scuola, ecc.) si dispone con perfetto equilibrio e con logica sim m e­ tria tra gli spasi aperti, adibiti a orti, frutteti e giardini. A volte l ’ospedale era contenuto nel fabbricato principale del quale costituiva u n ’appendice, come era consuetudine nei monasteri d ’oriente40, altre volte, specie tra l ’Xl e il X II secolo, si realizzarono fondazioni ospedaliere in sedi staccate e, non raram ente, ben lontane dalle mura del convento41. Anche questi

ospe-36 Cluny, ad esempio, possedeva nel XII secolo una foresteria m onum entale, ca­ pace di 40 letti, per gli uomini, e di 30, per le donne (R. Ga l e a z z i, I l c o n tiib u to d e ll’o r dine d i S. B e n e d e tto allo sviluppo della ospedalità, in I NAZ, p. 309).

37 M . Mo l l a t, Les moines et les pauvres; in A tti della IV S ettim an a In tern azio­ nale d i S tu di, La M endola, Milano 1968, pp. 193-195.

38 G . Fa l l a n i, G. Zander, Abbazie e conventi, Milano 1973, p. 12.

39 H . Re in h a r d t, D er St. Galler Klosterplan, San Gallo 1952.

40 Cfr., ad es. il complesso monastico di Turmanin (M. S a lv a d f., E voluzione d e i

caratteri d is tr ib u tiv i nell’architettura ospedaliera, in I EUR, p. 1116; cfr. anche la p la ­

nimetria del com plesso di Montecassino, in RIS, IV, tav. II).

41 Già n e ll’V I I I secolo a Nonantola il fondatore, S. A nseim o, hospitalia a tq u e

xenodochia p erp lu ra construere curavit (F. Pu c c in o t t i, Storia della m edicina, Firenze

1870, p. 230).

(16)

-±kii r uî » t -». .» sempre cum idcraii. dii punto di vista del diritto cano- BKtx, e u a x p i n e integrante «ici m onasteroa .

\ U - id A i i principali o^j'cddi di origine monastica furono cinque: jcì; vi» « ,ì?h» ii. ì ato dipendente dall abbazia di S. Benigno, quelli di > b c r . c v ì c • di f assolo e d. V !>u-ta.io. p r u n e t i dei monasteri omonimi, e fu c ili .; > > j .. c di S Tommaso, appartenenti alle Qsterciensi. La fon-

vij q.^esti istituti os^Haialicrt tu verosimilmente contemporanea alla v..nu .j. s e vici m onasteri di appartenenza, ma le notizie documentarie che

. 1 1,1 .' e r \ r ute si nlcriscono soltanto a un periodo nel quale 1 autentica

OHfcdalita mono» cica j w v j ormai esaurito il suo ciclo storico e il suo mo- ’ a» »i»t esiziale tanto è vero che gii ospedali sopraindicati vennero Lui . . ges'ivHie a ospitalart laici o addirittura affittati a terzi e il monastero

i volte on oc montenne neppure il patronato. Infatti, dal XII secolo in

•, -, la Jevadenza dell ospedalità monastica fu inevitabile e si manifestò con- tem poraneom em e al sorgere e al progredire di istituzioni legate sempre più j elem enti laici. le quali trovavano la loro radice nelle mutate condizioni ■xv io-poh tic he O spedali di nuo\ a fondazione cominciavano a diffondersi m tu tta l u ro ça per opera di organizzazioni delle più disparate estrazioni, s.'i ite via m o m u-.oni e compiti istituzionali assai diversi tra loro, come gli ,n .:.m cavallereschi, le confraternite religiose, le corporazioni di arti e me­ stieri. ecc., segn an d o così l’inizio di una nuova era nella quale per gli antichi v**pedali m onastici non vi era più posto.

Fo n d a z i o n i d i p e n d e n t i d a o r d i n i o s p e d a l i e r i

Ondimi ospedalieri cavdlereschi - Gli ordini ospedalieri cavallereschi

s o n a o , co m e è nolo, in Gerusalemme, durante la prima crociata, con il d up lice scopo d i assistere i cristiani feriti o malati e di difenderli dagli attac­ chi dei saraceni Le funzioni di questi ordini sono riassunte efficacemente, p u r se con ingenua immagine retorica di gusto ottocentesco, dal Cibrario, che afferma: « . . . questi pietosi spedalieri colla mano medesima che appre­ sta v a n o le m edicine agli infermi, stringevano la spada e pugnavano valoro- ta m e n te a n t r o ai musulmani. Chiamaronsi questi ordini religiosi e militari gli spedalieri di S Giovanni, i cavalieri del Tempio, i cavalieri Teutonici, ed i cavalieri di S L a z z a ro * 4’. A questi quattro ordini gerosolimitani va

Im b f k t. L es hôpitaux c it.. p p . 209, 210.

*’ L Ci m a*IO. D escrizione storica degfi ordini cavallereschi, Torino 1846,1, p. 28. 16

(17)

-aggiunto q uello d e l Santo Sepolcro, che sorse contem poraneam ente ai p ie detti nella città d i Gerusalemme e che, come essi, si diffuse in tem pi suc­ cessivi in E u ro p a .

Gli ospedalieri di S. Giovanni, soprattutto in virtù della larga diffu­ sione europea e del potere politico ed economico che il loro ordine venne ad acquisire nei secoli successivi alla fondazione, si trovarono col tempo a primeggiare sugli altri analoghi sodalizi gerosolimitani, destinati a un più precoce declino. Anzi, tra questi, l’ordine dei Templari e, parzialmente, l’o r ­ dine del Santo Sepolcro, vennero addirittura incorporati a quello di S. G io­ vanni, la cui vitalità si mantenne inalterata per secoli, lasciando una im ­ pronta durevole sia in campo militare sia in quello assistenziale, pur nel peregrinare dalia sede originaria a quelle successive di Rodi e di Malta. La presa di S. G iovanni d ’Acri, ultimo baluardo cristiano, da parte dei m usul­ mani nel 1291, costrinse gli ordini gerosolimitani a emigrare dalla Terra Santa e a spostare in occidente il centro delle loro attività, dove essi acquisi­ rono ben presto una notevole infuenza politico-economica che li rese in breve tempo padroni di immense sostanze e proprietà fondiarie44. Anche nelle attività finanziarie questi ordini assunsero un ruolo di primo piano: i Templari, ad esempio, espletavano attività bancarie ad alto livello e p ro ­ prio questa loro ricchezza fu verosimilmente la causa delle tragiche perse­ cuzioni alle quali furono sottoposti agli inizi del XIV secolo da parte del re di Francia, Filippo il Bello. Non solo i Templari, ma anche gli altri ordini, sia pure in modo meno violento, chiusero il loro ciclo storico precocemente, con la sola eccezione dei Giovanniti che, contrariamente agli altri, andarono sempre aum entando il proprio prestigio e il proprio patrimonio.

L ’attiv ità assistenziale svolta in Europa dagli ordini gerosolim itani e principalmente d a quello di S. Giovanni condusse alla fondazione di in n u ­ merevoli ospedali distribuiti in tutte le principali città e particolarm ente in quelle che rappresentavano centri di grande com unicazione terrestre o marittima. G li ospedali facevano parte di un nucleo com prendente la chiesa egli am bienti d estin ati ai cavalieri e alle gerarchie minori, secondo una s tr u t­ tura di tipo m onastico. Carattere tipico degli ospedai fo n d a ti da questi

or-44 R. Cu o m o, O rdini cavallereschi antichi e moderni, Napoli 1894, p. 199. L’or­ dine teutonico, ad esem pio, aveva il possesso quasi totale dell’Estpnia, della Livonia, della Curlandiaj della Samogizia, della Prussia, della Pomerania e della Nuova Marca e nella sola Prussia contava migliaia di villaggi, 55 città e 48 fortezze, con una rendita di 800.000 fiorini [ib id ., p. 200).

(18)

-i u ct*ù largamente dut us-i -in Europa, fu -il loro graduale passagg-io, pur c u c c i o di origini Luche, al ruolo di istituzioni religiose, grazie ai vari pri- v.'v'ì;* vAi.viti Jj numerose bolle pontifìcie che li resero autonomi rispetto ili Autorità c p ix o ^ ilc , almeno dal punto di vista amministrativo

Agli ordini gero so lim ita n i se ne affiancarono presto altri che, senza i . r : iv u io origine in Terra Santa, ne ripeterono, almeno agli inizi, 1 ambi- v Alerua rtuaiare-jiMstenziale, come ad esempio quello di S. Giacomo della S \*ia. i cui cavalieri, oltre ai compiti ospedalieri, ebbero la funzione di proteggere i pellegrini diretti al santuario di Compostella in Galizia e q itilo di S G ucorno di Altopascio che, formatosi con un carattere misto, vhrrdalicrv-nulitarc, intorno alla metà del XII secolo nella località omo­ nima. presso Lucca * , >t diffuse poi in Francia, con ospizi a Parigi (ove Fi­

lippo il Beilo 4V rebbe fondato una commenda nel 1286) e a Troyes48. A Genova, tra tutti questi ordini, ebbero una loro sede soltanto i Gio- w n i t i . nella commenda di Prè, e i Templari, in S. Fede, ma solo i primi svolsero una effettiva attività

ospedaliera49.

I canonici del Santo Sepolcro, j; quali subentrarono poi i cavalieri di S. Giovanni nella sede di Prè, non q jp a rto m e ro probabilmente

all’ordine

cavalleresco omonimo50.

ispedJteri non militdri - Accanto a quelli cavallereschi anche

altri »rdmi ospedalieri, privi di caratteri militari, dedicavano la loro attività j! s, i Il principale tra essi fu senza dubbio quello di S. Spirito, la eccezionale fortuna fu certamente agevolata dai numerosi privilegi con- OBÌ d i 1 t v e n jo 11!. dbe comprendevano l’indipendenza dall autorità ve­

« N a s a l i R occa, II diritto cit., p. 76; C. B a d u el, L’ordine di Malta nella assi-

tte m zé o s p e d j! Boll I s t Stor. I t . Arte Sanitaria», 1934, p. 48; I. P a p p a la rd o ,

V i'x j sjn::.4-rij dell'ordine di Malta. Roma 1958.

* Tra i numerosi ospizi fondati da questi cavalieri ve ne fu uno in S. Giacomo di BvtMresco. nell"Appennino ligure (D. C am b iaso , L’anno ecclesiastico e le feste dei santi tn G en o va n ei loro svolgimento storico, in ASLi, XLVIII, p. 196).

r L B rsT F L L i. Gli ospitalieri di Altopascio in Italia e in Europa, in I EUR,

P 151.

D :zr u r : j storico degli ordini religiosi e militari, Torino 1792, p. 207.

Per 'e -otizie relative alla presenza dei Templari in S. Fede di Genova, cfr. L. TacCHEua, I c jv d te r : in Liguria, Genova 1977, p. 135 e sgg. Per quanto

n^uarJa S. La.~aro, l’ospedale non dipese dall’ordine cavalleresco omonimo, fatta ecce­ zione un lim itato periodo, nella seconda metà del XV sec. (cfr. il capitolo relativo a S. Lazzaro).

* Cfr. il capitolo relativo all’ospedale di S. Giovanni.

(19)

-scovile, 1 esenzione dalle imposte sul clero, la possibilità p er q u e sti o sp e ­ dalieri di essere accolti in ogni parrocchia per le questue e l ’im m u n ità dalle scomuniche scagliate contro i paesi nei quali essi ris ie d e v a n o 51. 11 papa chiamò G uido di M ontpellier, fondatore dell'ordine in P rov enza, a diri gere 1 ospedale di S. Spirito di Roma, il quale divenne così il cen tro p ro p u l­ sore di tu tte le altre filiali che si andavano costituendo in ogni p a rte d ’E u ­ ropa. L assistenza nei vari ospedali di S. Spirito era assicurata da frati laici coadiuvati da un cappellano, in veste di ospitalario, cui com p etev a il rico­ vero dei malati, sia di quelli che si rivolgevano d ire tta m e n te alle p o rte d e l­ l’istitu to sia di quelli che spesso si trovavano abbandonali p er i vari q u a r­ tieri della città e che venivano diligentem ente ricercati e c u r a t i 52.

Dopo quello di S. Spirito l’ordine ospedaliero che eb be m aggiore d if­ fusione europea fu certam ente quello di S. A ntonio di V ienne, fo n d ato nel 1093 da un gruppo di gentiluomini del Delfinato, per assistere i colpiti dal-1 ergotism o, male che affliggeva particolarm ente le regioni francesi e del nord Europa L ’istituzione ebbe quindi in origine un c a ra tte re laico, ma d i­ venne poi un ordine di canonici regolari, sotto la regola ag o stin iana, e le sue fondazioni ospedaliere si diffusero presto in tu tta l ’E u ro p a c o n tin e n ta le e insulare M.

Tra gli ordini che dedicarono, nel basso m edioevo, gran p a rte d e l­ la loro attività a scopi assistenziali, fondando e gestendo num erosi o sp e ­ dali, non vanno dimenticati i Crociferi, beneficati nel X II secolo da A lessan­ dro I I I , rifugiatosi in monasteri d ell’ordine per sfuggire alle persecuzioni

51 P . D e A n g e l i s , L ’ospedale d i S. S p irito in Saxia, R o m a 1 9 6 0 , v o l. I , p p . 2 0 5 2 0 6 ; L ib er regulae S. Spiritus, a c u ra d i A . F . L a Ca v a, M ila n o 1 9 4 7 , p . 19 e s g g .; N a s a l l i R o c c a , I l d ir itto c it., p . 75.

52 Na s a l l i Ro c c a, I l d iritto cit., p. 7 5. La ricerca degli am m alati per le s t r a d e

cittadine non era rara per gli ospedalieri, troviam o infatti negli sta tu ti d ell'o sp ed a le del Brolo di M ilano, del 1158: C onversi ipsius h ospitalis pauperes in firm o s e t p u ero s e x p o ­

sitos . . . per civita tem colligant eosque in ip siu s h o sp ita le r e d u c a n t. . . e anche n elle

regole di A ltopascio è contenuto lo stesso in vito (V . Ot t a z z i, L e p rin c ip a li fo n d a zio n i ospitaliere d ’Italia nei loro sta tu ti dal secolo X I fino al secolo X I V , in I E U R , p. 520).

53 V . Ad v i e l l e, L ’ordre de St. A n to in e d e V ien n ois, Parigi 1883, p . 12 e sgg.;

H. Ch a u m a r in, Le mal des ardents e le feu Saint A n to in e , V ie n n e 1946; A . Pa z z i n i,

I santi nella storia della m edicina, Roma 1947, p. 31.

54 I . Ru f f i n o, Ricerche sulla diffusione d ell'o rd in e o sp ed a liero d i S A n to n io di Vienne, in I EU R , p. 1087. Per altri dati bibliografici su ll’ordine cfr. il ca p ito lo relativo

all’ospedale di S. A ntonio.

(20)

d e l B arbarossa55. L a casa madre era a Bologna, dove e siste v a , in S. Maria d i M orello, u n con ven to con ospedale, e analoghe fo n d a z io n i si diffusero p resto in tutta Italia, dove nel periodo di massim o sp len d o re si poterono contare oltre 2 0 0 conventi, a ognuno dei quali era an n esso un o sp e d a le 56. A n ch e in Francia, nei Paesi Bassi, in Boemia, in In g h ilterra e particolar­ m en te in G erm ania furono attivi i Crociferi, pur se in d ip e n d e n ti dall’or­ d in e italiano, ch e fu poi soppresso da Alessandro V I I n el X V II se c o lo 57. A n ch e i T rinitari, ordine fondato intorno al 1200 da G io v a n n i di Matha e da S. Felice d i V alois, ebbero com piti assistenzali e a llestiro n o ospedali n ei loro co n v en ti d i Francia58. L o rd in e però si dedicò p revalen tem en te al riscatto dei p rigion ieri e l ’attività nosocom iale non ebbe lu n g a d u r a ta 59. N u­ m erosi altri o rd in i ospedalieri sorsero un p o ’ d ovu n q u e in E uropa, come q u elli dei C a n o n ici di Roncisvalle, dei Canonici di B ea u v a is, d ei Fratelli O spedalieri di B urgos, dei Canonici di S. G iovanni B a ttista d i Coventry, d eg li O sp ed alieri d i S. Leonardo di York, e c c .60, né m an caron o gli ordini fem m in ili d ed iti ad attività assistenziali negli ospedali, c o m e le Canonichesse O sp edaliere di Francia, operanti n ell’H ô tel D ieu di P a r ig i61, le Canonichesse d i S. G iovan n i gerosolim itano, le Suore di S. Maria della Scala, le Ospedaliere d i S. E lis a b e tta 62 e come le Beghine di Fiandra, che eb b ero u n largo seguito d i adepte in tu tto il nord eu ro p eo 63. Q u est’u ltim o ord in e sorse in Belgio e s i propagò p resto anche in Italia e in Francia, ma solo n e i P a e si B assi i con­ v e n ti della congregazione assunsero quella struttura particolare d i vere e pro­

55 Vita di Alessandro III (anno 1152), in RIS, t. I l i , pp. 448-450.

56 L. Cib r a r io, Descrizione storica degli ordini religiosi, Torino 1 8 4 6 , I , p . 176.

57 Im b e r t, Les hôpitaux cit. p. 2 1 6 ; S. Re ic k e, Bas deutsche Spital und sein Recht in Mittelalter, Stoccarda 1932, p. 2 25.

58 A Roma i Trinitari fondarono l’ospedale di S. Tommaso in Formis (A. Ca s a r i n i,

L’ospedale romano di S. Tommaso in Formis> in « Boll. Ist. Stor. Art. Sanitaria », 1934,

p. 2 0 9 ).

59 P . De s l a n d r e s, L’ordre des trinitaires pour le rachat des captifs, Tolosa 1902. A Genova i Trinitari giunsero dalla Spagna, ma solo tardivamente (D. Ca m b i a s o, L’anno ecclesiastico e le feste dei santi in Genova, ASLi, XLVIII, p. 6 2 ) .

60 Pa z z i n i, L’ospedale cit., pp. 1 14-1 1 6 ; Na s a l l i Ro cc a, Il diritto cit., p. 78.

61 Na s a l l i Ro c c a, Il diritto cit., p. 78 .

62 P . Bo n, Medicina e religione, Torino 1940, p. 2 6 ; Pa z z i n i, L’ospedale cit., pp . 1 1 6 -1 2 0 .

63 Cib r a r io, Descrizione. . . ordini religiosi cit., I , pp. 330-333.

(21)

-prie c itta d e lle , c in te da alte m ura, en tro le quali so r g e v a n o i vari ed ifici di a b ita zio n e, le in ferm erie e la ch iesa. Q u e s ti m o n u m en ta li « b é g u in a g e s » , ancor o g g i v is ib ili a G and e a B ru xelles, s o n o co n sid era ti d a a lc u n i s o lo m o ­ n a steri, p iù c h e veri o s p e d a liM, ma, d ’altra parte, non si p u ò n e g a r e l ’a ttiv ità a ssisten zia le d e ll’ordine, am piam ente d im ostrata dalla c o n d u z io n e d i d u e celeb ri o sp e d a li, n el XV secolo, a B ea u n e e a C h â lo n -s u r -S a ô n e 65.

T ra g li o r d in i osp ed alieri non cavalleresch i so lo i C r o c ife r i e le C a n o n i­ c h esse d i S. G io v a n n i eb b ero rappresentanze a G e n o v a , c o n u n a p ro p ria sed e c o n v e n tu a le e co n chiesa e o sp ed a le, i p rim i su lla s p o n d a d e str a d e l B isa g n o e le se c o n d e in S. L e o n a r d o 66. P u r essen d o v i in c ittà o s p e d a li i n t i­ to la ti a S. A n to n io e a S. Spirito, q u e sti n o n eb b ero, in rea ltà , a lc u n rap ­ p o r to c o n g li o rd in i om on im i, fa tto q u e sto n o n raro, s p e c ia lm e n te p e r q u a n to riguarda S. A n to n io , al cui n o m e sp esso v en n ero d ed ica ti n e ll’I t a lia s e t t e n ­ trion ale o sp e d a li in d ip en d en ti dalPordine v ien n en se. G li A n to n ia n i, c h e n o n riu sciro n o m ai ad acquisire u n proprio osp ed a le in G e n o v a 67, n e p o s s e d e ­ va n o u n o a S avon a già n el 1 2 1 3 e d eb b ero altre case in L ig u r ia d ip e n d e n t i dalla p recetto ria d i L io n e 68. P er q u a n to riguarda S. S p ir ito r ic o r d ia m o c h e il gran d e o sp e d a le rom ano eb b e in realtà u n a filiale a G e n o v a , m a s o lt a n t o n el X V I s e c o l o 69. A n ch e i T rinitari i q u ali, co m e a b b ia m o v is t o , s i s t a b ili­ ro n o a G e n o v a n el X V I secolo, n on esercitaron o m ai a lcu n a fu n z io n e o s p e ­

64 Im b e r t, Les hôpitaux c it., p . 15 0 .

65 Questi ospedali, ebbero una notevole rinomanza, tanto da indurre anche nobili personaggi a ricoverarvisi. L’assistenza era molto curata e così la pulizia (le lenzuola erano quasi sempre di seta ed essenze odorose venivano sparse nei vari ambienti). I pazienti venivano ricoverati in camere singole, a due o tre letti, o in veri appartamenti. I bisognosi ricevevano ricovero, con vitto e assistenza gratuiti, mentre chi aveva possibilità economi­ che doveva pagare una adeguata retta, esempio precoce di un tipo di assistenza ospeda­ liera che avrebbe avuto il suo maggiore sviluppo solo molto tempo dopo ( Im b f.r t, Les hôpitaux cit., p. 134; Y. Mo n c e a u, L’Hôtel Dieu de Beaune, Parigi 1927).

66 Cfr. i capitoli relativi agii ospedali di S. Giovanni e dei Crociferi. 67 Cfr. il capitolo relativo all’ospedale di S. Antonio.

68 E. Hi l d e s h e i m e r, Une possession de l’abbaye de Lérins: l’hôpital de Saint-An- toine de Gênes, in « Atti I I Congr. Liguria-Provenza », Bordighera, Aix, Marsiglia 1961, p. 79; F. No b e r a s c o, Gli ospedali savonesi, Bologna 1914, p. 17.

69 De An g e l i s cit., I I , p. 150. L’ospedale di S. Spirito in Roma fu beneficato anche da cittadini genovesi che lo ricordarono nei loro testamenti, come ad esempio Donicella, vedova di Guglielmo Paraco, che il 31 luglio 1213 lasciò 5 soldi all’ospedale romano (A.S.G., Notai, cart. 7, inserto cc. 93-94) e Oberto Bruzzone da Fontana, che il 15 gen­ naio 1348 gli destinò 50 soldi (A.S.G., Notai, cart. 335, c. 28 r.).

(22)

daliera, come non ne ebbero le Beghine, peraltro presenti nella città in epoca medievale70.

Fo n d a z i o n i l a i c h e

Tra i fondatori laici di istituti ospedalieri vanno annoverati in primo luogo coloro ai quali appartenevano il potere e il compito di amministrare la cosa pubblica. Re, principi, signori feudali, autorità comunali dettero vita, fin dai tempi più antichi, a numerose fondazioni, sparse un po’ ovun­ que, nelle città e nelle campagne, affidate generalmente in gestione a ordini religiosi. Questi ospedali quindi, pur essendo considerati generalmente quali esempi di istituzione laica, divennero quasi sempre, col tempo, veri e propri

loca religiosa, in conseguenza del loro passaggio al clero regolare. Fonda­

zioni regie si ebbero fin dall’epoca longobarda e carolingia 71 e divennero par­ ticolarmente numerose in Francia nei secoli successivi72, mentre in Italia prevalsero ovviamente in un primo tempo gli istituti fondati dai grandi feu­ datari, come ad esempio gli ospedali di S. Andrea di Mantova e quello di S. Benedetto di Polirone, sorti ad opera della contessa M atilde sul finire dell’XI secolo73, e successivamente quelli realizzati dalle autorità comu­ nali ,4. Tuttavia nel basso medioevo la maggior parte delle fondazioni ospe­

,0 Alcuni documenti della metà del XIV secolo ricordano donne che disposero nel loro testamento di essere sepolte nella chiesa di Castelletto in habitu beguinarum

tertii ordinis fratrum minorum o tertii ordinis sancti Francisci (D. Ca m b i a s o, S. Fran­ cesco e il Terz’Ordine in Genova e Liguria, Genova 1916, p. 55), il che dimostra che le

Beghine genovesi appartenevano al terzo ordine fracescano (devote et honeste mulieres

tertii hordinis sancti Francisci bechine noncupate le definisce un atto del 5 marzo 1478)

(A.S.G., not. A. de Cairo, filza 33, dee. 62). Esse erano rette da una ministra (FNG, III, parte I I , c. 92 v.) e risiedevano in un convento detto delle Povere di Castelletto, situato in Vallechiara tra due vicoli chiamati carrubeus beguinarum inferior e supernus

( Ca m b i a s o, S. Francesco cit., pp. 57-58). Secondo G. Ca s t e l l i, G li ospedali d’Italia,

Milano 1942, p. 16, le Beghine espletarono funzioni assistenziali, ma solo al domicilio dei pazienti.

71 Fa i n e l l i cit., pp. 918-920.

72 Im b e r t, Les hôpitaux cit., p. 60; J. Gu ia r t, Histoire de la médecine française

Parigi 1947, p. 51.

73 U. Gr i m a l d i, La contessa Matilde e la sua stirpe feudale, Firenze 1928, pp.

378, 380.

74 Pa z z i n i, L’ospedale cit., p. 91.

(23)

-d aliere la ich e fu realizzata -da privati citta -d in i o -da g r u p p i i q u a li e b b e r o tu tti u n a caratteristica com u n e, q u ella c io è d i essere s ta ti m o s si e isp ir a ti dalla p red icazion e d eg li ordini m en d ican ti. Q u e s ti o rd in i, s o p r a t tu tto i F r a n ­ cescan i e i D o m en ica n i, esercitarono, c o m e è n o to , u n a e n o r m e in f lu e n z a su l la ica to e sulla vita religiosa d elle m asse, attraverso la lo r o in te n s a a t t i­ vità p astorale ch e indusse l ’organizzazione di gruppi d i p e n it e n ti in c o n fr a ­ tern ite e in congregazioni p i e 75. La p red icazion e d i q u e s t i r e lig io s i p r o ­ d u sse n e i fe d e li u n a spinta veem en te v erso u n a v ita r e lig io s a p iù a d e r e n te ai p r e c e tti e v a n g e lic i76. D a ciò p rese le m o sse q u el gra n d e m o v im e n to p e n i­ ten ziale c h e caratterizzò n el X I I I seco lo la nascita d i in n u m e r e v o li c o n fr a ­ tern ite, con g reg a zio n i e terzi ord in i, testim o n ia n ti la r in n o v a ta p r o fe s s io n e d i fe d e n e i laici. C onfraternite di p e n ite n ti esistev a n o a n ch e in e p o c h e a n t e ­ r io r i77, m a in d u b b iam en te l ’opera capillare d ei p r e d ic a to r i e , s o p r a t tu tto di q u e lli francescani, ne accelerò e n e in crem en tò n o te v o lm e n te la d if fu s io n e . D ir e tta co n seg u en za di q u esto n u o v o fervore r e lig io so fu i l m a g g io r e s v i ­ lu p p o d ella beneficenza, ch e trovava n e lle co n fra tern ite e n e lle c o n g r e g a ­ z io n i u n m ezzo p iù organico e razionale d i rip artizion e d e i b e n i, in s o s t it u ­ z io n e d e lla in iziativa in d iv id u a le 78. 1 ricchi in iziaron o a fa re d e lla b e n e fic e n z a in larga m is u r a 79 e le fon d azion i d i o sp ed a li e d o m u s m is e r ic o r d ia e si m o l ­ tip lica ro n o . L ’opera caritativa com in ciò c o sì ad a ssu m ere n e l X I I I s e c o lo u n carattere p iù specificatam ente sociale e razionale e c iò in r a p p o r to a n c h e alle m u ta te co n d izio n i d i vita, co n seg u en ti a ll’u rb a n esim o e a llo s v ilu p p o di n u o v e classi b o rg h esi di artigiani, d i im p ren d itori e d i c o m m e r c ia n ti. I n tem p i p reced en ti il castello feu d ale o il m on astero ra p p r e se n ta v a n o il b a ­ lu ard o, il r ifu g io e il centro assisten ziale ed erano s u ffic ie n ti a lle n e c e s s ità d i u n a p o p o la zio n e a esp ressione p rev a len tem en te ru ra le. N e l D u e c e n t o la m u ta ta situ a zio n e sociale rendeva orm ai in su ffic ie n ti ta li p r e sid i e n e im p o n ev a d ei n u o v i. P er q u esto m o tiv o in tale p erio d o si o s s e r v ò il d e c lin o d eg li o sp e d a li m on astici, che orm ai avevan o quasi d el t u t t o e s a u r ito la lo r o

75 Mi c c o l i cit., p. 793.

76 R. Ho s t i e, Vie et mort des ordres religieux. Approches psycho-sociologiques,

Parigi 1949, pp. 132-148.

77 Mi c c o l i cit., p. 795. La confraternita di S. Appiano in Val d’Eisa fu fondata nell’XI secolo ( Ot t a z z i cit., p. 508).

78 G. Me e r s s e m a n, Dossier de l’ordre de la pénitence au X I I I e siècle, in « Spi

cilegium friburgense », Friburgo 1961, p. 8. 7* Ibid., p. 11.

(24)

funzione assistenziale, detenuta in forma pressoché esclusiva per molti se­ coli, e, contemporaneamente, si manifestò il fiorire di nuove istituzioni ospe­ daliere, promosse grazie all’opera infaticabile degli ordini mendicanti. Questi espletavano tale funzione assistenziale non direttamente, ma in forma me­ diata, per mezzo delle confraternite o dei terzi ordini, superando in tal modo il divieto, imposto dalla propria regola, di amministrare somme di d enaro80.

In tu tte q u este associazioni p ie, che raggruppavano n o n solo laici, m a anche terziari, frati o religiosi vincolati a chiese o m o n a steri, lo spi­ r ito di fraternità era il motore com une che spingeva o g n i m em b ro a prodi­ g arsi in aiuto del prossim o. La confraternita di S. A p p ia n o in V a l d ’Elsa, ad esem pio, im p egn ava i suoi soci ad aver cura d i tre p o v e r i la settimana, la com pagnia d ei disciplinanti di M addaloni, nel N a p o le ta n o , stab iliva l ’ob­ b lig o del m u tu o soccorso in caso di malattia, la com pagnia d ei Rachoman-

d a ti a Ih esu C rocifisso, che nel X III secolo si radunava p r e ss o l ’ospedale di

S. Maria della Scala di Siena, invitava i propri con sociati a p regare per gli in ferm i e a d istrib u ire le elem o sin e81, le compagnie d el B ig a llo e d ella Mise­ ricordia di F iren ze e, nei pressi della città, quella della M a d o n n a d i Orsam- m ich ele (in F irenze se ne contavano in tutto 8 8 ) avevano i l c o m p ito di di­ stribuire elem o sin e ai poveri e ai vari ospedali c itta d in i82. L a confraternita p iù fam osa fu p erò indubbiamente quella fondata n el 1 2 6 0 d a R anieri Fa­ sa n i, detta dei F lagellanti o Battuti, i cui affiliati percorsero in largh e schiere l ’Ita lia centro-settentrionale, invitando le popolazioni alla p en iten za e alla carità e p rom u oven d o, grazie al n otevole fervore su scita to , la fondazione

«o Ibid.

81 Ot t a z z i c it., p . 508.

82 La compagnia della Misericordia di Firenze era sorta ad opera di un facchino, Luca Borsi che, tassando le bestemmie dei compagni, era riuscito ad acquistare sei zane

p e r il trasporto dei malati (M. P a z z i , La organizzazione dei servizi sanitari d’urgenza nel medio evo, con particolari riguardi a Bologna, in « Atti e Mem. R. Dep. St. Patria

per le provincie di Romagna», 1910, p. 27; C. T o r r i c e l l i , La Misericordia di Firenze,

Firenze 1940, p . 6). Altre compagnie di Misericordia sorsero in Siena, Livorno, Pisa e in altre città italiane. Per quanto riguarda Firenze va segnalato che, secondo L. P a s s e ­ r i n i (Storia degli stabilimenti di beneficenza e di istruzione elementare gratuiti della città d i Firenze, Firenze 1853, p. 15) il Borsi non fu né facchino né il fondatore, ma solo un

sostenitore della congregazione.

(25)

-di n u m e r o s i o sp ed a li w. Il m o v im en to dei B attuti g iu n s e alla su a rap id a e sp a n sio n e grazie sop rattu tto al su o carattere p o litic o -r ifo r m is tic o , cu i ade- ìir o n o e le m e n ti di varia estrazione so cia le, non e sclu si g li a c c a tto n i, « i ro v in a ti d a lle guerre p u b b lich e e dalla v io len za d elle fa z io n i e d altri ancora p eg g io ri » , ch e si m escolarono n ella grande massa d i q u e s t e c o m p a g n ie , g iu n g e n d o a turbare la C hiesa stessa e il p otere c o s titu ito , c h e p era ltro rea ­ g iro n o co n ferm ezza a q u esta form a di co n testazion e. I B a ttu ti d ie d e r o v it a in tu tta Ita lia a num erose in izia tiv e d i p u bblica a ssisten za : a F o r lì, ad e se m p io , fu r o n o attive d iverse co n fratern ite, d istin te a se c o n d a d e l c o lo r e d e ll a b ito , o g n u n a d elle quali si dedicava a un particolare se tto r e a s s is t e n ­ ziale e p o ss e d e v a un proprio osp ed ale. I B attu ti b ian ch i si o c c u p a v a n o d e i tr o v a te lli, i g rig i d ei pellegrini, i neri d ei fo restieri e d e i c o n d a n n a ti, i c e le ­ stin i d e lle d o n n e so le, i rossi e i verd i d ei feriti e d ei m a la ti in g e n e r e 85. O ltr e ag li osp ed ali g estiti da terzi ord in i e co n fr a te r n ite v a n n o r ic o r ­ dati q u e lli r e tti da associazioni sorte tra gli abitanti di u n o s t e s s o q u a r tie r e , co m e ad e se m p io 1 ospedale di S. Sim pliciano in M ila n o , fo n d a t o n e l 1 0 9 1 con la c o n d iz io n e , espressa n e ll’atto di fon d azion e, c h e l ’is t it u t o r im a n e sse sem p re n e lle m ani d eg li abitanti di P orta C om acina 86. N u m e r o s i fu r o n o anche, d al X I I seco lo in p o i, gli osp ed ali g e stiti dalle c o r p o r a z io n i a r tig ia n e , a d im o stra zio n e d ella n u o v a im pronta laica ch e p r o g r e ss iv a m e n te a n d a v a assu m en d o la p ubblica assistenza. L ’ev o lu zio n e p o litic o -so c ia le m a n ife s ta ­ tasi n ell età co m u n a le aveva spinto in fa tti i citta d in i, lib e r a ti d a lla e m a r ­ g in a zio n e su b ita ad opera d e ll’a sso lu tism o feu d ale, a r iu n irsi in lib e r e a sso ­ cia zio n i. A q u e sto m o v im en to di ricon q u istata a u to n o m ia d a p a r te d e lle classi b o r g h e si si d eve in qu esto p erio d o il fiorire, a cca n to alle c o n fra ta r- n ite la ic h e , d e lle corporazioni di arti e m estieri, che r iu n iv a n o , in tu t te le città, g li ap p arten en ti alla stessa a ttiv ità p ro fessio n a le. Q u e s t i so d a liz i si p refig g ev a n o c o m e scop o di salvaguardare il p rogresso d e lla p ro p ria a rte,

83 G. St e r n in x, L’ospedale dei Battuti in Treviso, in I NAZ, pp. 716-728. Ranieri

Fasani contribuì anche all’ampliamento dell’ospedale fondato intorno al 1200 dalla con­ gregazione di S . Maria della Vita a Bologna ( Pa z z i cit., p. 29).

84 G. Vo l p e, Movimenti religiosi e sette ereticali nella società medievale italiana,

Firenze 1926, pp. 117-118.

85 D . So p r a n i, Gli ospedali e l’assistenza igienico-sanitaria delle medievali congre gazioni dei Battuti di Torli, in « A tti del XIV Congr. Stor. della M edie.», 1954, II,

p. 978.

86 O t t a z z i cit., p. 508.

(26)

n o n ch é di d ifen d ere i diritti e gli interessi dei propri consociati, fra i doveri s ta tu ta ri si tro v av a sempre l’obbligo dell’assistenza ai soci caduti in miseria o in m alattia e va rilevato che queste disposizioni costituirono uno dei p rim i esem pi di trasformazione dell’assistenza caritativa volontaria in assi­ stenza di d iritto , di un tipo che potrebbe già essere definito mutualistico. Le corpo razioni provvedevano al ricovero dei propri assistiti in locali messi a disposizione dai soci abbienti o in ospedali fatti costruire appositamente (com e in F irenze furono gli ospedali dei Tintori e quello degli Innocenti fo n d ati d a ll’arte di Calimala), dimostrando sempre una particolare avve­ dutezza nella gestione degli istituti a loro affidati. A riprova dell’abilità e della oculatezza amministrativa dei membri delle corporazioni sta la con­ cessione a q u e sti benemeriti deH’amministrazione di non pochi ospedali, com unali o p riv a ti, come avvenne proprio a Firenze nel XIII e XIV se­ colo 87. O ltre al ricovero, gli appartenenti alle arti fruivano di altri benefici assistenziali, com e sussidi in caso di malattia (pellicciai di Francia), medi­ cine e m edico g ratu iti (Firenze), trasporto gratuito degli ammalati che si trovavano fuori della città (fabbri e beccai di Modena)88.

U n tipo particolare di corporazione fu quella che si costituì tra conna­ zionali delle p iù varie regioni d ’Europa, per alleviare i disagi ai quali an­ davano in co n tro i forestieri obbligati a soggiornare in terra straniera. In­ fatti, il progresso degli scambi commerciali e l’incremento dei pellegrinaggi avevano sp in to u n numero sempre maggiore di individui ad affrontare viaggi anche assai lunghi. Per questo, nelle città che erano centro di intensa a ttiv ità com m erciale o meta di pellegrinaggi, si costituirono ben presto ospe­ dali e asili p e r il ricovero degli stranieri. Già nel corso dell’VIII secolo erano iniziati quei grandi movimenti di pellegrinaggio che indussero con­ siderevoli m asse a recarsi verso centri particolarmente importanti per il cu lto cristiano. A Roma, soprattutto, si sentì la necessità di disporre di locali idonei p er accogliere i pellegrini di varie nazionalità Qui il padre d i Q u in tilian o , vescovo di Auxerre, fece costruire un asilo per i Bretoni90

87 Pa z z i n i, L ’ospedale cit., p. 95; A. Co r s in i, L'assistenza ospitaliera c le antiche co rp o ra zio n i d i A r ti e M estieri, in « Atti del V Congr. Naz. Med. Lavoro », Firenze 1922.

85 C fr. P . D i Pie t r o, L'assistenza sanitaria nelle corporazioni medievali di Arti e M e s tie r i, in I E U R , p . 450; M . De Bea uc or ps, L'assistance publique, son origine, ses p h a ses su ccessive, O r lé a n s 1875, p. 37.

89 Im b e r t, L es hôpitaux cit., p. 47.

90 M .G .H ., S S , to m o X II, p. 395: Xenodochium Brittonum . . . Romam constituit.

I B r e to n i e b b e r o p r o p r i ospizi anche in altre sedi, come l’ospedale di Vercelli e di S.

Riferimenti

Documenti correlati

In samples containing animal glue as proteinaceous material, such as the 15 th century easel painting (EP15 th AD, Table S-3), the 2 nd century mural painting (MP2 nd AD,

The shaded, cross- hatched, and hatched areas represent the simulated contributions from non-ISR q ¯ q, ISR φ, and ISR φη events, respectively, while the open histogram represents

Noi possiamo fare solo questo, ma forse non basta: l'ottimismo della volontà deve fare i conti con il pessimismo della ragione, che presentandoci da sempre l'ineluttabilità

cAMP-dependent protein kinase regulatory subunit isoforms which show mammary epithelial cells by restoration of the normal mRNA patterns for 8-Chloro-cAMP inhibits transforming

affrontando la sfida dell’accessibilità rappresenta un cambio di passo, un’e- voluzione, soprattutto in senso cultura- le. Traendo fondamento dai principi del- la

La moltiplicazione dei decimali si fa come quella dei numeri interi, notando solamente: 1° Quando vi sono delle frazioni si fa la moltiplicazione come se fossero

X con la seguente funzione di

Bruner (1983) exposes the social-pragmatic theory of language acquisition. Around their first birthday children start to learn conventions both for gestural and for