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Competizione e cooperazione

Nel documento A che gioco ... gioca... il crimine...? (pagine 109-112)

Camorristi e studenti: esperimenti e questionar

B) Dilemma del Prigioniero con Punizione di un terzo (TP-PD)

3.9. Questionari: camorristi e student

3.9.1. Competizione e cooperazione

Con le prime due domande si ci è posti l’obbiettivo di cogliere gli aspetti relativi alla propensione alla competizione ed alla cooperazione, effettuando i confronti tra i campioni e verificando complessivamente anche la coerenza tra le risposte fornite ai quesiti e le decisioni concretamente assunte nel gioco.

Si parte dalla prima domanda, cioè quella relativa al livello di competizione.

67 Le domande del questionario, debitamente modificate, sono state riprese da un lavoro di Carpenter J. e Suki E.

(2005), incentrato sull’analisi del grado di cooperazione di una comunità di pescatori.

68 Si riporta, a titolo esemplificativo, una domanda sottoposta a ciascun campione:

Barrando uno dei numeri da 1 a 4, indica quanto sei d’accordo con la seguente domanda (1 significa “per niente d’accordo”, 2 significa “in parte d’accordo”, 3 significa “quasi d’accordo”, 4 significa “completamente d’accordo”): a) E’ bene essere in concorrenza, competere con gli altri? 1 2 3 4

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Fig. 3. 4: E’bene essere in concorrenza, competere con gli altri?

Dai dati, rappresentati dalla figura 3.4, emerge che le percentuali di coloro che sono completamente

d’accordo nel considerare lo spirito competitivo come un aspetto positivo è quasi uguale per i

camorristi e gli studenti ( 57,14% per i primi e 56,48% per i secondi), mentre il 15,87% dei detenuti di camorra ed il 17,59% degli universitari si dichiara quasi d’accordo.

Il 15,48% degli affiliati a clan camorristi ed il 5,56% degli studenti si ritiene solo in parte

d’accordo, mentre il 20,37% degli universitari esprime invece l’assoluta contrarietà (per niente d’accordo), contro l’11,51% dei detenuti di Secondigliano.69

Da segnalare infine che il 2,33% dei camorristi e lo 0,92% degli studenti non ha fornito alcuna risposta.

Il test chi- quadrato ha evidenziato una differenza statisticamente significativa tra i due campioni (p<0,05), rivelando pertanto nei camorristi una propensione competitiva e concorrenziale molto più forte rispetto a quella emersa nel gioco ed un atteggiamento meno ostile alla concorrenza rispetto a quello manifestato dagli studenti.70

69Lo 0,79% dei camorristi hanno barrato contemporaneamente il numero 1 e 2 ed in base al criterio adottato, la risposta

è stata considerata valida. In tal caso infatti si è provveduto a dividere per due la doppia risposta fornita da ciascun soggetto, assegnando 0,5 all’opzione 1 e 0,5 a quella 2. La risposta sarebbe stata considerata errata se invece fossero stati barrati tre o 4 numeri numeri (es: 1,2,3 oppure 1,2,3,4) o anche due numeri (es: 1 e 4; 1 e 3; 2 e 4), in quanto abbinati a scelte contraddittorie ed incompatibili tra loro.

70Infatti la differenza tra i detenuti e gli studenti non si manifesta tanto in corrispondenza delle opzioni che esprimono

condivisione (completamente d’accordo o quasi d’accordo), quanto di quelle che coincidono con un orientamento assolutamente contrario (per niente d’accordo), o di relativo dissenso/assenso (in parte d’accordo).

111 Questo risultato porterebbe a ritenere che lo spirito fortemente cooperativo degli uomini di camorra (emerso nel gioco e confermato dai risultati del quesito successivo), si esprima soprattutto all’interno del singolo clan, e che quindi la cooperazione e la collaborazione esistente all’interno di ciascuna “famiglia”71

o tra alcune di esse, rappresenti lo strumento più idoneo per competere con gli altri gruppi criminali nella corsa agli affari illeciti ed al relativo controllo del territorio.

Questa interpretazione è supportata dal fatto che la camorra, a differenza della mafia che invece possiede una struttura verticistica, presenta un’organizzazione pulviscolare, molto complessa e frastagliata al suo interno, in quanto composta da molti clan, diversi tra loro per tipo di influenza sul territorio, struttura organizzativa , forza economica e modo di operare.

Tra le varie famiglie si costituiscono con molta frequenza delle alleanze e dei cartelli, che però rappresentano più che altro dei patti di non belligeranza, talmente fragili da rompersi con particolare facilità, dando luogo a loro volta a nuove e sanguinose faide.

I risultati del quesito relativo alla cooperazione confermano invece i risultati del gioco e quindi la forte predisposizione a cooperare dei camorristi rispetto agli studenti.

Fig. 3. 5: E’ bene cooperare?

Infatti, gli universitari appaiono più determinati nell’esprimere l’assoluta contrarietà per lo spirito competitivo, mentre i camorristi propendono per una posizione, che seppur critica, appare meno netta.

71 Il termine famiglia per gli uomini di camorra ha un significato forte, assoluto, diverso da quello che comunemente la

società attribuisce ad esso. Infatti il camorrista chiama “famiglia” il clan organizzato al quale aderisce per perseguire scopi illeciti ed al quale è legato da tale fedeltà assoluta, che è considerato un tradimento non solo la defezione ma addirittura la stessa conversione all’onestà ( Saviano, R.; 2006).

112 Dalle percentuali rappresentate nella figura 3.5, emerge una propensione alla cooperazione molto più elevata tra i camorristi, visto che il 64,52% di essi considera in maniera assolutamente positiva (completamente d’accordo) la cooperazione, a fronte di una percentuale di studenti nettamente inferiore e pari al 37,96%.

Il 15,32% dei detenuti di Secondigliano si ritiene invece quasi d’accordo nel considerare la cooperazione come un fattore positivo contro il 12,04% degli studenti, mentre il 13,71% dei camorristi e l’8,33% degli studenti manifestano un moderato apprezzamento (in parte d’accordo) per la cooperazione.

Infine, solo il 6,45% dei camorristi, esprime un giudizio assolutamente negativo (per niente

d’accordo) sull’opportunità di svolgere una qualsiasi attività in modo collegiale.

La differenza con la relativa percentuale degli studenti (41,67%) risulta nettamente inferiore ed è sintetizzata dal test chi-quadrato, che ha confermato l’esistenza di differenze estremamente significative da un punto di vista statistico tra i due campioni (p<0,01).

Da segnalare infine che una percentuale pari all 3,88% dei camorristi ed allo 0,92% degli studenti, non hanno fornito alcuna risposta a questo quesito.

Un dato interessante è rappresentato dal fatto che il 35% del campione di camorristi si è dichiarato

completamente d’accordo nell’assumere un comportamento sia cooperativo che competitivo (in

sostanza ha barrato in entrambe le occasioni l’opzione 4 che corrisponde a quella della massima condivisione), mentre la percentuale degli studenti che ha espresso questo stesso orientamento si è rivelata molto più bassa, pari al 8,33%.

In sintesi, i camorristi preferiscono concorrere al raggiungimento degli obiettivi fissati (competizione) attraverso forme di cooperazione (per usare una metafora ciclistica, prediligono la crono a squadre), molto più di quanto facciano gli studenti, che invece si mostrano più inclini a raggiungere i relativi traguardi attraverso “fughe solitarie”.

Le risposte fornite dai camorristi al quesito sulla competizione, confermerebbe tuttavia anche la precarietà e la debolezza delle forme di collaborazione (accordi, cartelli, ecc) attuate nell’ambito dell’attività criminale.

Nel documento A che gioco ... gioca... il crimine...? (pagine 109-112)