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Componente morale ed epistemica del Principio di Precauzio-

dei lavori

Finora ho illustrato i vantaggi del Principio di Precauzione nel tenere in conto e incorporare nella matrice di decisione delle istanze che ho definito di

“valore”. Rispetto al problema dell’incommensurabilit`a degli esiti, analizzato nella Sezione 2.4, questo discorso ha certamente una sua rilevanza. Sebbene il Maximin preveda in ogni caso che l’agente sia in grado di comparare tutti gli esiti della matrice di decisione, esso, come osservato in precedenza, non ri- chiede che gli esiti siano ulteriormente “pesati” per la loro probabilit`a. Nella Sezione 2.4, avevamo notato come certe conseguenze “estreme”, in partico- lare, risultassero non confrontabili e riducibili ad un’unica unti`a di misura come l’utilit`a. Il Maximin, collocandosi all’interno della Teoria standard del- la Decisione Razionale, non fa certo eccezione nella sua riduzione degli esiti alla loro utilit`a, che determina la selezione di quale sia l’esito peggiore. Pos- siamo per argomentare che, eliminando il passo successivo e ulteriore della determinazione dell’utilit`a attesa degli esiti, il Maximin risponde in ogni caso meglio alle obiezioni e preoccupazioni espresse dal problema dell’incommen- surabilit`a. Per coloro che trovano in questo argomento un problema decisivo per la procedura della cost-benefit analysis, pertanto, il criterio del Maximin dovrebbe apparire, seppur plasmato sulla stessa assunzione (ingiustificata) di fondo, un passo in avanti rispetto al criterio della massimizzazione dell’utilit`a attesa.

In che senso questa “rinuncia” all’utilit`a attesa rappresenta una concessio- ne rispetto all’adeguata incorporazione dei valori all’interno di un problema di decisione? Intuitivamente, o richiamando la prospettiva teorica dell’argo- mento dell’incommensurabilit`a, alcune conseguenze, come la perdita di vite umane, il danneggiamento irreversibile dell’ambiente o serie minacce alla sa- lute possono essere legittimamente ritenute non “scontabili” per la loro bassa probabilit`a. Inoltre, come abbiamo analizzato per il caso dello smaltimento delle scorie radioattive, altri valori e richieste procedurali, come l’equit`a e il consenso, che possono essere invocate nel processo decisionale, vengono ignorate dal criterio della massimizzazione dell’utilit`a prevista. Il criterio del Maximin consente, in questo senso, di dare un peso maggiore a queste con- siderazioni: se alcune conseguenze sono ritenute eticamente inaccettabili o ingiuste, avranno di conseguenza un’utilit`a molto bassa; la procedura di deci- sione imporr`a quindi di scegliere l’opzione che minimizza la massima perdita,

come nel caso (pur semplificato) della costruzione della centrale nucleare. In questo senso, il Maximin risponde alle richieste degli agenti senza ricorrere ad una modellizzazione alternativa degli esiti e riconducendoli a una misura standard di utilit`a.

Questa caratteristica non `e per`o sufficiente a giustificare il Principio di Precauzione come una soluzione adeguata al problema della legittimit`a e del ruolo della scientific advisory nell’ambito della scelta pubblica o, come sin- tetizzato da Levi, al problema della “divisione dei lavori” tra parere esperto e considerazioni di valore. La propriet`a del Maximin di escludere dal pro- cesso decisionale le informazioni riguardanti la distribuzione di probabilit`a sugli stati di natura sembrerebbe infatti, oltre che contraddire palesemente la massima di Bernoulli, indicare una risposta molto drastica all’intera que- stione. Se la distribuzione di probabilit`a, che `e ci`o che nell’analisi di Jeffrey viene supplito dallo “scienziato”, risulta alla fine ignorata e eliminata in fa- vore di considerazioni soggettive sulla gravit`a delle conseguenze, il ruolo del parere tecnico sembrerebbe scomparire del tutto e perdere ogni legittimit`a nell’influenzare tale tipo di decisioni.

Come ho gi`a anticipato, sebbene alcune critiche al “modello Bernoul- li” siano sicuramente ben fondate, `e altrettanto impossibile, a mio parere, sostenere una posizione completamente scettica e “oscurantista” alla D’A- lembert. Il Principio di Precauzione non pu`o quindi ambire a sostituirsi alla cost-benefit analysis come criterio di decisione alternativo senza dimostrare di conferire un peso adeguato alle informazioni scientifiche. La risposta a questa preoccupazione risiede a mio avviso in quella che ho definito la componente epistemica del Principio di Precauzione. Come il suo corrispettivo formale, il Maximin, il Principio di Precauzione `e profondamente motivato e giustifica- to da una contesto di forte incertezza rispetto alle probabilit`a degli stati di natura. La maggior parte delle questioni a cui il Principio si applica, infatti, sono caratterizzate da uno scenario molto complesso, in cui `e difficile fornire previsioni affidabili, sia perch´e alcuni dati sono sconosciuti sia perch´e le com- ponenti causali che determinano un dato evento sono molteplici e variamente correlate. In generale, si tratta di casi in cui le distribuzioni di probabilit`a fornite da un comitato scientifico potrebbero essere soggette a quei problemi

di “traduzione” che ho esposto discutendo il modello di Jeffrey.

Senza impegnarmi in una esposizione dettagliata delle teorie dei gradi di conferma o dei livelli di confidenza, possiamo in generale immaginare che una situazione di forte incertezza sia caratterizzata da misure di probabilit`a con bassi livelli di confidenza, o da pareri e dati discordanti forniti da di- versi comitati. Il parere scientifico e la consulenza tecnica, in questo senso, svolgono nel Principio di Precauzione il ruolo di identificare le condizioni epistemiche di un problema di decisione come quelle di forte incertezza, che legittimano in turno l’appello a una condotta prudente. In altre parole, le informazioni “scientifiche” sono determinanti in quanto individuano un con- testo in cui l’applicazione del Principio di Precauzione `e sensata e ragione- vole. Una volta che il problema di decisione `e cos`ı caratterizzato, la specifica procedura di scelta del Maximin garantisce che le motivazioni etiche, incor- porate nel modello come l’utilit`a associata agli esiti, siano adeguatamente rappresentate.

Ovviamente, la proposta di divisione dei lavori che ho suggerito non `e formulata in modo appropriato dalle versioni del Principio di Precauzione, come quelle qui riportate, che godono di maggiore diffusione e successo. La vaghezza connaturata a questi generici appelli alla prudenza impedisce in- fatti una sensata applicazione di questo modello: tutte le previsioni, i pareri scientifici e le stime di rischio sono, di fatto, pi`u o meno “incerte”, e l’ambito del Principio di Precauzione non verrebbe in alcun modo delimitato; d’altra parte, utilizzare il criterio di scelta del Maximin per ogni problema di decisio- ne non `e ragionevole n´e praticamente perseguibile. Un’adeguata procedura di gestione del rischio, che possa offrirsi come valida alternativa alla cost-benefit analysis, dovrebbe quindi specificare degli opportuni livelli di incertezza che definiscono l’ambito di applicazione del Principio di Precauzione. Questa so- luzione, d’altra parte, non `e n´e semplice da realizzarsi n´e immune da critiche, che presenter`o nella sezione conclusiva di questo capitolo.

Nonostante queste difficolt`a, e la mancanza di una formulazione adeguata del Principio di Precauzione, le intuizioni e le motivazioni che stanno alla ba- se di questo criterio di decisione sono a mio avviso un buon punto di partenza per impostare un dibattito coerente e trasparente sul rapporto tra consulen-

za scientifica, considerazioni etiche e valori democratici. Il modello di scelta sociale suggerito dal Principio di Precauzione, infatti, fornisce gli strumenti necessari per incorporare nella matrice le esigenze morali che caratterizzano una decisione in condizioni di rischio e che, come gi`a notato da D’Alembert, il principio di massimizzazione dell’utilit`a attesa non cattura in modo oppor- tuno. D’altra parte, una valutazione delle condizioni epistemiche del contesto di decisione lascia ai “tecnici” uno spazio di manovra, anche se non ancora correttamente definito, e un ruolo dirimente e ineliminabile. Nella Sezione successiva, prendendo in esame alcune critiche di varia provenienza e moti- vazione al Principio di Precauzione, proporr`o un esempio concreto di come questa efficace divisione dei lavori possa essere messa in pratica, appellandosi alla componente epistemica del Principio di Precauzione.