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La comunicazione sociale della Chiesa Cattolica L’Inter Mirifica e i documenti del Magistero.

Nel documento SIMBOLI, COMUNICAZIONE E MARKETING RELIGIOSO (pagine 123-145)

L’essere umano, dunque, per sua natura è portato a relazionarsi, a comunicare, ad interagire mediante il linguaggio, mediante comportamenti e, ancora, mediante la conoscenza dei significati che vengono trasmessi da simboli o anche oggetti.

Come rappresentato, la comunicazione intesa come fattore socio-culturale che implica non solo un vicendevole scambio ma anche e “meramente” la recezione di un “messaggio” come nel caso che ci occupa, svolge un ruolo fondamentale nel contesto globalizzato.

Sul piano funzionale i nuovi mezzi di comunicazione sono diventati strumenti importanti di educazione e di arricchimento culturale, religioso e partecipazione politica, ma soprattutto di dialogo e comprensione interculturali. Essi da sempre sono considerati il principale strumento informativo/formativo, capaci di influenzare i soggetti nel loro pensare e nel loro agire quotidiano.

In particolare chi scrive tratterà di seguito la “comunicazione sociale”, che trova il suo posto nel quadro più generale della comunicazione pubblica, perché estranea alle logiche del mercato dell’informazione particolare, ovvero espressione esclusiva della volontà di rappresentazione del panorama più vasto possibile di valori e diritti. Un tentativo di definizione più precisa e in un certo senso scientifica dell’utilizzo semantico del termine comunicazione sociale, sottolinea che l’aggettivo “sociale” serve a connotare la diffusione dei valori e degli orientamenti contenuti nei messaggi che si veicolano, in particolar modo la stessa è caratterizzata per la sua vocazione civile e sociale, per il desiderio e la disposizione a legarsi alle problematiche vicine al benessere collettivo.

Nel contesto attuale, le confessioni religiose avvertono la necessità di dialogare e di “arrivare” in modo diretto e d’impatto ai propri fedeli ed a possibili “nuovi adepti”; per farlo nell’era globalizzata non soltanto dal punto di vista etnico, ma anche tecnologico, le stesse si sono dovute adeguare agli strumenti all’avanguardia presenti in rete.

114 I media infatti non sono assolutamente strumenti passivi di “mera” trasmissione, anzi, essi sono contemporaneamente mezzo e messaggio314, portatori di una nuova cultura che, a prescindere dagli importanti contenuti, consistono in innovativi modi di comunicare315, mediante linguaggi, slogan, segni e gestioni che probabilmente prima erano totalmente estranei, essendo diverso anche il contesto socio-culturale. La loro incidenza sui modi di pensare e di agire, sugli stili di vita, sulla coscienza personale e comunitaria, in una parola sulla cultura e sulla stessa evangelizzazione fa sì che la Chiesa non può non impegnarsi sempre più profondamente nel mutevole mondo delle comunicazioni sociali316.

“L’influenza delle nuove tecnologie determina, infatti, un evidente sconvolgimento nella comunicazione, più che una semplice rivoluzione tecnologica nelle dinamiche della globalizzazione.

Ad ogni modo, la crisi di reali momenti aggregativi, sostituiti dall’incontro virtuale nella piazza telematica della rete, sembra un fenomeno irreversibile, destinato ad amplificare lo scontro tra realtà e virtualità”317.

La comunicazione sociale attraverso i media e mezzi similari ha visto protagonista nel nostro Paese quella che possiamo definire la religione di maggioranza, che non è solo fede, ma potremmo dire anche cultura, quella Cattolica, pertanto di qui in seguito nell’utilizzare il termine Chiesa, si farà riferimento alla Chiesa Cattolica (non trattando in questa sede le problematiche circa il rispetto del pluralismo religioso nell’ambito dei mass media).

La storia della Chiesa ha attraversato nei secoli fasi complesse, nel tentativo di raggiungere il popolo di Dio con il messaggio di salvezza e di tradurlo nella vita quotidiana dei soggetti; a tal riguardo negli ultimi anni la stessa “affronta” il progresso e le tecnologie di volta in volta introdotte318 e così si spinge a far testimonianza del messaggio di Dio       

314 Cfr. CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni

sociali nella Missione della Chiesa, Libreria Editrice Vaticana, 2004, p. 17.

315 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Redemptoris missio, 07 dicembre 1990, n. 37. 316 PAOLO VI, Esortazione apostolica Evangelii nuntiandi, 08 dicembre 1965, n. 45.

317 G.RIVETTI, Presentazione al testo: V.VARAGONA, Comunicare Dio. Dalla Creazione alla Chiesa di Papa

Francesco, Ecra, Roma, 2015.

318 I moderni mezzi di comunicazione sociale sono fattori culturali che svolgono un ruolo in questa storia.

Come osserva il Concilio Vaticano II, “benché si debba accuratamente distinguere il progresso terreno dallo sviluppo del regno di Cristo, tuttavia nella misura in cui può contribuire a meglio ordinare l’umana società, tale progresso è di grande importanza per il regno di Dio”. Concilio Vaticano II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, 08 dicembre 1965, n. 39.

115 mediante la stampa, le trasmissioni radio, fino alla presenza anche nel mondo di internet319, infatti “su tutte le strade del mondo, anche su quelle maestre della stampa, del cinema, della radio, della televisione e del teatro, dev’essere annunciato il Vangelo che salva”320.

Rispetto a tali mezzi321, la Chiesa tende ad incoraggiare la loro giusta evoluzione e il loro giusto utilizzo per il bene dello sviluppo umano322, della giustizia e della pace, per       

319 “La Chiesa cattolica, insieme ad altri organismi religiosi, dovrebbe essere attivamente presente su Internet

e partecipare al dibattito pubblico sulla sua evoluzione. «La Chiesa non pretende di imporre queste decisioni e queste scelte, ma cerca di dare un aiuto reale indicando i criteri etici e morali applicabili in questo campo, criteri che si troveranno sia nei valori umani sia nei valori cristiani».

Internet può offrire un prezioso contributo alla vita umana. Può promuovere la prosperità e la pace, lo sviluppo intellettuale ed estetico, la comprensione reciproca fra i popoli e le nazioni su scala globale. Può anche aiutare gli uomini e le donne nella loro continua ricerca di autocomprensione. In ogni epoca, inclusa la nostra, la gente si pone sempre le stesse domande fondamentali: «Chi sono? Da dove vengo e dove vado? Perché la presenza del male? Cosa ci sarà dopo questa vita?».La Chiesa non può imporre le sue risposte, ma può e deve proclamare al mondo le risposte che ha ricevuto. Oggi, come sempre, offre l’unica risposta totalmente soddisfacente agli interrogativi più profondi della vita: Gesù Cristo, che «svela pienamente l’uomo all’uomo e gli fa nota la sua altissima vocazione». Come il mondo contemporaneo, quello dei mezzi di comunicazione sociale, di cui Internet fa parte, è presente, in maniera imperfetta e tuttavia autentica, dentro i confini del Regno di Dio e posto al servizio della parola di salvezza. Tuttavia «l’attesa di una terra nuova non deve indebolire, bensì piuttosto stimolare la sollecitudine nel lavoro relativo alla terra presente, dove cresce quel corpo dell’umanità nuova che già riesce a offrire una certa prefigurazione che adombra il mondo nuovo»”. PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, Etica in Internet, n.12, 22 febbraio 2002; PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, Istruzione pastorale «Aetatis Novae» sulle Comunicazioni Sociali nel 20° Anniversario della Communio et Progressio, 22 febbraio 1992; GIOVANNI PAOLO II, Lettera Enciclica Fides et ratio, n. 1; Gaudium et spes, n. 22.

Ancora, “«Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il suo volto e si udirà la sua voce, il mondo conoscerà la buona notizia della nostra redenzione. Questo è il fine dell’evangelizzazione e questo farà di internet uno spazio umano autentico, perché se non c’è spazio per Cristo, non c’è spazio per l’uomo». Guardare con gli occhi della fede ai media significa riconoscerne certo i limiti, ma ancor più le potenzialità e operare affinché diventino una concreta risorsa per la missione della Chiesa”. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la 36a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali, 2002, 6; CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella Missione della Chiesa, cit., p. 26.

320 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Christifideles laici, 30 dicembre 1988, n. 44, consultabile in

CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella Missione della Chiesa, cit., p. 73.

116       

321 “[…] La Chiesa si interroga naturalmente sull’atteggiamento dei mass media nei confronti della

«religione». […] allo stato attuale si constata che l’informazione religiosa tende ad avere più spazio nei mezzi di comunicazione, a causa dell’interesse maggiore prestato alla dimensione religiosa delle realtà umane. Per analizzare questo fenomeno bisognerebbe interrogare i lettori dei giornali, i telespettatori e gli ascoltatori delle stazioni radio, poiché non si tratta di una presenza imposta dai mass media, ma di una richiesta specifica da parte del pubblico alla quale i responsabili della comunicazione di massa rispondono dando più spazio all'informazione ed al commento di tematiche religiose. Nel mondo intero, vi sono milioni di persone che ricorrono alla religione per conoscere il senso della loro vita, milioni di persone per le quali la relazione religiosa con Dio, creatore e Padre, è la realtà più felice dell’esistenza umana. Lo sanno bene i professionisti della comunicazione, i quali prendono atto di questo fatto e ne analizzano le implicazioni. E anche se questa dialettica tra operatori dell’informazione e pubblico della comunicazione sociale è segnata talvolta dall’incompiutezza e dalla parzialità, c’è un fatto positivo: la religione oggi è presente nella corrente di informazione dei mass media. […] La questione posta oggi alla Chiesa non è più quella di sapere se l’uomo della strada può ancora recepire un messaggio religioso ma quella di trovare i linguaggi di comunicazione migliori per ottenere il maggior impatto possibile del messaggio evangelico. Il Signore ci incoraggia direttamente e molto semplicemente a procedere sulla strada della testimonianza e della più vasta comunicazione: «Non temete . . . Quello che ascoltate all'orecchio predicatelo sui tetti» (Mt 10, 26-27). Di che cosa si tratta? L’Evangelista lo riassume così: «Dichiararsi per Cristo davanti agli uomini» (cfr. Mt 10, 32). Ecco dunque l’audacia nello stesso tempo umile e serena che ispira la presenza cristiana in seno al dialogo pubblico dei mass media! Ce lo dice san Paolo: «Non è infatti per me un vanto predicare il Vangelo; è per me un dovere» (1 Cor 9,16). La stessa fedeltà si esprime lungo tutta la Scrittura: «Nella grande assemblea ho annunziato la salvezza, (Sal 40[39], 10) e «ogni uomo è preso da timore, racconta quel che Dio ha fatto e comprende le sue opere» (Sal 64[63], 10).

Comunicatori e recettori dei mass media, avete la possibilità di interrogarvi, gli uni e gli altri, sulla esigenza e la costante novità di questa «religione pura e genuina» che ci invita a «non lasciarci sporcare dalle cose di questo mondo» (Gc 1, 27).

Operatori dei mass media, questi pochi tratti di saggezza biblica vi faranno comprendere subito che la grande sfida della testimonianza religiosa in seno al dialogo pubblico è quella dell’autenticità dei messaggi e degli scambi, così come quella della qualità dei programmi e delle produzioni.

A nome di tutta la Chiesa desidero ringraziare il mondo della comunicazione per lo spazio che offre alla religione nei mass media. Sono certo, esprimendo questa gratitudine, di interpretare il sentimento di tutte le persone di buona volontà, anche se ci sembra spesso che la presenza cristiana nel dibattito pubblico potrebbe essere migliorata. Sarei felice di prestare la mia voce per dire grazie dello spazio dato alla religione nell'informazione, nella documentazione, nel dialogo, nella raccolta dei dati […].

Possano il messaggio religioso e le iniziative religiose essere presenti in tutti i mass media: nella stampa di informazione audiovisiva, nella creazione cinematografica, nelle «memorie» e negli scambi informatici delle banche dati, nella comunicazione teatrale e negli spettacoli culturali di alto livello, nel dibattito di opinione e nella riflessione comune sull'attualità, nei servizi di formazione e di educazione del pubblico, in tutte le produzioni dei mass media di gruppo, grazie a disegni animati ed a fumetti di qualità, grazie alle ampie

117 l’elevazione della società a livello locale, nazionale e comunitario, alla luce del bene comune e in spirito di solidarietà. In considerazione della grande importanza delle comunicazioni sociali, essa cerca un “dialogo onesto e rispettoso con i responsabili dei media”, un dialogo che si rivolga in primo luogo all’elaborazione della politica che li riguarda.Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media - i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità - e che sostenga e incoraggi coloro che vi lavorano”323.

La Chiesa è sempre stata attiva ed attratta dalla nuova dimensione tecnologica, spesso, tuttavia, con non pochi timori delle conseguenze che il suo mancato controllo potesse produrre nel popolo di Dio e nella coscienza ecclesiale. Così, dalla metà dell’Ottocento, per tutto il Novecento e, soprattutto negli ultimi tempi, i Papi324 non si sono mai sottratti       

possibilità offerte dalla diffusione degli scritti, delle registrazioni sonore e visive, nei momenti di distensione musicale delle radio locali o di grande diffusione! Il mio augurio più ardente è che i circuiti cattolici e cristiani possano collaborare in modo costruttivo con i circuiti di comunicazione culturale di ogni genere, superando le difficoltà di concorrenza in vista del bene ultimo del messaggio religioso. La Chiesa stessa, in questa occasione, invita a prendere seriamente in considerazione le esigenze della collaborazione ecumenica ed inter-religiosa nei mass media.[…]”. GIOVANNI PAOLO II, La religione nei mass media, Messaggio del Santo Padre Giovanni Paolo II per la XXIII Giornata mondiale delle Comunicazioni Sociali, 7 maggio 1989, consultabile al sito internet www.vatican.va.

322 Cfr. C. MENEGHETTI, Elementi di teologia della comunicazione. Un percorso tra etica e religione,

Libreria Universitaria Edizioni, Padova, 2015.

323 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLE COMUNICAZIONI SOCIALI, Istruzione pastorale Aetatis novae, n. 8, 22

febbraio 1992, consultabile al sito internet www.vatican.va.

324 Fu Pio XI (1857-1939) a chiamare in Vaticano il suo inventore, Guglielmo Marconi, e intervenendo nel

momento in cui Marconi dimostrava l’efficacia dei suoi esperimenti affermò in forma di preghiera: “Benedici questa serie di macchine che servono a trasmettere nelle onde dell’etere, affinché comunicando le parole apostoliche anche ai popoli lontani siamo riuniti con te in un’unica famiglia». Nelle sue parole era evidente il desiderio di utilizzare un mezzo tecnologico per costruire “un’unica famiglia”.

Paolo VI: “Nel nostro secolo, contrassegnato dai mass media o strumenti di comunicazione sociale, il primo annuncio, la catechesi o l’approfondimento ulteriore della fede, non possono fare a meno di questi mezzi come abbiamo già sottolineato. Posti al servizio del vangelo, essi sono capaci di estendere quasi all’infinito il campo di ascolto della parola di Dio, e fanno giungere la buona novella a milioni di persone. La Chiesa si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi, che l’intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati; servendosi di essi la Chiesa “predica sui tetti” il messaggio di cui è depositaria; in loro essa trova una versione moderna ed efficace del pulpito. Grazie ad essi riesce a parlare alle moltitudini. Tuttavia l’uso degli strumenti di comunicazione sociale per l’evangelizzazione presenta una sfida: il messaggio evangelico dovrebbe, per il loro tramite, giungere a folle di uomini, ma con la capacità di

118 alle sfide che i nuovi mezzi di comunicazione ponevano, esponendosi su tale argomento ed innescando una particolare reazione da parte dei laici; infatti ad ogni tentativo dei pontefici di comunicare attraverso i mezzi moderni, la cronaca non ha mai fatto mancare la sua critica325 a tal riguardo.

Papa Giovanni Paolo II, durante la 34a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali326, “insisteva” sull’importanza dei relativi mezzi di comunicazione, soprattutto in quest’epoca altamente globalizzata, poiché permettono di esporre e conoscere culture, fedi,       

penetrare nella coscienza di ciascuno come se questi fosse l’unico, con tutto ciò che egli ha di più singolare e personale, e di ottenere a proprio favore un’adesione, un impegno del tutto personale.”PAOLO VI, Evangeli nuntiandi, nn. 40-45, consultabile in CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella Missione della Chiesa, cit., p. 58.

Come non ricordare le parole di Papa Giovanni Paolo II, che rispetto all’argomento in questione tanto ha detto, tra cui: “I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi. Forse è stato un po’ trascurato questo areopago: si privilegiano generalmente altri strumenti per l’annunzio evangelico e per la formazione, mentre i mass-media sono lasciati all’iniziativa di singoli o di piccoli gruppi ed entrano nella programmazione pastorale in linea secondaria. L’impegno nei mass-media, tuttavia, non ha solo lo scopo di moltiplicare l’annunzio: si tratta di un fatto più profondo, perché l’evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso. Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa “nuova cultura” creata dalla comunicazione moderna. È un problema complesso, poiché questa cultura nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare con nuovi linguaggi, nuove tecniche e nuovi atteggiamenti psicologici. Il mio predecessore Paolo VI diceva che «la rottura fra il vangelo e la cultura è senza dubbio il dramma della nostra epoca», e il campo dell’odierna comunicazione conferma in pieno questo giudizio”. GIOVANNI PAOLO II, Redemptoris missio, n. 37, consultabile in CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella Missione della Chiesa, cit., p. 26.

325 Cfr. F.OCCHETTA, Le tre soglie del giornalismo. Servizio pubblico, deontologia, professione, Ucsi, Roma,

2015. “Dalla prima e discussa intervista di Papa Leone XIII a Le Figaro nel 1892, al primo tweet di Benedetto XVI o ai selfies con Papa Francesco, il Leitmotiv non è cambiato: comunicando come tutti, la persona del Papa sembra perdere sacralità” V.VARAGONA, Comunicare Dio. Dalla Creazione alla Chiesa di Papa Francesco, cit., 2015, p. 24.

326 La Giornata mondiale delle comunicazioni sociali è stata indetta dal 1967, voluta direttamente dalla Inter

Mirifica, la stessa è un appuntamento annuale che cade ogni domenica che precede la Pentecoste e riunisce tutta la comunità ecclesiale, al fine di promuovere l’importanza delle comunicazioni sociali e le relative iniziative della Chiesa.

119 tradizioni diverse e di far arrivare messaggi di fede ai propri adepti; attraverso essi la gente entra in contatto con persone ed eventi differenti, a volte sconosciuti, formandosi una propria opinione sul mondo in cui vive e configurando un proprio modo di intendere il significato della vita327, vivere la fede come un “fatto culturale”328, affinché la stessa si diffonda e sia veicolo di dialogo con altre culture e religioni329.

Nei primi anni del XX secolo appare evidente che la Chiesa voglia attivarsi e regolare il suo ruolo all’interno dei mass media. La strada viene preparata da Pio XI, con l’Enciclica “Vigilanti cura”, firmata il 29 giugno 1936, e portata avanti dal suo successore, Pio XII, con l’enciclica Miranda Prorsus, dell’8 settembre 1957. La prima si riferisce al cinema, la seconda, oltre che al cinema, comincia ad affrontare i temi caldi legati alla radio e alla televisione. La questione sembra pronta per una riflessione decisiva che si affronterà di lì a poco il Concilio Vaticano II, “introducendo”, inoltre, il dibattito al Decreto Conciliare

Inter Mirifica330.

“Negli stessi anni prende corpo la struttura gerarchica della Chiesa per la comunicazione, una struttura di tipo gerarchico, che si fonda sulla figura del Vescovo, anche se ci sono diverse organizzazioni professionali che si occupano del coordinamento delle attività della Chiesa in questo settore, e altre ancora, sostanzialmente laiche, che       

327 Cfr. GIOVANNI PAOLO II, Messaggio per la 34a Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, 24

gennaio 2000, consultabile in CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella Missione della Chiesa, cit., p. 41.

328 Cfr. PRESIDENZA DELLA CEI, Progetto culturale orientato in senso cristiano. Una prima proposta di

lavoro, 2, 28 gennaio 1997, consultabile al sito internet www.progettoculturale.it.

329 “L’estensione globale dei media comporta al riguardo speciali responsabilità. Se è vero che i media

appartengono spesso a gruppi con propri interessi, privati e pubblici, proprio la natura del loro impatto sulla vita esige che essi non favoriscano la divisione tra i gruppi – per esempio, in nome della lotta di classe, del

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