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Con Heidegger contro Heidegger: premesse per l'indagine sull'entrata

3. La domesticazione dell'essere: allotecnica, omeotecnica e riforma

3.1 Con Heidegger contro Heidegger: premesse per l'indagine sull'entrata

Abbiamo visto come le tesi di Regole per il parco umano prendono forma da una rilettura critica del pensiero heideggeriano, con attenzione particolare per le riflessioni contenute nella Lettera sull'umanismo.

Sloterdijk dichiara esplicitamente, già nel sottotitolo Saggi dopo Heidegger della raccolta di saggi in cui Regole per il parco umano e La domesticazione dell'essere sono contenuti, che le riflessioni che vi si troveranno all'interno saranno parte di quell'ambito teorico

in cui si entra solo quando, pensando con Heidegger contro Heidegger (per citare l'espressione, tanto famosa quanto priva di effetti, di un vecchio lettore di Heidegger), ci si libera dall'ipnosi del maestro per giungere con le proprie forze a un punto che a lui, per quanto ne sappiamo, non sarebbe piaciuto84.

Proviamo a individuare, almeno per quanto riguarda l'oggetto della nostra analisi, ovvero la tematizzazione dell'antropotecnica, gli elementi che si pongono in contrasto con il pensiero heideggeriano.

In La domesticazione dell'essere, Sloterdijk opera nuovamente quel movimento teoretico tipico del suo metodo argomentativo di cui abbiamo più volte parlato: egli rilancia una proposta già avanzata in Regole per il parco umano, ovvero si serve del lessico heideggeriano per tentare di 84 P. Sloterdijk, Premessa, in Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Heidegger, cit., p. 1.

rispondere alla domanda fondamentale sull'essenza dell'uomo, contaminando questo lessico con le analisi ricavate dalle scienze della cultura e in particolare, in questo caso, dalla paleoantropologia.

Più volte, nel corso del saggio, Sloterdijk sottolinea questa sua scelta operativa, che viene esposta come condizione necessaria per tentare di risolvere il problema dell'origine dell'uomo.

Il saggio si apre con una citazione heideggeriana: «L'intelletto comune di fronte a tutti gli enti non vede il mondo»85.

Questa citazione, proposta come incipit del discorso, è rilevante perché pone in evidenza due aspetti: in essa è sottintesa per Sloterdijk la ferma distinzione che deve essere mantenuta, secondo Heidegger, tra il pensiero ordinario e la meditazione filosofica.

Tale distinzione sarà proprio ciò che Sloterdijk tenterà di far crollare nel corso della sua intera argomentazione.

Anche in questo saggio, come già in Regole per il parco umano, ci si trova di fronte a una sorta di scherno che l'autore compie nei confronti del filosofo che gli fornisce gli elementi attorno ai quali sta costruendo le sue argomentazioni.

D'altro canto, la posizione prominente che la citazione occupa lascia intendere ciò che, a sua volta, nel corso del saggio, l'autore non mancherà di sottolineare: pur andando contro Heidegger, la rilevanza che questo autore acquisisce nel corso del testo per le analisi sloterdijkiane è enorme e i termini chiave che in queste analisi trovano origine sono mutuati, quasi come tributo, proprio dal lessico heideggeriano.

Se in Regole per il parco umano il discorso si è concentrato principalmente sulle problematiche derivanti da una storia degli 85 Essendo la traduzione di questo passo modificata dal traduttore, rimandiamo alle sue indicazio-

ni: M. Heidegger Die Grundbegriffe der Metaphisik. Welt Endlichkeit Einsamkeit. Trad. it. A cura di P. Coriando, Concetti fondamentali della metafisica. Mondo-Finitezza-Solitudine, il me- langolo, Genova 1999, cit., p. 445.

addomesticamenti, in esso era solo accennata, come abbiamo sottolineato in precedenza, la necessità di una ricostruzione della storia dell'ominazione o dell'entrata dell'uomo in quella che, utilizzando il lessico di Heidegger, è la radura dell'essere, la Lichtung.

È proprio la ricostruzione di questo evento ad occupare la parte centrale di La domesticazione dell'essere, in accordo con quanto riportato nel sottotitolo del saggio: Lo spiegarsi della Lichtung.

Per non rischiare di far cadere nel vuoto le problematiche aperte in Regole per il parco umano riallacciamoci brevemente a quanto già detto nei riguardi di questo saggio, per mostrare che cosa spinge Sloterdijk successivamente a indagare in modo così attento e premuroso la storia dell'entrata dell'uomo nella Lichtung.

Le domande che il testo Regole per il parco umano lasciava aperte riguardavano le problematiche che emergono nella situazione contemporanea nei confronti delle nuove possibilità permesse dagli ultimi sviluppi delle tecnologie.

Si è visto come il problema fosse la scelta delle nuove antropotecniche capaci di addomesticare l'uomo dopo che le antropotecniche di stampo umanistico-letterario, classificate come inibenti, avevano perso la loro efficacia in seguito al mutamento delle coscienze avvenuto dopo gli eventi catastrofici della seconda guerra mondiale e l'avvento dei nuovi media super veloci, eventi che hanno reso obsoleto l'umanismo quale antropotecnica addomesticante.

Inoltre restava aperto il problema del “chi” avesse il dovere di stipulare un nuovo codice per l'utilizzo delle antropotecniche che riguardavano l'operabilità dell'essere umano: sia nel caso in cui questo ruolo fosse assunto da un singolo o da un'élite a cui è conferito tutto il potere di selezione, che nel caso in cui la decisione riguardasse attivamente tutti gli individui, si era mostrato come per Sloterdijk permanesse, alla base di ognuna di queste

possibilità, il disagio e l'avversione nei confronti dell'idea di una produzione o manipolazione genetica attiva ed esplicita dell'uomo.

Riguardo questo disagio Sloterdijk scrive:

Vorrei ora tentare di mostrare che la meditazione di Heidegger sull'estasi esistenziale aiuta anche a comprendere la crisi contemporanea della definizione biologica di uomo, quella crisi nei modi di rapportarsi dell'uomo all'uomo che, nel mio discorso “Regole per il parco umano”, ho chiamato “antropotecnica”86.

Per la comprensione della crisi contemporanea vi è la necessità, secondo l'autore, di un chiarimento delle condizioni originarie dell'uomo, ovvero delle condizioni che hanno permesso il suo venire al mondo fuoriuscendo dall'ambiente. Infatti, è solo comprendendo le modalità attraverso le quali è avvenuta l'ominazione che si possono avanzare eventuali proposte su come affrontare il problema del rapporto dell'uomo con la propria auto- produzione.

Nel passo appena citato, Sloterdijk mette in rilevanza l'utilità delle meditazioni heideggeriane sull'estasi esistenziale, ma ciò che critica di queste tesi è l'aver considerato l'uomo come già da sempre situato nella Lichtung.

Per Sloterdijk invece l'origine dell'uomo non può essere pensata né, come vorrebbe Heidegger, un «presupposto irraggiungibile»87 (un pensiero che lo

assimila alla tradizione metafisica dalla quale vorrebbe distaccarsi), né, come invece è tipico dell'operare delle scienze della cultura, perdendo di vista l'essenza dell'uomo in una serie di «macchinazioni dell'intelletto quotidiano, strategico, reso ottuso dai suoi stessi strumenti»88.

Sloterdijk propone di affrontare l'analisi sull'entrata dell'uomo nel 86 P. Sloterdijk, La domesticazione dell'essere, in Non siamo ancora stati salvati. Saggi dopo Hei-

degger, cit., pp. 120, 121.

87 Ivi, p. 123. 88 Ibidem.

mondo tramite il metodo stravagante della “fantasia filosofica”, con la quale tenta di superare gli errori delle due prospettive sopra citate, infatti

la versione ontologica del romanzo genealogico deve guardare piuttosto sia al divenire uomo dei preominidi, sia al divenire mondo del premondo; tale pensiero non era pensabile fino a quando si rimaneva fissati alle idee precostruttiviste dell'essere unico e dell'unica verità. L'elemento decisivo in questo arrangement consiste nel prestare attenzione al fatto che in nessun caso si può presupporre “l'uomo” per poi ritrovarlo in qualche modo negli stati pre-umani. È difficile supporre che ci sia un mondo aperto e istituito per l'uomo, come se dovessimo soltanto aspettare che una protoscimmia faccia lo sforzo di arrivarci, come se stesse arrivando alla stazione centrale della Lichtung89.

Quello che farà Sloterdijk sarà dunque andare oltre quel bando religioso che ha dominato fino alle soglie del diciannovesimo secolo, e che impediva di spiegare l'origine umana se non a partire “dall'alto”, ma anche andare oltre ai limiti che incorrono in quella separazione tra filosofia e scienze della cultura, perché questi tre fattori in particolare impediscono di giungere a una comprensione autentica della venuta al mondo dell'uomo presupponendone sempre un qualche aspetto.

Sloterdijk riconosce anche che la sua impresa genealogica non avrebbe avuto modo di essere concepita se non si fossero presentate le condizioni filosofiche attuali di una situazione post metafisica sommate alle scoperte più recenti delle scienze della cultura ed in particolare della paleontologia e dell'antropologia strutturale90 e definisce la disciplina in cui opera una

“onto-antropologia”.

Quello che Sloterdijk vuole dimostrare, con le premesse e con i metodi appena descritti, è che la posizione che occupa l'uomo nel mondo, nella Lichtung, nel suo essere estatico, è una posizione che ha un'origine 89 Ivi, p. 123.

90 Per un elenco completo di quelle che Sloterdijk considera le premesse per la sua indagine Cfr.

tecnica e più precisamente deriva da un meccanismo antropogenetico formato dalla sinergia di più meccanismi che agiscono assieme.

La sua tesi dunque è che l'uomo sia originariamente un prodotto, ma un prodotto che non è opera né di un essere supremo, né di se stesso in quanto uomo, perché queste due opzioni presuppongono il loro prodotto e conducono a quell'impossibilità di indagine dell'origine dalla quale Sloterdijk vuole emanciparsi tramite i metodi sopra indicati.

3.2 La produzione dell'uomo nelle sfere: i meccanismi dell'antropogenesi