• Non ci sono risultati.

La concettualizzazione dell’imprinting in specifici momenti della storia economica

Capitolo 2: Imprenditorialità italiana dal 900’ ad oggi e connessi modell

8. La concettualizzazione dell’imprinting in specifici momenti della storia economica

L‟influenza dei caratteri tipici del contesto di riferimento su un nuova realtà in fase di creazione è il concetto che sta alla base della teoria dell‟imprinting, considerata all‟interno del presente lavoro. In base a quanto già trattato nei precedenti capitoli, tale contributo, all‟interno del panorama delle teorie organizzative, è stato formulato proprio con l‟esigenza di dare una spiegazione al fenomeno della ricorrenza di specifiche tipicità organizzative, culturali ed operative in aziende diverse tra loro, accomunate dall‟aver avuto origine in uno stesso periodo storico.

328 Chandler A., The visible hand. The managerial revolution in American Business, Cambridge, Massachusetts,

The Belknap Press of Harvard University Press, 1977, trad. it. La mano visibile, Franco Angeli, Milano, 1981, pag. 740.

329 Traino E.,Il futuro dell’organizzazione. Modelli, evoluzione, sviluppi. Flessibilità e orientamento al mercato come armi vincenti per il 2000, Franco Angeli, Milano, 1999, pag.83.

330

Butera F., Il castello e la rete, Franco Angeli, Milano, 1992.

331

Traino E.,Il futuro dell’organizzazione. Modelli, evoluzione, sviluppi. Flessibilità e orientamento al mercato

95 Partendo dalla ricostruzione delle fondamentali tappe che hanno segnato la storia economica italiana, è stata realizzata una ulteriore analisi con un livello di dettaglio maggiormente circoscritto alla tematica dell‟imprinting. A seguito di un esame delle varie “logiche e modelli organizzativo-gestionali” che hanno caratterizzato i diversi periodi storici, si è giunti ad individuare gli apporti riferibili all‟imprinting del contesto di riferimento che hanno contribuito a formare le varie realtà economiche. Muovendoci all‟interno del medesimo arco temporale che è stato analizzato nel primo e nel secondo capitolo del presente lavoro, si propongono 5 momenti in cui la tematica dell‟imprinting ha assunto caratteri diversi:

nel periodo preindustriale, l‟economia era fondata quasi esclusivamente sull‟agricoltura e la maggioranza della popolazione lavoratrice era formata da contadini e dalle loro famiglie che lavoravano appezzamenti di terra tramandati di generazione in generazione. Si trattava quindi di un sistema rurale chiuso poiché si realizzavano produzioni agricole volte quasi esclusivamente all‟autoconsumo. Si aveva così a disposizione una quantità notevole di manodopera, poco qualificata e poco esigente, impiegata in mestieri basati esclusivamente sulla manualità e creatività degli artigiani; era quindi un‟economia fondata su un sapere tacito che apparteneva allo specifico individuo. L‟apporto in termini di imprinting che veniva fornito all‟interno di queste primordiali forme economiche era riferibile alla conoscenza del “saper

fare”, con un accento maggiore sul fare rispetto che sul sapere. Erano presenti, inoltre, ad un

gradino leggermente superiore nel livello organizzativo, le corporazioni, aggregazioni di artigiani specializzati nel medesimo mestiere, organizzate e strutturate secondo specifiche regole e regolamenti, con l‟intento di valorizzare al massimo i ristretti redditi dell‟era preindustriale. In questo specifico caso, la concettualizzazione dell‟imprinting era riferibile al

comune possesso di competenze che generavano un arricchimento delle reciproche attività;

dopo il passaggio della Rivoluzione Industriale, si poté assistere ad un graduale e sempre più consistente cambiamento strutturale nelle imprese dovuto alla nuova combinazione di un processo produttivo centralizzato con una specifica tecnologia che lo rendeva più efficiente. In tale periodo, si assistette ad una differenziazione nelle caratteristiche delle realtà produttive in relazione al loro posizionamento geografico: nelle campagne, avendo a disposizione una considerevole quantità di manodopera in eccedenza , nacquero alcune fabbriche che presentavano la struttura di imprese con piccole unità produttive a conduzione familiare che venivano gestite solitamente da contadini. Si trattava di realtà organizzate secondo strutture gerarchiche, semplici e flessibili, a capo delle quali c‟era il mercante-imprenditore che gestiva e organizzava i contadini-lavoratori nelle varie fasi produttive, spostandoli agevolmente tra le diverse fasi all‟interno del medesimo processo produttivo, essendo quasi sempre lavoratori che facevano parte della medesima famiglia. Nelle zone urbane si erano formate le attività che richiedevano una più elevata intensità di capitali e lavoratori con competenze più specializzate. Si trattava di attività che si erano sviluppate in prossimità della disponibilità

96 delle materie prime necessarie per la produzione e presentavano una struttura gerarchica al cui vertice era collocato il maestro artigiano proprietario della bottega, che gestiva l‟intero processo produttivo supervisionando l‟operato degli operai. I risvolti in termini di imprinting, in questo caso erano riferibili, per le zone rurali, alla ancora relativa semplicità del processo

produttivo impiegato nelle botteghe artigianali ed alla scarsa formalizzazione dei rapporti lavorativi. Negli aggregamenti urbani invece, il distinguo nell‟organizzazione delle realtà

economiche lo aveva deciso la presenza di capitali da poter investire nelle attività produttive che avevano fatto sì che vi nascessero delle realtà maggiormente strutturate ed organizzate in quanto dedite a produzioni più complesse e maggiormente specializzate;

nel periodo dell’unificazione italiana, nel Paese non erano ancora giunte le nuove tecnologie che in Europa si erano instaurate in conseguenza dei contributi apportati dalle rivoluzioni industriali; erano infatti presenti vari nuclei di manifatture tessili e attività alimentari, caratterizzati da una discreta organizzazione finanziaria e da una moderata dotazione di macchinari. Tali realtà, senza che fossero in grado di generare un sistema industriale auto- propulsivo, erano composte da lavoratori a domicilio, che in parte producevano per sé e per la propria famiglia ed in parte lavorava su commissione di mercanti-imprenditori. In questo caso, il segno lasciato dalle caratteristiche del contesto storico-sociale di riferimento, è da ricondurre ai caratteri della non organicità produttiva; non era presente infatti un chiaro progetto industriale, si continuava a produrre in base ad una obsoleta priorità per le esigenze primarie della vita quotidiana, senza alcuna ambizione e partecipazione ad innescare le basi per un progetto di crescita futura;

nel periodo tra il 1955 e il 1963, denominato convenzionalmente, del “miracolo economico”, il dinamismo che caratterizzò l‟economia del Paese, era associato alla necessaria ripartenza dei consumi e del commercio, che tra la popolazione era percepita come l‟unico modo per riprendersi dai grandi orrori del conflitto mondiale. Dunque nei vari settori, dell‟industria pesante, della manifattura, dell‟agroalimentare e dei servizi la nascita e la ricostruzione economica venne associata al forte senso di riscatto e di rinascita che manifestava la popolazione. Parlando quindi, in termini di imprinting organizzativo, queste realtà produttive risultarono accomunate proprio da quello spirito di rivalsa che, attraverso il successo e i virtuosismi dell‟attività economica, la popolazione voleva riuscire a trasferire in termini di

positività anche nelle proprie vite quotidiane;

negli anni 70’, seguendo la scia delle grandi installazioni economiche che erano state avviate nel momento del boom economico e, nel passaggio definitivo dall‟artigianato al sistema di fabbrica, la piccola impresa italiana divenne un modello di capitalismo flessibile, all‟interno della quale iniziò ad instaurarsi un‟importante istituzione: la famiglia. Nacquero infatti a partire da quegli anni le principali aziende a conduzione familiare, che facendo tesoro dei forti legami familiari, cercarono di replicarli nelle varie aziende assicurandosi una grande coesione

97 interna fra lavoratori e con i vertici aziendali. Dunque in questo periodo, il contributo in termini di imprinting alle realtà economiche che si andarono formando, viene associato in modo prevalente al forte carattere di familismo che tali attività produttive mostrarono in modo frequente e numeroso nei vari settori dell‟economia italiana.

98

CAPITOLO 3: Il biscottificio Antonio Mattei di Prato, la tradizione artigianale del territorio come