propensione per l’uno o l’altro sistema da una valutazione di politica normativa
276.
273
Cfr. CARTELLA, op. cit., p. 12 ss. 274
In questi termini CARTELLA, op. cit., p. 14. 275
Sul punto AULETTA-MANGINI, Marchio. Diritto d’autore sulle opere dell’ingegno, in
Commentario del codice civile, cit., p. 108, affermano che: «l’uso garantisce lo sfruttamento esclusivo del
marchio solo nell’ambito dell’attività economica presente, mentre la registrazione […] può garantire anche nell’ambito dell’attività economica futura; e perciò solo la registrazione consente uno sviluppo graduale dell’attività economica […] e importa […] un maggiore rendimento».
276
Cfr. CARTELLA, op. cit., p. 14-15, il quale sostiene che «laddove il marchio può sorgere in virtù dell’uso, il riconoscimento è la conseguenza della presa d’atto che il marchio svolge la medesima funzione di quello registrato […]; laddove, come nel sistema del marchio comunitario, all’uso non è
101
L’assetto fondato sulla registrazione offre certezza giuridica, facile conoscibilità e
protezione degli sviluppi potenziali dell’attività del titolare: l’individuazione del
momento in cui sorge il diritto coincide con il deposito della domanda di registrazione e
chiunque voglia procedere alla registrazione di un marchio può accertare se sussistono
diritti di terzi su quel segno consultando agevolmente i registri pubblici; inoltre, il
marchio registrato può estendersi anche a merci non attualmente prodotte dal titolare,
ma che, rientrando nella classe per la quale è stata ottenuta la registrazione, potrebbero
esserlo in futuro
277.
Al contrario, l’assetto imperniato sull’uso comporta incertezza, opacità e difficoltà
nell’estendere l’esclusiva a settori “vicini” all’attività attualmente in essere:
l’individuazione del momento genetico è incerta e, spesso, richiede difficoltose attività
istruttorie; tuttavia, diversamente dalla registrazione che sconta costi elevati e una
potenziale rarefazione dei segni disponibili come marchi
278, aspetti positivi del sistema
fondato sull’uso sono individuabili nella quasi totale assenza di oneri pecuniari e nella
corrispondenza dell’esclusiva con l’effettivo interesse del titolare al mantenimento in
vita del segno sul piano dell’ambito della tutela sia merceologica che territoriale
279.
riconosciuto alcun valore costitutivo, la “sopravvivenza” del marchio di fatto e la sua valenza ostativa alla registrazione del marchio comunitario conseguono alla presa d’atto del fatto che la più parte degli ordinamenti dei paesi membri sono normativamente non improntati al totale sacrificio del marchio di fatto».
277
Così CARTELLA, op. cit., p. 15. 278
Così RICOLFI, I segni distintivi. Diritto interno e comunitario, cit., p. 34. 279
In questi termini CARTELLA, op. cit., p. 15-16, il quale rileva che «il sistema organizzato sull’uso può essere coerente con una realtà “domestica”, mentre solo uno che ruoti attorno alla registrazione è idoneo a soddisfare le esigenze proposte dal commercio internazionale».
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