La nascita di un bambino affetto da labiopalatoschisi rappresenta un evento che crea ansie e paure nei genitori che temono di non essere in grado di fornire un’alimentazione adeguata. La presa in carico da parte di un’equipe multidisciplinare competente e adeguatamente formata rappresenta l’approccio più appropriato per rendere i genitori autonomi nella gestione dei bisogni del neonato. Un percorso educativo precoce e strutturato in protocolli è fondamentale per avviare e mantenere un corretto allattamento che permetta la crescita del neonato con latte materno al seno o al biberon. Infatti, i neonati con LPS spesso presentano difficoltà di alimentazione precoci e l’instaurazione
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di un costante aumento di peso e crescita è considerata una priorità di un’appropriata gestione neonatale.
Il supporto per l’allattamento da parte degli operatori sanitari è vissuto come l’intervento più importante che il sistema sanitario dovrebbe offrire. Le incoerenze e la discordanza tra gli operatori sanitari possono avere un’influenza negativa per le madri ed andrebbero evitate.
Esistono varie metodiche per avviare un buon allattamento, tuttavia non sono universali e in base allo stato di gravità della schisi potranno essere, o non essere, utilizzate. È possibile per i bambini essere allattati al seno, soprattutto chi ha schisi isolate in quanto hanno maggiori possibilità di riuscita. Le madri consapevoli dei fattori legati all’alimentazione e di quanto siano importanti per la loro crescita e sviluppo risultano più motivate ed aderenti al percorso educativo. Di contro le madri che non hanno avuto le necessarie informazioni risultano scoraggiate dalle prime difficoltà e preferiscono l’allattamento con latte artificiale. I fattori che influiscono sulla decisione di una donna di allattare includono le opinioni e il supporto del partner, della madre e degli operatori sanitari. Dal momento che le prime esperienze con l’allattamento possono influenzare notevolmente il tempo per cui una donna continua ad allattare, la mancanza di supporto da parte degli operatori sanitari può essere un ostacolo significativo
L’infermiere, quindi, diventa la figura responsabile del follow-up nel rooming-in h24 e nell’attenzione di base, oltre che figura che dovrebbe fornire supporto emotivo, orientare e chiarire le madri che hanno recentemente partorito sui dubbi riguardanti l’alimentazione neonatale che non è stata facilitata. La terapia infermieristica di incentivo all’allattamento al seno dovrebbe iniziare nel prenatale, fornendo gli orientamenti pertinenti al caso specifico che deve continuare nel post-natale, fino all’efficacia della pratica dell’allattamento al seno. I protocolli di gestione per l’allattamento al seno dei bambini con LPS mostrano che è possibile questo processo, ma ciò richiede una precedente valutazione individuale dei casi da parte del medico e l’orientamento e il follow-up delle madri dell’infermiere qualificato per esercitare tale pratica. Il latte materno, che sia al seno che attraverso ausili, deve essere fornito prima del tentativo di introdurre il latte artificiale.
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In conclusione, l’assistenza infermieristica pre e postpartum ha portato a una migliore capacità delle madri di allattare al seno e di conseguenza a un miglioramento della conoscenza e delle prestazioni nei bambini con labiopalatoschisi.
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CONCLUSIONI
Da questa ricerca è emerso che ci sono pareri discordanti riguardanti l’allattamento al seno, e come, alle volte, la letteratura si discosti dall’applicazione pratica. Nella letteratura emerge l’importanza di sostenere l’allattamento, ma non sempre i genitori vengono istruiti e seguiti adeguatamente e l’allattamento viene vissuto con ansia perché, a causa del difetto nella conformazione anatomica della bocca e del palato, esso sia praticamente quasi impossibile. La letteratura sostiene anche l’importanza del latte materno e di quanto apporti dei benefici nel neonato, e, di quanto, deve essere preferito alla formula artificiale finché esso sia possibile. La questione alimentazione è molto varia, non esiste studio che sostenga la maggior efficacia di un metodo di alimentazione piuttosto che un altro, forse per via delle individualità patologiche, del tipo di schisi, di ciascun bambino. Tutto è rimandato al genitore che attraverso l’educazione da parte dell’operatore sanitario e alla quotidianità dovrà trovare ciò che meglio per il proprio bambino. Quindi il genitore sarà una figura estremamente importante nella presa in carico. La letteratura sostiene l’importanza dell’informazione, del sostegno, ma nella pratica non sempre questo succede. Fortunatamente ci sono realtà in cui i genitori sono al centro di tutto il progetto di cura insieme al bambino e vengono seguiti da specialisti.
L’infermiere deve essere in grado di educare i genitori nella gestione del bambino con LPS nella vita quotidiana per potersene prendere cura e alleviare il senso di colpa che spesso riferiscono di provare qualora le madri non riuscissero a nutrirlo adeguatamente.
Sulla base dei risultati della letteratura analizzata e dalle considerazioni espresse, è fondamentale incrementare la formazione specialistica per gli infermieri che assistono i genitori e i bambini con labiopalatoschisi. La terapia infermieristica di efficace incentivo all’allattamento al seno dovrebbe iniziare nel prenatale, fornendo gli orientamenti pertinenti al caso specifico che deve continuare nel post-natale fino all’efficacia dell’allattamento. Il professionista infermieristico deve valutare la fattibilità dell’allattamento al seno e comprendere la capacità fisica di ciascun bambino. Tenendo conto dell’interesse della madre per l’allattamento al seno, il supporto tecnico qualificato diventa fondamentale per incrementare la conoscenza e l’infermiere è indicato come professionista qualificato per guidare in questo modo verso la tecnica migliore per avviare l’allattamento al seno. La partecipazione dell’infermiere allo screening, all’accoglienza e al rinvio della madre è fondamentale.
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