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Lo sfruttamento da parte delle aziende dei lavoratori con contratti a tempo determinato e part-time, l’enorme abisso fra il guadagno dei lavoratori regolari e quello dei lavoratori non-regolari, l’alto tasso di disoccupazione, l’insicurezza nel campo del lavoro, l’elevato numero di lavoratori non- regolari tra i giovani, la riduzione degli investimenti da parte delle grandi compagnie per la formazione dei propri dipendenti: sono queste le principali caratteristiche del mercato del lavoro. La stagnazione economica e l’insicurezza finanziaria personale spingeranno ancora più in basso il tasso di natalità, incentivando così il declino della popolazione e della forza-lavoro. Tutto ciò potrebbe potenzialmente diventare un circolo vizioso, finendo addirittura col sopprimere la produttività giapponese. A meno che, naturalmente, non vengano prese delle serie misure a riguardo.59

Da questa visione globale della situazione socio-economica giapponese degli ultimi vent’anni, risulta evidente che i giovani ricoprono una posizione sempre più vulnerabile. Il costante invecchiamento della popolazione si riflette inevitabilmente nell’invecchiamento della forza- lavoro, ripercuotendosi negativamente sulle possibilità di impiego per i lavoratori più giovani. Poiché un buon numero di impiegati di età avanzata gode ancora dei privilegi dati dal sistema salariale basato sull’anzianità di servizio (nenkō joretsu seido), i giovani incontrano difficoltà sempre maggiori nella ricerca di un posto di lavoro, vedendosi così negata la

58 Ibidem.

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possibilità di risparmiare per la propria sicurezza economica futura. La crisi economica, inoltre, ha reso sempre più difficile per loro trovare un posto di lavoro sicuro e stabile per la vita. Al contrario, essi si trovano in una situazione sempre più insicura con occasioni sempre minori di trovare un lavoro a tempo indeterminato. Il sistema educativo poi, che una volta garantiva un impiego sicuro a coloro i quali si impegnavano seriamente nello studio, sta diventando sempre meno meritocratico, costringendo molti ragazzi provenienti dalle famiglie di ceto medio-basso ad abbandonare l’idea di entrare nelle università più prestigiose.

Come se non bastasse, dopo la triplice tragedia dell’11 marzo 2011 lo stato di ansia nei confronti del futuro si è inevitabilmente amplificato, soprattutto a causa della minaccia invisibile delle radiazioni causate dall’incidente nucleare di Fukushima. Al di là dello stato di crisi, però, è importante considerare la situazione socio-economica giapponese anche da un punto di vista più generale, comparandola con altre realtà. Una delle caratteristiche più interessanti del Giappone contemporaneo è che, nonostante tutti i dibattiti interni circa i problemi economici e sociali, all’inizio del 2011 il Paese risulta comunque essere una potenza mondiale, seconda soltanto agli Stati Uniti e alla Cina, continuando a detenere il record di nazione con l’aspettativa di vita più alta e il tasso di mortalità infantile più basso; inoltre il Giappone vanta uno tra i più elevati gradi di educazione e di alfabetizzazione, e uno tra i più bassi tassi di criminalità, uso di droghe e illegittimità. Perciò, sebbene nel Giappone odierno ci si trovi a dover sostenere un maggior numero di difficoltà rispetto alle generazioni immediatamente precedenti, la gioventù risulta essere comunque in una posizione privilegiata rispetto a moltissime controparti in quasi tutto il resto del mondo.60

60 Dati tratti da: “Statistical Handbook of Japan 2011”, pubblicato da Statistics Bureau,

Ministero degli Affari Interni e delle Comunicazioni, Giappone, http://www.stat.go.jp/english/data/handbook/, 18-03-2012.

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Ma qual è la visione che i giovani hanno del proprio futuro? Troppo a lungo essi sono stati bollati come apatici e privi di interesse politico,61 e

probabilmente non del tutto erroneamente. Ma un nuovo atteggiamento sta cominciando a caratterizzare le giovani generazioni, dato dalla riscoperta di una coscienza personale e dalla voglia di garantirsi un futuro, se non brillante, quantomeno dignitoso. Le problematiche che contribuiscono all’insicurezza nel futuro, notevolmente amplificate dalla tragedia del terremoto e del disastro nucleare, non possono più essere ignorate, e i giovani se ne stanno rendendo conto. L’atteggiamento che la maggior parte di essi ha assunto nei confronti delle problematiche attuali e del futuro è caratterizzato da un approccio innovativo, a partire dal luogo in cui questi dibattiti vengono affrontati: il web. I social network, ad esempio, sono piazze virtuali in cui la discussione e lo scambio di opinioni non sono mai stati così facili e in cui ci si riesce ad esprimere in modo molto più diretto ed incisivo. Come? Usando la creatività. Con questo termine mi riferisco a tutte quelle espressioni culturali che vanno oltre il semplice uso della retorica: la musica, la danza, la pittura… ma anche l’utilizzo stesso del computer e di tutti i mezzi di comunicazione e dei social media al fine di comunicare il proprio pensiero in modo alternativo e sempre più incisivo, associando immagini, suoni e parole e producendo così forme d’arte – intesa nel suo significato più ampio – continuamente nuove e creative, ma sempre con il fine ultimo di veicolare ed esprimere le proprie idee. Il passaggio dal mondo virtuale a quello reale, poi, è un processo spontaneo che concretizza ciò che nasce e si diffonde su internet.

L’esplosione delle espressioni creative dei giovani in campi come l’arte, la moda e lo spettacolo sta facendo pensare che ci si stia avvicinando alla nascita di una popolazione più equilibrata e attenta a prendersi cura della società in cui vive, una popolazione che non ha più

61 David H. SLATER, 3.11 Politics In Disaster Japan: Fear And Anger, Possibility And Hope,

pubblicato da “Cultural Anthropology” nella rubrica "Hot Spots: 3.11 Politics in Disaster Japan", 26 luglio 2012, http://culanth.org/?q=node/409, 31-07-2012.

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l’unica fissazione della sicurezza e del benessere finanziario (caratteristica che accomunava gran parte della popolazione nel periodo del Giappone benestante degli anni Ottanta), ma che piuttosto vuole prestare un’attenzione sempre maggiore allo sviluppo personale e sociale.62

62 Roger GOODMAN, “Shifting Landscapes…” in Roger Goodman, Imoto Yuki e Tuukka

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Capitolo Secondo

Giappone e attivismo