• Non ci sono risultati.

Dando uno sguardo all’etimologia dei termini legati alla sfera del Carnevale abbiamo potuto apprendere le origini della nascita e la tradizione (Anni di storia sulla sua pelle…) della festività e dei suoi “ingredienti” (Carnevale siamo noi) carri, maschere, musica e soprattutto satira, attraverso la quale il Carnevale registra la situazione del momento. In origine circoscritta alla piccola comunità, al villaggio, man mano che il cerchio sociale si allarga, anche i bersagli della satira cambiano dimensione e prospettiva, si passa a bersagli più generali, ai rappresentanti di governo, ai politici, alla chiesa, fino a raggiungere una dimensione sovranazionale. Nata come rito di rinnovamento del ciclo annuale, ha assunto poi un carattere di critica dei costumi, delle usanze, delle abitudini, dei modi di pensare e di agire. Attraversando la storia del Carnevale abbiamo potuto constatare che i temi scelti oggi dai carristi, che siano un remake dei vecchi temi del passato oppure temi legati ai nuovi strumenti tecnologici e ai nuovi mezzi di comunicazione, hanno, nei confronti degli spettatori, un effetto dirompente, sia per come vengono realizzati, che per la grandiosità delle costruzioni ma soprattutto per l’ironia con cui vengono trattati.

Dal punto di vista tecnologico, e mettendo a confronto la tradizione Vs l’innovazione, abbiamo analizzato:

IL PRIMA: il bozzetto di un carro in origine veniva dipinto o disegnato con tecniche diverse a seconda della caratteristica dell’autore (pittore, grafico, scultore). Oggi può essere realizzato, con l’aiuto del computer e di programmi di grafica digitale, supporto non indifferente, che viene in sostegno al carrista, sia da un punto di vista artistico che tecnico L’essenziale è comunque la necessità di avere la capacità di sviluppare un’idea in maniera originale e saper cogliere il senso radicato nella tradizione del Carnevale di Viareggio: la satira, con espressioni che vanno dalla pacata ironia, fino allo scherno e all’invettiva sferzante

.

IL DURANTE: le nuove tecniche di modellazione, che hanno sostituito o affiancato la scultura in creta e tutta la lavorazione conseguente, non hanno esautorato il carrista, bensì lo hanno aiutato a risolvere problemi pratici e tempistici, permettendogli di bipartire la lavorazione con l’utilizzo della tecnica a specchio, modellare attraverso pennelli virtuali o scansioni di oggetti reali e effettuare modifiche in tempo reale. L’uso del polistirolo ha consentito, oltre a sostituire le complicate formature in gesso, la possibilità di essere “incartato” direttamente, mantenendo la sua leggerezza, eliminando i diversi passaggi e diminuendo i tempi di attesa, tutto ciò non a scapito del risultato, ma anzi con ottimi effetti. Infine, abbiamo visto che le nuove tecniche di movimento, l’utilizzo di motori, pistoni e bielle in aggiunta a corde e carrucole, non hanno alterato le caratteristiche “impacciate” e grottesche

del mascherone, ma hanno supportato il carrista nell’attuazione di movimenti molto più elaborati, aiutandolo anche in quelli più semplici, ma soprattutto hanno portato, oltre a una minore fatica, una maggiore sicurezza e minor rischio per gli addetti ai lavori.

Il termine “tradizione” deriva dal latino traditio che indica l'atto di tradere, da trans-dare, con il significato di consegnare ed anche “trasmettere”, come un'eredità, una memoria, una notizia, un insegnamento, una sorta di passaggio del testimone. Nel linguaggio comune "tradizione" significa, anche e soprattutto, "abitudine" e "tradizionale" è ciò che è entrato a far parte della consuetudine. Che il mondo intorno a noi cambi, è una necessità, ma non dobbiamo cambiare a tutti i costi, a prescindere dalla sua utilità. Spesso il termine tradizione è usato per indicare ciò che appartiene al passato e che va dunque combattuto, ma allo stesso tempo si presta a infondere un certo senso di sicurezza e stabilità, in contrapposizione alla crescente apprensione e diffidenza verso certi discutibili aspetti del "progresso".

Il termine “innovazione” deriva dal termine latino innovatio composto dalla particella in e

novare da novus, ossia alterare l’ordine delle cose stabilite per fare cose nuove. È un termine

non facile da definire, la definizione “mutare qualcosa, aggiungendo nuovi elementi” riportata dal vocabolario, non è del tutto soddisfacente, perché troppo generica e indefinita.

Eric Reiss, uno dei massimi esponenti mondiali dell’architettura dell’informazione, ci trasmette una definizione ben più congeniale anche al mio pensiero: “Innovare significa trasformare i problemi in soluzioni”, secondo Reiss, infatti, “qualcosa di innovativo è qualcosa di utile”, utile a risolvere un problema. Innovazione, quindi, come il contrario di rifiuto dell’aggiornamento, di immobilismo.

Innovazione vista come “azione” e non come “rassegnazione”.

I due termini: tradizione e innovazione, pur essendo ‘antitetici’ possono in qualche modo coesistere, è possibile tramandare la tradizione innovando ma non innovare senza rispettare la tradizione, così come non è accettabile cambiare tanto per cambiare, ricercare il nuovo solo perché novità, senza riflettere se questo cambiamento sia, davvero, utile, migliorativo, rispetto all'esistente. Innovare non deve significare gettare via l’esistente, solo perché considerato vecchio o obsoleto, sostituendolo con altro, ma si deve conservarlo tenendo conto del patrimonio, dei grandi valori del passato, perfezionandolo, migliorandolo, rendendolo più fruibile, più adatto ai propri bisogni. La “tradizione” rappresenta la nostra identità, le nostre radici, non è giusto rinnegarla, rifiutare il vecchio solo perché è antico e accettare il nuovo, solo perché è una novità, buono e nuovo non sono termini intercambiabili.

Potremo definire quindi l’innovazione come un processo di crescita, di modifica e miglioramento dell’esistente, adattandolo costantemente alle nuove, svariate esigenze.

SECONDA PARTE

IL 3D COME STRUMENTO

DI DOCUMENTAZIONE

DI CIO’ CHE E’ EFFIMERO

Documenti correlati