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Effimero dal lat. tardo ephemĕru(m), dal gr. ephḗmeros ‘di un sol giorno’, comp. di epí, con valore distributivo, e hēméra ‘giorno’.

Con il concetto di effimero viene introdotta nell’arte una componente tradizionalmente ignorata o trasgredita: il tempo, che, introdotto nella fase costitutiva di un’opera d’arte, produce l’aggiornamento del concetto di arte al modello culturale che caratterizza la società contemporanea, basato sulla relatività e sulla transitorietà.24

Declinazione emblematica dell’arte effimera è la performance, in ogni sua accezione e variante storica, cioè quel complesso di esperienze che si mostrano con la presenza fisica dell’uomo e dei mezzi, sostituendo all’opera convenzionalmente intesa l’instabilità di atti, gesti, situazioni che non hanno pretese di durata e di consistenza materiale.

Gli antichi cerimoniali indiani, il Carro di Tespi, le Sacre Rappresentazioni, il Teatro giapponese del Nô, che abbiamo incontrato nello studio della prima parte di questo elaborato, parlando delle origini del Carnevale, possono vedersi come precorritori dell’arte effimera, così come le più recenti Avanguardie storiche quali il Futurismo, Dada, e quel Surrealismo che dei dadaisti aveva ereditati lo spirito beffardo e «il loro caratteristico cattivo gusto». Anche l’installazione rientra nella sfera dell’effimero, poiché ha il requisito della durata limitata e si affida, come la performance, alla multimedialità, che recupera il “fatto” del “fare”, presentando i risultati dell’azione formatrice.

All’arte effimera non è preclusa alcuna esperienza creativa e comunicativa, né l’utilizzo dei più diversi ed eterogenei materiali, strumenti e linguaggi, dall’azione scenica alla lettura interpretativa di testi, dalla fotografia alla musica (o al suono), dalla poesia al “segno visivo inteso in termini più o meno tradizionalmente tangibili”.

Ogni anno, durante l'ultima settimana di febbraio e le prime due di marzo, più di seicentomila persone giungono da tutto il mondo per partecipare alle sfilate del Carnevale di Viareggio. Il Carnevale è il mondo effimero per eccellenza, i carri allegorici che sfilano sul lungomare, vere star di questo appuntamento, hanno vita breve, perché vivono lo spazio di cinque giornate, sono destinati alla distruzione per lasciare spazio alle nuove creazioni e chi non ha avuto la “fortuna” di poter godere con i propri occhi la maestosità di queste costruzioni, perde per sempre l’occasione di farlo.

L’obiettivo diventa allora quello di riuscire a ricostruire “la memoria delle opere che non ci sono più o in breve non esisteranno più nella loro forma originale, conservare l’oggetto è conservarne l’esperienza, salvarne la memoria e la “serie” di associazioni che essa attiva.

Nel rivalutare la fisicità dell’opera non si perde l’azione che ha prodotto il risultato, anzi proprio a questo viene affidato un suo nuovo senso di opera d’arte.

Le fotografie scattate nel momento della sua nascita, i video registrati al momento della sua presentazione al mondo, possono far comprendere l’estetica dell’opera e conservare come prova di un qualcosa che non c’è più, ma con le nuove esigenze tecnologiche abbiamo anche bisogno di un cambiamento del sistema di fruizione per i suoi utenti.

È ormai necessario informatizzare, gestire la vita di un’opera effimera usufruendo di supporti mediatici per illustrarla e portarne memoria, cosa che necessita al contempo di un’educazione alla lettura mutevole dell’opera stessa.

Alla Cittadella del Carnevale di Viareggio è attualmente allestito il museo del Carnevale, dove è possibile fruire “fisicamente” di un patrimonio storico, artistico e culturale di oltre un secolo con al suo interno uno stand didattico che illustra le diverse fasi della realizzazione di un’opera in cartapesta e racconta attraverso documenti originali, bozzetti, manifesti e modellini in scala di alcuni dei carri più rappresentativi, la gloriosa storia del Carnevale di Viareggio.

Tra le possibilità future, lo sbocco naturale per il mio progetto, prevederebbe l’aggiunta al suo interno di un’ala dedicata a un museo virtuale con una sala multimediale dove poter visionare tutte le opere in alta definizione e i modelli tridimensionali ricostruiti dai vari carri allegorici.

Su di un grande schermo collocato davanti a una consolle touch-screen, il visitatore potrebbe esplorare l’opera per poterne esaminare i dettagli e i particolari solitamente inaccessibili o di difficile lettura. Questo costituirebbe un prezioso strumento di consultazione e fruizione sia per l’utenza specialistica che per il pubblico interessato, permettendo altresì l’utilizzo dell’archivio digitale anche per finalità educative, attraverso lo sviluppo di percorsi didattici personalizzati e tematici con il coinvolgimento delle scuole.

L’archivio digitale interattivo sarebbe progettato in modo da consentirne una continua espandibilità, iniziando da questo lavoro, quale esempio pilota dei risultati che si possono ottenere con una tecnologia a basso costo, come quella dell’acquisizione da immagine, che esploreremo in seguito.

Partendo da una considerevole acquisizione di dati è possibile creare un importante archivio digitale, in modo da permettere, anche se non immediatamente, una successiva rielaborazione del dato acquisito, misurato, e ottenere in qualsiasi momento una riproduzione virtuale del modello tridimensionale di qualunque carro costruito e creare così un patrimonio virtuale di potenzialità future senza disperderne le tracce e a partire dal quale sarà inoltre possibile anche una sua eventuale ricostruzione fisica.

Sarebbe, inoltre, interessante poter ricostruire virtualmente tutti i vari modelli tridimensionali dei carri più importanti della storia del carnevale, lunga più di un secolo, e arrivare a realizzare un percorso virtuale dove sia possibile esplorare tangibilmente la storia tecnologica fin dalle sue origini.

Un progetto questo, più arduo, in quanto per i carri del passato non è stato creato alcun archivio digitale e non esistono che poche immagini; la tecnologia da utilizzare non può essere, pertanto, la stessa utilizzata per le opere presenti fisicamente, ma la loro ricostruzione può solo essere affidata alla modellazione manuale, che vedremo alla fine di questa seconda parte.

Con questa tecnica non è possibile raggiungere la precisione, con informazioni metricamente affidabili, come nel caso della ricostruzione da immagini, ma i risultati, sono comunque apprezzabili.

L’arte del modellatore digitale prevede tempi e capacità di lavorazione molto elevati e un costo piuttosto notevole, poiché un modeler 3D è un artista multimediale che deve avere, oltre a una profonda conoscenza delle applicazioni e dei software, anche e soprattutto un talento artistico naturale.

È quindi necessario un progetto più appropriato, con una ricerca di fondi, che potrà avvenire con contributi da parte di enti finanziari oppure attraverso un progetto europeo.

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