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Conclusioni

Nel documento Studi sul Lancelot en prose (pagine 45-51)

La menzione della materia arturiana nella Chanson de Seisne mal si adatta alle opere in prosa; un quarto di secolo più tardi, infatti, il Lancelot viene citato non come esempio di conte “vain et plaisant”, ma come testo che trasmette una verità. Qualche decennio dopo Filippo di Novara farà riferimento agli insegnamenti di Pharien nel suo

Quatre âges de l’homme, in funzione didattica.

L'adozione della prosa, voie large et pleniere121, contribuisce a strutturare una

nuova letteratura arturiana, quella delle summae cicliche della prima metà del XIII secolo, di cui il Lancelot è uno dei primi testimoni.

L'etica cavalleresca è senza dubbio l'ideologia politica preponderante nel romanzo, ben al di là dell'eco di contese monarchiche e di una presa di posizione nazionale. L'idealizzazione della società feudale è proposta in netta contrapposizione con un presente in cui i rapporti di potere e i valori stanno cambiando: fierezza, generosità, fedeltà sono messe in discussione. Il discorso della storiografia prodotta dall'aristocrazia (in contrapposizione a quella monacale e monarchica dell'abbazia di Saint Denis) propone lo stesso punto di vista, usando procedimenti di scrittura simili. Si ricorderà che la culla della storiografia in prosa vernacolare è il Nord-Est della Francia, Fiandre e Champagne in

120 Micha 1987, p. 292.

121 Brunetto Latini (Carmody 1975): «la voie de prose est large et pleniere, si come est hore la comune parleure des jens».

Capitolo secondo. Ambiente di produzione e prima ricezione

primis.

Lo spazio geografico del Lancelot è costuito da un'Inghilterra immaginaria e da un territorio continentale ricco in riferimenti concreti a località francesi, che si concentrano nel Berry e nelle regioni attigue. L'opera è con ogni probabilità composta in Francia, come provano anche lo spostamento dell'universo dell'avventura sul continente mediante un riutilizzo abile delle cronache arturiane e la conoscenza della storiografia di stampo monarchico francese.

Si è detto come i domini di Aramont, da cui dipendono quelli di Ban e che Lancillotto vorrà riconquistare, corrispondono sostanzialmente ai territori plantageneti prima delle perdite inflitte a Giovanni Senza Terra nelle prime due decadi del XIII secolo. Nell'ambito della mouvance anglo-angioina la trilogia Lancelot-Graal (Lancelot, Queste e

Mort Artu) viene dunque dedicata al re Enrico e attribuita al chierico della sua corte

Gautier Map. Un'indicazione tanto precisa, infatti, non può essere frutto di un legame astratto tra Artù e Enrico II (che è nostra, di lettori moderni), a meno di cinquant'anni dalla morte del sovrano; la trilogia avrebbe potuto essere dedicata ad un signore francese, come altri romanzi arturiani, ma non lo è stata: sembrerebbe trattarsi, in questo caso sì, di una scelta che proviene da un orientamente politico ben preciso.

Se il Lancelot-Graal è composto, o precocemente letto e copiato, in un ambiente di influenza anglo-angioina122, ciò potrebbe valere o meno per il Lancelot propre123. La

Francia, nel senso moderno, è senza dubbio patria di chi lo compone, ma i territori che spettano all'eroe corrispondono al tempo ai domini continentali della corona inglese. Micha 122 Le ipotesi di N. Carman, che chiama in causa la famiglia di Guillaume le Marechal e le monache di Fontevraud e Amesbury/Salisbury (e scomoda perfino l'anziana Eleonora d'Aquitania), non sono completamente da scartare. Già si è accennato al Maresciallo d'Inghilterra, si considerino qui le monache fontevriste. L'abbazia di Fontevraud, in Angiò, è fondata da Roberto d'Arbrissel nel 1101, che si ispira alla regola benedettina; nel 1177, sul sito di una precedente abbazia, viene creato a Amesbury in Inghilterra un priorirato dell'ordine di Fontevraud. Le badesse che si susseguono a capo delle due abbazie all'inizio del XIII secolo formano un elenco straordinario, composto da nobildonne principalmente legate alla contea di Champagne e Borgogna. Nel mouster royal sono seppelliti Enrico II (1189), Eleonora d'Aquitania (1204) e Riccardo Cuor di Leone (1199). Di seguito, le badesse di Fontevraud nel periodo che ci interessa.

1194-1207: Matilde III di Boemia. Vedova di Thibaut le grant, conte di Champagne

1207-1208: Maria di Borgogna o di Champagne. Figlia della precedente e di Thibaut; vedova del duca di Borgogna

1208-1209 : Alice di Borbone o di Champagne. Figlia della precedente abbessa e di Eudes II di Borgogna 1209-1218 : Alice di Champagne. Nipote di Matilde III

1218-1228 : Berta. Di origine sconosciuta 1228-1244 : Adele di Bretagna.

123 Si intenda per Lancelot propre il romanzo non inserito nella trilogia, ma piuttosto pensato come continuazione del Joseph e del Merlin in prosa. Vd. Combes 2011, in part. il capitolo Un cycle paradoxal.

aveva infine indicato il Berry come origine dell'autore, a causa dei numerosi riferimenti geografici nel romanzo124; ciò ben si accorda al fatto che Berry, Turaine, Angiò e Poitou

giocano un ruolo chiave negli stravolgimenti territoriali del periodo e sono annessi alla corona francese solo nel 1214, con il trattato di Chinon: per essere riconosciuto come sovrano e ottenere una tregua di cinque anni, Giovanni Senza Terra accetta di lasciare i propri possedimenti continentali, tranne l'Aquitania, e di pagare un'ingente somma, a Filippo Augusto. La piccola e grande nobiltà di queste terre – Ban de Bonoyc e Bohors de Gaunes?– doveva trovarsi a mal partito, minacciata dalla Francia – Claudas?– e abbandonata dal sovrano d'Inghilterra – Artù?–.

L'alternativa al Berry, come luogo di composizione del ciclo, è la Champagne125.

La geografia interna del romanzo vi è molto vicina, ma soprattutto si tratta di un terreno fertile «for a monumental Arthurian project»; non solo per l'attività di Chrétien, ma anche per ciò che si evince dalle biblioteche, quella comitale e quelle cistercensi, che possedevano, se sommate, la seconda più grande collezione di manoscritti dell'Historia

Regum Britanniae dell'intero continente126. Le relazioni con il potere reale, seppur meno

complesse che in altre terre limitrofe, sono ambigue e l'autonomia del contado fragile: la Champagne potrebbe essere la provenienza di chi ha dato voce ad un'ideologia aristocratica conservatrice, «mined by the paradox of its own impossibility». La Champagne è inoltre una delle culle della storiografia vernacolare, che con il romanzo condivide caratteristiche formali e contenutistiche. Inoltre, per i legami con la nobiltà normanna127, che conosce il

giogo reale inglese prima e francese poi128, questa regione potrebbe essere un punto di

partenza per la ricezione anglo-angioina e la composizione del ciclo.

Si torni, infine, ai manoscritti. Le aree di prima ricezione del romanzo, stando ai testimoni a noi pervenuti, sono l'Est francese, cioè la Champagne e la Borgogna, e il dominio linguistico anglonormanno, sul continente o in Inghilterra. I più antichi codici (entro la metà del secolo) di origine champenoise e borgognona potrebbero indicare che la prima ricezione francese si concentra sul Lancelot propre, formalmente anonimo e più legato alle cronache (BnF fr. 768, BnF fr. 754, forse BnF fr. 752), mentre la ricezione in

124 Micha 1980, p. 294.

125 L'ipotesi è stata avanzata da ultmo in Warren 2000, pp. 170-177, a cui si rimanda anche per quanto segue.

126 Warren 2000, p. 172 e relativa bibliografia. 127 Ibid.

Capitolo secondo. Ambiente di produzione e prima ricezione

ambiente anglo-angioino porta alla composizione della trilogia, con la dedica al re Enrico (Lansdowne 757, Royal 19 C XIII, Rawlison D 899). Lo scarto cronologico tra ciò che indichiamo con i termini composizione e ricezione, soprattutto per l'ambito anglo-angioino, è minimo; tutti i manoscritti qui menzionati sono stati, anche se non all'unanimità, datati alla prima metà del XIII secolo, dunque a ridosso della creazione del romanzo.

E' difficile, in conclusione, proporre nette categorizzazioni per la prima parte di una tradizione testuale, manoscritta e a stampa, che sarà ricchissima nei tre secoli a seguire. Assai presto compaiono codici prodotti nell'Ile de France129 e un po' ovunque nel

Nord della Francia130. La possibilità di molteplici letture insita in ogni testo e

particolarmente ricca in un romanzo, che si fa ciclo, complesso e sfaccettato, hanno senz'altro promosso ricezioni in ambiti lontani da quello di origine. Solo lo studio approfondito dei singoli manoscritti e della storia della tradizione permetterà di meglio precisare questo quadro complesso. Allo studio della tradizione manoscritta saranno dedicati i prossimi capitoli.

129 Il lussuoso e particolarmente antico ms. di Rennes 255, che conserva Estoire, Merlin e Lancelot (datato 1215-225); la coppia Chicago, Newberry Library 21 e Paris, Arsenal 3347 (datati 1250 circa), su cui vd. Tavella 2013.

La tradizione manoscritta del blocco

Galehault. Una redazione intermedia

Nel documento Studi sul Lancelot en prose (pagine 45-51)