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Errori e varianti

Nel documento Studi sul Lancelot en prose (pagine 90-94)

II. Il manoscritto fr 1430 e la redazione lunga

II.2. Il blocco Galehault

II.2.2. Errori e varianti

Utilizzeremo in questa sezione la distinzione tra le redazioni La e Lb stabilita nel capitolo precedente. Attraverso una scelta di errori e varianti, vedremo che fr. 1430 appartiene stabilmente a La – si ricordi, per questa prima parte in cui conserva la redazione lunga del romanzo–, redazione spesso inferiore a quella di Lb, rappresentata qui dal testimone fr. 752 e dal manoscritto di Rennes33.

34fr. 1430 (c. 147rb) e Cambridge (MICHA, vol. I, p. 3): et por lui fist il si grant amor qu'il cria merci le roi Artu

fr. 752 (MOSÈS, p. 62): et por lui guerpi si grant anor qu'il cria merci al roi Artu

Rennes (c. 267rc): et por lui guerpi il si grant henor que il ala crier merci au roi Artu

Al momento della partenza per il Sorelois i due amici sono entrambi corrucciati: Lancillotto per la lontananza della dama, Galeotto perché ha paura di perdere l'amico; ma il dolore del principe delle Isole Lontane, così come la grandezza del suo sacrificio e del suo amore, non ha uguali, “kar il avoit mis en l'amor Lancelot tot ce que hom i pooit metre, cuer et cors, et tote honor, qui miels valt” (Micha II, 2). Il testo continua glossando quest'ultima frase: gli aveva donato il corpo, tanto che avrebbe preferito vedere la propria morte piuttosto che quella di Lancillotto; gli aveva donato il proprio cuore, che non poteva 32 Meno nel ms. di Grenoble Bibl. Mun. 865, che riporta “carneus amis”; ma amis potrebbe essere

singularis del codice di Grenoble, se non appare, come riportato nelle varianti di MICHA, in Add. 10293

e fr. 344. Vd. nota precedente.

33 Vd. infra, capitolo II, nota 33 e nota 35.

avere gioia senza di lui. A questo punto si inserisce la variante riportata sopra: la perdita dell'onore, in Rennes e fr. 752, si somma a quelle appena elencate. La lezione di fr. 1430 e Cambridge, seppur accettabile, sembra inferiore e “faire amour” facilior rispetto a “guerpir henor”.

fr. 1430 (c. 147va) e Cambridge (MICHA, vol. I, p. 4): cum m'a trahi cil qui si prodom estoit

fr. 752 (MOSÈS, p. 62), Rennes (c. 267rc),

fr. 344 (c. 277rb): com m'a trahi qui si proudome me tolt

Galeotto durante la notte, sicuro che l'amico dorma, dà sfogo al suo dolore. Nella lezione di fr. 1430 e Cambridge, il “preudom” non può che essere Lancilotto stesso o il re Artù; ma l'uso del passato – “estoit”– rende la lettura poco plausibile. Il riferimento, in un momento di disperazione, a Ginevra, “qui si proudome me tolt” come nella lezione di fr. 752, Rennes e fr. 344, è da preferire. “estoit” potrebbe derivare da una lettura erronea di “me tolt”, data la vicinanza paleografica, a cui viene poi aggiunto “cil” che rafforza il relativo.

fr. 1430 (c. 147va): Tote nuit mena Galeoht ceste dolor dusqu'au ior; et s'il out assez duel, et Lanceloht fu tote nuit assez a eise, car tote nuit dormi

Cambridge (MICHA, vol. I, p. 4): Tote nuit demena Galehout ceste dolor desi au jor; et se il ot auques duel, et

Lancelos fu auques a eise, kar tote nuit dormi

fr. 752 (MOSÈS, p. 62) e fr. 344 (c. 277rb): Tote nuit mena Galehot ceste dolor desci al jor; et s'il ot assez dolor, Lanceloz ne fu pas esé

Rennes (c. 267rc): Tote nuit mena Galeholt ceste dolor desiqu'au ior; et se il ot assez mesaise, Lanceloz ne refu pas hors de paine

La variante oppone un Lancillotto tranquillamente addormentato (fr. 1430 e Cambridge), accanto all'amico angustiato, a Lancillotto sofferente (fr. 752, Rennes e fr. 344). La sintassi zoppicante in fr. 1430 e Cambridge spinge a preferire la lezione di fr. 752, Rennes e fr. 344, e dunque l'immagine di un Lancillotto meno indolente.

fr. 1430 (c. 148ra): il est molt grant vilanie a si haut homme cumme vos estes quant il li meschiet par coper

Cambridge (MICHA, vol. I, p. 6): il est molt grans vilonie a si haut home com vos estes quant il li meschiet par un

fr. 752 (MOSÈS, p. 66): il est mult grant vilenie a si haut home com vos estes quant il li meschiet par ses corpes

Rennes (c. 267vb): il est molt grant vilenie a si haut home come vos iestes quant il li meschiet par ses corpes

Capitolo quarto. Dal manoscritto al testo

çouper fr. 344 (c. 277va): il est molt grant vilonie

que si haut home com vos estes quant quant il li meschiet en ses corpes

Mentre Galeotto cavalca appesantito dai tristi penseri, il cavallo inciampa su una pietra e il cavaliere cade. Lancillotto accorre per soccorrerlo, ma alla vista dell'amico privo di sensi sviene anch'egli per l'angoscia, tagliandosi un sopracciglio nella caduta35. Dopo

essersi confortati a vicenda, i due cavalieri risalgono a cavallo. Ma Lancillotto, ancora spaventato, prega Galeotto di badare a sé stesso: è indegno di un uomo così nobile quale voi siete provocare il proprio danno (fr. 752, Rennes, fr. 344)36. La lezione di fr. 1430 e

Cambridge potrebbe invece essere tradotta: è indegno che ad un uomo così nobile quale voi siete avvenga danno per un piccolo urto. Dato il tono grave delle parole di Lancillotto, che ricorre alla parola vilanie, sembra più probabile che egli insista sull'attitudine dell'amico, così corrucciato da dimenticare se stesso, piuttosto che sull'avvenimento, in sé banale, di un cavallo che inciampa.

fr. 1430 e Cambridge: j'ai bois et terres fr. 752, Rennes e fr. 344: j'ai ennor et

terres

Galeotto consulta i saggi chierici e spiega la propria situazione: “ho bisogno di consigli, dice, più che di ogni altra cosa; quanto al resto, non mi manca nulla. Ho onore e terre e beni in abbondanza, anche per un uomo più potente di me; ho abbastanza forza fisica e cuore, benché esso soffra; ed ho tra i miei amici molti uomini valorosi. Ma tutte le ricchezze che ho non mi possono davvero aiutare”37.

La variante potrebbe essere considerata adiafora, tanto più che bois si trova in coppia con terres. Consideriamo però erronea la lezione dei due manoscritti, perché la menzione dell'onore, all'interno di un discorso dal grande pathos, appare più appropriata, piuttosto che l'insistenza sui beni materiali.

35 Una versione diversa riporta la redazione breve, che omette il parallelo svenimento di Lancillotto. Vd. Punzi 2014.

36 Sull'uso di son cors per tradurre il concetto di persona (fino a poter sostituire il pronome personale, passando dal senso di “vita” a quello di “persona”), vd. GNAF, § 329.

37 BnF fr. 752 (MOSÈS, p. 116): "car en cest point n'ai je mestier fors de conseil, et il n'est gueres altre chose que je n'oie. Je ai ennor et terres et grant plenté d'avoir a un plus proudome que je ne sui; si ai assez et cors er coer, s'il fust a aise; et si ai charnex amis de mult prudomes. Mais totes les richesces que je ai ne me puent ci aidier".

fr. 1430: quant l'en vuelt a homme sa

plaie medeciner, l'en ne deit mie atorner si come sis cuers le requiert, mes si cum il est mestiers a la garison, car de la volenté do cuer ne vient pas la garison, mes de la bone medecine.

Cambridge (MICHA, § IV): quant on velt a home sa plaie medeciner, si ne li doit on pas atorner si com ses cuers voldroit, mais ensi com la garison le requiert: kar de la volenté del cuer ne vient pas la garisons, mais de la bone medecine

fr. 752 e Rennes: l'en ne li doit pas

atorner [soef] si com il voldroit, mais si [aprement] com la guerison le requiert: car de l' aprece vient la garisons et de la volenté la seurseneure

fr. 344: om.

Elia di Tolosa, il più saggio tra i chierici, incita Galeotto ad affidarsi a lui e seguire i suoi consigli se vuole ottenere la guarigione, anche quando la medicina gli sembrerà amara.

Nella lezione dei due manoscritti in esame, la valenza della volontà del cuore, ovvero della volontà individuale, è ridotta ai minimi termini. Variante interessante, sembra non di meno da considerare erronea nel sistema di valori del romanzo, che dà importanza, ad esempio, al pentimento, e dunque ad un movimento della coscienza del singolo.

fr. 1430 e Cambridge: car il oist par

aventure de tex paroles dont il eust grant honte et grant dolor a son cuer; si li en fust espoir a plus qu'il ne vos en sera

fr. 752, Rennes e fr. 344: car il oïst de

tes parolles dont il eust honte assez et dolor au cuer : si le portast un poi plus pesaument que vos ne feriez

Il maestro Elia prega Galeotto di far uscire Lancillotto dalla camera nella quale stanno parlando. Una volta rimasti soli, dà al principe un piccolo consiglio di vita: evitate di far soffrire la persona amata con notizie spiacevoli, anzi cercate di allontanare da lei ogni arrabbiatura e dolore38; in particolare, spiega il maestro, Lancillotto sopporterebbe

l'onta e il dolore peggio di come lo fareste voi.

La lezione di fr. 1430 e Cambridge è poco comprensibile e la parola espoir probabilmente erronea; l'editore, che la accetta a testo, sente il bisogno di offrirne in nota una traduzione, assai libera: «et il en aurait eu de la peine peut-être plus que vous n'en 38 BnF fr. 752 (MOSÈS, p. 135): "si vos aprendrai un petit d'enseignement mult profitable: gardez que devant home ne devant feme que vos amez de trés grant amor ne diez a vostre essient chose dont si cuers soit a malaise, que chascuns doit a son pooir destomier l'ire et le corroz de la chose qu'il aime".

Capitolo quarto. Dal manoscritto al testo auriez vous même»39.

fr. 1430 e Cambridge: plus soltiment en

avez parlé que maint autre ne feissent et ge vos respondré a ce selonc reson, si que vos le porroiz bien entendre

fr. 752 e Rennes: plus soltilment en

avez parlé que maint altre ne feissent et je vos respondrai selonc raison, car vos la savrez bien entendre

fr. 344: om.

Il maestro loda la finezza di ragionamento di Galeotto, che chiede delucidazioni su quale sia l'animale più forte del mondo.

La lezione dei due manoscritti, che recita si que, sminuisce l'ingegno del principe, invece di confermarlo attraverso la subordinata causale come nella lezione degli altri codici.

fr. 1430 e Cambridge: si vos penez ausi

bien de bien fere cum se vos cuidiez que vostre vie durast XXX ainz

fr. 752, Rennes e fr. 344: […] com se

vos saviez que vostre vie ne durroit que trente jors

Nella lezione di fr. 1430 e Cambridge si perde il senso: sapendo che la vita durerà ancora solo un breve periodo (trente jors, e non trente ainz), l'impulso ad agire bene è maggiore.

Nel documento Studi sul Lancelot en prose (pagine 90-94)