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RAPPORTO NAZIONALE SULL’ATTUAZIONE E L’IMPATTO DEL PROGRAMMA ERASMUS+

CONCLUSIONI E SUGGERIMENTI

Rispetto ai precedenti Programmi, Erasmus+ presenta un’architettura sicuramente più razionale, offre una visione d’insieme delle opportunità di sovvenzione disponibili e rende l’approccio alla progettazione più efficace e funzionale. Le due azioni gestite a livello decentrato (Mobilità e Partenariati strategici) e l’azione centralizzata volta al sostegno delle riforme delle politiche svolgono un’azione sussidiaria rispetto ai sistemi educativi e formativi dei vari paesi e potrebbero essere ulteriormente affinate in prospettiva futura al fine di incidere, in modo più significativo, sui sistemi degli Stati membri.

La mobilità ai fini dell’apprendimento per insegnanti, formatori, studenti e giovani risulta l’azione più conosciuta e apprezzata, nonché quella ritenuta più adeguata a rispondere ai bisogni delle persone, poiché incide sulle caratteristiche individuali e ha una ricaduta nei processi di insegnamento e apprendimento, oltre che nel sostegno all’inserimento nel mondo del lavoro. Che sia in ingresso o in uscita, la mobilità, attraverso il confronto europeo tra gli attori e la condivisione del know how acquisito in contesti diversi, ha il potere di incentivare la motivazione degli individui a intraprendere nuovi percorsi di apprendimento, anche attraverso modalità non standardizzate, a sostenere la crescita personale e a supportare l’inserimento professionale. Inoltre, la mobilità ha la potenzialità di riversare i propri effetti dagli individui alle istituzioni di appartenenza contribuendo, in particolare, al processo di internazionalizzazione delle istituzioni.

Continuare a sostenere la mobilità, garantendo la qualità dei percorsi di istruzione e formazione svolti all’estero appare, quindi, prioritario anche nell’ottica di una futura programmazione conferendo al brand Erasmus+ un valore aggiunto che ne rafforzerebbe il riconoscimento ufficiale a livello europeo e internazionale. Ampliare la platea dei beneficiari, consentendo l’accesso a target al momento esclusi (ad es.

studenti delle scuole secondarie superiori, etc.) e sostenere, con maggiore incisività, la partecipazione di soggetti con bisogni speciali e in situazioni di svantaggio sociale (anche migranti e rifugiati) renderebbe inoltre il Programma più inclusivo e con maggiore potenziale di impatto sociale.

Per assicurare, nel suo complesso, una maggiore efficacia e coerenza del Programma rispetto agli obiettivi europei, occorre certamente continuare a lavorare sul riconoscimento e la convalida delle abilità acquisite attraverso la partecipazione alle azioni; sulla diffusione e valorizzazione dei risultati raggiunti; sull’accesso a tutti i materiali e documenti prodotti in Erasmus+, nonché sulla progressiva estensione della dimensione internazionale. Inoltre, sarebbe necessario che le azioni di mainstreaming divenissero sempre più efficaci e mirate a promuovere tanto i risultati e i prodotti tangibili quanto quelli intangibili, relativi al potere che il Programma ha sulla crescita e il cambiamento dei singoli individui che lo animano, così come sul sistema a cui essi appartengono. Il valore aggiunto del Programma dovrà, quindi, essere reso più evidente, sia a livello dei sistemi a cui rinvia, sia a livello socio-culturale.

L’efficienza nell’attuazione del Programma trarrà sicuramente vantaggio dall’incremento complessivo della dotazione finanziaria che dovrebbe, però, essere anche accompagnata da un’operazione di razionalizzazione del budget e da un’ulteriore semplificazione delle procedure che, di certo, faciliterebbe il coinvolgimento di un numero maggiore di potenziali beneficiari. Una più forte sinergia e meccanismi di comunicazione più fluidi tra le sedi decisionali europee, le strutture operative e i responsabili nazionali consentirebbe, inoltre, di condividere a livello più ampio bisogni e aspettative dell’utenza e modalità efficaci di risposta.

L’incremento complessivo della dotazione finanziaria di Erasmus+ si pone per l’Italia non solo come esigenza di rafforzamento delle tre aree d’intervento già strutturate (istruzione, formazione e gioventù), ma anche come consolidamento delle innovazioni riformatrici introdotte con la riforma della Buona Scuola e

del Jobs Act. Infatti l’introduzione dell’alternanza scuola-lavoro universale ed obbligatoria per tutti gli studenti della secondaria superiore e l’avvio del sistema duale di apprendimento nella Formazione Professionale rappresentano profonde innovazioni che richiedono una rigorosa e tenace azione di implementazione al fine di ottimizzarne i risultati in termini di arricchimento delle competenze e di riduzione della troppo lunga transizione tra fine degli studi ed inserimento nel mercato del lavoro, che caratterizza la condizione dei giovani italiani. L’adozione di tali provvedimenti corrisponde inoltre all’esigenza di ridurre l’ancora pesante divario che la disoccupazione giovanile italiana evidenzia rispetto al resto d’Europa, oltre che incarnare, in un percorso coerente con le caratteristiche socio economiche del paese, quanto già esiste ed ha dato positivi risultati in molti altri paese dell’UE.

Fra le diverse azioni previste, la mobilità internazionale promossa da Erasmus + ha rappresentato per i giovani italiani uno degli strumenti più rilevanti per l’acquisizione di nuove competenze linguistiche, civiche e professionali, per favorire l’inclusione socio-lavorativa e soprattutto rappresenta agli occhi dei datori di lavoro una esperienza che qualifica fortemente il curriculum professionale.

La mobilità promossa da Erasmus+ è andata via via integrandosi all’interno dei piani dell’offerta formativa divenendo importante strumento per innovare i sistemi, indubbio esempio di successo nei pro-cessi di integrazione europea e di consolidamento dei valori di tolleranza, solidarietà, libertà, pace e di-ritti umani.

Al termine del percorso di riflessione comune che ha coinvolto le Autorità e le Agenzie Nazionali Erasmus+

in Italia, il valore aggiunto del Programma appare incontrovertibile. In un contesto generale di incertezze politiche e sociali, in cui movimenti antieuropeisti portano avanti idee di intolleranza e discriminazione, i Programmi europei di cooperazione nell’istruzione, formazione e gioventù continuano a conservare l’intrinseca capacità di mantenere vivo lo spirito di appartenenza a una cittadinanza europea che condivide comuni ideali di democrazia e di convivenza pacifica fra i popoli.

In linea con questo approccio, gli interventi realizzati con il sostegno di Erasmus+ e di LLP hanno il denominatore comune di aprire la mente al nuovo, sia in termini socio-culturali che di capacità progettuale transnazionale, favorendo il superamento di barriere discriminative e concorrendo fattivamente alla realizzazione di una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva così come auspicato dalla Strategia 2020.

L’adozione della nuova Agenda 2030, con i suoi 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, ha posto l’Unione europea e l’Italia di fronte a molteplici sfide, tutte di grande complessità. Il problema principale è quello di decidere come integrare i nuovi obblighi assunti in sede ONU con la revisione della Strategia “Europa 2020”. E’ evidente infatti il carattere fortemente innovativo dell’Agenda 2030, per cui viene definitivamente superata l’idea che la sostenibilità sia unicamente una questione ambientale e si afferma una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo. In primo luogo è richiesto uno straordinario sforzo di integrazione di competenze e punti di vista diversi, per integrare gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile nei programmi a breve e medio termine, così da evitare la coesistenza di agende differenti e incoerenti. Inoltre, per essere credibili a livello internazionale, così da poter promuovere i propri valori in tutto il mondo e sostenere il cambiamento globale, occorre intraprendere un percorso che sappia coniugare questa dimensione internazionale con una progettualità locale, regionale e non solo nazionale, attraverso pratiche concrete che migliorino la qualità della vita delle persone.

L’Agenda 2030 nel suo complesso è orientata a questo scopo, ma il goal 4 “fornire un’educazione di qualità, equa ed inclusiva, e opportunità di apprendimento per tutti” e il goal 8 “incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva ed un lavoro dignitoso per tutti”

appaiono specificamente coerenti con gli obiettivi perseguiti dai Programmi europei per l’istruzione, la formazione e la gioventù.

Il Programma Erasmus+ è stato una grande innovazione dell’Europa che ha aperto la strada anche ad altri importanti programmi di mobilità rivolti a tutti, giovani e non giovani, a prescindere dal grado di scolarizzazione o background sociale. Erasmus+ ha consentito l’integrazione tra educazione formale, non formale e informale e gli scambi tra le persone, favorendo la crescita e l’acquisizione di competenze necessarie a promuovere e garantire un più agevole accesso nel mondo del lavoro da parte delle nuove generazioni. Nel contempo, va sottolineata la valenza della centralità del Programma, caratterizzata tra l’altro dalla valorizzazione della cittadinanza europea. Erasmus+ rimane ancora oggi uno degli strumenti fondamentali per ricostruire l’Europa, difenderla e tutelarla, ripartendo in particolare dai giovani che sanno maggiormente cogliere, apprezzare e sfruttare le opportunità offerte dall’Europa.

La sfida che ci attende per il futuro è quella di avvicinarci di più a tutti i cittadini europei, sostenendoli nei processi di crescita, apprendimento e inserimento nel mondo del lavoro per contrastare la potenziale contraddizione tra la partecipazione convinta ad Erasmus+ e la sfiducia generalizzata verso le istituzioni europee e per assicurare, infine, ricadute più rilevanti del Programma anche sulle politiche europee e mondiali di più ampio respiro.

ALLEGATI

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Rapporto sugli esiti della Consultazione online sull’attrattività del