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Riassumendo i dati descritti in questa tesi è possibile dichiarare che:

1) La principale causa di anemia nei soggetti trasfusi è rappresentata dall’emorragia. La maggior parte dei soggetti presenta un valore di ematocrito tra 13 e 19% (anemia grave) e un grado di rigenerazione moderata- marcata.

2) L’ematocrito post- trasfusionale incrementa il suo valore nelle cinque fasce temporali, sia nelle anemie con presentazione acuta che in quelle con presentazione cronica.

L’incremento del valore dell’ematocrito delle anemie con presentazione cronica è moderatamente inversamente proporzionale nei tempi T1 e T4, mentre è fortemente inversamente proporzionale al tempo T5. Più bassi sono i valori degli ematocriti pre- trasfusionali delle anemie con presentazione cronica, maggiore sarà il loro incremento nei tempi T1, T4 e T5. Nel T3, le anemie con presentazione acuta hanno un incremento maggiore del valore dell’ematocrito rispetto a quelle con presentazione cronica. Non ci sono differenze negli incrementi degli ematocriti delle anemie trattate con PRBC e quelli delle anemie trattate con FWB e non ci sono differenze tra gli incrementi dei valori degli ematocriti delle presentazioni acute e croniche trattate con delle sacche di sangue che hanno valori di ematocriti differenti. Gli ematocriti pre-trasfusionali che hanno un incremento maggiore sono quelli per cui sono state usate sacche di sangue con età minore di 10 giorni.

3) La frequenza cardiaca presenta delle variazioni durante il monitoraggio, in linea generale, simili tra i soggetti con presentazioni acute e i soggetti con presentazioni croniche. Si hanno dei valori costanti fino a circa 1h45’, mentre tra 1h45’ e 2h45’i cambiamenti presentano dei valori intermedi rispetto a quelli iniziali e a quelli finali, per poi ritornare costanti fino al termine della trasfusione, dove rientrano nel range di normalità. Le mucose nelle presentazioni acute modificano il loro colore da metà trasfusione. Nelle presentazioni croniche è invece la temperatura a subire un leggero incremento superata la prima metà della trasfusione.

4) Dall’analisi complessiva dei risultati ottenuti è difficile stabilire dei limiti di alcuni valori dell’emogramma che possano con certezza indicare il momento in cui intervenire con una trasfusione. Il limite della casistica di questo studio è quello di appartenere ad un Ospedale Veterinario in cui è presente una Banca del Sangue (che poi non è un limite ma una disponibilità sempre o quasi illimitata di prodotti trasfusionali). La disponibilità di prodotti trasfusionali è garantita in qualsiasi momento, inducendone un utilizzo meno controllato e forse meno ragionato. Il 3% di anemie lievi e il 33,3% di anemie moderate conferma che può esserci una facilità maggiore, rispetto ad altre strutture, di intraprendere il trattamento trasfusionale. Ciò

133 non esclude, che ci sia la necessità di intervenire in un paziente anemico, nel momento in cui la trasfusione risulti un trattamento che possa prevenire un aggravamento della patologia in corso. In conclusione, a fronte di una costante disponibilità di diversi prodotti trasfusionali, la trasfusione assume un valore differente nella clinica veterinaria e non dipende necessariamente dal valore dell’ematocrito o dagli indici corpuscolari, ma diviene un mezzo di prevenzione affinché il valore dell’ematocrito (e quindi della capacità ossigenativa) non raggiunga decrementi preoccupanti nei pazienti bisognosi.

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