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Capitolo II – Schede di analisi per tema

2.3 La condizione femminile

TESTO I: LA STORIA. L'IMPRONTA DELL'UMANITÀ I. INDICATORI STRUTTURALI

Definizione della/e unità di analisi

Pagina/e 126-128.

Paragrafo/i • I doveri del credente (p. 126).

• La famiglia e la vita privata (p. 127).

Scheda/e “Visti da vicino” (p. 128).

Informazioni sul testo

Ampiezza Nel testo: circa 11 righe.

Nella scheda: circa ½ pagina, di 65 righe, suddivise su 2 colonne. Genere testuale Espositivo.

Fonte Non è riportata.

Esercizi Non sono presenti.

Obiettivi didattici Implicito informativo per il testo e esplicito per la scheda, in quanto mira ad approfondire il tema.

Valutazione generale: il presente tema è trattato nel testo e nella scheda di approfondimento. Apparato iconografico: è inerente unicamente alla scheda.

Prima iconografia

Numero e pagina Numero 4, p. 128.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione 1/8 pagina: (9cm x 5,1cm)

Testo della didascalia “Donne nigeriane in pellegrinaggio alla Mecca.”

Testo verbale collegato “Nel corso della storia la condizione femminile ha seguito strade molto diverse nei vari paesi islamici”.

Descrizione Un gruppo di donne e un uomo, che indossano abiti tradizionali.

Fonte Non è riportata.

Valutazione generale: il contenuto della fotografia non è perfettamente coerente con il testo. Quest'ultimo parla infatti di “condizione femminile variegata”, mentre la fotografia rappresenta solamente un gruppo di donne nigeriane, il che farebbe associare impropriamente la condizione della donna al suo modo di vestirsi.

Seconda iconografia:

Numero e pagina Numero 5, p. 128.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione 1/8 di pagina: (9cm x 5,6cm) Testo della didascalia Studentesse egiziane.

Testo verbale collegato “Nel corso della storia la condizione femminile ha seguito strade molto diverse nei vari paesi islamici”.

Descrizione Un gruppo di ragazze, che sembrano sedute per terra. Alcune delle quali indossano il foulard, altre sono senza e una sola con il niqāb.

Fonte Non è riportata.

Valutazione generale: la fotografia può avere un indicatore sulla condizione femminile. Tuttavia, essa non è recente e perciò non riflette le differenze tra le donne nell'odierna società egiziana.

Terza iconografia:

Numero e pagina Numero 6, p. 128.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione 1/8 pagina: (circa 12cm x 10 cm)

Testo della didascalia “Donne afgane con e senza il velo integrale detto burqa.”

Testo verbale collegato “Nel corso della storia la condizione femminile ha seguito strade molto diverse nei vari paesi islamici.”

Descrizione La fotografia rappresenta cinque donne che indossano il burqa e in secondo momento, li rappresenta con il burqa alzato facendo vedere i loro volti.

Fonte Non è riportata.

Valutazione generale: il contenuto della fotografia è coerente con la didascalia. Anche in questa foto, la condizione femminile rischia di essere associata al modo di vestirsi.

Quarta iconografia:

Numero e pagina Numero 7, p. 128.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione 1/8 pagina: (7,8cm x 7,6cm)

Testo della didascalia “Una donna in ciclomotore in una città del Marocco. “

Testo verbale collegato “Nel corso della storia la condizione femminile ha seguito strade molto diverse nei vari paesi islamici”.

Descrizione Una donna in ciclomotore, che indossa un abito tradizionale del Marocco e copre il volto con una sorta di niqāb, che lascia scoperti gli occhi.

Fonte Foto Getty Image

Valutazione generale: il contenuto della fotografia è coerente con la didascalia e con il testo. II. INDICATORI CULTURALI E/O RELIGIOSI

Dimensione storica

Periodo storico Epoca passata e attuale.

Eventi riportati Nessuno

Dimensione linguistica

Parole evidenziate Poligamia Termini e/o nomi arabi Non presenti.

Valutazione generale: in questa scheda non sono presenti termini arabi e l'unico termine evidenziato è quello della “poligamia”. Tuttavia, il testo utilizza l'espressione “velo islamico” per designare il foulard.

Descrizione della condizione femminile relativa alla donna araba e/o musulmana Espressioni di libertà o

di uguaglianza La donna:• “Le donne vanno alla moschea solo se lo desiderano” (p. 126).

• “Una frase attribuita a Maometto afferma che «uomo o donna, ogni musulmano deve studiare». Si ricordano infatti, nel mondo della cultura islamica antica, figure di donne che furono docenti nelle università e giudici nei tribunali […]. Il Corano, però, introdusse delle norme che liberavano la donna da alcuni vincoli tradizionali e le riconoscevano precisi diritti, come quello ad avere sue proprietà e a poter ereditare i beni del padre o del marito” (p. 128).

Espressioni di inferiorità o disuguaglianza

Nel testo:

• “[...] sono incoraggiate a rimanere a casa” (p. 126);

• “La dottrina di Maometto permette la poligamia […] il marito può divorziare dalle mogli con estrema semplicità. Non è ammesso l'inverso; inoltre non è la donna a dare il consenso al matrimonio, ma suo padre. La condizione della donna è penalizzata, perché nel Corano non le sono riconosciuti gli stessi diritti dell'uomo” (p. 127).

Nella scheda “La donna nell'Islam” (p. 128):

• “Tuttavia la vita sociale nel mondo islamico s'ispirava al principio dell'inferiorità della donna e a questo si adeguò il diritto musulmano. La situazione era simile a quella di altre antiche società (anche di quella greca): la donna era dipendente dal padre, dal fratello, dal marito”;

• “Per l'Islam il matrimonio è un contratto (non un sacramento, come invece è per la religione cristiana); le regole matrimoniali e i doveri della donna sono indicati nel Corano”;

• “In certi paesi, o in certi gruppi sociali, sono rimaste in vigore istituzioni e tradizioni antiche, che mantengono la donna in una posizione di netta inferiorità: soggezione al marito, mancanza del diritto di studiare e di compiere certi lavori, perfino punizioni corporali molto dure. Tutto questo dipende sia dalla resistenza di antiche usanze, sia dal modo in cui, nei secoli, la legge islamica è stata interpretata e ha fatto da base alle legislazioni civili dei diversi stati. Il velo islamico è un simbolo appariscente della condizione femminile. L'uso del velo non è imposto dal Corano; è però un costume antico, tipico anche di comunità non musulmane. Vi sono paesi islamici in cui il velo è in uso, altri nel quale non è accettato; la situazione può variare anche all'interno di uno stesso paese ” (p. 128).

Valutazione generale: il testo descrive la condizione della donna musulmana alla luce delle tradizioni antiche e della legge islamica.

Pregiudizi, stereotipi, razzismo, etnocentrismo, intolleranza, superiorità o altro Informazioni imprecise o parziali:

• Il matrimonio è descritto etnocentricamente come un contratto;

• Si afferma impropriamente che non è la donna a dare il consenso al matrimonio;

• Si afferma che la donna non può divorziarsi dal marito, ignorando con ciò il suo diritto

ad ottenere la separazione tramite il ḫul‘;

• Si afferma erroneamente che il diritto islamico si adeguò al principio dell'inferiorità

femminile;

• La condizione della donna nelle società islamiche antiche è paragonata impropriamente

a quella della società greca;

Si riferisce solo ai doveri della donna indicati nel Qurān, senza considerare quelli

dell'uomo; Etnocentrismo:

• Il “velo islamico” è considerato etnocentricamente e erroneamente come simbolo della condizione femminile.

Educazione interculturale

L'unità di analisi trasmette le seguenti idee:

• La condizione femminile è differente nei paesi islamici, ma prevale il principio dell'inferiorità della donna;

• Persistono fino ad oggi tradizioni antiche che influenzano la condizione femminile;

Valutazione generale: il testo si focalizza principalmente sul divario tra le legge islamica e le tradizioni antiche in merito alla condizione femminile. Tuttavia, si sono potuti rivelare informazioni imprecise, parziali e, in alcuni casi, etnocentriche.

TESTO II: LA VALIGIA DELLA STORIA I. INDICATORI STRUTTURALI Definizione della/e unità di analisi

Pagina/e 112

Paragrafo/i

Scheda/e Ritratti: “La donna nell'Islam”. Informazioni sul testo

Ampiezza ¾ pagina di 39 righe divise su due colonne. Genere testuale espositivo.

Fonte Non è riportata.

Esercizi Non sono presenti.

Obiettivi didattici Non sono presenti.

Valutazione generale: il genere testuale è espositivo e riguarda la differenza della condizione femminile all'inizio dell'Islām e nelle epoche successive.

Apparato iconografico:

Numero e pagina Numero non assegnato, p. 112.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione Circa 1/8 pagina: (7,5cm x 6cm)

Testo della didascalia “Due donne musulmane si recano alla preghiera del venerdì, Damasco in Siria”.

Testo verbale collegato Non è specificato, ma riguarda l'intero testo della scheda.

Descrizione La fotografia raffigura due donne che si dirigono verso la sala di 142

preghiera, indossando un soprabito che si utilizza per la preghiera.

Fonte Non è riportata.

Valutazione generale: il contenuto della fotografia è coerente con la didascalia. II. INDICATORI CULTURALI E/O RELIGIOSI Dimensione storica

Periodo storico: Epoca passata e attuale. Eventi riportati:

Dimensione linguistica

Parole evidenziate Non presenti. Termini e/o nomi arabi Non presenti. Termini nuovi: Non sono presenti.

Termini precedentemente analizzati: Islam, Corano

Valutazione generale: la trascrizione di questi termini corrisponde alla forma italianizzata. Descrizione della condizione della donna donna araba e/o musulmana

Espressioni di libertà o di uguaglianza

• “Le prime donne musulmane sembrano aver svolto un ruolo importante nell'affermazione sociale e politica della nuova comunità”;

• “Il Corano riconosce alle donne la stessa posizione degli uomini nei confronti di Dio”;

• “s'impone all'uomo il rispetto della donna e al marito il dovere di provvedere al suo mantenimento. Alle donne è riconosciuto il diritto di possedere e gestire beni in proprio. L'organizzazione della famiglia […] è affidata alle donne”;

• “In origine, dunque, sia pur riconoscendo all'uomo una posizione di superiorità, le donne non erano assolutamente poste al di fuori del mondo” (p. 112).

Espressioni di inferiorità o disuguaglianza

• “in seguito furono costantemente tenute lontane dalla vita pubblica”;

• “[nel Corano] si afferma la superiorità maschile come fattore indispensabile alla realizzazione del progetto divino sulla terra”;

• “Nel corso dei secoli le società islamiche hanno notevolmente appesantito le prescrizioni del Corano nei confronti delle donne, relegandole in una posizione di totale sottomissione agli uomini”;

• “Il Corano prevedeva che le donne vivessero in spazi destinati unicamente a loro, gli harem, […]. Potevano uscire solo raramente

[…] e seguendo regole ben precise, come ad esempio coprirsi il volto e il corpo con un velo” (p. 112).

Valutazione generale: il testo parla della condizione femminile nell'epoca del Profeta e in quella successiva. Tuttavia, ci sono alcune informazioni imprecise o etnocentriche.

Pregiudizi, stereotipi, razzismo, etnocentrismo, intolleranza, superiorità o altro Etnocentrismo e parzialità:

• Il “velo” è considerato etnocentricamente come un'abitudine.

Generalizzazione:

La possibilità di appesantire le prescrizioni del Qurān è associata erroneamente e

generalmente a tutte le società islamiche. Informazioni imprecise:

Si afferma imprecisamente che il Qurān afferma la superiorità maschile.

Educazione interculturale

Valutazione generale: il testo si focalizza sul divario tra la condizione femminile nel passato e nell'epoca attuale, soffermandosi su un aspetto importante, quale l'influenza dell'interpretazione appesantita del Qurān su tale condizione. Tuttavia, l'eventuale condizione femminile di sottomissione sembra derivare solo da queste interpretazioni e non da altri fattori. Infine, sono presenti alcune informazioni imprecise o etnocentriche.

TESTO III: LE TAPPE DELLA STORIA I. INDICATORI STRUTTURALI Definizione della/e unità di analisi

Pagina/e 114

Paragrafo/i

Scheda/e Le donne e il matrimonio nell'Islam. Informazioni sul testo

Ampiezza 1/3 pagina di un totale di 42 righe distribuite su due colonne. Genere testuale espositivo.

Fonte Non è riportata, tranne per i due versetti del Qurān.

Esercizi Non sono presenti.

Obiettivi didattici Espliciti a pagina 108.

Valutazione generale: il genere testuale è espositivo e riguarda la condizione femminile nei paesi islamici e altre questioni, quali la poligamia, il matrimonio e il divorzio.

Apparato iconografico

Numero e pagina Numero non assegnato, p. 114.

Tipo fotografia

Ampiezza e dimensione Circa 1/10 pagina: (6,3cm x 8,2cm).

Testo della didascalia “Volto di donna in un frammento di mattonella smaltata (XIII secolo)”.

Testo verbale collegato L'intero testo della scheda.

Descrizione La fotografia raffigura una donna che tiene una foglia in mano. Fonte Si riporta solamente che la mattonella appartiene al XIII secolo. Valutazione generale: La funzione della fotografia è decorativa.

II. INDICATORI CULTURALI E/O RELIGIOSI Dimensione storica

Periodo storico: Epoca passata e attuale. Eventi riportati:

Dimensione linguistica Parole evidenziate: Termini e/o nomi arabi: Termini nuovi:

Il primo: wali

Trascrizione (IPA) [wāli]

Pronuncia [wa:li:]

Definizione fornita Rappresentante legale della sposa.

Valutazione generale: il termine wali è trascritto in modo simile all'originale. Esso ha diversi significati in arabo, come amico, colui che ama o sopporta qualcuno e rappresentante.

Termini precedentemente analizzati: Corano, Islàm.

Valutazione generale: l'unità di analisi utilizza termini arabi italianizzati. Descrizione della condizione della donna donna araba e/o musulmana Espressioni di libertà o

di uguaglianza •

“Le donne agiscono coi mariti come i mariti agiscono con loro, con gentilezza […]”310 (Qurān).

Espressioni di inferiorità o disuguaglianza

• “[…] Tuttavia gli uomini sono un gradino più in alto»; «Gli uomini sono preposti alle donne […]”»;311

• “Di fatto è avvenuto e avviene che la condizione della donna nei paesi islamici sia anche peggiore di quanto queste affermazioni del Corano lascino intendere”;

• “Il Corano ammette, con qualche restrizione, la poligamia […]. Illimitato è invece il numero di schiave concubine che un uomo può possedere”;

“Il matrimonio […] un contratto fra lo sposo e il wali, o «rappresentante» legale della sposa, della quale per legge è obbligatorio il consenso. Secondo certe interpretazioni del Corano, però, il padre può costringere la figlia ancora minorenne al matrimonio”;

• “La legge ammette il matrimonio di un musulmano con donne di un'altra religione, ma non viceversa. Il divorzio è molto facile […].”.

Valutazione generale: la rappresentazione della condizione femminile contiene informazioni imprecise, generali e parziali.

Pregiudizi, stereotipi, razzismo, etnocentrismo, intolleranza, superiorità o altro Pregiudizi e stereotipi:

• Il divorzio è descritto etnocentricamente come un atto molto facile;

• Il matrimonio è descritto etnocentricamente come un contratto.

310 La continuazione di questa frase è nella seguente riga .

311 Per la traduzione di questi versetti si veda il II Capitolo della I parte intitolato “La condizione della donna araba e/o musulmana: tra stereotipi e realtà”.

Informazioni imprecise e generalizzazioni:

Il termine qawwamūn è tradotto erroneamente come “preposti”;

• La condizione femminile nei paesi islamici è descritta generalmente e impropriamente

come peggiore di quanto le affermazioni del Qurān lasciano intendere . Educazione interculturale

Valutazione generale: l'immagine della donna musulmana e della sua condizione presentata in questa unità d'analisi rafforza i soliti stereotipi sulla donna.

Nel IV testo, Il nuovo Con gli occhi della storia, il tema della donna musulmana non è affrontato. Si accenna unicamente – nella scheda “Maometto a La Mecca” – alle “rigide regole tribali che imponevano alle donne di tenersi a debita distanza dal predicatore” e contro i quali il Profeta dovette scontrarsi (p. 111). Anche nel V testo “La storia e il suo racconto” e il VI sesto “L'officina della storia” il tema della donna arabo-musulmana non è trattato. Solo che in quest'ultimo testo, si accenna superficialmente a questo tema nel sottoparagrafo “Maometto organizza la società musulmana”. In primo luogo, si accenna alla poligamia, che può essere praticata alla condizione di trattare ugualmente le mogli e, in secondo luogo, si accenna al diritto all'eredità concesso alla donna. Sottolineando che “[...] le donne avevano diritto a ereditare una parte delle ricchezze della famiglia” (p. 115).