a) la guerra con l’Impero ottomano
Il periodo di transizione tra il Medioevo e l'età moderna fu caratterizzato da una forte espansione turca, la quale minacciava direttamente la Chiesa di Bisanzio, ma anche il cattolicesimo romano. Nell’Europa occidentale l'idea della crociata rimase ancora in vita, pur laicizzandosi fortemente. Come osservato da Enrique García Hernán, «la cruzada ya no tendería solo un aspecto de misión, sino de lucha en legítima defensa, en la que todos los cristianos debían participar e integrarse»203; e ancora: «El Papa entendía bien che para un éxito en Oriente era necesario primero la unión de los príncipes católicos, la paz en el Occidente»204. Su questa base si impostarono le relazioni politico-diplomatiche della Santa Sede, la quale intraprese i tentativi di costruzione di una nuova coalizione di paesi cattolici. Questa attività persistette per tutto il XVI e XVII secolo.
Nell'affrontare il tema del posto della guerra santa nella politica della Santa Sede in età moderna, si deve prestare una particolare attenzione al fatto che le alleanze militari fra gli stati cattolici propugnate dal papato, e comunemente conosciute come leghe sante, non costituivano semplicemente il mezzo che avrebbe dovuto portare alla vittoria finale dell'Europa cristiana nella guerra contro l'Impero ottomano. Sottolineare l’esistenza del pericolo turco nei confronti della Repubblica cristiana serviva anche, o, forse soprattutto, ad affermare la naturale predestinazione del pontefice al ruolo di guida ideologica e di mediatore tra i principi cattolici. Questo tipo di primato era certamente di carattere simbolico, considerando le reali possibilità economiche e militari dello Stato Pontificio. Col tempo, tuttavia, esso si venne evolvendo in quello di una vera e propria potenza nelle relazioni internazionali. Richiamandosi alla tradizione medievale, l’autorità papale aspirò al ruolo di fattore sintetizzante e integrante nei confronti degli interessi dei vari paesi cattolici. La necessità di combattere la crisi provocata dalla Riforma e di tutelare i progressi della Riforma cattolica affermò ulteriormente questa tendenza, poiché la Chiesa romana garantiva, oltre all'ordine politico tradizionale, anche la legittimazione dei diritti sovrani dei singoli principi cattolici. Lo scopo primario della macropolitica papale alle soglie dell'età moderna divenne quindi la costruzione di un fronte comune contro la Porta Ottomana. Gli obiettivi furono non solo la lotta
203 Enrique García Hernán, Pío V y el mesianismo profético, in «Hispania Sacra», 45 (1993), p. 83. 204 Ibid., p. 94.
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con gli infedeli e la realizzazione dell'idea della crociata, ma anche l’affermazione della propria posizione internazionale e il mantenimento della pace nel seno dell'Europa cristiana, necessaria per un efficace funzionamento delle strutture ecclesiastiche205.
La seconda metà del XVI secolo portò con sé una forte offensiva turca nel Mediterraneo. Pertanto, nell'autunno del 1566, il papa Pio V (1566-1572), secondo il quale «nessuna potenza cristiana, per quanto organizzata, potesse affrontare da sola lo scontro con l’Impero ottomano, ma che, al contrario, fosse neccessaria un’alleanza globale»206, creò una speciale commissione, volta ad organizzare una nuova alleanza antiturca dei principi cattolici. Vennero coinvolti i cardinali Giovanni Morone, Alessandro Farnese, Antoine Perrenot de Granvelle, G. F. Commendone e Marco Antonio da Mula, oltre agli ambasciatori spagnolo e veneziano207. La realizzazione di questo progetto si rivelò tuttavia estremamente difficile, mentre la situazione sul Mediterraneo peggiorava di anno in anno. Nel 1569 i Turchi presero Tunisi; un anno dopo attaccarono Cipro. Solo in risposta a questa aggressione, il 25 maggio 1571 i rappresentanti della Santa Sede, della Spagna e di Venezia decisero di stabilire un’alleanza antiturca, chiamata, similmente ai precedenti progetti militari, col nome di lega santa208. A questo fine, si risolse temporaneamente il conflitto tra Pio V e Filippo II d’Asburgo a proposito della giurisdizione ecclesiastica. Fallirono invece i tentativi di coinvolgere nella coalizione il re di Francia, Carlo IX. Per quanto riguarda la Polonia e l’Impero Moscovita, questi erano allora occupati dalle animosità reciproche e non mostrarono alcun interesse nel conflitto con la Sublime Porta. Anche l'imperatore Massimiliano II d’Asburgo non era disposto a correre rischi sul fronte orientale, avendo recentemente firmato (il 17 febbraio 1568, ad Adrianopoli) la tregua con il sultano Selim II209.
205 Biaudet, Les nonciatures apostoliques, cit., p. 17; Wojtyska, Papiestwo – Polska, cit., p. 22; Prodi, Il sovrano pontefice, cit., p. 336; Bély, La médiation diplomatique, cit., p. 194.
206 Maurizio Gattoni, Pio V e la politica iberica dello Stato Pontificio: 1566-1572, Ed. Studium, Roma 2006, p. 86.
207 Ludwik Boratyński, Stefan Batory i plan ligi przeciw Turkom (1576-1584), Napoleon V, Oświęcim 2016 (reprint, la prima edizione: Państwowa Akademia Umiejętności, Kraków 1903), p. 12; Von Pastor, Storia dei papi, vol. VIII, cit., p. 514. 208 Gattoni, La spada della croce: l'alleanza ispano-veneta-pontificia nella guerra di Cipro, in «Ricerche storiche», 29/3 (1999), pp. 611-650; Poumar{de, Il Mediterraneo oltre le crociate, cit., p. 204; Hubert Jedin, Papst Pius V, die heilige Liga und
der Kreuzzugsgedanke, in Il Mediterraneo nella seconda metà del Cinquecento alla luce di Lepanto, a cura di Gino Benzoni,
Olschki, Firenze 1976, pp. 193-213.
209 La pace di Adrianopoli del 17 febbraio 1568 concluse i negoziati biennali tra Massimiliano II d’Asburgo e Solimano il Magnifico e Selim II. Questa fu una tregua di carattere status quo ante, la quale approvò il dominio turco su una parte del territorio ungherese, obbligando l'imperatore al pagamento del tributo annuale di 30.000 ducati. Cfr. Bérenger, Histoire
de l'empire des Habsbourg: 1273-1918, A. Fayard, Paris 1990, pp. 214-215; Bertrand Michael Buchmann, Österreich und das Osmanische Reich: eine bilaterale Geschichte, WUV-Universitätsverlag, Wien 1999, pp. 102-104; Koller, La facción española y los nuncios en la corte de Maximiliano II y de Rodolfo II. María de Austria y la confesionalización católica del Imperio, in La dinastía de los Austria: las relaciones entre la Monarquía Católica y el Imperio, vol. I, coord. por José Martínez Millan,
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Dopo la vittoria di Lepanto210 (7 ottobre 1571) crebbero ulteriormente le aspettative di Pio V riguardo alla continuazione della lotta contro gli infedeli. Papa Ghisleri nutriva le speranze di allargare la lega, coinvolgendo altri paesi cattolici, in particolare l'Impero, la Francia, il Portogallo e la Polonia. Inoltre, la Santa Sede intraprese nel frattempo alcuni tentativi per coinvolgere nel progetto lo zar Ivan IV e lo scià di Persia Tahmasp I211. Mancando un interesse da parte della diplomazia spagnola nell’attività per l’allargamento della lega, il papato si prese tutto il carico di questi tentativi, stabilendo, durante il concistoro del 18 giugno 1571, la spedizione di legati a latere con le missioni pro foedere contra Turcos ai sovrani di Polonia, Spagna e Portogallo e presso l'imperatore. Il cardinale Commendone venne nominato legato alla corte di Massimiliano II e poi a quella polacca di Sigismondo Augusto, avendo una ricca esperienza diplomatica delle realtà politiche di questi territori. Nella Spagna di Filippo II e nel Portogallo di Sebastiano I venne invece inviato l'uomo di fiducia del pontefice, il cardinale Michele Bonelli212.
La politica di Pio V era fortemente idealista: il papa contava sul fatto che avrebbe potuto convincere i sovrani cattolici a intraprendere una crociata comune contro l'Impero ottomano, presentandolo come il nemico mortale e il massimo pericolo per tutta la cristianità europea. Tuttavia, gli interessi politici dei singoli stati presto vanificarono brutalmente le aspirazioni papali. Massimiliano II ancora una volta non era interessato a rischiare i propri buoni rapporti con il sultano impegnandosi nell’attività della lega. Nella Confederazione polacco-lituana, l’appello del cardinale Commendone a unirsi alla guerra contro la Sublime Porta venne presentato durante la dieta della primavera del 1572213. Anche qui fu accolto senza alcun entusiasmo. Finora, infatti, anche qui si era
210 Sulla battaglia di Lepanto e sul suo ruolo per l’attività della lega santa cfr. Cayetano Rossell, Historia del combate naval
de Lepanto, y juicio de la importancia y consecuencias de aquel suceso, Imprenta de la Real Academia de la Historia, Madrid
1853; Luciano Serrano, La Liga de Lepanto entre España, Venecia y la Santa Sede (1570-1573), 2 voll., Junta para la ampliación de estudios e investigaciones centificas, Madrid 1918-1920; Jack Beeching, La battaglia di Lepanto, Bompiani, Milano 2000; Angus Konstam, Lepanto 1571. The Greatest Naval Battle of the Renaissance, Osprey Publishing, Oxford 2003; Alessandro Barbero, Lepanto, La battaglia dei tre imperi, Laterza, Roma-Bari 2010; Niccolò Capponi, Lepanto 1571: la lega santa contro
l'Impero ottomano, Il Saggiatore, Milano 2010.
211 Paul Pierling, La Russie et le Saint-Siège: études diplomatiques, vol. I, E. Plon, Nourrit et Cie, Paris 1896, pp. 529-532; De Cenival, La politique du Saint-Siège, cit., pp. 111-112; Von Pastor, Storia dei papi, vol. VIII, cit., pp. 511-579; Jedin, Papst Pius
V, cit., pp. 206-207; Barbiche, La diplomatie pontificale, cit., p. 116; Poumaréde, Il Mediterraneo oltre le crociate, cit., pp.
207-209.
212 Acta concistorialia, die 18 VI 1571, in Korzeniowski, Excerpta ex libris, cit., nr 193, pp. 65, 116. Cfr. De Cenival, La politique
du Saint-Siège, cit., p. 112; Charles Hirschauer, La politique de saint Pie V en France (1566-1572), Fontemoing, Paris 1922, pp.
83-92; Jedin, Papst Pius V, cit., p. 207; Halecki, Od unii florenckiej do unii brzeskiej, t. 1, Instytut Europy Środkowo- Wschodniej, Lublin 1997, pp. 246-250; García Hernán, La acción diplomática de Francisco de Borja al servicio del
Pontificado, 1571-1572, Generalidad Valènciana, València 2000, pp. 25, 122; Poumaréde, Il Mediterraneo oltre le crociate, cit.,
pp. 208-209; Matylda Urjasz-Raczko, Między Francją a Turcją. Monarchia hiszpańska wobec pierwszej wolnej elekcji w
Rzeczypospolitej, in Polska-Hiszpania. Wczoraj i dziś, red. Joanna Kudełko, Cezary Taracha, Werset, Lublin 2012, p. 17.
213 Von Pastor, Storia dei papi, vol. VIII, cit., p. 483; Kuntze, Les rapports de la Pologne, cit., p. 164; Halecki, Od unii
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piuttosto cercato di mantenere i rapporti d’amicizia con Costantinopoli: la pace era rimasta in vigore sin dal 1533. Un importante problema nelle relazioni polacco-turche fu la questione cosacco-tartara, che non si voleva complicare ulteriormente214. Nel caso dell’eventuale coinvolgimento delle forze polacco-lituane sul fronte turco, si temeva inoltre un'azione militare rivolta contro la Confederazione da parte dello zar. In più si sospettava la fragilità dell’accordo della Spagna con la Serenissima, a causa dell'eccessiva divergenza dei loro interessi politici215.
I tentativi di attuare gli ambiziosi piani di Pio V vennero improvvisamente interrotti dalla sua morte, avvenuta il 1° maggio 1572. Il suo successore Ugo Buoncompagni, eletto papa il 13 maggio 1572 col nome di Gregorio XIII, annunciò, tuttavia, la continuazione dei progetti politici del suo predecessore. La guerra con l'Impero ottomano rimase il punto focale della sua politica estera. Questa linea politica di Gregorio XIII venne annunciata durante il suo primo concistoro, tenuto il 30 maggio 1572216.
La proroga del mandato del cardinale Commendone presso la corte polacco-lituana fu pertanto una delle prime decisioni politiche del nuovo pontefice217. In considerazione della morte dell'ultimo Jagellone Sigismondo Augusto, avvenuta dopo una lunga malattia il 7 luglio 1572, il legato avrebbe dovuto prendere in mano gli interessi della Santa Sede in vista dell’elezione di un nuovo monarca e, in seguito, convincerlo a coinvolgere la Polonia nelle attività della lega santa.
Nella Confederazione polacco-lituana non si arrivava alla fine dell'interregno, mentre la cooperazione in seno alla lega non funzionava bene. Caddero anche i progetti di estenderla ai nuovi alleati. Nonostante le voci che circolavano da mesi sui negoziati di pace condotti in Costantinopoli da parte dei rappresentanti veneti, Gregorio XIII non volle accettare il tradimento da parte della Serenissima, la quale il 7 marzo 1573 concluse la pace con il sultano218. Dopo questo evento, l'alleanza
214 Gattoni, Pio V, cit., p. 75.
215 Von Pastor, Storia dei papi, vol. VIII, cit., pp. 528-529; Gruszecki, Walka o władzę, cit., p. 120; Henryk Wisner, Dyplomacja
polska w latach 1572-1648, in Historia dyplomacji polskiej, vol II. (1572-1795), red. Zbigniew Wójcik, PWN, Warszawa 1982,
p. 9; Halecki, Od unii florenckiej, cit., p. 248; Mirosław Łukomski, Kwestia turecka jako czynnik polityki wewnętrznej
Rzeczypospolitej w latach 1587-1606, Inforteditions, Zabrze-Tamowskie Góry 2011, p. 9.
216 Boratyński, Stefan Batory i plan ligi, cit., p. 13; Karttunen, Grégorie XIII comme politicien et souverain, Suomalainen Tiedeakatemia, Helsinki 1911, p. 1, De Cenival, La politique du Saint-Siège, cit., p. 114; Von Pastor, Storia dei papi, vol. IX, cit., pp. 232-233; Gattoni, Pio V, cit., p. 199.
217 Gregorio XIII a G. F. Commendone, Roma 17 V 1572, in NBD III 6, add. 1, pp. 415-416; M. MALINOWSKI, Wiadomość o
życiu kardynała Commendoni’ego, in Pamiętniki o dawnej Polsce z czasów Zygmunta Augusta obejmujące listy Jana Franciszka Commendone do Karola Boromeusza, t. I, R. Rafałowicz, Wilno 1851, p. XXXIV. Cfr. P. DE CENIVAL, La politique du Saint-Siège, cit., p. 114.
218 L. Karttunen, Grégorie XIII, cit., p. 7; Alberto Tenenti, Francia, Venezia e la Sacra Lega, in Il Mediterraneo nella seconda
metà del Cinquecento, cit., pp. 395-401; Gaetano Cozzi, Venezia dal Rinascimento all’Età barocca, in Storia di Venezia dalle origini alla caduta della Serenissima, vol. VI, Dal Rinascimento al Barocco, a cura di Id., Prodi, Istituto dell’Enciclopedia
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creata da Pio V cessò di esistere. Come osservato da Ludwig von Pastor, il quale cita le parole dell’umanista italiano Tommaso Garzoni,
il papa, nel 1573, non possiede più presso i Turchi la più piccola considerazione: prima dell’inizio dell’ultima guerra dominava ancora in Costantinopoli l’opinione che la Santa Sede riuscirebbe di fondare un’alleanza dei principi cristiani contro la Porta; adesso però non ci crede più nessuno, dopochè nella Lega e nella pace si è dimostrato il contrario219.
Nonostante ciò, dopo che la Venezia ebbe lasciato l'alleanza, già nell'aprile 1573, si cominciarono a delineare i nuovi piani papali riguardanti l’attività della lega. Essi si fondavano di nuovo sull’idea di attrarre nella sua orbita l'imperatore, il quale avrebbe dovuto invadere la Sublime Porta attraverso il territorio ungherese. Tuttavia, ancora una volta, questo progetto risultò irrealizzabile, per via della sconfitta degli Asburgo nella elezione polacco-lituana e dello successivo deterioramento dei rapporti tra Roma e Vienna. Le attività antiturche dell’Europa cristiana si limitarono in seguito a sporadiche azioni da parte del papa e della Spagna. Quest’ultima, però, era costretta a mostrare un maggiore impegno militare sul fronte dei Paesi Bassi. Nel 1574 il Re Prudente riuscì comunque a sottrarre al sultano l’isola di Malta. Si stabilizzò invece la dominazione ottomana a Tunisi220. Nel frattempo, Massimiliano II estese la durata della pace di Adrianopoli. Sembrava che anche la Polonia di Enrico di Valois avrebbe mantenuto relazioni pacifiche con Costantinopoli; tuttavia, la fuga del giovane re, che ebbe luogo nel giugno 1574, riaprì la lotta per il trono di Cracovia e mise in discussione la natura delle relazioni polacco-turche. Di lì a poco anche la Spagna cominciò a gravitare verso un accordo con il sultano, a causa della situazione instabile nei Paesi Bassi e in Portogallo. Nel 1577, Filippo II inviò il suo diplomatico a Costantinopoli, con l’obiettivo di negoziare una tregua. Di conseguenza, il 7 febbraio 1578, anche la Monarchia Cattolica firmò la pace con il sultano, che venne ratificata nel marzo 1580221.
Nonostante questo impasse nella realizzazione dei progetti papali di una crociata moderna, dalla corrispondenza dei diplomatici della Santa Sede emerge che il motivo principale per il quale la Santa Sede sostenne le candidature degli Asburgo in primi due interregni polacco-lituani. Durante
219 Cit. Von Pastor, Storia dei papi, vol. IX, cit., p. 243.
220 Id., Storia dei papi, vol. VIII, cit., p. 511-579; ibid., vol. IX, cit., p. 246; Tallon, L’Europa del Cinquecento, cit., pp. 91-102. 221 Kuntze, Les rapports de la Pologne, cit., p. 164; Skowron, Olivares, Wazowie i Bałtyk. Polska w polityce zagranicznej
Hiszpanii w latach 1621-1632, Historia Iagellonica, Kraków 2002, p. 42; Geoffrey Parker, La „grande strategia” di Filippo II,
Edizioni scientifiche italiane, Napoli 2003, p. 77; Koller, El facción española, cit., p. 111; Tallon, L’Europa del Cinquecento, cit., p. 102.
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le elezioni del 1573 e 1575, fu proprio la continua speranza della ricostruzione della lega antiturca, rafforzandola col potenziale militare della Confederazione e degli Asburgo d'Austria.
Questo sì gran Regno, che confina con l'Ongaria et la Boemia et con l'Austria, aggiungendosi anche la buona intelligenza, che s'haveria col Moscovita, oltre chè potria interrompere tutti i progressi del Turco, renderia anco più agevole il modo a Nostro Signore [Gregorio XIII] di eseguire la sua santa et prudentissima intentione a concludere una ferma lega contra questo commune nemico del nome christiano con certa ruina della sua tirannide, con reputatione et grandezza maggiore del'Imperatore et con salute universale di tutta la Christianità.
– scrisse nel 1575 il nunzio apostolico in Polonia, il vescovo di Mondovì Vincenzo Lauro222.
In caso di nuova elettione – aggiunse il nunzio - la persona del Principe Hernesto223 dovea per il bene
di questo Regno et di tutta la Christianità anteporsi a ciascun'altro [candidato], perciò che dala concordia et unione dela Polonia con gli stati del'Imperatore ne poteva succedere al sicuro col mezo del'auttorità et santissimo zelo di Nostro Signore una necessarissima et santissima lega tra i Potentati principali dela Christianità contra il Turco, il quale per la disunione dei nostri Principi diventa ogni dì sì grande et sì potente224.
La continuazione dei piani di Pio V e Gregorio XIII per la costruzione di una nuova lega santa rimase l'obiettivo principale della politica estera della Santa Sede anche durante il pontificato di Sisto V (1585-1590). Papa Peretti stava negoziando su questo argomento con Filippo II, coi granduchi
222 Vincenzo Lauro a Tolomeo Gallio, Skierniewice 10 II 1575, in ANP IX/2, nr 241, p. 156, ead.: Wierzbowski, Vincent Laureo, cit., nr 42, pp. 144-148. Vincenzo Lauro (1523-1592) nacque a Tropea, nel vicereame di Napoli. Studiò medicina e teologia presso le università di Napoli e Padova. La sua carriera ecclesiastica iniziò in Francia, nel 1552, in qualità di segretario del cardinale Francis de Tournon. Dopo il ritorno in Italia, Lauro venne nominato nunzio apostolico presso la corte di Emanuele Filiberto di Savoia. Nel 1566, venne designato vescovo di Mondovì. In seguito, fu inviato in Scozia, ma a causa della difficile situazione politica e religiosa delle isole britanniche non riuscì ad arrivare a destinazione e rientrò in Italia. Il 1° giugno 1573, venne nominato nunzio apostolico in Polonia, dal neo-eletto Enrico di Valois. Dopo alcuni mesi trascorsi alla corte francese, il nuovo nunzio arrivò a Cracovia il 30 gennaio 1574. I primi obiettivi della sua missione furono congratularsi in occasione dell'elezione di Enrico di Valois e prevenire l'inserimento degli Articuli Henriciani (contenenti la Confederazione di Varsavia) nel giuramento reale. Sulla missione di Lauro in Polonia (1573-1578) cfr. Ruggiero Tritonio,
Vita Vincentii Laurei SRE Cardinalis Montis Regalis, Bononiae 1599; Wierzbowski, Vincent Laureo, cit.; Biaudet, Le Saint- Siège et la Suède, cit., pp. 273, 283-285; Fonzi, Prefazione in Nunziature di Savoia, a cura di Id., Istituto storico italiano per
l'età moderna e contemporanea, Roma 1960; ANP I, pp. 221-222; ANP IX/1, passim; ANP IX/2, passim; Laura Ronchi de Michelis, Lauro, Vincenzo, in DBI, 64 (2005).
223 Ernesto d'Asburgo, arciduca d'Austria (15 luglio 1553 – 20 febbraio 1595), era il secondogenito dell'imperatore Massimiliano II e di Maria di Spagna. Venne educato assieme al fratello Rodolfo alla corte di Spagna.
224 Lauro a Giovanni Delfin, Skierniewice 19 III 1575, in ANP IX/2, nr 263, p. 207, ead.: Wierzbowski, Vincent Laureo, cit., nr 46, pp. 159-161.
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di Toscana Francesco I e Ferdinando I de' Medici, con lo scià di Persia Mohammad Chodabande, così come con il sovrano della Confederazione polacco-lituana, Stefano Bàthory. Quest’ultimo, ancora secondo le trattative condotte con Gregorio XIII, dopo la conquista della Moscovia, alla quale aspirava, avrebbe dovuto eseguire l’attacco decisivo su Costantinopoli via terra, sostenuto sul Mediterraneo da parte delle forze navali spagnole e italiane225. Tuttavia, Stefano Bàthory era ben consapevole del fatto che senza mantenere relazioni stabili con Costantinopoli non era possibile condurre l’offensiva polacco-lituana contro la Moscovia, la quale rimase l’obiettivo politico principale del Transilvano. Per questo motivo, egli si presentava piuttosto freddo nei confronti dei progetti papali, negoziati con lui dai nunzi Giovanni Andrea Cagliari226 e Alberto Bolognetti227, ma non prese mai chiaramente le distanze da loro, desideroso com'era di garantirsi alleati importanti in vista di una possibile futura espansione228. Al contrario, nei contatti con la Santa Sede, Stefano Bàthory confermò più volte il proprio interesse per i piani miranti a dar vita a una nuova lega santa e a sferrare una moderna crociata. Come condizione sine qua non pose tuttavia la certezza di un