influenzare gli attuali interessi della Santa Sede (sia quelli politici che religiosi) nell’Europa centro- orientale. In seguito, il papa convocava un concistoro speciale. Svolgeva anche consultazioni individuali coi singoli cardinali e con gli esperti curiali per quanto riguardava lo Stato polacco- lituano, al fine di determinare la tattica della Santa Sede di fronte a una nuova elezione del sovrano. I risultati di questi colloqui incidevano fortemente sulle istruzioni inviate poi ai diplomatici pontifici in loco, modificando le precedenti e fornendo le informazioni necessarie sulla nuova situazione politica.
5. La preparazione della diplomazia pontificia in vista degli interregni nella Confederazione polacco-lituana
L’efficacia della reazione della Santa Sede ai problemi connessi agli interregni in Polonia dipendeva dalla conoscenza della situazione politica attuale, dei meccanismi politici della Confederazione (in particolare quelli relativi alla pratica della libera elezione) e del grado di interessamento nell’elezione da parte delle singole corti europee. Nella seconda metà del XVI secolo, questo fu permesso grazie all’esistenza di una ben sviluppata rete informativa di cui disponeva la Santa Sede, la quale veniva attivata dalla Curia romana ogni volta, subito dopo aver ricevuto l’informazione sull’avvio di un interregno.
286 Gallio a Commendone, Roma 30 VII 1572, in NBD III 6, add. 14, pp. 447-448. Cfr. Bues, Die habsburgische Kandidatur, cit., p. 137.
287 Gallio a Lauro, Roma 3 VII 1574, in ANP IX/1, nr 124, p. 258; Gallio a Delfin, Roma 3 VII 1574, in NBD III 7, nr 230, p. 539. 288 AG, ms. 36, Azzolini a Sega, Roma 10 I 1587, p. 171.
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Nel luglio 1572, in seguito ad aver ricevuto la notizia della morte di Sigismondo Augusto, Gregorio XIII chiamò davanti a sé il cardinale Hozjusz, il quale soggiornava in quel periodo a Roma. In un primo momento, il papa si mostrò interessato agli aspetti tecnici della situazione: al sistema politico-istituzionale dello Stato polacco-lituano, e, soprattutto, alla pratica della scelta del successore del monarca, visto che la libera elezione dopo la morte dell'ultimo Jagellone avrebbe costituito un caso senza precedenti. Il vescovo di Varmia fornì al papa le informazioni preliminari; egli stesso, però, sapeva assai poco della nuova situazione politica che si era venuta a creare in Polonia, in attesa delle decisioni politiche della nobiltà riunita nelle assemblee provinciali. Hozjusz informò inoltre Gregorio XIII sulle più importanti figure pubbliche di cui il papa avrebbe potuto fidarsi, al fine di ottenere le ulteriori notizie e il sostegno per gli interessi della Santa Sede di fronte alla prossima elezione289. A causa del fatto che la morte di Sigismondo Augusto non fu inaspettata, a Roma, già da tempo, si erano raccolte le informazioni sulle aspirazioni dei singoli principi alla corona della Confederazione. Questo rese possibile una rapida formulazione della strategia politica papale nei confronti dell’interregno e dell’elezione. L’aggiornamento delle informazioni sui candidati per il trono polacco-lituano venne fatto a luglio 1572 dal segretario del cardinale Commendone, Graziani. Egli si soffermò in particolare sulle aspirazioni degli Asburgo, ai quali, però, la maggior parte della nobiltà era ostile. Pose inoltre una marcata attenzione sulla candidatura svedese del principe Sigismondo Vasa. Graziani si dilungò ancora circa le aspirazioni di altri candidati, le cui possibilità di successo erano, secondo lui, assai minori: Augusto I elettore di Sassonia, Giovanni Giorgio elettore di Brandeburgo, Federico IV duca di Legnica, Stefano Bàthory duca di Transilvania e uno dei ‘Piasti’ (un nativo scelto dalla nobiltà)290. Le aspirazioni del principe francese Enrico di Valois vennero invece segnalate da Graziani soltanto a fine agosto 1572291.
Nel caso del secondo interregno, non è possibile parlare di preparativi specifici nel seno della Curia romana. Dopo la fuga del re, la situazione nella Confederazione polacco-lituana si presentò improvvisamente complessa, a causa della mancanza di un annuncio ufficiale dell’interregno. La Santa Sede adottò una tattica attendista, difendendo per molti mesi i diritti di Enrico di Valois al trono, ma allo stesso tempo preparando una strategia politica di riserva, nel caso della detronizzazione del re e di una nuova elezione. Questa tattica fu volta a sostenere i candidati
289 Von Pastor, Storia dei papi, vol. IX, cit., p. 672.
290 Graziani a Gallio, Wien 28 VII 1572, in NBD III 6, add. 13, pp. 438-447; Graziani, La vie du Cardinal, cit., pp. 210-216. Cfr. Biaudet, Le Saint-Siège et la Suede, cit., p. 269.
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asburgici. A causa del lungo periodo passato dal momento della fuga di Enrico all'elezione del 1575, la raccolta di informazioni durò diversi mesi, coordinata dal nunzio in Polonia Lauro.
In considerazione della morte improvvisa di Stefano Bàthory nel 1586, le informazioni più copiose riguardo alla prima fase del terzo interregno nella Confederazione polacco-lituana vennero passate a Roma dal nunzio apostolico presso la corte viennese, Filippo Sega. Già nel gennaio 1587 egli riferì le notizie riguardanti l’adunanza della dieta di convocazione, così come le dinamiche di formazione delle fazioni politiche nobiliari in vista della prossima elezione (partito filoasburgico, di un ‘Piast’, svedese e della regina Anna)292.
Tra tutti quelli che possono venire al concorso, nessuno ce n'è, che possa pretendervi per ragione di sangue o precedente titolo et possesso, essendo sempre stato il regno di Polonia di mera elettione et non di successione; nel quale quantunque habbiano regnato fino a Sigismondo Agosto […], il secondo è, che circa il modo dell'elettione non si può arguire dalle passate alla futura, non tenendo quel regno legge precisa nel modo di eleggere, ma essendo solito constituirsela per quell'atto solo di volta in volta proportionata allo stato delle cose allora presenti. Il terzo, che il regno di più delle due fattioni, cattolica et heretica, è soggetto ad altre fattioni. [...] Il quarto, che il Turco pretenderà sempre a tutto suo potere, che l'elettione cada in persona sua confidente. [...] Il quinto, che la nobiltà del regno non verrà mai ad elettione, allettata dal commodo, sentito dai concorsi dei competitori delle due vacanze passate, sia per seguitare l'instituto, di tenere in sospeso il negotio, et di guardare nella futura elettione per interesse particolare et publico ancora altrettanto alle mani, quanto alle ragioni de competitori293.
Il nunzio viennese aggiunse che i diritti alla corona non potevano essere rivendicati né da parte del re francese Enrico III, né dalla regina vedova Anna Jagellona; similmente, né dal principe svedese Sigismondo Vasa, discendente della dinastia Jagellone, né dal governatore della Transilvania, Sigismondo Bàthory, nipote del defunto monarca. Sega insistette in questo modo sull’attaccamento della nobiltà alla libertà dell’elezione, sottolineando che l’intervento papale nella scelta del nuovo monarca non doveva essere troppo visibile e invadente294.
La Santa Sede si preparò intanto all’imminente elezione, cercando di arrivare a conoscere i principali candidati alla corona polacco-lituana. Ci si basò sulle tre relazioni riguardanti questo argomento messe a disposizione della Curia romana in seguito alla morte di Stefano Bàthory: quella
292 Sega a Azzolini, Praha 20 I 1587, in NBD II 1, nr 162, pp. 374-375. 293 Sega a Azzolini, Praha 30 XII 1586, ibid., nr 160, pp. 362-363. 294 Ibid. Cfr. Von Pastor, Storia dei papi, vol. X, cit., p. 396.
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di Orazio Spannocchi, il segretario dell’ex-nunzio in Polonia Bolognetti (Discorso dell'interregno di Polonia dell'anno 1587295), quella del gesuita Possevino296, che ben conosceva i rapporti politici nell’Europa centro-orientale, e, ancora una volta, la relazione del nunzio viennese Sega297. Gli autori di tutti e tre i rapporti menzionavano le candidature degli arciduchi austriaci, quella del principe svedese Sigismondo Vasa, del duca di Parma Alessandro Farnese, e di Sigismondo e Andrea Bàthory298. Spannocchi e Sega non escludevano le aspirazioni dei possibili candidati locali, provenienti dalla nobiltà299. Possevino riteneva invece che non valesse la pena di preoccuparsi delle aspirazioni dei cosiddetti ‘Piasti’. In qualità di candidati secondari si indicavano inoltre il duca di Ferrara Alfonso II d'Este, Guglielmo V di Baviera, lo zar Fedor, il nobile boemo Vilém di Rožmberk, i principi francesi, sassoni, prussiani e Federico II di Danimarca300. Oltre a ciò, Sega accennava alla possibilità di rivendicazione della corona da parte di Enrico III, re di Francia, pur avendo precedentemente negato il fondamento di tale passo. Sottolineava inoltre il ruolo che la regina vedova Anna Jagellona avrebbe svolto nella ormai prossima battaglia per il trono301. Possevino avvertiva comunque che «sono tanto varij et mutabili gli animi della natione Polacca per essere molto sottoposti alla passion, et a gli interessi privati, che difficilmente si può far giuditio delle future loro attioni»302.
I diplomatici pontifici che svolgevano le loro missioni nello Stato polacco-lituano di solito non prendevano in considerazione la possibilità di essere colti di sorpresa dal problema dell'elezione di un nuovo monarca. Nonostante ciò, prima di mettersi in viaggio alla volta della Confederazione, dedicavano molto tempo a studiare attentamente le realtà sociali e politiche del posto, tra cui, in particolare, lo specifico sistema istituzionale e il meccanismo della libera elezione. Questo viene dimostrato dalla ricca collezione dei documenti e delle loro copie relative agli affari politici della Confederazione presenti negli archivi pontifici. I nunzi apostolici acquisivano tali conoscenze
295 Orazio Spannocchi, Discorso dell’interregno di Polonia dell’anno 1587, in Rykaczewski, Relacye nuncyuszów, vol. I, cit., pp. 459-476.
296 ASV, F. Pio 122, Relazione di Antonio Possevino del 1587, riguardante l’imminente elezione del re, pp. 242-247. 297 Sega a Azzolini, Praha 30 XII 1586, NBD II 1, nr 160, pp. 359-361; Sega a Azzolini, Praha 20 I 1587, ibid., nr 162, pp. 374- 375.
298 ASV, F. Pio 122, Relazione di Antonio Possevino del 1587, riguardante l’imminente elezione del re, p. 242v; Spannocchi,
Discorso dell’interregno di Polonia, cit., pp. 464-471.
299 Sega a Azzolini, Praha 30 XII 1586, NBD II 1, nr 160, pp. 360-361; Spannocchi, Discorso dell’interregno di Polonia, cit., pp. 459-464.
300 ASV, F. Pio 122, Relazione di Antonio Possevino del 1587, riguardante l’imminente elezione del re, pp. 242v-245. 301 Ibid., p. 242v. Cfr. Schweizer, Die Sukzessionswirren, cit., p. XIV; Von Pastor, Storia dei papi, vol. X, cit., p. 396. 302 ASV, F. Pio 122, Relazione di Antonio Possevino del 1587, riguardante l’imminente elezione del re, p. 242r.
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durante la loro solita visita a Roma, che precedeva, secondo la consuetudine, l’inizio della loro missione303.
Nunzio Vincenzo Dal Portico304, arrivato alla corte di Sigismondo Augusto nel 1568, probabilmente prese in considerazione la possibilità che il problema della successione si manifestasse nel corso della sua missione, a causa dell’avanzata età del monarca e della mancanza di un’erede. Ciò nonostante, non fece preparativi specifici al riguardo. Dato che Dal Portico non aveva avuto precedenti esperienze in materia dello Stato polacco-lituano, prima che partisse da Roma gli vennero rilasciate le informazioni necessarie dall’ex-nunzio in Polonia Berardo Bongiovanni305 (che aveva svolto la sua missione negli anni 1560-1563), da parte del cardinale protettore della Confederazione Farnese, dal cardinale Morone, molto familiare con la realtà dell’Europa centro-orientale, e dall’ex-nunzio presso la corte di Sigismondo Augusto, il cardinale Commendone306. Nelle istruzioni iniziali per Dal Portico, si accennava soltanto brevemente al fatto che, nel caso in cui presso la corte jagellonica si fosse toccato il tema della successione, il nunzio avrebbe dovuto prestare una particolare attenzione alle inclinazioni del re, così come alle simpatie politiche dei Senatori. Avrebbe dovuto inoltre prestare attenzione all'eventuale presenza e al carattere delle ambasciate straniere presenti in Polonia, oltre che alla natura di quelle inviate da Sigismondo Augusto307. In termini generali, al nunzio si raccomandava di stare «vigilante per intendere quel che si parli della succession di quel Regno, et chi vi attende de i Principi vicini, et quel che se ne creda communemente»308.
Un diplomatico papale adeguatamente preparato ad affrontare il problema della successione dopo Sigismondo Augusto può essere considerato il cardinale legato Giovanni Francesco Commendone. La sua prima missione presso la corte dell'ultimo Jagellone, in qualità di nunzio
303 Bronisław Dembiński, Sprawozdanie z poszukiwań w archiwach i bibliotekach rzymskich szczególniej w Archiwum
Watykańskim. O materyałach do dziejów Polskich w XVI i XVII wieku, in SRP XII, p. 61.
304 Vincenzo Dal Portico (ca. 1519-1590) nacque a Lucca. Nel 1561 diventò protonotario apostolico. In seguito, nel 1563, partì per la Polonia come auditore del nunzio G. F. Commendone. Nel 1568 venne nominato lui stesso nunzio apostolico presso la corte degli Jagelloni. Sulla missione di Dal Portico in Polonia (1568-1573) cfr. Glemma, Zapiski nuncjusza polskiego
Wincentego Dal Portico z roku 1568, in «Collectanea Theologica» 17 (1936), pp. 273-288; Ronchi de Michelis, Dal Portico, Vincenzo, in DBI, 32 (1986); Gregorowicz, W cieniu legata, cit., pp. 53-81.
305 Su vescovo di Camerino Berardo Bongiovanni, nunzio in Polonia negli anni 1560-1563, cfr. Von Pastor, Storia dei papi, vol. VII, cit., pp. 366-369; Caccamo, Bongiovanni, Berardo, in DBI 12 (1971); Wojtyska, Król i nuncjusz. Zygmunt August i
Berard Bongiovanni w latach 1560-1563, in Studia i materiały Instytutu Studiów Kościelnych w Rzymie, Papieski Instytut
Studiów Kościelnych w Rzymie, Rzym 1972, pp. 43-68; Id., Papiestwo – Polska, cit., pp. 122-160; ANP I, pp. 211-212; Świderska, Dyplomacja papieska, cit., pp. 121-122.
306 Glemma, Zapiski nuncjusza, cit., pp. 274-275.
307 ASV, Misc. Arm. II 82, L’istruzione iniziale per Vincenzo Dal Portico, Roma [1568], p. 217v.
308 ASV, Misc. Arm. II 82, L’istruzione iniziale per Vincenzo Dal Portico, Roma [1568], p. 493r, ead.: BPAU/PAN, TR MTG, t. 3, pp. 304-311. Cfr. Gregorowicz, W cieniu legata, cit., p. 60.
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apostolico, si svolse negli anni 1563-1565 e gli permise di conoscere le dinamiche sociali e politiche dello Stato polacco-lituano. Commendone riuscì a costruirsi un'ampia cerchia di informatori e di potenziali collaboratori politici. Nonostante il fatto che durante la sua seconda missione negli anni 1571-1573, questa volta in funzione di legato a latere, il suo compito principale fosse quello di coinvolgere la Confederazione nella guerra con l'Impero ottomano, egli avrebbe dovuto prestare attenzione anche a ciò che riguardava la lotta per il trono polacco-lituano. Commendone condusse i negoziati in materia ancora prima della morte del re, durante la dieta che si svolse nella primavera 1572. In seguito alla scomparsa di Sigismondo Augusto, assunse ufficialmente il compito di attuare la politica papale nei confronti dell'elezione del nuovo monarca.
Vincenzo Lauro avrebbe dovuto essere designato da Gregorio XIII come nuovo nunzio in Polonia in seguito all'elezione del nuovo monarca dopo la morte di Sigismondo Augusto. Per questo motivo, il vescovo di Mondovì, fra il gennaio e il marzo 1573, soggiornò a Roma, dove, in vista della preparazione per la sua missione, approfondì la sua conoscenza sullo Stato polacco-lituano, approfittando dalle informazioni fornite dagli esperti in materia. Ricevette anche istruzioni dettagliate dalla Segreteria di Stato309. A causa del ritardo dell’elezione, l’inizio della sua missione venne però posticipato all'estate del 1573. Allora il papa inviò Lauro direttamente in Francia, col compito di congratularsi con il neo-eletto Enrico di Valois e accompagnarlo poi in Polonia310. Ciò nonostante, Lauro si mise in viaggio da Parigi verso est prima del riluttante monarca. Il nunzio trascorse il Natale a Venezia, dove incontrò il cardinale Commendone, il quale stava ritornando a Roma. Il legato dedicò alcuni giorni a un dettagliato rapporto al suo successore sulla situazione politica e religiosa dello Stato polacco-lituano. Lasciò inoltre preziosi suggerimenti per quanto riguardava la politica personale. A Lauro piaceva sottolineare frequentemente il fatto che, dopo il suo arrivo in Polonia, quelle informazioni gli si rivelarono necessarie311. Dopo la sua venuta a Cracovia, nel febbraio 1574, il nunzio incontrò Graziani, il quale, per volere del cardinale Commendone, attese l’arrivo del nuovo diplomatico e ancora una volta gli presentò l’attuale e dettagliata situazione politica e confessionale della Confederazione312. Lauro ricevette inoltre una
309 Gallio a Lauro, Roma 28 XII 1572, in ANP IX/1, nr 11, pp. 16-17, ead.: NS, nr 457, p. 443. Cfr. Fonzi, Prefazione in NS, p. XXII.
310 Gregorio XIII a Enrico di Valois, Roma 1 VI 1573, in ANP IX/1, nr 17, p. 26; Gallio ad Antonio Maria Salviati, Roma 1 VI 1573, in ANG XII, nr 189, pp. 530-531; Gallio a Salviati, Roma 1 VI 1573, ibid., nr 192, p. 534; Gallio a Lauro, Roma 1 VI 1573, in NS, nr 503, p. 479.
311 Lauro a Gallio, Venezia 26 XII 1573, in ANP IX/1, nr 60, pp. 113-114.
312 ASV, Segr. di Stato, Pol. 3, Commendone a Gallio, s. l. 3 X 1573, pp. 448v-449r; Lauro a Gallio, Kraków 5 II 1574, in ANP IX/1, nr 68, p. 130, ead.: Wierzbowski, Vincent Laureo, cit., nr 1, pp. 1-4; Lauro a Gallio, Kraków 16 II 1574, in ANP IX/1, nr 70, p. 134, ead.: Wierzbowski, Vincent Laureo, cit., nr 2, pp. 4-7; ASV, Segr. di Stato, Pol. 7, Graziani a Gallio, Kraków 26 II 1574, p. 30r.
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descrizione delle relazioni polacco-lituane, preparata dal suo predecessore Dal Portico, intitolata Pro Regno Poloniae consideranda a Nuntio Apostolico313. Tuttavia, nonostante la consapevolezza papale delle cattive condizioni di salute del re Carlo IX di Francia, era difficile prevedere che il governo di Enrico di Valois in Polonia sarebbe durato soltanto pochi mesi, e subito dopo il primo interregno si sarebbe di nuovo aperto il problema della successione polacco-lituana. Dopo la fuga del re, la complessità della situazione politica e il problema della legittimità del regno di Enrico di Valois causarono presto il disorientamento del nunzio. Lauro si rivolse per avere consigli al cardinale Hozjusz314. Si appellò inoltre alla Segreteria di Stato affinché, nel caso dell'annuncio ufficiale dell’interregno, gli si trasmettessero in tempo le nuove istruzioni sulla sua condotta nei confronti della prossima elezione315.
L’arcivescovo di Napoli Annibale Di Capua316, dopo la sua nomina alla nunziatura apostolica in Polonia nel settembre 1586, lasciò la propria diocesi e si recò a Roma, dove trascorse un paio di settimane per prendere conoscenza delle istruzioni riguardanti la sua missione e per raccogliere le informazioni generali sullo Stato polacco-lituano. A questo scopo, in diverse occasioni si incontrò con il cardinale Bàthory e col prete-diplomatico polacco Stanisław Reszka317. Inoltre, dalla Segreteria di Stato gli venne consegnato un vasto carteggio di uno dei suoi predecessori in Polonia, Bolognetti318. Esso avrebbe dovuto costituire la lettura da viaggio del nuovo diplomatico papale. Inoltre, Di Capua venne accompagnato nel suo viaggio in Polonia dall’esperto nelle questioni
313 Gallio a Lauro, Roma 23 I 1574, in ANP IX/1, nr 66, p. 127. 314 Zakrzewski, Po ucieczce Henryka, cit., p. 133.
315 Lauro a Gallio, Skierniewice 12 I 1575, in ANP IX/2, nr 228, p. 126, ead.: Wierzbowski, Vincent Laureo, nr 40, cit., pp. 133- 136.
316 Annibale Di Capua (ca. 1544-1595) nacque a Napoli in una delle più importanti famiglie nobili del vicereame, molto legata ai regnanti di Madrid, prima a Casa d’Aragona, dopo a quella d’Asburgo, ma anche alla Santa Sede. Di Capua ottenne la formazione giuridica presso le Università di Padova e Pavia. In seguito, si dedicò allo studio di teologia nel Collegio Romano. Grazie alla protezione di Gregorio XIII, Di Capua ricevette gli uffici di referendario apostolico e di segretario domestico del pontefice. Nel 1576, venne inviato nella sua prima missione diplomatica alla corte di Praga, per congratularsi per l’incoronazione di Rodolfo II. Nel 1577 fu nominato nunzio apostolico a Venezia. Nel 1578, ricevette invece la nomina pontificia per l’arcivescovato di Napoli. Infine, il 6 settembre 1586, Di Capua venne nominato nunzio apostolico presso la corte polacco-lituana di Stefano Bàthory. Sulla missione di A. Di Capua in Polonia (1586-1591) cfr. Schweizer, Die
Sukzessionwirren, cit.; Nanke, Z dziejów polityki Kuryi, cit.; Lepszy, Walka stronnictw, cit.; Id., Rzeczpospolita Polska w dobie sejmu inkwizycyjnego (1589-1592), Gebethner & Wolff, Kraków 1939; Von Pastor, Storia dei papi, vol. X, cit., pp. 397-
400; Woś, Annibale di Capua cit.; ANP I, pp. 229-231; Sanfilippo, Di Capua, Annibale, in DBI, 39 (1991); Woś, Fonti per la
storia, cit.; Tygielski, Z Rzymu do Rzeczypospolitej, cit., pp. 124-136; Woś, Santa Sede e Corona Polacca, cit.; Dubas-
Urwanowicz, Działalność polityczna Hannibala, cit.; Ead., Między troską o losy Kościoła, cit.; Skowron, Nuncjusz i
ambasador, cit.; Gregorowicz, Dylematy papieskiej dyplomacji, cit.
317 Sulla persona di Stanisław Reszka cfr. Woś, Stanislao Reszka segretario del cardinale S. Hozjusz e ambasciatore del re di
Polonia a Roma e a Napoli: (n. 1544 m. post 1600), in «Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di lettere e
filosofia», III/8 (1978); Bronisław Biliński, Dwa epizody: rzymski (1586) i neapolitański (1594) w "Listach" Stanisława Reszki, in «Odrodzenie i Reformacja w Polsce», 33 (1988).
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dell’Europa centro-orientale, il padre gesuita Possevino, che gli introdusse le peculiarità del mondo slavo319.
Il nunzio apprese la notizia della morte di Stefano Bàthory il 1° gennaio 1587, durante il suo viaggio in Polonia, a Venzone, vicino a Venezia. Essa gli venne trasmessa dal nobile friuliano Giovanni Prampero, il quale aveva ricevuto queste informazioni da un commerciante che le portava