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Le relazioni della Corona di Polonia e del Granducato di Lituania con il papato alle soglie

Già nel corso del XIV e XV secolo, la Corona di Polonia e il Granducato di Lituania entrarono decisamente nell’ottica degli interessi della Santa Sede. Ciò fu dovuto a molti fattori: alla crescente necessità papale di cercare alleati potenti nel conflitto con l'Impero ottomano, al problema della soluzione della controversia tra la Polonia, la Lituania e lo Stato dell'Ordine Teutonico, insieme alla questione della sua secolarizzazione nel 1525, alla minaccia ussita in questa parte d'Europa, così come ai disegni papali dell'unione con la Chiesa ortodossa, i quali tornarono a manifestarsi dopo il Concilio di Firenze, nel 1439141.

La questione della lega santa e la tematica turca in generale dominarono decisamente le relazioni polacco-papali a cavallo del XV e XVI secolo. Come osservato da Jacques Poumarède, «le Sante Leghe dovevano costituire il punto di eccellenza di una politica pontificia volta alla mobilitazione e all’unione dei principi contro il pericolo turco»142. L’estensione dell’attenzione della Santa Sede sul potenziale politico dei paesi dell'Europa centro-orientale testimonia la lungimiranza della politica papale fra i due secoli143. Dal momento della battaglia di Varna nel 1444144, la dinastia

141 Feldkamp, La diplomazia pontificia, cit., p. 42.

142 Jacques Poumarède, Il Mediterraneo oltre le crociate. La guerra turca nel Cinquecento e nel Seicento tra leggende e realtà, UTET, Torino 2011, p. 204.

143 Daniela Frigo, Politica estera e diplomazia: figure problemi e apparati, in Storia degli antichi stati italiani, a cura di Gaetano Greco, Rosa, Editori Laterza, Roma-Bari 1996, p. 136.

144 La battaglia di Varna ebbe luogo il 10 novembre 1444. La Santa Sede, rappresentata dal cardinale Giuliano Cesarini, riuscì a convincere la coalizione cristiana a rompere la tregua appena firmata a Seghedino. Gli eserciti polacco e ungherese di Ladislao III Jagellone e transilvano di János Hunyadi vennero sconfitti dalle truppe del sultano Murad II. Da un lato, alla battaglia di Varna è stato riconosciuto un ruolo simbolico nella lotta contro il Turco, ma d'altra parte, come notato da J. Smołucha, «nella politica polacca della fine del XV e l'inizio del XVI secolo, si può notare un certo complesso associato alla battaglia di Varna. Si è fatto riferimento alla sconfitta di Varna, per giustificare una certa riluttanza nei confronti dei progetti papali. Col passare del tempo si iniziò a identificare questo evento con le sempre più avventate e irresponsabili azioni della Santa Sede contro i Turchi». [orig. «W polskiej polityce końca XV i początku XVI wieku można dostrzec pewien kompleks związany z Warną. Powoływano się na klęskę warneńską, aby uzasadnić niechęć do papieskich

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jagellonica, e, quindi, anche la Corona di Polonia, iniziarono a svolgere un ruolo di primo piano nei progetti della lotta dell'Europa cristiana contro l'Impero ottomano. Le relazioni tra la Polonia e Roma inizialmente non furono particolarmente buone, poiché la Santa Sede favoriva gli interessi politici del re di Ungheria, Mattia Corvino, che si trovava invece in contrasto sia con gli Jagelloni che con gli Asburgo145. I tentativi romani di acquisire il potenziale politico degli Jagelloni si intensificarono seriamente solo dagli anni Ottanta del XV secolo, per via dell’assedio posto nel 1484 dal sultano Bayezid II alle due importanti città portuali sul Mar Nero: Chilia e Belgorod. In quel momento, la Polonia si confrontò per la prima volta con la potenza turca in modo diretto, avendo risentito le ripercussioni economiche provenienti dal blocco di questi importanti centri di scambio e delle adiacenti rotte commerciali. Le ulteriori tensioni polacco-turche vennero causate dall’avvicinamento politico della Moldova, finora dipendente dalla Polonia, al Khanato di Crimea146. Esse si trasformarono in seguito in una serie di conflitti, sostenuti e fomentati dalla Santa Sede, che però finirono con i ripetuti trionfi degli Ottomani. Il 5 luglio 1486 papa Innocenzo VIII (1484-1492) annunciò perfino una speciale bolla Catholicae fidei defensionem, la quale esortava i paesi limitrofi alla Corona a sostenere le forze polacche nella guerra con l'Impero ottomano, garantendo le indulgenze147. La Santa Sede destinò allora praticamente l'intera raccolta dell’Obolo di San Pietro nell'Europa centro-orientale alla lotta contro gli infedeli, mettendo inoltre a disposizione dei sussidi speciali per la crociata. Queste somme venivano adoperate per la manutenzione delle fortezze di confine, come ad esempio Kamieniec Podolski, così come per pagare i mercenari, i quali avrebbero dovuto inibire gli attacchi tartari ai confini della Corona di Polonia. Infine, la tradizionale decima veniva spesso sostituita da un subsidium charitativum148.

projektów. Wraz z upływem czasu zaczęto utożsamiać to wydarzenie coraz wyraźniej z pochopnymi i nieodpowiedzialnymi działaniami wobec Turków inicjowanymi przez Stolicę Apostolską»]. Cfr. Jan Dąbrowski, La Pologne

et l'expédition de Varna en 1444, in «Revue des études slaves», X (1930), pp. 57-75; Francesc Pall, Autour de la croisade de Varna: la question de la paix de Szeged et de sa rupture (1444), in «Bulletin de la section historique de l'Académie

Roumaine», XXII/2 (1941), pp. 144-158; Halecki, The Crusade of Varna. A Discussion of Controversial Problems, Polish Institute of Arts and Sciences in America, New York 1943; Taddeo V. Tuleja, Eugenius IV and the Crusade of Varna, in «The Catholic Historical Review», XXXV (1949-1950), pp. 257-75; Domenico Caccamo, Eugenio IV e la crociata di Varna, in «Archivio della Società romana di storia patria», LXXIX (1956); Kenneth Meyer Setton, The Papacy and the Levant (1204-

1571). Vol. II. The Fifteenth Century, The American Philosophical Society, Philadelphia 1978, pp. 78-94; Janusz Smołucha, Papiestwo a Polska w latach 1484-1526. Kontakty na tle zagrożenia tureckiego, Towarzystwo Naukowe "Societas Vistulana",

Kraków 1999, p. 16.

145 Krzysztof Baczkowski, Walka z Maciejem Korwinem o koronę czeską w latach 1471-1479, Uniwersytet Jagielloński, Kraków 1980, p. 24; Id., Państwa Europy środkowo-wschodniej wobec antytureckich projektów Innocentego VIII (1484-1492), Wydawnictwo Instytutu Teologicznego Księży Misjonarzy, Kraków 1990, p. 207; Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., p. 18. 146 Bolesław Stachoń, Polityka Polski wobec Turcji i akcji antytureckiej w wieku XV do utraty Kilii i Białogrodu (1484), Towarzystwo Naukowe, Lwów 1930; Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., pp. 28-38.

147 Baczkowski, Państwa Europy środkowo-wschodniej, cit., pp. 216-217; Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., p. 37.

148 Wojtyska, Papiestwo – Polska, cit., pp. 30-31; Feldkamp, La diplomazia pontificia, cit., pp. 42, 48-50; Smołucha, Papiestwo

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Già dalla metà del XV secolo, la Polonia venne a volte indicata nelle fonti papali come baluardo o bastione del cristianesimo (lat. antemurale christianitatis). Tuttavia, non si deve esagerare il ruolo della Corona di Polonia come sostegno del papa nella guerra dell'Europa cristiana con l'Impero ottomano. Sulle soglie della modernità, anche l’Ungheria, l'Impero, la Serenissima e la Spagna erano considerate come componenti di tale baluardo149. Ciò nonostante, si può stabilire con certezza, che fu proprio il fattore turco a costituire il motivo principale del crescente interesse papale per i territori polacco-lituani. Per questo motivo, a parte gli sforzi intrapresi da parte della Santa Sede per attrarre la Polonia nella guerra con l'Impero ottomano, un altro elemento caratteristico della politica papale nell'Europa centro-orientale fu costituito dall’impegno al fine di stabilire una pacifica cooperazione e, in seguito, un’alleanza militare dei paesi cattolici di quel territorio, in particolare tra la Corona di Polonia e l’Impero (il papato sembrava considerare i possedimenti jagellonici in Polonia e in Ungheria come un insieme politico)150.

Prima dell'istituzione della nunziatura apostolica alla corte jagellonica, il centro politico della Santa Sede sui territori dell’Europa centro-orientale fu rappresentato da Vienna, che svolse un ruolo importante nella trasmissione della corrispondenza reciproca e dei sussidi finanziari tra Roma, la Polonia e la Lituania151. Nonostante le problematiche relazioni polacco-turche del periodo 1444- 1510 incoraggiassero i progetti papali riguardanti l’organizzazione della crociata moderna, la Corona di Polonia decise, nel 1510, di concordare una tregua a tempo indeterminato con la Sublime Porta. Ciò nondimeno, il re di Polonia Sigismondo il Vecchio non si distaccò mai completamente dai piani relativi alla lotta contro il Turco. La sua candidatura all’eventuale comando della crociata avrebbe dato prestigio sia alla Polonia, che a tutta la dinastia jagellonica, al governo in Polonia, in Lituania

poświęcona pamięci Prof. Jana Seredyki, red. Władysław Kaczorowski, Uniwersytet Opolski, Opole 2008, p. 190. Il

subsidium charitativum era una tassa, pagata volontariamente dal clero, nel caso in cui, durante la dieta, fossero state approvate imposte straordinarie a carico della nobiltà, destinate, per esempio, a coprire le spese della guerra.

149 Il concetto di ‘baluardo della cristianità’ fu per la prima volta utilizzato in relazione alla Corona di Polonia probabilmente nel 1462, in un’orazione dell’inviato papale Geronimo Lando destinata a Casimiro Jagellone. In precedenza questo termine si riferiva piuttosto al Bisanzio e all'Ungheria. Cfr. Wiktor Weintraub, Renaissance Poland and Antemurale

Christianitatis, in «Harvard Ukrainian Studies», III-IV (1979-1980), pp. 51-60; Urszula Borkowska, The ideology of antemurale in the sphere of Slavic Culture (13th-17th centuries), in The Common Christian Roots of the European Nations. An International Colloquium in the Vatican, Le Monnier, Florence 1983, pp. 1206-1221; Jan Tazbir, Polskie przedmurze chrześcijańskiej Europy. Mity a rzeczywistość historyczna, Interpress, Warszawa 1987, pp. 15-41; ANP I, p. 9; Jadwiga

Krzyżaniakowa, Poland as Antemurale Christianitatis, in «Polish Western Affaires», vol. XXXIII/2 (1992), pp. 3-24; Henryk Olszewski, The Ideology of the Polish-Lithuanian Commonwealth as the Bulwark of Christianity, ibid., p. 75; Smołucha,

Papiestwo a Polska, cit., pp. 7, 51; Woś, Santa Sede e Corona Polacca, cit., p. 34; Tazbir, Polska przedmurzem Europy, Twój

Styl, Warszawa 2004, passim; Ryszard Frelek, Dzieje dyplomacji, Adam Marszałek, Toruń 2008, p. 2.

150 Kopiec, Zur Geschichte, cit., pp. 143-144: «Die polnische Politik zwischen dem Hause Habsburg und Frankreich war zugleich eine wesentliche Voraussetzung für die päpstlichen Wünsche, und diese standen auf der Seite des Hauses Habsburg und haben Polen somit in den Türkenkrieg hineingezogen». Cfr. Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., p. 101. 151 Wojtyska, Papiestwo – Polska, cit., p. 33.

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e in Ungheria152. Inoltre, il mantenimento dei buoni rapporti con la Santa Sede era necessario, perché essi costituivano una garanzia dell’aiuto sia finanziario che diplomatico nelle relazioni della Corona di Polonia con l'Ordine Teutonico, la Moscovia, i tartari e l'Impero. La strategia adottata da Sigismondo il Vecchio, similmente a quella intrapresa da altri principi cattolici, fu quindi quella dell’inganno politico, calcolata per raggiungere il proprio beneficio, e non per la realizzazione dei progetti papali della crociata153. Comunque, in seguito alla conclusione del Concilio Lateranense V, nel 1517, Leone X si rivolse agli Jagelloni, incitandoli ancora una volta ad intraprendere azioni concrete, al fine di organizzare una nuova offensiva anti-ottomana. Sigismondo il Vecchio e Luigi Jagellone non si rifiutarono esplicitamente, ma le loro condizioni rendevano la realizzazione della crociata impossibile154. Infine, in seguito alla morte dell’imperatore Massimiliano I, il 28 marzo 1519, il re d’Ungheria firmò una tregua triennale con Selim II, la quale venne poi confermata ad Adrianopoli ed estesa alla Polonia, alla Spagna e al papato155. Infine, fu la sconfitta dell'esercito ungherese a Mohacs nel 1526156 a seppellire definitivamente le speranze di un coinvolgimento della Polonia nel conflitto con Costantinopoli, pur rendendo l’Europa consapevole della gravità del pericolo turco.

Sigismondo il Vecchio, e in seguito suo figlio Sigismondo Augusto, favorirono una politica di relazioni pacifiche con l'Impero ottomano. A testimonianza di ciò, nel 1533 venne conclusa da Sigismondo il Vecchio e da Solimano il Magnifico la pace polacco-turca, rinnovata poi diverse volte157. In seguito, il re di Polonia non considerò più seriamente i progetti della crociata, nonostante venissero ripetutamente discussi nel dibattito parlamentare del regno158.

152 L’idea di Sigismondo il Vecchio come capo militare della crociata venne sottoposta a Leone X dal primate Jan Łaski, durante il Concilio Lateranense V. Essa, tuttavia, pur essere piaciuta al pontefice, non trovò sostegno da parte dello stesso monarca. Cfr. Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., pp. 163-164; Baczkowski, Stosunki habsbursko-jagiellońskie w ostatnich

latach życia cesarza Maksymiliana I na tle spraw wschodnich, Państwowa Akademia Umiejętności, Kraków 2014, p. 44. Sul

dominio dei Jagelloni nell’Europa centro-orientale è in corso un progetto di ricerca presso l’University of Oxford:

Jagiellonians: Dynasty, Memory and Identity in Central Europe, diretto da Natalia Nowakowska.

153 Smołucha, Papiestwo a Polska, cit., pp. 106-107, 214; Baczkowski, Stosunki habsbursko-jagiellońskie, cit., pp. 44-47. 154 Pajewski, Stosunki polsko-węgierskie i niebezpieczeństwo tureckie w latach 1516-1526, Towarzystwo Naukowe Warszawskie, Warszawa 1930, p. 22; Baczkowski, Stosunki habsbursko-jagiellońskie, cit., pp. 45-50.

155 Pajewski, Stosunki polsko-węgierskie, cit., p. 62; Baczkowski, Stosunki habsbursko-jagiellońskie, cit., p. 62.

156 La battaglia di Mohács ebbe luogo il 29 agosto 1526. L’offensiva turca in Ungheria fu causata dal rifiuto del pagamento del tributo. L’esercito ungherese di Luigi Jagellone venne sconfitto dall'esercito turco guidato dal sultano Solimano il Magnifico. I Jagelloni polacchi e gli Asburgo non intervennero, avendo già stabilito in precedenza relazioni pacifiche con Costantinopoli. Cfr. Vilmos Frankói, Ungarn vor der Schlacht bei Mohác (1524-1526), W. Lauffer, Budapest 1886; Setton,

The Papacy and the Levant, cit., pp. 296-297.

157 Tazbir, Państwo bez stosów i inne szkice, Universitas, Kraków 2000, p. 37.

158 Anna Sucheni-Grabowska, Zygmunt August. Król polski i wielki książę litewski 1520-1562, Universitas, Kraków 2010, p. 59.

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Nello stesso tempo, i rapporti tra la Polonia, la Lituania e la Santa Sede si complicarono ulteriormente a causa del successo che la Riforma ottenne nell’Europa centro-orientale. Anche se la corte jagellonica rimase cattolica (perfino nel periodo di relativa indifferenza religiosa di Sigismondo Augusto), il multireligioso territorio della Corona di Polonia e del Granducato di Lituania tendeva ad assorbire come una spugna le novità religiose e morali. Molti giovani nobili polacchi e lituani viaggiavano attraverso l'Europa occidentale, intraprendendo spesso gli studi presso le università tedesche come Wittenberg, Augusta e Lipsia, le quali costituirono la culla e il centro di sviluppo delle idee di riforma. In Polonia arrivavano, in cerca d’asilo politico e religioso, i numerosi seguaci delle idee protestanti, come Fausto Socini, Giorgio Biandrata, Francesco Lismanin, Prospero Provana, Pietro Battista di Firenze, Bernardino Ochino, e altri159. Per primo si diffuse il luteranesimo, soprattutto tra la popolazione urbana di lingua tedesca della Prussia Reale e della Grande Polonia. Dagli anni Quaranta del XVI secolo, si diffusero in particolare le idee di Giovanni Calvino, in quanto collimanti con i principi libertari professati dalla nobiltà. Erano presenti anche gli anabattisti, gli ariani e gli Fratelli Boemi. La dieta generale del 1555, sotto un'evidente influenza del contemporaneo dibattito di Augusta, garantì ampie libertà ai nobili seguaci delle nuove idee160.

Al fine di ottenere il controllo sui dinamici progressi della Riforma in una zona così strategica, il papa decise di stabilire presso la corte jagellonica una nunziatura apostolica permanente. Per lo stesso motivo, nelle strutture della Curia romana cominciò a figurare l’ufficio del cardinale protettore della Polonia, il quale avrebbe tutelato gli interessi religiosi di essa161.

159 Caccamo, Eretici italiani in Moravia, Polonia, Transilvania, 1558-1611: studi e documenti, Sansoni, Firenze 1970, pp. 65- 79; Tazbir, Państwo bez stosów, cit., p. 22; Jean Bérenger, Tolérance ou paix de religion en Europe centrale, 1415-1792, Honoré Champion, Paris 2000, pp. 162-165; Tygielski, Włosi w Polsce XVI-XVII wieku. Utracona szansa na modernizację, Więzi, Warszawa 2005, pp. 145-147, 214-222 (cfr. la traduzione in inglese Italians in early modern Poland: the lost opportunity for

modernization?, Lang, Frankfurt am Main 2015). Sulle origini della tolleranza religiosa in Polonia cfr. Ambroise Jobert, De Luther à Mohila: la Pologne dans la crise de la chrétienté: 1517-1648, Institut d'études slaves, Paris 1974, pp. 11-40; Bérenger, Tolérance ou paix, cit., pp. 149-155; Tazbir, Tradycje tolerancji religijnej w Polsce, Książka i Wiedza, Warszawa 1980, pp. 10-

48; Id., Reformacja w Polsce, Książka i Wiedza, Warszawa 1993, pp. 29-51; Id., Państwo bez stosów, cit., passim.

160 Zakrzewski, Powstanie i wzrost reformacji w Polsce (1520-1572), F. Wagner, Leipzig 1870; Teodor Wotschke, Geschichte

der Reformation in Polen, Verein für Reformationsgeschichte, Leipzig 1911; Paul Fox, The Reformation in Poland, in The Cambridge History of Poland to 1696, ed. by William Fiddian Reddaway, John Hubert Penson, Halecki, Roman Dyboski,

Cambridge University Press, Cambridge 1950, pp. 322-347; Gottfried Schramm, Der polnische Adel und die Reformation,

1548-1607, Steiner, Wiesbaden 1965; Jobert, De Luther à Mohila, cit., pp. 43-60; Maciej Ptaszyński, The Polish-Lithuanian Commonwealth, in A Companion to the Reformation in Central Europe, ed. by Howard Louthan, Graeme Murdock, Brill,

Leiden-Boston 2015, pp. 40-67.

161 Wojtyska, Papiestwo – Polska, cit., pp. 241-297; Krzysztof Rafał Prokop, Od kiedy kardynał Pietro Isvalies był protektorem

Polski w Kurii Rzymskiej, in «Zeszyty Naukowe Uniwersytetu Jagiellońskiego. Prace Historyczne», 126 (1999), pp. 89-100;

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Tuttavia, il vescovo di Verona Luigi Lippomano162, il nunzio di nuova nomina, non fu in grado di arrivare in tempo alla dieta del 1555 e di opporsi alla nuova costituzione, che riconosceva le libertà dei protestanti. Una volta arrivato nel luogo della propria missione, Lippomano commentò che in Polonia «non potiamo venir a peggio che siamo»163. Il suo successore Giulio Ruggieri164, nunzio apostolico in Polonia negli anni 1565-1568, osservò invece che «la Polonia è stata per l’anni a dietro sempre buona cattolica, come ne fanno fede, oltre l’historie, le ricchezze delle chiese, gli ornamenti et il numero di sacerdoti et molte altre dimostrazioni. Pur finalmente s’è lasciata ridurre ancora lei dalle falsità di Germani»165.

Verso la metà del XVI secolo, per la Santa Sede si verificò un nuovo problema, connesso alla penetrazione delle idee riformistiche sui territori polacco-lituani. Date le difficoltà che si verificarono a proposito della convocazione e dello svolgimento del Concilio di Trento, una parte delle autorità ecclesiastiche polacche incoraggiava la creazione di una chiesa nazionale, seguendo il recentissimo esempio inglese. Ci fu un momento in cui questo progetto venne sostenuto anche dal re Sigismondo Augusto, e quindi dal primate del regno, arcivescovo di Gnesna Jakub Uchański. Le somiglianze col caso inglese derivavano dal fatto che Sigismondo, desiderando disperatamente un erede e successore, così come aveva fatto Enrico VIII si rivolse al papa per annullare il suo infelice matrimonio con Caterina d'Asburgo, ormai allontanata dalla corte. Infine, grazie all’attività del nunzio Giovanni Francesco Commendone166 (il quale soggiornò presso la corte jagellonica negli anni

162 Sul vescovo di Verona Luigi Lippomano, nunzio in Polonia negli anni 1555-1557 cfr. Czesław Frankiewicz, Ze studiów

nad soborem narodowym w Polsce. Nuncjusz apostolski Ludwik Alojzy Lippomano w Polsce, J. A. Pelar, Rzeszów 1914; L.

von Pastor, Storia dei papi dalla fine del Medio Evo. Vol. VI, Storia dei papi nel periodo della Riforma e Restaurazione

cattolica, Giulio III, Marcello II e Paolo IV, 1550-1559, Desclée, Roma 1944, pp. 524-529; Wojtyska, Papiestwo – Polska, cit.,

pp. 65-104; Helmut Goetz, Zur Nuntiatur Luigi Lippomanos in Polen (1555-1557), in Miscellanea in onore di Mons. Martino

Giusti, t. 1, Archivio Vaticano, Città del Vaticano 1978, pp. 331-348; Luigi Tacchella, Paolo IV e la nunziatura in Polonia di Luigi Lippomano vescovo di Verona (1555-1557), in Dalla Chiesa Antica alla Chiesa Moderna. Miscellanea per il Cinquantesimo della Facoltà di Storia Ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana, a cura di Mario Fois SJ, Vincenzo

Monachino SJ, Felix Litva SJ, Università Gregoriana, Roma 1983; ANP I, pp. 208-209; ANP III, passim; Pino Simoni, Luigi

Lippomano. Vescovo e Nunzio Apostolico del Cinquecento, Archivo storico Curia diocesana, Verona 1993; Koller, Lippomano Luigi, in DBI 65 (2005); Monika Świderska, Dyplomacja papieska w Polsce w latach 1548-1565. Proces kształtowania się stałej nuncjatury, in Nuncjatura Apostolska, cit., pp. 116-118.

163 Luigi Lippomano a Carlo Carafa, Warszawa 23 I 1556, in ANP III, nr 70, p. 127.

164 Sulla missione di Giulio Ruggieri, nunzio in Polonia negli anni 1565-1568 cfr. W. Kulczycki, Sprawozdanie ze stanu

Królestwa Polskiego złożone świętemu Piusowi V przez księdza Juliusza Ruggiera nuncyusza apostolskiego na dworze Zygmunta Augusta za swoim powrotem z Polski r. p. 1568, in «Czas», dodatek miesięczny, 12 (1858), pp. 563-625; Tadeusz

Glemma, Instrukcja nuncjusza Ruggieriego, in Studia historyczne ku czci Stanisława Kutrzeby, T. 2, Nakł. Komitetu, Kraków 1938, pp. 265-276; ANP I, pp. 215-216; ANP VI, passim.

165 La relazione sulla Polonia di Giulio Ruggeri, a cura di Woś, Università degli Studi di Trento, Trento 1993, p. 30.

166 Il cardinale Giovanni Francesco Commendone (1524-1584) fu una figura di primo piano nella politica papale verso l’Europa centro-orientale nella seconda metà del XVI secolo. Egli nacque da padre di origine bergamasca e madre