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IL CONFLITTO DEI DETERMINISMI E L ’ APPROCCIO SCOT

OLTRE I LIMIT

16.   P ARTECIPAZIONE CONTROVERSA

2.2.   IL CONFLITTO DEI DETERMINISMI E L ’ APPROCCIO SCOT

Per comprendere l’interrelazione tra scienza, tecnologia e società è bene non dare per scontato cosa esse siano e cosa sembrano essere.

Come si può notare da qui in avanti non è semplice districarsi nelle loro definizioni date ed interpretate. Ciò favorisce un lavoro di analisi e di ricerca continuo, espressione massima dei tempi attuali che vivono le scienze sociali.

La scienza viene assunta come il modo più concreto e tangibile di capire e leggere il mondo naturale, essa attraverso operazioni di osservazione e sperimentazione spiega (o meglio, cerca di spiegare) l’evidenza dei fatti con il supporto di teorie.

Delineare la tecnologia risulta più difficile, usualmente si tende a definirla come semplice applicazione della scienza puntualizzando il percorso fattivo della tecnologia che si conviene far venire dopo la scienza, ma c’è chi puntualizza che se così fosse , se la tecnologia fosse solo scienza applicata allora la tecnologia non sarebbe mai esistita prima e non ci spiegheremmo le imponenti complessità tecnologiche quali le piramidi o la muraglia cinese. C’è chi invece la definisce come un corpo di conoscenze e competenze attraverso le quali si controlla e si modifica il mondo, e chi invece, come fortemente influenzata dalle esigenze umane, come un mero strumento per soddisfare bisogni e il folle controllo del potere.

La difficoltà di definizione universalmente accettata dimostra quanto siano varie e profonde le implicazioni che la tecnologia ha giocato e gioca nelle nostre società e nella storia.

La strada che ci porta a percorrere lo studio del rapporto tra tecnologia e società è lastricata di teorie e di percorsi obbligati che hanno lo scopo di rendere più chiaro il nostro viaggio. Come una bussola orienterà il nostro cammino all’interno delle convinzioni e delle incertezze proprie di alcuni approcci con il fine ultimo di scandagliare influenze e impatti, aspettative e dipendenza, collaborazione e competizione, apertura e chiusura.

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Gli approcci impiegati per lo studio dello sviluppo e l’impiego di una tecnologia sono due: il determinismo tecnologico e il determinismo sociologico.

Nell’analisi del determinismo tecnologico per Lievrouw e Livingstone la tecnologia è lo

“stravolgente e inevitabile potere di guidare le azioni

umane e le trasformazioni sociali”, mentre per Preston è la tecnologia che determina i modi di essere e di pensare di una società ”

Il determinismo tecnologico è la massima rappresentazione della fede nel progresso che ha fortemente e radicalmente condizionato la concezione del rapporto tra tecnologia, scienza e società.

L’idea che lo sviluppo si faccia strada grazie alla necessità della tecnica sembra offuscare altre interpretazioni e alternative. Tutto sembra assumere la forma e la sostanza di un percorso lineare obbligato e per fasi l’una conseguente all’altra.

Sempre Preston afferma:

“la tecnologia e i modelli di diffusione, applicazione e

uso di una tecnologia sono lineari e prevedebili”

Non vi è rapporto, interrelazione con la società tranne che nella considerazione del fatto che la

“tecnologia è sociale solo in relazione agli scopi che

raggiunge e gli scopi che sono nella mente di chi li usa” (Padula, Reggioni,2006:12)

L’idea è che il progresso tecnico segua una propria traiettoria fissa in cui le istituzioni, le organizzazioni e le comunità destinatarie dei prodotti tecnologici, degli artefatti, debbano solo adattarsi ai dettami della tecnologia stessa.

L’essenza del determinismo tecnologico deriva da un approccio noto come “strumentalismo” (o teoria strumentale) che descrive la tecnologia come uno strumento

neutro rispetto a tutta la complessità politica, economica e sociale. L’anima dello

strumentalismo affonda le sue radici nella convinzione della indipendenza dal contesto di applicazione.

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Ma la teoria strumentale viene fortemente criticata e smontata dal “sostanzialismo”. Feenberg scrive, ad evidenza di ciò:

“la tecnica non è neutra ,ma incarna valori specifici e

che la sua diffusione non è, di conseguenza, innocente nelle società moderne, dove la tecnica è diventata onnipresente” (Feenberg, 2002)

Per Feenberg, ancora, è inevitabile la visione essenzialista del sostanzialismo, di fatti egli scrive:

“l’essenzialismo afferma che esiste una sola essenza

della tecnica e la considera responsabile dei problemi principali della civiltà moderna”

Le due teorie, per Feenderg, finiscono per coincidere in quanto entrambe riconoscono quel carattere automatico alla tecnologia e quello uni-lineare del progresso con evidenza degli effetti/impatti sulla società.

Il determinismo tecnologico decontestualizza i dispositivi tecnologici dal loro ambiente storico e socio-culturale. Quello che potremmo definire l’astoricismo porta ad ignorare l’origine della tecnologia e di conseguenza tutte le implicazioni socio-culturali che ne comporta.

Ma la pertinenza sociale e culturale, oltre che storica, è propria del determinismo antagonista di quello tecnologico:il determinismo sociale.

L’interpretazione di quest’ultimo si basa sulla visione che:

“ogni impatto tecnologico è avvertito solo se trova

motivazioni e radici nelle inclinazioni e nelle esigenze culturali e sociali della comunità destinataria” (Padula,

Reggioni, 2006:14)

Una tecnologia è efficace se e solo se, come scrive Preston

“è il risultato di un processo aperto e influenzato dal

contesto di accoglimento” (Preston,2001)

l’uso di una qualsiasi artefatto non è prevedibile basandoci solo sugli schemi di impiego dello stesso, prefissati, ma dipende dal contesto in cui essa viene inserita.

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“perché una tecnologia sia dotata di una struttura

aperta e adattabile al contesto che la circonda è necessario che nella sua fase creativa venga riposta la dovuta attenzione alle peculiarità dell’assetto culturale cui è indirizzata.”

Il determinismo sociale trae origine dal “costruttivismo” in cui la tecnica è un processo sociale che determina le specifiche tecniche.

Le implicazioni del costruttivismo sono che la progettazione di un artefatto è determinato da un processo sociale e non da criteri generali e che il processo sociale definisce culturalmente i bisogni e, dunque, i problemi ai quali la tecnologia si rivolge e non un processo teso a soddisfare i bisogni umani.

I prodotti tecnologici osservati come prodotti isolati o dipendenti da altre tecnologie risultano essere meno socio-compatibili se nella fasi di progettazione non si lascia spazio alle modalità creative di recepimento degli utenti finali.

La creatività, per Guidicini e Scidà diventa lo sforzo concreto e non astratto a cui i progettisti e produttori devono ispirarsi per produrre uno sviluppo endogeno effettivo, poiché la creatività degli utilizzatori è fortemente radicata nei contesti socio-culturali delle nostre società.

Le teorie che puntano l’attenzione verso gli aspetti sociali che determinano la progettazione, lo sviluppo e la diffusione delle tecnologie vanno sotto l’acronimo SST (Social Shaping of Technology). La convinzione comune è che il determinismo tecnologico non rappresenti convenientemente lo sviluppo dell’innovazione tecnologica e il conseguente cambiamento sociale. L’approccio SST non ritiene la tecnologia una forza propulsiva indipendente e neutrale, con una propria logica ed un proprio sviluppo, che non risente del contesto sociale o sulla quale non possa essere effettuata alcuna analisi sociale.

“L’approccio SST si fonda su una specifica definizione

della natura del sapere e delle sue manifestazioni nella società, basata sull’idea che il sapere e i suoi prodotti

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(incluse la scienza e la tecnologia) sono essenzialmente fenomeni sociali.”(Lievrouw L. A., pag. 266 in

Lievrouw L. A., Livingstone S., 2006).

La sociologia della conoscenza scientifica o SSK (Sociology of Scientific Knowledge), porta ad una svolta dell’analisi individuando che

“le convinzioni, le circostanze e le relazioni degli

scienziati sono importanti nella formulazione di fatti e verità scientifiche tanto quanto i fenomeni naturali che sono studiati”( Lievrouw L. A., pag. 266 in Lievrouw

L. A., Livingstone S., 2006).

La loro flessibilità interpretativa introduce elementi di analisi di eventi che avrebbero potuto svolgersi in maniera diversa. L’approccio SSK ha influenzato in particolare quello della costruzione sociale della tecnologia (SCOT, Social Construction of

Technology) soprattutto per quanto concerne il concetto di flessibilità interpretativa

inteso come strumento teorico per determinare le possibilità di evoluzione che una tecnologia mette a disposizione dei progettisti, dei costruttori e degli utenti nel corso del suo sviluppo. Il modello SCOT deriva dagli studi dei sociologi della tecnologia; fra gli altri, in particolare, Wiebe Bijker e Trevor Pinch.

Solitamente esiste una contrapposizione fra determinismo tecnologico e determinismo sociale. Di recente, però autori come per esempio Andrea Miconi nel libro Una scienza

normale (2005), sostengono invece la validità di entrambi i determinismi predicandone

l’applicabilità teorica per studiare le dinamiche socio-tecnologiche. “O l’uno o l’altro, si è ripetuto a lungo: finché, con la

loro stessa insistenza, si è pensato bene di mettere insieme le due cose.” (Miconi A., 2005, pag. 53).

Sostiene Patrice Flichy che la stabilizzazione di un medium si ha quando il quadro sociale e quello tecnologico si sono combinati, in modo da rendere indistinguibili le componenti iniziali nel prodotto finale. (Flichy P., 1995)

Si tratta di due modelli diversi che si pongono in continuità temporale, sostiene Miconi: il determinismo sociale per spiegare la nascita di una tecnologia, e il determinismo tecnologico per spiegarne la sua diffusione o, piuttosto, le modalità d’uso nella sua

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diffusione. È chiaramente una scelta di determinismo sociale che utilizza il determinismo tecnologico per le sue caratteristiche di spiegazione d’uso dell’artefatto. Ricordiamo le fasi SCOT: diminuzione della flessibilità interpretativa, chiusura dell’artefatto; a questo punto si ha la stabilizzazione e l’artefatto inizia la sua vita nella società allargata. La sua forma non è più rinegoziabile; possono formarsi nuovi gruppi sociali pertinenti, che possiamo chiamare di secondo livello, che riescono ad riorientarne l’uso in modo personale però non è più possibile ricreare l’artefatto.

La sua struttura è stabile; è solo possibile differenziarne l’uso sociale, o apportarne degli aggiornamenti, entro, comunque, i limiti imposti dalla sua natura.

Quando si diffonde fuori dell’ambito in cui è stata generata, una tecnologia si impone con le sue caratteristiche: questo è determinismo tecnologico.

La negoziazione sociale, che accompagna la tecnologia dalla sua nascita, si interrompe quando si ha la chiusura dell’artefatto e allora è la società a doversi adeguare: l’artefatto espone ed impone le sue modalità d’uso.

Si passa dal determinismo sociale, per far nascere la tecnologia nell’ambito dei gruppi sociali pertinenti, al determinismo tecnologico che impone alla società allargata l’artefatto; qui il determinismo tecnologico è inteso come determinazione di pratiche, non come sviluppo unilineare, autonomo e autogenerativo della tecnologia.

La società allargata, non più soltanto quella dei gruppi sociali pertinenti, lo vive come estraneo da sé, è quasi una forma di determinismo tecnologico a far nascere nella società allargata l’artefatto, ma ciò non è vero in quanto esso è già nato in un ambito di progettazione e negoziazione e poi viene presentato alla società.

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