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Un confronto tra le Dottrine

Come precedentemente accennato nell’introduzione, per poter confrontare queste Dottrine è necessario innanzitutto suddividerle in due gruppi.

Al primo gruppo appartengono le Dottrine che si sono sviluppate durante il periodo della Guerra Fredda, quali la Dottrina Truman, la Dottrina Nixon e la Dottrina Carter. La Dottrina Bush, che si è invece sviluppata nel XXI secolo, quando la competizione USA vs. URSS era terminata, appartiene al secondo gruppo.

Sebbene ognuna delle Dottrine descritte nei capitoli precedenti abbia una propria struttura è possibile riconoscere alcuni tratti comuni tra di esse.

La chiave di lettura utilizzata, le strategie di contenimento descritte da Gaddis668, ci ha permesso di notare come tutte le Dottrine analizzate siano state influenzate da fattori sociali, economici, politici e da altri fattori meno noti come, ad esempio, il concetto di credibilità. Spesso, la scelta di una strategia rispetto ad un’altra è dipeso proprio da un’attenta analisi di questi fattori.

L’America del Presidente Truman era l’unica Nazione che al termine della Seconda Guerra Mondiale si presentava con un’economia molto florida, con una popolazione consapevole delle proprie capacità e fedele a valori quali la libertà e la democrazia. La forza industriale americana non solo non era stata intaccata dalla guerra, ma proprio dalla guerra aveva ricevuto il beneficio di nuovi incentivi e di nuove commesse, che avevano permesso alle industrie americane di incrementare i propri dipartimenti di R&D. Questa particolare situazione economico-sociale offrì al Presidente Truman grandi capacità di manovra. Alla fine della Seconda Guerra mondiale il sistema internazionale andò evolvendo verso un chiaro bipolarismo, nel quale

668 Per maggiori approfondimenti sulla chiave di lettura utilizzata in questa tesi si veda John Lewis Gaddis,

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l’Unione Sovietica e gli Stati Uniti, le nuove superpotenze, proponevano valori, modelli economici e politici opposti e conflittuali. L’Europa, in cui non si era affermata una forza politica autonoma ed alternativa, si divise in due schieramenti, i filo-sovietici e i filo-americani. Se prima della guerra il mondo delle relazioni internazionali contava più di una potenza, tra cui gli Stati europei avevano acquistato un notevole peso, nel 1945 erano radicalmente mutati i rapporti di potenza. Le uniche potenze sopravvissute alla guerra, ma con situazioni interne ben diverse, furono gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica. Tra il 1945 e il 1951, durante la presidenza Truman, si assistette ad una ridefinizione dei ruoli a livello di relazioni internazionali. Truman inizialmente tentò di dare attuazione ai progetti di Roosevelt, ma il suo realismo lo indusse ben presto ad optare per soluzioni differenti da quelle immaginate dal suo predecessore.

Si può notare che la presidenza Truman attuò due diverse strategie di contenimento, che furono la conseguenza non solo di fattori esterni, quali le manovre sovietiche e le mosse della Cina, ma anche di cambiamenti al vertice del Policy Planning Staff. I due documenti considerati fondamentali per l’enunciazione della Dottrina Truman, che racchiudono le linee delle due strategie messe in atto da Truman, furono il long telegram di Kennan ed il rapporto NSC-68 sviluppato dalla commissione guidata da Nitze. Questi documenti, sebbene abbiano entrambi come scopo ultimo il contenimento del comunismo, svilupparono strategie rappresentative dei due diversi punti di vista degli autori.

Il long telegram di Kennan permise al Presidente di tracciare le prime linee guida della sua politica estera. Secondo Kennan, per riuscire a contenere l’espansionismo sovietico sarebbe stato necessario ricostruire la balance of power partendo dall’Europa distrutta dalla guerra. Il progetto prevedeva azioni mirate, obiettivi geografici e politici ben definiti ed un uso della forza che avrebbe dovuto essere impiegato quale estrema ratio. Secondo John Lewis Gaddis, la scelta di Kennan si muoveva sulla linea della risposta asimmetrica: gli Stati Uniti avrebbero dovuto concentrarsi solo su singole azioni e su territori considerati fondamentali, prestando

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attenzione al particolarismo e rifuggendo dall’universalismo. Per riuscire a contenere il comunismo, Truman avrebbe dovuto concentrarsi solo sugli obiettivi considerati di primaria importanza, tralasciando le questioni periferiche e puntando sulle debolezze dell’Unione Sovietica.669

Il 1947 rappresentò l’anno si svolta. Il 12 marzo Truman annunciò la sua Dottrina, che giustificheràprincipalmente tre grandi azioni: il Piano Marshall, il blocco di Berlino ed il Patto Atlantico.

Per riuscire a conquistare il consenso del Congresso e l’appoggio popolare Truman si rifece ad alcuni concetti chiave cari al Presidente Wilson, quali la salvaguardia della democrazia e della pace, e quello ritenuto essenziale dal popolo americano, la difesa delle libertà. Proprio seguendo le direttive di Kennan, Truman identificò nell’Europa un teatro di primaria importanza. L’Unione Sovietica aveva posto sotto la propria influenza i paesi dell’Europa orientale e si stava muovendo per conquistare anche i paesi dell’Europa occidentale, attraverso l’azione politica dei grandi partiti comunisti. In un’Europa distrutta e senza più ideali, una Nazione grande come quella sovietica, che si stava riprendendo velocemente dai danni subiti dalla guerra, forniva sicuramente un esempio ed un insieme di valori di grande appeal. Il Piano Marshall, il blocco di Berlino ed il Patto Atlantico sono tutte azioni che mirarono a sfruttare il concetto di risposta asimmetrica. Descritto come un piano di aiuti economici universalistico e aperto a tutti gli Stati, in realtà il piano Marshall fu creato per escludere l’Unione Sovietica e i suoi paesi satellite. Marshall lo descrisse come un progetto contro la fame e la povertà e non concepito contro un paese o contro una Dottrina670, mentre Molotov lo criticò aspramente, definendolo inaccettabile ed incompatibile con i principi dell’ideologia comunista, perché lo European Recovery Program si basava sulla centralità del mercato e sull’attribuzione allo Stato di un ruolo mirato a favorire le condizioni perché fossero le aziende ed i privati a determinare la

669 John Lewis Gaddis, Strategies of containment..., op. citata, pg 35-55 670

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crescita economica. Inoltre, gli Stati Uniti consideravano di fondamentale importanza il risanamento dell’economia europea, perché solo un’Europa forte sotto i profili economico e politico sarebbe riuscita a resistere alle attrattive del comunismo. Definito da Valdevit “figlio del contenimento”671, il Piano Marshall riscosse un grande successo, che conquistò il consenso europeo, perché rappresentò una risposta puntuale alle richieste di aiuto del Vecchio continente.672

La reazione sovietica al Piano Marshall fu il blocco di Berlino. La città di Berlino era stata suddivisa in settori, ma rientrava all’interno della zona di occupazione sovietica e, con il pretesto di un guasto tecnico, Stalin tagliò tutti gli accessi stradali alla città. Sfruttando le debolezze sovietiche, Truman optò per una soluzione basata sulle grandi capacità economiche e tecnologiche americane e, con l’appoggio degli Alleati, organizzò un ponte aereo per rifornire Berlino da giugno 1948 a maggio 1949. L’enorme successo ottenuto dalla strategia di superamento della crisi di Berlino agevolò il cammino dell’America e dei paesi dell’Europa Occidentale verso l’Alleanza Atlantica. Sia il Piano Marshall, sia il ponte aereo creato per rifornire Berlino, furono azioni rese possibili dalla forza dell’economia americana che, grazie anche ai nuovi sbocchi commerciali sul mercato europeo, si era potuta ulteriormente sviluppare e consolidare.

Verso la fine del 1949 due grandi avvenimenti indussero il Presidente Truman a cambiare la strategia di contenimento: l’esplosione della prima bomba atomica sovietica e la nascita della Repubblica popolare cinese. Questi due eventi crearono una preoccupazione sempre maggiore nella Casa Bianca, non solo in termini di contenimento (l’intelligence americana era consapevole che la bomba atomica non sarebbe rimasta di monopolio americano, ma nessuno si aspettava una tale rapidità dello sviluppo tecnologico sovietico in campo nucleare), ma anche in termini di credibilità (aver perso la Cina avrebbe potuto rappresentare agli occhi degli alleati un

671 Giampaolo Valdevi, I volti del contenimento…, op. citata, pg. 50 672

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fallimento, o, peggio, avrebbe potuto dimostrare l’incapacità di Washington di proteggere i propri alleati). Truman abbandonò la strategia della risposta asimmetrica per abbracciare una nuova filosofia, descritta da Gaddis come “risposta simmetrica”.673

Il documento che sta alla base di questo cambio di strumenti di contenimento è l’NSC-68. La squadra di Consiglieri guidata da Nitze nel documento sostenne che gli Stati Uniti avrebbero dovuto reagire alle azioni sovietiche con risposte forti e decisive. Per salvaguardare la credibilità, Washington avrebbe dovuto rivedere la propria presenza sulla scacchiera internazionale, puntando non solo ad essere presente nei teatri ritenuti di fondamentale importanza, ma anche su qualsiasi territorio, proprio perché il concetto fondamentale alla base dell’NSC-68 era l’indivisibilità degli interessi americani. Gli interessi di Washington diventavano globali ed ogni area venne ritenuta strategica, perché se gli Stati Uniti avessero perso in un teatro sarebbe stata una sconfitta militare, politica e soprattutto in termini di perdita di credibilità: “The assault on free institutions is world-wide now, and in the context of the present polarization of power a defeat of free institutions anywhere is a defeat everywhere”674. La scelta di un tipo di risposta in cui l’uso della forza è privilegiato implicò un grande investimento di fondi federali negli armamenti da parte dell’America.

Kennan e i teorici dell’NSC-68 avevano anche una visione diametralmente opposta del disegno sovietico: secondo Nitze e la sua squadra il progetto della dirigenza sovietica e del movimento comunista era di “retain and solidify their absolute power”.675

Questo obiettivo sarebbe stato raggiunto solo attraverso un’estensione della loro autorità e l’effettiva eliminazione dell’opposizione.676

E, se Washington non avesse reagito ad ogni iniziativa in maniera decisa,

673 John Lewis Gaddis, Strategies of containment..., op. citata, pg. 93

674 Parte del rapporto NSC-68, pg. 243-244, consultabile sul sito http://www.fas.org/irp/offdocs/nsc-hst/nsc-68.htm 675 Ivi, pg. 238-240

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l’Unione Sovietica non solo avrebbe intrapreso una guerra, ma l’avrebbe dichiarata con un attacco a sorpresa.677

Secondo Kennan, invece, l’Unione Sovietica era già sovra estesa ed i primi sintomi della sovra estensione erano già riscontrabili nella difficoltà di Mosca di controllare tutti i teatri: l’area governata da Tito ne era un esempio.678 L’Unione Sovietica poteva solo permettersi obiettivi che implicassero minimi costi e minimi rischi, quindi per gli Stati Uniti sarebbe stato facile contenere il comunismo ed il Cremlino adottando risposte asimmetriche.

Se Kennan per contenere Mosca ed il comunismo aveva previsto principalmente l’utilizzo di strumenti politici, economici e psicologici (senza comunque escludere l’uso della forza), per l’NSC-68 era necessario basare le azioni principalmente sull’uso della forza. L’esempio principale dell’applicazione della teoria della risposta simmetrica contenuta nel rapporto di Nitze fu la partecipazione degli Stati Uniti alla guerra di Corea.

Dopo aver perso la Cina, l’amministrazione Truman non poteva permettersi un secondo fallimento e, poiché tutti i teatri erano considerati importanti e tutti gli interessi vitali, Washington non volle rischiare che la credibilità americana venisse ulteriormente danneggiata. Gli Stati Uniti coinvolsero l’ONU, ma la guerra di Corea fu praticamente condotta solo da truppe americane. La risposta simmetrica americana si ripercosse anche in Europa, nella quale il Patto Atlantico aveva acquisito carattere prettamente militare e si era dotato di una struttura militare permanente, la NATO, sottoposta a controllo da parte di un Comandante americano, affiancato da un Segretario europeo.679

La nuova strategia della risposta simmetrica e l’interesse considerato primario verso tutti i teatri costrinsero gli Stati Uniti alla sovra-estensione e a commettere il grande errore di dichiarare guerra al Vietnam.

677 John Lewis Gaddis, Strategies of containment..., op. citata, pg. 95 678 Ivi, pg. 94

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Il Presidente Nixon, che salì alla presidenza degli Stati Uniti nel 1969, dovette governare un’America economicamente e politicamente molto diversa da quella dei tempi di Truman. I Presidenti che l’avevano preceduto avevano portato gli Stati Uniti ad oltrepassare ogni limite, certi che, come aveva affermato il Presidente Johnson, “la società a più alto tenore di vita di tutto il mondo può sicuramente permettersi di spendere quanto deve essere speso per la propria libertà e sicurezza”680. Ma la sovra estensione aveva mostrato i propri limiti, sia in campo economico, sia in campo politico. I costi relativi alla guerra in Vietnam fecero raddoppiare la spesa militare e ciò contribuì all’aumento del tasso di inflazione, che nel 1970 fu pari al 3%, inoltre, la Great Society, inaugurata dal presidente Johnson, rappresentava un grosso peso per le casse dello Stato. La Comunità Europea, per tutelare la propria produzione industriale, limitò le esportazioni alimentari americane attraverso l’uso di barriere doganali. Il sistema di Bretton Woods era divenuto sempre più pesante da sostenere da parte degli Stati Uniti che, come sostiene Valdevit, erano bloccati dal dilemma di Triffin: se Washington non fosse riuscita a correggere il deficit della bilancia dei pagamenti, gli alleati avrebbero potuto pensare che la superpotenza non fosse in grado di “mantenere il sistema in funzione”681

. Diversamente, se gli Stati Uniti avessero ridotto il deficit avrebbero rischiato la deflazione.682 A pesare sulla politica estera degli Stati Uniti non era stata solo la guerra in Vietnam e la perdita del consenso interno alla politica di Washington, ma anche la crisi con gli Alleati e quella finanziaria. Nixon ebbe il compito di porre le nuove basi delle relazioni internazionali americane, poiché “il ciclo di politica estera iniziato con Truman si era definitivamente interrotto”683

. Alla base della Dottrina di Nixon vi erano alcuni concetti chiave: la presa di coscienza della multidimensionalità del potere ed il conseguente abbandono dell’idea che la balance of power

680 Il presidente Johnson citato in Giampaolo Valdevit, I volti della potenza.., op. citata, pg. 177 681 Giampaolo Valdevit, I volti della potenza.., op. citata, pg. 125

682 Ivi, pg. 125 683

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si basasse su un “gioco a somma zero”,684

con la rinuncia a opinioni del passato, ovvero la fede nella capacità statunitense di riuscire a creare un ordine internazionale a propria immagine e somiglianza. Fin dal 1950 gli Stati Uniti avevano definito i propri interessi sulla base delle possibili ed ipotetiche minacce ed il contenimento era diventato esso stesso un interesse primario, anziché un mezzo. Lo scopo della Dottrina Nixon fu quello di riportare la politica estera statunitense sulla via della Realpolitik, una via basata sulla determinazione degli interessi americani indipendentemente dalle possibili ed ipotetiche minacce.685 L’ultimo concetto chiave alla base della strategia adottata da Nixon fu il riconoscimento dei limiti e la conseguente teoria della sufficienza. L’obbiettivo primario di limitare il potere sovietico rimase, ma cambiarono i metodi per raggiungerlo. Truman e i suoi successori avevano sempre mirato a superare il Cremlino, a estendere l’influenza americana attraverso la competizione per raggiungere una situazione di vantaggio politico-militare, mentre Nixon e Kissinger sottolinearono come questo atteggiamento non avesse fatto altro che causare tensioni e guerre. Gli interessi e i bisogni di entrambe le superpotenze sarebbero stati maggiormente soddisfatti da un mutuo controllo- vincolo.686 Erano state la situazione politico-economica americana e la parità in campo strategico raggiunta dall’URSS ad obbligare Nixon ad una revisione completa delle relazioni internazionali. Il cold war consensus, che aveva permesso ai predecessori di Nixon di impegnare l’America su più teatri, si era notevolmente eroso687

e la situazione di crisi economica non permetteva più all’America di continuare a sostenere il confronto contemporaneamente sui diversi teatri della scacchiera mondiale. Avendo ammesso che le risorse americane non erano illimitate e che esse dovevano essere impiegate per salvaguardare i reali interessi americani, Nixon, con la sua Dottrina, scelse di non farsi più carico interamente dei costi della Guerra Fredda, né di partecipare ad ogni confronto. Il Presidente perseguì due

684 John Lewis Gaddis, Strategies of containment..., op. citata, pg. 275 685 Ivi, pg. 283

686 Ivi, pg. 277 687

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obiettivi: la fine del contenimento e, successivamente, il processo di distensione, legandolo alla balance of power.688 Nixon applicò la nuova strategia al conflitto in Vietnam, una guerra che aveva drenato ingenti risorse economiche federali, minato la credibilità americana a livello internazionale e distrutto quel consenso che aveva sempre accompagnato le politiche legate al contenimento. La Dottrina Nixon venne applicata attraverso il processo di vietnamizzazione, che prevedeva un “trasferimento di responsabilità dell’America a potenze regionali”689

e l’utilizzo più oculato delle risorse militari americane, privilegiando prevalentemente la forza aerea, in cui la superiorità americana era palese. Cohen sottolinea come “la riduzione delle perdite americane, il basso profilo degli Stati Uniti sarebbero stati più accettabili da parte del popolo americano”690.

Con la firma dell’Accordi di Parigi nel 1973, terminò non solo la guerra in Vietnam, ma anche la politica di contenimento americano. La scelta di modificare il containment fu anche determinata dall’apertura dell’America nei confronti della Cina e da un conseguente cambio strutturale nella gestione dei rapporti con l’Unione Sovietica. Con l’apertura alla Cina Nixon avviò la politica definita “nuova struttura di pace” e il capitolo del Vietnam si poté finalmente chiudere.691 Sebbene Nixon fosse convinto che il comunismo non potesse e non dovesse ulteriormente espandersi, il Presidente statunitense era altresì convinto della necessità di cambiare strategia. L’Unione Sovietica aveva raggiunto la parità strategica e la crisi economica che stava affrontando Washington impediva agli Stati Uniti di continuare ad applicare le teorie dei padri del contenimento. Secondo Nixon gli interessi americani avrebbero dovuto modellare gli impegni della Casa Bianca e non il contrario.692 La diplomazia statunitense avrebbe tarato le proprie azioni su una possibile collaborazione con il Cremlino nelle aree in cui la

688

Ivi, pg. 134

689 Warren I. Cohen, The Cambridge History of American..., op. citata pg. 530 690 Ivi, pg. 184

691 Henry Kissinger, L’arte della diplomazia..., op. citata, pg. 567 692

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collaborazione sarebbe stata conveniente per entrambe, come ad esempio nella dotazione degli armamenti nucleari. La collaborazione, unita alle strategie del linkage e della détente, sarebbe stato il mezzo attraverso il quale ottenere vantaggi duraturi dai rapporti diplomatici con l’Unione Sovietica. L’idea alla base di questa nuova strategia era che se le due superpotenze avessero avviato una politica di distensione si sarebbero ridotti gli oneri finanziari prodotti da una politica estera attiva.693 La politica di distensione di Nixon risultò vincente anche grazie alla crisi nei rapporti tra l’Unione Sovietica ed il suo più grande alleato, la Cina. Secondo Kissinger, Mosca sarebbe stata più incline a negoziare con gli Stati Uniti, perché stava perdendo influenza in Asia e la sovra-espansione nel Terzo Mondo la obbligava a gestire contemporaneamente più crisi su territori diversi. La negoziazione non era più vista come un sintomo di debolezza e la nuova strategia portò Nixon ad essere il primo Presidente che si recò a Mosca in visita ufficiale. La visita fruttò un grande risultato: la firma degli accordi SALT I sugli armamenti ed in particolare sulla loro regolamentazione.

Un importante esempio di linkage è rappresentato dalle azioni intraprese per il riavvicinamento a Pechino. Attraverso un’attenta politica estera mirata a non creare disequilibri tra l’atteggiamento verso Mosca e quello verso Pechino, Nixon riuscì ad abbandonare la costosa strategia fondata sulla capacità militare di combattere “due guerre e mezzo”694

, che era stata alla base delle politiche estere dei suoi predecessori, per tornare alla politica di “una guerra e mezza”695, ovvero alla possibilità di gestire una crisi importante solo in uno dei principali teatri dello scacchiere internazionale, o l’Europa o l’Asia. Anche se il containment non venne del tutto abbandonato, ma piuttosto trasformato e adattato alla situazione americana del tempo, l’avvio della politica triangolare tra Stati Uniti, Mosca e Pechino ridusse notevolmente i costi della deterrenza.

693 John Lewis Gaddis, Strategies of containment..., op. citata, pg. 287 694 Ivi, pg 295

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