• Non ci sono risultati.

Confronto rispetto all’impatto economico

5 Economic Partnership Agreement Europa Giappone

5.7 Possibile impatto dell’EUJEPA

5.7.2 Confronto rispetto all’impatto economico

Per quanto riguarda il Prodotto Interno Lordo Reale, i primi studi stimavano un impatto minore o addirittura negativo dell’EUJEPA sul PIL reale.

Queste stime sono state ampiamente revisionate dal CIAR (Commissione Europea, 2012) con un valore in crescita dal 0,34 al 0,79%, ed il TSIA (Commissione Europea, 2016) con un valore di crescita del +0,76%, che è lo studio più ottimistico. L’ultimo studio, il DG Trade (European Commission, 2018) riporta una crescita dello 0,14% per il PIL Europeo dopo l’entrata in vigore dell’EUJEPA.

Se consideriamo l’EUKFTA come un’approssimazione della riduzione dei costi del commercio sotto l’EUJEPA, allora gli effetti sono considerevolmente minori rispetto a quelli prospettati dal DG Trade del 2018, infatti questi valori si attesterebbero più realisticamente intorno al +0,6% dell’IFO 2017 ed il +0,10 del 2018.

Nuove stime dell’IFO (2018) e del DG Trade (2018) si discostano notevolmente dalle previsioni di crescita del PIL che risultano dal CIAR (2012) e dal TSIA (2016). Queste variazioni nei risultati potrebbero risultare dalle ipotesi riguardo alla liberalizzazione delle barriere non tariffarie.

125 Lee-Makiyama, H., At the Nexus of Trade and Investment. The EU-Japan Economic Partnership Agreement, LSE

Oltre il 90% della crescita nel CIAR (2012) deriva dagli effetti della riduzione di due terzi di tutte le barriere non tariffarie basate sulle clausole di nazione più favorita (MFN).

Al contrario invece nel DG Trade (2018) viene previsto che l’EUJEPA porti ad una riduzione pari al 3% nell’equivalente della tassa ad valorem126 delle barriere di servizi per la nazione più favorita, e

le barriere non tariffarie vengono abbassate bilateralmente nell’IFO (2018).

L’ultimo studio effettuato successivamente all’entrata in vigore dell’EUKFTA (Civic Consulting and IFO Institute, 2017) riporta una crescita del PIL europeo dello 0,03% (4,4 miliardi di Euro) come risultato dell’accordo. Un risultato in percentuale notevolmente più basso rispetto alle stime di crescita del PIL fatte dal CIAR (2012) e dal TSIA (2016), più vicino alle stime dell’IFO (2017). La maggior parte degli studi si aspetta che l’EUJEPA abbia un impatto maggiormente positivo sul PIL europeo rispetto all’EUKFTA, con i più recenti studi dal 2017 in poi che stimano una crescita per l’Europa tra lo 0,06% e lo 0,14%.

Figura 24 Impatto dell'EUJEPA sul PIL europeo, previsto da diversi studi127

126Tassa il cui importo si basa sul valore di una transazione o di una proprietà.

Per quanto riguarda lo scambio bilaterale, il DG Trade (2018) prevede una crescita dell’export europeo verso il Giappone del +13,2%, circa 13 miliardi di Euro. Secondo le simulazioni del CIAR (2012), l’esportazione di prodotti europei in Giappone dovrebbe crescere per un valore che va dal +22,6% ad un valore del + 32,7%. Una aumento ancora più alto nell’esportazione europea verso il Giappone viene calcolata dall’IFO 2017, che calcola una crescita del 61% e dall’IFO 2018, che calcola una crescita del 73%.

Il risultato è dovuto ad il collegamento tra gli input ed output internazionali attraverso i diversi settori.

Questi risultati potrebbero anche riflettere il fatto che le riduzioni nelle barriere non tariffarie sono state modellate come nel caso dell’EUKFTA. Per quanto riguarda le importazioni dal

Giappone, il DG Trade (2018) riporta una crescita del +23,5%, per un valore di 22 miliardi di Euro. Questo risultato si avvicina a quello ottenuto nel CIAR (2012) che prevede un aumento delle importazioni europee dal Giappone in uno spettro che va dal +17,1% al 23,5%.

Al contrario, le simulazioni IFO 2017 e IFO 2018 vedono un incremento delle importazioni europee dal Giappone rispettivamente del 55% e del 63%.

Stando a studi precedenti sull’EUKFTA, ci si aspetta che l’EUJEPA porti ad una sostanziale crescita nel commercio tra Europa e Giappone, il quale potrebbe potenzialmente invertire la curva discendente che ha caratterizzato il commercio del Giappone in Europa, soprattutto a confronto con la Corea del Sud da quando è stato implementato l’accordo EUKFTA nel 2011.

Figura 25 Esportazioni ed Importazioni europee da e per il Giappone, la Corea, ed il resto del mondo128

Riguardo al valore aggiunto settoriale, tutti gli studi riportano un impatto positivo sul valore aggiunto sull’industria agroalimentare, del +0,82% secondo l’IFO 2018, un aumento del +0,2% nell’output di cibi processati secondo il DG Trade (2018), invece del +0,5-0,6% secondo il CIAR (2012) e del +13% per la carne secondo l’Ecorys (2009).

Per il settore automobilistico, le proiezioni di valore aggiunto dipendono dal modello utilizzato. Nei primi studi condotti, come il Copenhagen Economics (Sunesen, 2009), Ecorys (2009) ed il SNBT (2009) sono stati riportate delle significanti contrazioni rispettivamente del 3&, dell’8% e del 6% per i veicoli a motore.

Questi effetti sono stati rivisti come più negativi o sono leggermente migliorati, negli studi successivi nel CIAR (2012).

La simulazione CGE del DG Trade mostra una minore contrazione nell’output del settore dei veicoli a motore europei. Secondo questo studio,l’export di automobili giapponesi aumenterà del 51%

entro il 2035. A causa delle significanti riduzioni delle barriere non tariffarie apportate dal

Giappone nel settore dei motori, anche l’Europa aumenterà il suo export verso il Giappone, grazie all’EUJEPA.

Date le seguenti proiezioni, si può evincere che l’EUJEPA farà aumentare notevolmente il valore aggiunto nell’industria del settore agroalimentare e creerà una minore espansione, o addirittura una contrazione nel valore aggiunto per il settore automobilistico europeo.

Per quanto riguarda l’impiego di personale e manodopera, ci si aspetta che l’EUJEPA avrà

modeste implicazioni per l’Unione Europea. Il CIAR ha stimato un impatto variabile dallo 0,0001% allo 0,002% per i lavoratori altamente qualificati e di una variazione dal -0,001% al +0,002% per i lavoratori poco qualificati. Le perdite di personale risultano essere maggiori nel settore

automobilistico e nell’industria chimica.

I salari vedranno, in generale, dei cambiamenti positivi per i salari netti per tutti i lavoratori. Gli aumenti risultano essere simili attraverso tutto lo spettro delle competenze lavorative. Nell’EUJEPA, sono contenuti degli impegni significanti per quanto riguarda la liberalizzazione e la facilitazione degli investimenti. Lo spettro di queste liberalizzazioni comprende trattamento nazionale e di nazione più favorita per le aziende coinvolte, fino a disposizioni di anti-trust, protezione dei diritti di proprietà intellettuale, mobilità del capitale e movimenti cross-border di fornitori di servizi di mobilità di persone.

Questo, insieme agli elevati livelli di apertura agli investimenti ed alla percentuale di ritorno in Giappone (Lee-Makiyama, 2018), è possibile che la riduzione dei costi del commercio totale attraverso l’EUJEPA fornisca una significante spinta ai flussi di foreign direct investment bilaterali. Considerato il ruolo cruciale degli investimenti nello scambio di tecnologie e la posizione leader del Giappone nei settori di ricerca e sviluppo, l’EUJEPA potrebbe portare altre migliorie alla performance di crescita dell’UE, promuovendo l’investimento bilaterale.

Da prendere in considerazione è anche l’impatto della Brexit. Tra il 2012 ed il 2016, il Regno Unito è stato il secondo più grande partner commerciale del Giappone, all’interno dell’Unione Europea, dopo la Germania, in termini di valore totale dei beni e dei servizi scambiati.

Nel 2016 gli investimenti giapponesi in Regno Unito ammontavano a 56,7 miliardi di Euro, con investimenti importanti nel settore finanziario, nel settore dei trasporti e nei servizi professionali.

Possiamo quindi aspettarci che la Brexit influenzerà il welfare ed i risultati del commercio che avverrà tramite l’EUJEPA. Secondo IFO 2017, l’EUJEPA acquisisce in effetti ancor più valore (circa 124 milioni di Euro tra tutti gli Stati Membri dell’Unione Europea) a seguito della Brexit.

Successivamente alla Brexit, tramite l’EUJEPA pare essere la Germania la nazione più favorita in Europa, in quanto ci si aspetta che diventi il principale sostituto commerciale del Regno Unito all’interno del mercato europeo.

Un altro fattore che ha la capacità di influenzare l’impatto dell’EUJEPA è la ratifica dell’accordo

CPTPP-11. L’accordo è stipulato tra il Giappone e 10 Paesi dell’area del Pacifico.

Le simulazioni fatte su questo accordo dimostrano come possa portare a dei guadagni positivi minori per l’UE e leggermente più elevati per il Giappone.

Ci si aspetta che il CPTPP-11 ridurrà i costi d’entrata giapponesi dall’area Asia-Pacific, migliorandone la competitività e gli scambi con l’Unione Europea.

Per quanto riguarda la distribuzione dei guadagni derivanti da questo accordo, nello studio DG Trade (2018) risulta che nessun settore europeo sarà colpito da perdite consistenti. Infatti sono previsti degli aumenti nell’esportazione per industrie quali quelle dell’agricoltura, delle bevande, tessile, abbigliamento e dei prodotti di pelletteria, la quale ha un’alta partecipazione nel

commercio di piccole e medie imprese.

Nello studio TSIA (2016) risulta come 5 settori, quello del cibo, altre manifatture, quello chimico, servizi per le imprese e i veicoli a motore, saranno i beneficiari del 90-93% dei guadagni

dell’esportazione di Europa e Giappone.

Questo, permetterà la ridistribuzione geografica dei guadagni, in quanto paesi come Francia, Italia e Spagna sono paesi leader nell’esportazione verso il Giappone di alimenti e mangimi.

Secondo l’IFO 2018, tutti i paesi europei possono aspettarsi una crescita.

Gli studi presi in considerazione rivelano diversi potenziali canali attraverso i quali possono concretizzarsi dei benefici di tipo sociale. Nel CIAR (2012), una grande maggioranza di guadagni (superiore al 90%) si realizza dal trattamento di nazione più favorita, riducendo le barriere non tariffarie.

Secondo lo studio di Benz e Yalcin129, questo tipo di benefici derivano invece dall’innalzamento

della produttività media delle aziende, a causa dell’entrata e dell’espansione di aziende più performanti, insieme all’uscita dal mercato di aziende meno produttive nelle industrie sia di Giappone che di Unione Europea.

Nell’IFO 2018, la riduzione delle barriere non tariffarie nel settore dei servizi risulta essere responsabile per il 73% dei benefici sociali nell’UE.

Allo stesso modo, secondo il Copenhagen Economics (2009), il 66% (22,1 miliardi di euro) dei guadagni per l’economia europea risulterebbe essere dovuto alla riduzione delle barriere non tariffarie.

Il contributo delle riduzioni delle barriere non tariffarie è ancora più significativo per il Giappone, in quanto ammonta a circa l’85% (15,4 miliardi di euro) dei suoi potenziali benefici di welfare. In generale, l’impatto della riduzione dei dazi è relativamente contenuta per il Giappone,

considerato il loro già basso livello iniziale per i beni industriali, ma i maggiori guadagni di welfare risultano essere guidati principalmente dall’abbassamento delle barriere non tariffarie.