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Conservazione ex situ: il giardino botanico di Bom Sucesso

Cap 3 La foresta di São Tomé

3.2.3 Conservazione ex situ: il giardino botanico di Bom Sucesso

maggiormente partecipi, responsabili ed informati.

3.2.3 Conservazione ex situ: il giardino botanico di Bom Sucesso

La conservazione ex situ si riferisce alla difesa della flora e della fauna di un territorio in un luogo altro rispetto al loro habitat naturale, come per esempio i giardini botanici o zoologici. A São Tomé, l’unico esempio di conservazione ex situ è il Jardim

Botânico di Bom Sucesso, principale porta d’ingresso per raggiungere il Parco Obô. Questa

struttura possiede al suo interno un orto botanico con più di 400 specie di flora endemica locale, con lo scopo di facilitarne lo studio e consentire una rigenerazione protetta. Esiste, inoltre, un erbario contenente oltre 2000 campioni di piante raccolti dal programma ECOFAC e dall'Associazione Monte Pico43, utilizzato nelle ricerche scientifiche e nello studio del dinamismo della vegetazione locale. Oltre, alla conservazione e allo studio delle specie del luogo, il giardino botanico è nato con l’obiettivo pedagogico di sensibilizzare i turisti ed anche gli abitanti sull’esistenza di specie a rischio estinzione e sull’importanza del patrimonio naturale locale.

Figura 3.4: la sede amministrativa del giardino botanico, il quale si sviluppa intorno a questo edificio. Figura 3.5: zona espositiva delle orchidee endemiche di São Tomé e di Príncipe. All’interno del giardino si trova anche una piccola costruzione in pietra e con reti di protezione per permettere la conservazione e la riproduzione dei búzios d’Obô44, una 43 http://montepico.blogspot.com 44 Conosciute anche come le lumache terrestri giganti del Golfo della Guinea, scientificamente Archachatina bicarinata.

specie di lumache endemiche dell’isola e più in particolare del Parco, in rapida via di estinzione perché molto utilizzate in campo alimentare e medico-curativo, nonché minacciate dai problemi ambientali che danneggiano il loro habitat e dall’introduzione di nuove specie simili. Questo progetto è nato grazie all’intervento dei biologi dell’Ong Alisei45, i cui obiettivi principali sono di ricercare informazioni sui búzios d’Obô, ancora poco studiati scientificamente, ricreare loro un habitat ideale per la riproduzione dove controllarli e proteggerli, infine, sensibilizzare i locali sull’importanza della biodiversità e della sua conservazione.46 Figure 3.6 e 3.7: centro di conservazione dei búzios d’Obô, nel giardino botanico di Bom Sucesso. 3.2.4 Cooperazione internazionale e aiuto delle ONG

Negli ultimi decenni, São Tomé e Príncipe ha ratificato diversi accordi di cooperazione internazionale, come la Convenzione sulla Diversità Biologica, la Convenzione sulla lotta alla desertificazione e la Convenzione sui cambiamenti climatici nel 1998, la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione nel 2007 e il Protocollo di Kyoto nel 2008. Inoltre, collabora con l'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), con il Fondo Mondiale per la

45 http://www.alisei.org

46 Informazioni fornite da Vasco nell’intervista del 22.11.19 (p. 179). Per questo progetto, Martina Panisi,

che è la biologa responsabile e collaboratrice di Alisei Ong, ha vinto il primo premio della quarta edizione (2019-2020) di Terre de Femmes della Fondazione Yves Rocher. Per maggiori informazioni: http://www.forestgiants.org/inicio.html e https://www.yves-rocher.it/it/landing-pages/terre-de- femmes.

Natura (WWF) e con l'Unione Internazionale delle Organizzazioni di Ricerca Forestale (IUFRO).

Dall’inizio degli anni ’90, São Tomé e Príncipe riceve assistenza dal Fondo Europeo di Sviluppo (FES) dell'Unione Europea per sostenere le attività forestali di conservazione e promozione ambientale, nonché per la creazione di una piantagione dedicata alla raccolta della legna in modo tale da evitare il taglio nelle aree naturali più a rischio. Finanziamenti simili sono stati offerti da GTZ (Gesellschaft für Technische Zusammenarbeit), Birdlife International e International Center for Conservation Education, supportati da USAID e dall’Unione Europea, per promuovere la conservazione della fauna selvatica locale.

Inoltre, nell’isola di São Tomé, esistono diversi progetti di conservazione dell’ecosistema forestale proposti da associazioni locali e ONG internazionali; alcuni sono l’Associazione Monte Pico, BirdLife International e l’Ong Alisei. L’Associazione Monte Pico, nata nel 2006 a Monte Café, si occupa di «[…] protecção do ambiente de São Tomé e Príncipe, o apoio ao desenvolvimento do ecoturismo e a promoção de praticas responsaveis de turismo no arquipelago, contribuir para uma boa gestão do Parque Natural Obô e das suas infraestructuras, e apoiar iniciativas de desenvolvimento sustentavel no meio rural» (montepico.blogspot.com). BirdLife, invece, nasce nel 1922 come The International Council for Bird Preservation (ICBP) come prima organizzazione internazionale di conservazione ambientale. Divenuta BridLife International nel 1993, è attualmente l’organizzazione leader mondiale nella conservazione degli uccelli e si occupa di proteggere «[…] birds, their habitats and global biodiversity, working with people towards sustainability in the use of natural resources» (www.birdlife.org). A São Tomé e Príncipe47 si interessa della salvaguardia degli uccelli, soprattutto delle specie endemiche e a rischio estinzione, inoltre si impegna nella sensibilizzazione dei cittadini riguardo alla tutela ambientale, insegnando, per esempio, i cacciatori e i bee-burners48 ad adottare pratiche più ecosostenibili. L’Ong Alisei, infine, si occupa dal 1986 di

47 Alcuni dei progetti relativi a queste isole si trovano nel loro sito web, alla pagina

https://www.birdlife.org/worldwide/news/forest-conservation-project-converts-bee-burners- beekeepers-pr%C3%ADncipe-island.

48 Per maggiori informazioni a riguardo: https://www.birdlife.org/worldwide/news/forest-conservation-

cooperazione internazionale ed aiuto umanitario nei paesi in via di sviluppo del mondo, «[…] favorendo processi democratici di autosviluppo sostenibile e partecipativo, valorizzando le risorse umane, culturali, ambientali e le capacità locali collettive e individuali e contrastando le logiche di dipendenza e assistenzialismo» (www.alisei.org). A São Tomé e Príncipe si dedica soprattutto a progetti di protezione ambientale e tutela della biodiversità, sostegno alle comunità locali in termini di sviluppo commerciale ed agricolo, educazione ambientale ed istruzione primaria. 3.3 Uso della biodiversità forestale Fin dalla scoperta, l'uso delle risorse naturali è stato strettamente legato alla storia della colonizzazione. Gli obiettivi del passato coloniale non prevedevano alcuna pratica conservativa dell’ambiente, causando perciò notevoli mutamenti alla struttura paesaggistica dell’isola, da sempre scossa dalle attività umane. L’uomo ha, infatti, saputo sfruttare ampiamente la biodiversità locale sia per garantire la sua sopravvivenza, come con l’agricoltura, la pesca e la medicina, sia per allietare la sua permanenza nelle isole, come con il turismo. Anche la semplice introduzione di nuove specie esotiche è un esempio della pressione umana sull’equilibrio ambientale. Tutti fenomeni che hanno causato lentamente l’impoverimento della biodiversità locale, con conseguente deterioramento della qualità di vita della popolazione. Oggigiorno, si cerca sempre di più di favorire un utilizzo sostenibile delle risorse naturali che offre il territorio, tuttavia, in queste isole, soprattutto nelle comunità più povere, questo concetto è ancora difficile da spiegare e da adottare. 3.3.1 Le principali risorse della foresta: il cibo e il legname

La foresta di São Tomé è una fonte essenziale per la sopravvivenza della popolazione locale. Oltre ad essere la principale fonte di cibo, sempre fresco e gratuito di tipo sia vegetale sia animale, è anche un’ottima risorsa di prodotti per il consumo domestico e commerciale. La foresta è, infatti, vista come un supermercato a cielo aperto, ricco e gratuito. La flora e la fauna della foresta sono state sfruttate per la sussistenza dei

coloni e degli schiavi fin dalla scoperta dell’arcipelago ed ora la biodiversità dell’isola rappresenta la base dell’alimentazione locale.49

Figura 3.8: casco di banane, fotografato in una

piantagione del sud di São Tomé.

Figura 3.9: Kelto, il figlio minore di Brice e Simi, che raccoglie la papaya arrampicandosi sulla pianta. Diversi tipi di banane, manioca, matabala e fruta pão sono alcuni degli alimenti base della maggior parte dei pasti giornalieri. La banana, in particolare, si mangia quasi ad ogni pasto, cruda o cucinata in vari modi. Si possono friggere quasi tutti i tipi locali di banana e il gusto di ciascuno è differente, ma solitamente si usano la banana-pão50 e la

banana-prata. «A banana-ouro, a Gromichel e a maçã são comidas sobretudo quando

maduras, quando são chamadas bôbô. A banana-maçã, à semelhança da banana-pão e da banana-prata, também pode ser cozinhada verde, sendo porém, assim, muito apreciada» (Gonçalves I, 2015: 12). Il piatto comune più diffuso e semplice da fare è la banana fritta, sostituita recentemente dal riso a seguito della globalizzazione, accompagnata da pesce fresco grigliato o da un pezzo di carne con una salsa. Il piatto cerimoniale del Paese è, invece, il calúlu di pesce, o rivisitato con carne di gallina o di maiale. In passato, il pesce, 49 La documentazione sulla gastronomia santomense è molto scarsa, quasi inesistente. Per questo l’Ong Alisei ha creato un libro di ricette culinarie locali, presentato nel 2015 in occasione dell’Expo di Milano sul cibo: Gonçalves I. (coord.), Sabores da nossa terra, ONG Alisei STP, São Tomé, 2015.

50 Il consumo di questo tipo di banana è recente, in quanto, in passato, era concesso solo alle persone

solitamente tonno, pesce spada o altro accompagnato da specie locali più piccole, sardine, pesci volanti, gamberi o carne di tartaruga51, veniva messo in un tegame a bollire, a volte per diversi giorni, con olio di palma, diverse foglie locali (di otáji, tartaruga, mússua, libô d’água, goiabeira, makêkê, matuba ná, ton fonsu, pega látu, mandioqueira, boba, bengui, folha-galo, folha-agulha, mucumblí ecc.) e alcuni tuberi o verdure come le melanzane o i quiabos, la fruta pão e la manioca (Gonçalves I, 2015: 22). Tuttavia, ogni famiglia ha la propria ricetta personale da tramandare di generazione in generazione e spesso vengono utilizzate almeno una trentina di piante differenti. Nonostante la grande richiesta di importazione di prodotti alimentari esteri, che riduce il consumo e lo sfruttamento delle risorse locali, la popolazione si procura le proteine necessarie al proprio sostentamento nel territorio insulare. La caccia e la pesca sono, infatti, pratiche ancora oggi molto diffuse tra gli abitanti dell’isola. La carne selvatica, in particolare, che deriva dalla caccia di scimmie, lagaia, piccioni, tortore e altri animali della foresta, è ampiamente consumata. Per catturare la preda vengono utilizzati diversi metodi, come l’utilizzo di armi da fuoco e trappole; per la pesca, invece, molto diffusi sono le reti a maglia piccola, i veleni e le granate da lanciare in acqua per prendere soprattutto tonni, seppie, calamari, polpi e gamberi.

Per quanto riguarda l’estrazione, i prodotti maggiormente utilizzati dai Santomensi sono il miele d’api e il vino di palma, entrambi pericolosi per la sostenibilità forestale. Il miele d’api, per esempio, anziché venire semplicemente estratto, spesso viene raccolto dopo aver bruciato gli alveari o abbattuto l’albero. L’olio di palma, prelevato solamente dalla palma andina (Elaeis guineensis), viene raccolto non solo per uso domestico ma anche lucrativo. Viene, infatti, utilizzato nella produzione di saponi e alimenti, nella produzione di margarina e creme per la pelle. Anche l'albero di cocco, da cui viene estratto l’olio, viene usato per gli stessi scopi. Infine, meno frequente è l’estrazione della resina delle mangrovie (Rizophora mangle) per farne una vernice da utilizzare per dipingere le canoe e le abitazioni.

La foresta è anche un’ottima fonte di legname per il consumo domestico e l’uso commerciale. Il suo sfruttamento genera molte forme di lavoro, soprattutto nell’edilizia e nell’arredamento. Dal legno viene prodotto il carbone vegetale usato come combustibile

domestico ed industriale. Il legno è, inoltre, la materia prima di molti prodotti industriali, come la carta, il compensato, la pasta, gli imballaggi e la colla, e viene utilizzato per la costruzione di case, mobili e barche, come supporto per l’elettricità ed è molto utile nelle industrie di essicazione del cacao e della copra. «Wood is employed to produce cutlery, sculptures and canoes, Cedrela odorata being one of the woods favored in this application, Along with Ceiba pentandra. Bamboo (Bambusa vulgaris) is used for furniture and several utensils. Palm (Elaeis guineesis) and coconut (Cocus nucifera) leaves are used in basket weaving, bags, brooms. Fibers and husks from coconuts are used in making bracelets, rings, glasses, earrings, ashtrays, mats, and more. Borassus aeaethiopum leaves are employed to make bags in many shapes. Dry leaves of Pandanus thomensis are used to weave floormats, one of the most important sources of income to southern Santomeans» (Primeiro Relatório Nacional da Biodiversidade, 2004: 42).

Infine, le piante e i fiori vengono utilizzati anche per decorare e vengono sia utilizzati localmente sia esportati, soprattutto nel mercato europeo. Le specie più sfruttate in tal senso sono le begonie (Begonia sp.), la pianta dello zenzero (Renealmia grandiflora), le grandi felci (Cyathea sp.) e varie tipologie di orchidee. Purtroppo in questo campo vengono commerciati anche gli animali. «Animals, although protected by the CITES convention, are so highly valued that they are sold on the black market. Foremost would be: parrots (Psittacus erithacus), parakeets (Agapornis pullarius), mona monkeys (Cercopithecus mona) and rare butterflies» (Primeiro Relatório Nacional da Biodiversidade, 2004: 44). 3.3.2 Medicina tradizionale locale e magia La flora di queste isole è molto ricca di piante medicinali usate per curare malattie di tutti i tipi, dalle più leggere come le ferite, la dissenteria e l’influenza, alle più gravi ma comunque molto comuni in quest’area come la malaria, l’epatite, l’ittero, l’asma e il diabete. Gli studi etno-botanici locali confermano l’esistenza di circa 300 piante medicinali, tra cui il pau três (Allophyllus africanus) per diversi malori lievi come il mal di pancia e il mal di testa, la quina (Chinchona calisaya) per la malaria, la cata

(Tabernaemontana stenosiphon) per l’alta pressione, il bordão de macaco (Costus giganteus) il cui olio è antinfiammatorio, la mussinica (Prunus africana) per problemi alla prostata. Figure 3.10, 3.11 e 3.12: piante di cata, bordão de macaco e mussinica, fotografate nel giardino botanico di Bom Sucesso. Nonostante quasi tutti gli anziani, per esperienza o eredità familiare, conoscano le proprietà guaritrici di queste piante, gli unici guaritori specializzati sono i curandeiros. Tuttavia, la popolazione locale tende a banalizzare le conoscenze terapeutiche delle piante medicinali locali (Rocha Brito B. et al., 2019: 350). Nella foresta, i Santomensi trovano soluzioni anche alle proprie angosce, come la disoccupazione, la povertà, i problemi familiari o di lavoro: «[…] em termos da alimentação, alguns frutos exóticos abundantes, como a jaca, que iludem a fome; e os remédios do mato, os mindjan mato, que iludem a doença e a morte» (ibid.). L’abuso delle piante medicinali è dovuto al fatto che si possono trovare molto facilmente nella foresta o al mercato. «B: Há muitas pessoas que tem principalmente sempre na sua casa, no jardim [...] segundo a necessidade. E outros têm que ir na plantação ou no Parque para curar. Ou há uma pessoa que utiliza aquelas plantas medicinais por emprego e vende ao mercado. Aquelas pessoas são autorizadas para utilizar ou apanhar as plantas [...] para ir dentro do Parque e buscar para as plantas»52 (Brice, prima intervista del 06.11.19). 52 B: Ci sono molte persone che ne hanno sempre a casa, nel giardino [...] secondo la necessità. Altri devono andare nelle piantagioni o al Parco per curarsi. Oppure c'è una persona che usa le piante medicinali per lavoro e le vende al mercato. A quelle persone è permesso usare o raccogliere le piante [...] possono entrare nel Parco e cercare le piante.

A farne grande uso sono, infatti, soprattutto i più poveri perché non hanno né la possibilità di recarsi in ospedale né i soldi per permettersi l’acquisto dei farmaci adeguati. Anche se questa pratica tradizionale non è appoggiata da tutti e molti preferiscono affidarsi alle cure dei medici moderni, la popolazione locale potrebbe essere quasi del tutto autonoma per quanto riguarda la cura di molte malattie. Fattore che ridurrebbe, inoltre, l’importazione di molti medicamenti. In quanto il loro potere curativo è scientificamente certo ed approvato, l’utilizzo di queste piante potrebbe benissimo essere adottato dall’industria medicinale moderna come valida alternativa alle sostanze chimiche presenti nei farmaci. Tuttavia, la raccolta etnobotanica odierna, che prevede l’estrazione non solo dei fiori e delle foglie delle piante, ma anche la raccolta della corteccia e delle radici, provocherebbe disboscamenti di massa da parte dei venditori.

La biodiversità dell’isola viene utilizzata anche come elemento magico. Alcuni luoghi, come le cascate, vengono da sempre associati a sedute evocative degli antenati o a danze curative. I curandeiros, infatti, lavorano anche con la magia bianca (djambi o voo-

doo53), con la quale essi curano chi soffre di follia, persecuzione, debolezza e malocchio. Secondo ciò che racconta Hamilton, i guaritori «possono creare delle bambole che impersonano un individuo specifico e possono provocargli del dolore. Solitamente, la persona può guarire chiedendo aiuto ad un altro guaritore. Si dice che se un guaritore non può curare il malato, allora dovrà pensarci Dio personalmente» (dal riassunto dell’intervista del 10.11.19).

«Emanations from ripe Borassus aethiopum fruit, as well as burnt Croton stelellifer bark, ward off the evil eye and evil spirits; crosses made from Zantoxyllum gilletii, placed carefully throughout one’s home, protect you against witches.

As for animals, witch-doctors and healers possess considerable lore about their connection with the supernatural. Relevant animals are: The owl (Tito alba thomensis) and the kitolı́ (Otus hartlaubi), night birds whose cries chill the superstitious; when black cats or snakes show up at certain times of day, an enemy must be out to get you» (Oliveira e Vaz, 2007: 44). 53 Chiamata voo-doo da Brice.

3.3.3 Turismo

L’arcipelago di São Tomé e Príncipe è una risorsa turistica molto ricca di attrattive naturali. Il turismo balneare, in primis, offre una gamma molto ampia di attività. L’oceano invita alla pesca sportiva, alle gite di avvistamento di balene e delfini, all’attesa delle tartarughe per la deposizione delle uova e la loro schiusa, alle attività sportive col paddle o con la tavola da surf. La foresta, invece, offre tutti i percorsi di hiking possibili ed immaginabili, il birdwatching e il turismo d’osservazione floristico e faunistico più in generale. Per esempio, all'interno del Parco Naturale Obô sono stati creati appositi percorsi turistici per lo sviluppo di queste attività ricreative. Per non parlare dei numerosi paesaggi naturali di una bellezza incantevole da scoprire in tutta l’isola: cascate come quelle di São Nicolau, fiumi e torrenti, le piantagioni di caffè e cacao. Il turismo storico- culturale e gastronomico, infine, propone l’esplorazione delle antiche case coloniali, alcune abbandonate, altre riqualificate e divenute alberghi o ristoranti, le pittoresche comunità nate lungo la costa e i musei della capitale.

Tuttavia, fortunatamente o sfortunatamente, l’unico turismo attualmente sviluppato e affermatosi nell’arcipelago è quello di lusso, soprattutto nell’isola di Príncipe.

Fortunatamente perché queste strutture sembrano molto più attente e rispettose della sostenibilità ambientale del territorio. Sfortunatamente perché in questo modo, da un lato, si escludono molti turisti che non hanno grandi possibilità economiche, dall’altro, l’economia non ruota anche nella direzione delle piccole strutture alberghiere nate nel Paese. Ad ogni modo, nonostante esistano, soprattutto nell’isola di São Tomé, delle strutture più economiche, il settore turistico non di nicchia, accessibile a tutti, non è ancora pronto ad accogliere un grande numero di turisti e, in generale, la popolazione locale non sembra ancora mentalmente pronta a vedersi invasa dai turisti.54

Attualmente, una delle sfide prioritarie di questo settore è proprio il potenziamento di un turismo ecosostenibile, volto a salvaguardare la biodiversità e gli usi e i costumi locali, pur favorendo lo sviluppo economico del Paese. A Príncipe, si trovano

gli hotel di lusso di HBD Príncipe – Sustainable Tourism55, un’azienda privata che, dal 2011, si occupa della protezione e della valorizzazione dell’ecosistema dell’isola. Il Sundy Praia56, il Roça Sundy57 e il BomBom58 sono alcuni dei migliori hotel dell’isola, nati dalla riqualificazione di aree abbandonate o in disuso. Il Roça Sundy, per esempio, occupa gli stessi spazi dell’omonima roça coloniale. Le sue sanzalas sono ora in procinto di essere adibite anch’esse ad uso turistico, in quanto quasi tutte le famiglie si sposteranno in una nuova area ecosostenibile costruita appositamente per loro, grazie alla collaborazione con l’Ong Alisei al progetto “Terra Prometida”.59 Un esempio a São Tomé è Mucumbli60, una struttura ecoturistica situata a Ponta Figo, nella zona settentrionale della costa occidentale, nel distretto di Lembá. Mucumbli è nato lentamente rispettando il territorio e i suoi abitanti forestali. Il terreno inizialmente era completamente disboscato: era stato bruciato per fare posto ad una piantagione di mais. Quasi tutti gli alberi che ci sono ora, fatta eccezione degli alberi più grandi che erano

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