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Cap 5 Educazione ambientale: una possibile soluzione

5.4 Trovare un’alternativa

copertura forestale, ma anzi è necessario aumentarla, in questo caso quintuplicarla. 131 La popolazione, qui, è molto rispettosa di queste leggi e, in caso di attività illegale, la punizione viene messa in pratica veramente dalle autorità locali. I Principensi, infatti, sono molto legati alla loro isola e appoggiano positivamente tutte le iniziative sostenibili che propone il governo locale, come il programma zero plastica, abbracciando insieme una politica che prevede la protezione dell’ambiente da qualsiasi tipo di agente inquinante. L’educazione ambientale, in questo caso, si è rivelata emancipante per i cittadini, che ora sono più consapevoli delle proprie capacità personali e comunitarie di protezione ambientale. Percorso appoggiato anche dai bambini che studiano già da anni educazione ambientale a scuola.

In questo contesto, Príncipe è un chiaro esempio di come lavorando sinergicamente si possono cambiare le cose e di come l’istruzione può aiutare le persone a comprendere meglio il mondo che le circonda e a proteggerlo. Questo approccio partecipativo delle comunità principensi ha reso possibile la creazione di una società impegnata, integra ed aperta a nuove opportunità che possono migliorare il futuro dell’isola. Questa realtà, questo micromondo principense più armonioso ed etico, è, secondo me, la risposta che servirebbe all’isola di São Tomé per raggiungere lo sviluppo sostenibile necessario a riequilibrare la sua biodiversità.

5.4 Trovare un’alternativa

L’affermarsi dello sviluppo ecosostenibile richiede un lavoro costante da parte dell’intera società e una situazione economica e politica stabile ed efficiente, fattori minacciati soprattutto dalla povertà crescente tra la popolazione santomense. La povertà, infatti, ostacola l’agire sostenibile delle persone. Una famiglia economicamente stabile ha più mezzi a sua disposizione per migliorare il proprio comportamento nei confronti dell’ambiente. Ha più soldi da spendere e da investire per salvaguardare gli ecosistemi locali, nonché più occasioni per fare una scelta ecosostenibile. Le persone meno abbienti, invece, sono costrette a spendere i propri soldi per il diretto ed imminente sostentamento

del nucleo familiare. Per esempio, se una bottiglia d’acqua di plastica costa meno di quella in vetro, questi ultimi non hanno nemmeno la possibilità di decidere di acquistare quella meno dannosa per l’ambiente.

Proprio per questo, le persone più povere, in particolare quelle del mondo rurale, necessitano ancora di tagliare illegalmente gli alberi. Non solo perché non possono permettersi di pagare l’autorizzazione alla Direção das Florestas, ma anche perché hanno bisogno di vendere quell’albero per ricevere almeno un’entrata occasionale di denaro. Infatti, come già sottolineato, i Santomensi dipendono ancora fortemente dalle pratiche ancestrali quali il taglio degli alberi per la produzione di carbone vegetale e per la costruzione delle case. Pertanto, è fondamentale comprendere che l’educazione ambientale da sola non basta per convincere le persone a cambiare le proprie abitudini per salvare gli ecosistemi di São Tomé. La soluzione dottrinale deve essere indiscutibilmente accompagnata da delle alternative per concretizzarsi ed essere abbracciata in modo continuativo e duraturo dalla comunità.

Questi piani vanno studiati accuratamente per trovare delle alternative quasi definitive ai problemi ambientali creati dall’uomo. L’idea di pagare un’autorizzazione e di ripiantare per ogni albero tagliato è molto efficace se si pensa all’obiettivo finale di sostenibilità ambientale, ma crea molte attività illegali che peggiorano ulteriormente la stabilità forestale. Oltre all’abolizione della legislazione che blocca le importazioni di legname dall’estero, un’ipotetica proposta che contrasti questo taglio illegale di alberi può essere simile a quella esposta da Brice nell’intervista del 19 novembre 2019, ovvero istituire una zona riforestata circoscritta da adibire al solo ed unico taglio gratuito di alberi da carbone e da costruzione. Il taglio dovrebbe essere ovviamente controllato. Si potrebbe, per esempio, stabilire una quantità di alberi tagliabili per nucleo familiare, anche in base al numero dei suoi componenti. In questo modo si sorveglierebbero e si limiterebbero anche le costruzioni con il legno. Anzi, una soluzione migliore per le opere edilizie sarebbe quella di incentivare ed agevolare l’edificazione di strutture in cemento e pietra, per abbandonare quelle di legno e sabbia.132 132 Soluzione messa in pratica dal progetto Terra Prometida di Príncipe, spiegato da Danilson nell’intervista del 25.11.19 (p. 183). Anche Brice appoggia questa idea. Mentre ero alloggiata nella sua casa, ha fatto dei

Per quanto riguarda l’inquinamento dai rifiuti, ritengo sia necessario puntare sull’economia circolare, «[…] una nuova economia basata sulla sostenibilità come modello di business» (Corbetta G., 2016: 15). Lo Stato dovrebbe, pertanto, non solo importare prodotti di aziende che chiedono indietro i propri prodotti per riutilizzarli, ma anche incentivare la nascita di nuove imprese locali di riciclo. Inoltre, dovrebbe favorire la vendita di merci prive di grandi quantità di imballaggi, nonché promuovere l’utilizzo di bottiglie di vetro riciclabili e l’acquisto di alimenti locali naturali al mercato, quindi senza confezioni. Per esempio, un possibile progetto, che potrebbe combattere sia l’inquinamento da rifiuti sia il problema degli spostamenti per le persone più povere o anziane, è l’impiego di vari camioncini che passano abitualmente in ogni comunità a fornire gratuitamente o a vendere beni di prima necessità sfusi e bibite in bottiglie di vetro riutilizzabili, che verranno nuovamente riempite al passaggio successivo. «Per una sostenibilità di lungo periodo le città devono funzionare con un «metabolismo circolare», in cui i rifiuti vengono riutilizzati, piuttosto che con l’attuale «metabolismo lineare»» (Mosley S., 2010: 174).

Quanto alla caccia, invece, credo che l’unica soluzione valida a combatterla sia la consapevolezza coscienziosa del singolo individuo, data dall’educazione ambientale, o perlomeno la realizzazione di leggi che la limitino in alcuni periodi dell’anno e in determinate zone protette. Per quanto riguarda la caccia a scopo lucrativo, infatti, bisognerebbe sensibilizzare i compratori di queste carni a non sostenere economicamente questi cacciatori e i loro comportamenti non ecosostenibili. Un’alternativa potrebbe essere quella di persuadere le persone a consumare altre carni animali, come quelle da allevamento, riducendone i prezzi del mercato. Solo così si potrà ridurre lo sfruttamento eccessivo ed incontrollato delle risorse naturali del Paese.

A mio avviso, anche l’utilizzo delle piante medicinali andrebbe parzialmente controllato per prevenire eventuali conseguenze da sfruttamento eccessivo. A questo proposito, un’opzione sarebbe quella di catalogare le piante medicinale in un database

lavori di ampliamento delle camere da letto e dei bagni. I materiali che ha usato sono stati proprio il cemento e le pietre.

elettronico. Per esempio, UWIN (Unleashing Wealth in Nations)133 è una società per azioni che registra le risorse naturali di un ecosistema in una blockchain virtuale in modo trasparente e liberamente consultabile. 134 Ciò impedisce l'appropriazione indebita del patrimonio locale da parte di individui o organizzazioni che non hanno alcun diritto di possesso. Inoltre, è un’occasione per far conoscere al mondo la ricchezza ambientale di un territorio, per introdurlo nel mercato globale e, di conseguenza, trarne vantaggio.

Per concludere, penso che in generale il governo di São Tomé dovrebbe lasciare più spazio di opinione ai cittadini, rendendoli più responsabili ed impegnati socialmente e lasciandoli vivere in prima persona la propria resilienza ambientale. Grazie alla collaborazione di adulti e bambini nel cercare di introdurre soluzioni ecosostenibili alla propria quotidianità, l’isola potrebbe rinascere con dignità e prestigio, mantenendo un equilibrio sociale ed ambientale più duraturo. 133 https://www.telanon.info/politica/2012/07/15/10858/unesco-premeia-a-determinacao-das- autoridades-do-principe-em-preservar-a-biodiversidade-da-ilha/ 134 Il primo studio pilota di UWIN del 2018 ha registrato le risorse territoriali del Senegal; ora sta lavorando alla catalogazione dei prodotti del Camerun e delle piante delle Mauritius, tra cui diverse piante medicinali.

Conclusione

Il paesaggio santomense è mutato notevolmente nel corso dei secoli. La foresta, che ha sempre vissuto per millenni senza alcun impatto antropico, conosce la presenza umana da un tempo relativamente breve. Questa terra è stata la casa di molti popoli diversi, che insieme sono riusciti a farla prosperare, trasformandola a proprio vantaggio e sfruttandone le risorse non solo per la sussistenza quotidiana, ma anche per obiettivi di espansione commerciale. Al giorno d’oggi, è ancora la fonte principale di sostentamento di quasi tutta la popolazione locale e rappresenta un elemento identitario del Paese. Nonostante ciò, la pressione umana sull’ambiente non si è ancora alleggerita e rischia di spremerne i frutti fino all’esaurimento, andando ben oltre la capacità di carico dell’ecosistema. Questo soprattutto perché non esiste una chiara percezione del rischio ambientale e perché il nemico da affrontare è invisibile135 agli occhi dei cittadini dell’isola. «L’invisibilità […] non è soltanto l’incapacità di «vedere» con gli occhi la minaccia, ma si riferisce all’impossibilità di averne una percezione sensoriale complessiva mediante la vista, il tatto, l’udito, l’olfatto, il gusto e con la propria esperienza corporea dello spazio naturale e dei fenomeni atmosferici […]» (Ligi G., 2009: 61). I problemi forestali di São Tomé descritti nel quarto capitolo sono tutti disastri di notevole ed uguale importanza che, a lungo andare, causeranno l’avvelenamento e l’impoverimento dell’intera area forestale, portandola al collasso. Di queste situazioni, ogni abitante ha la propria visione individuale e, influenzata dalla società o meno, la propria percezione del pericolo. A quest’ultimo proposito, la percezione del pericolo nell’isola di São Tomé è considerevolmente debole ed aggravata principalmente dal fatto che questi eventi siano invisibili alla maggior parte delle persone. Il problema dei rifiuti, per esempio, si può vedere, è evidente e sotto gli occhi di tutti, tuttavia non è ritenuto come un pericolo perché non si è a conoscenza dei danni che la dispersione di questi materiali artificiali possono causare all’ambiente. Pertanto, agli occhi degli isolani, i colori

135 Riferimento al nemico invisibile dei Saami, descritto da Gianluca Ligi in Antropologia dei disastri, Editori

Laterza, Bari, 2009. Il nemico in questione è la contaminazione radioattiva che colpì, dopo il disastro di Chernobyl, il lichene Cladonia rangiferina principale fonte di sussistenza delle renne, a loro volta contaminate, la cui carne divenne pericolosa per l’alimentazione delle persone.

sgargianti delle confezioni di merendine e delle lattine di succo di frutta gettate al suolo si confondono perfettamente con il verde della vegetazione e le tinte accese dei suoi fiori. La deforestazione, invece, è silenziosa e celata appositamente alla vista di chiunque. Solo chi va spesso nella foresta si accorge degli innumerevoli tagli, ma, in ogni caso, anch’essa non è considerata come un reale danno all’ecosistema perché “minima” in confronto alla vastità dell’area forestale presente nell’isola. Lo stesso discorso vale anche per la caccia agli uccelli: in quanto si vedono ancora nella vegetazione, allora non sono veramente in via d’estinzione.

La diversa visione del pericolo è però riscontrabile nella risposta che alcuni intervistati hanno dato alla domanda su quale sia per loro il peggior disastro ambientale odierno dell’isola. Per esempio, per Anastácio il problema locale più grave è la deforestazione136, mentre per Brice è l’inquinamento da rifiuti137. Entrambi sono guide turistiche autorizzate, ciò vuol dire che prima di intraprendere questo lavoro hanno dovuto seguire diversi corsi in materie ambientali e sostenere un esame abilitativo finale. Essi conoscono molto bene la foresta e i suoi ecosistemi e vedono da vicino quali sono i problemi che la affliggono, pertanto ne percepiscono una pericolosità pari al reale. Tuttavia, il loro presentimento sul futuro forestale dell’isola è nettamente diverso a causa di un divario culturale che li allontana. Essi, infatti, differiscono nel modo di pensare a causa della loro religiosità. Anastácio è cristiano e la sua fede indiscussa risalta in ogni sua conversazione. Sebbene egli sia ben cosciente del fatto che questi danni ambientali siano reali ed abbiano delle ripercussioni sul benestare della popolazione e della foresta, nonché sia necessario rivalutare alcuni comportamenti comunitari per risolvere questa situazione, sostiene anche che alla foresta di São Tomé non capiterà mai niente perché è Dio stesso a proteggerla.138 «Secondo lui, dopo la creazione del mondo, il settimo giorno Dio si fermò a riposare proprio a São Tomé e dal suo giaciglio creò queste isole inattaccabili dal male».139 Questa condizione di credente incontestabile è comune alla

136 «A: A deflorestação é o problema mais grave» (Anástacio, intervista del 09.11.19).

137 «B: Entre três ou quatros, para mim, resíduos sólidos, lixos. Resíduos sólidos, segundo o corte das

arvores. Primeiro os resíduos sólidos, segundo o corte de madeira» (Brice, intervista del 19.11.19).

138 Parte di questa opinione è riscontrabile nelle sue interviste del dicembre 2018 e del 09.11.19. Tuttavia,

altre affermazioni più dirette a riguardo sono state date solo durante conversazioni non registrate.

maggior parte della popolazione dell’isola. Molte persone, infatti, si ritengono direttamente protette da una forza superiore che è Dio e si stupiscono del fatto che al mondo possano esistere individui che non credono nella sua esistenza. Tuttavia, questo senso di protezione nuoce alla percezione della gravità delle proprie azioni in quanto causa principale dei problemi ambientali locali. Se esiste un Dio che, qualunque cosa accada, salverà la mia anima e quella della foresta, perché non posso continuare a sfruttare le risorse ambientali per soddisfare i miei bisogni e i miei passatempi? Brice, al contrario, è uno dei pochi atei dell’isola e la stessa convinzione ce l’hanno anche i figli e la moglie.140 Secondo lui, è la singola persona che traccia il proprio futuro sulla base delle azioni che compie nel presente. Pertanto, è fondamentale che i Santomensi trovino una soluzione imminente ai danni ambientali che provocano alla foresta. Devono essere loro stessi i primi a rimboccarsi le maniche per salvare il proprio ambiente, la propria casa.

Questa situazione evidenzia chiaramente il diverso modo di ragionare e comportarsi di due persone che condividono il proprio bagaglio culturale solo in parte. Le persone, seppur appartenenti ad uno stesso micromondo culturale, si comportano in modo diverso l’uno dall’altra a seconda del loro vissuto e delle loro conoscenze. Da questi diversi corredi culturali derivano determinati stili di vita ed attitudini di tutela ambientale, più o meno ecosostenibili di altri. Tuttavia, sebbene il pensiero di Brice riguardo all’agire sembri essere più efficace piuttosto di quello di Anastácio, ciò non giustifica il fatto di condannare il secondo comportamento perché sbagliato e di obbligare gli individui a cambiare il loro modo di vivere. La strategia migliore per sensibilizzare i cittadini a rivedere, anche solo leggermente, i propri stili di vita dovrebbe basarsi sulla stessa linea di pensiero delle persone a cui è rivolta. In questo caso, per la maggior parte dei Santomensi sarebbe più efficace se includesse al suo interno degli insegnamenti cristiani utili allo scopo. «[...] Le politiche volte alla riduzione dei problemi ambientali dovrebbero tenere conto dell’esistenza di questi bias culturali. […] Le persone

140 Brice mi ha spiegato, durante una conversazione non registrata, che non ha mai creduto nell’esistenza di

Dio e ha voluto trasmettere questo valore anche ai suoi figli. Essi, infatti, non sono battezzati e non frequentano il catechismo, ma ritiene che saranno loro a decidere come comportarsi a riguardo quando saranno abbastanza grandi da capire queste cose ed avere una propria opinione. La loro è una delle poche famiglie dell’isola a non credere. Secondo lui, non sono discriminati per questo, ma i credenti locali sono molto duri in quanto ad emarginare altri individui non rispettosi delle leggi di Dio, come gli omosessuali.

tenderebbero infatti a credere maggiormente a quanto loro comunicato, se il messaggio è in linea con i propri sistemi culturali» (Bonnes M. et al., 2006: 67). Un altro modo di agire di fronte a comportamenti deleteri per la natura è quello di comunicare messaggi di colpevolezza riguardanti il comportamento tenuto fino ad ora da quegli individui meno informati sulla questione ambientale. «[…] se le persone si sentono colpevoli di ciò che fanno od omettono di fare, in merito ad una data questione ambientale, tendono poi anche a sviluppare sentimenti di responsabilità verso l’ambiente nel contesto considerato» (Bonnes M. et al., 2006: 82). È, tuttavia, inopportuno puntare il dito contro persone che si comportano nell’unico modo di vivere che conoscono. Ed è altrettanto difficile spiegare loro che un’abitudine giornaliera o una pratica tradizionale, tramandatasi di generazione in generazione, che compiono regolarmente, sia dannosa per l’ambiente e quindi va modificata o, peggio, eliminata dalla loro quotidianità e dalla loro cultura, seppur per salvare la loro casa.

São Tomé e Príncipe è uno stato povero, pertanto per attuare queste iniziative volte al raggiungimento della sostenibilità ambientale ha bisogno di aiuti economici esterni. Nonostante ciò, ritengo sia fondamentale che il piano d’azione venga pensato e concretizzato direttamente dai Santomensi, poiché chi meglio degli abitanti stessi può sviluppare un progetto di resilienza per la propria foresta e per la propria società? Inoltre, alla luce di queste considerazioni conclusive, è essenziale che chi si occuperà della realizzazione di nuovi progetti ecosostenibili da attuare nell’isola si ponga alcune domande come spunto di riflessione sul da farsi. Per esempio, è assolutamente necessario far sentire in colpa i Santomensi affinché si assumano una maggiore responsabilità verso l’ambiente? È opportuno usare la parola di Dio per convincerli ad agire a favore della foresta? Questi cambiamenti che dovranno apportare alla loro quotidianità porteranno ad un progressivo allontanamento dai loro valori culturali odierni? Com’è possibile mantenere viva la cultura del passato e, allo stesso tempo, abbracciarne una più sostenibile dal punto di vista ambientale?

Per concludere, sono fiduciosa che i Santomensi siano in grado di riparare ai danni ambientali causati in tutti questi anni e che sapranno salvare la foresta con le loro stesse mani. Così come la vegetazione ha saputo riappropriarsi di quelle roças abbandonate dopo l’era coloniale, così anche la foresta riuscirà a riprendersi da queste ferite, ma per farlo questa volta dovrà essere aiutata dall’uomo.

Interviste

Prima intervista Intervistato: Anastácio Giorno: dicembre 2018 Ora: - Dove: isola di São Tomé Tempo atmosferico: nuvoloso ma molto caldo Registrazione: no Principali argomenti trattati: guide autorizzate, piante e animali locali, Lagoa Amélia,

roças, autorizzazione per il taglio degli alberi, povertà, Anambô, disoccupazione,

accoglienza dello straniero, usi e costumi. Note: in questa intervista ho riassunto parte delle conversazioni avute con Anastácio il 16, 17 e 19 dicembre 2018. In questi tre giorni abbiamo fatto una gita nel centro dell’isola (Monte Café, Nova Moca e Bom Sucesso), un’altra nella zona nord-ovest (Ponta Figo, Santa Caterina e Monte Forte) e un’escursione nella foresta vergine a sud-ovest (da Praia Pipa a Praia Jalé). Esistono 34 guide autorizzate e formate in tutta l’isola. Devono seguire un corso specifico e fare un esame orale in lingua portoghese e in un’altra lingua a scelta tra inglese, francese, italiano o spagnolo. La maggior parte dei turisti sono portoghesi, ma ci sono anche molti francesi e asiatici.

Nell’isola ci sono piante endemiche (esistono solo in questo luogo), autoctone (sono nate qui ma esistono anche in altre parti del mondo) ed importate. Molte sono medicinali, tra cui piante afrodisiache, curative per la malaria, la pressione o i problemi alla prostata.

All’interno del frutto e del tronco del pão de macaco c’è molta acqua, infatti, è considerata una pianta molto importante ed utile per chi si trova nella foresta senza acqua da bere. Anche i macachi bevono spesso la sua acqua.

Al nord ci sono baobab molto grandi. A São Tomé cresce la specie di begonia gigante più grande del mondo. Qui, esiste anche il maracuja gigante. Ci sono 23 orchidee endemiche a São Tomé e altre 5 a Príncipe. La pianta “strangolatrice” è un rampicante molto pericoloso perché soffoca l’albero sul quale si attorciglia. A São Tomé è un problema perché i macachi mangiano i suoi frutti e, quando si spostano da un albero all’altro, gettano a terra i semi dai quali poi nascono altre piante. Esistono ancora grandi piantagioni di datteri e di banane, soprattutto al sud.

Ci sono molti uccelli endemici, alcuni sono molto colorati. Il passero azzurro si riconosce dal rumore: batte le ali o la coda quando sente dei rumori e ha paura. Il passero rosso si vede raramente, ma si dice che la sua presenza annuncia l’arrivo della pioggia. Il passero giallo fa il nido a pendolo sui rami. Nella foresta ci sono anche i macachi. L’animale più pericoloso dell’isola è il cobra

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