I valori di O3 defi niti attraverso questo studio hanno superato nella maggior parte dei casi i limiti fi ssati per la protezione della vegetazione, evidenziando una situazione di potenziale rischio per il Trentino. Tale rischio si è dimostrato reale per quanto riguar- da la vegetazione sensibile poiché si è accertata la comparsa di sintomi fogliari specifi ci. Non altret- tanto chiaramente si è potuto accertare l’effetto di questo inquinante sulla vegetazione spontanea in foresta. Occorre però precisare che le condizioni microclimatiche non sempre sono tali da consenti- re alle piante un assorbimento di O3 attraverso gli stomi in grado di determinare un danno alla vegeta- zione e che il ritrovamento di sintomi da altri agenti può essere legato alla diminuita resistenza dovuta all’esposizione ad O3.
Emerge comunque l’esigenza di approfondire l’ar- gomento sia dal punto di vista della stima di rischio – proseguendo ed intensifi cando le misure - sia dal punto di vista degli effetti sulla vegetazione. È inoltre importante ricordare il ruolo dell’ozono come fattore limitante la capacità delle piante di sequestrare il carbonio (CO2) dall’atmosfera: consi- derato che l’anidride carbonica è il principale gas responsabile dell’effetto serra, è intuibile come sia necessario approfondire le conoscenze relati- vamente alle connessioni tra ozono e cambiamenti climatici.
S
i ritiene comunemente che le piante arboree siano dei buoni indicatori dei cambiamenti climatici. Una gra- ve epidemia vegetale, fenomeno tendenzialmente raro, rappresenta una condizione di rimozione degli osta- coli climatici che normalmente frenano l’agente patogeno (Hepting, 1963, Annual Phytopath. Rev. 1: 31-50). La maggior parte degli scienziati del clima concorda sul fatto che i cambiamenti climatici porteranno ad aumentare la temperatura media in Europa, con una maggiore frequenza di eventi climatici estremi come siccità, inondazioni e tempeste. Le precipitazioni medie dovrebbero tendere a diminuire, ma si prevedono al contempo maggiori precipitazioni invernali ed estati più asciutte.Tempeste e trombe d’aria potreb- bero diventare più frequenti ed estese, e le loro conseguenze per le principali specie forestali euro- pee potrebbero essere abbastan- za gravi.
Negli ultimi anni, diversi studi sono stati effettuati per stimare l’effetto dell’aumento a livello globale delle emissioni di CO2 e della temperatura sulla fenolo- gia, la biochimica, la fotosintesi e altri tratti fi siologici di specie forestali. Tuttavia, relativamente pochi studi sono stati diretti ad analizzare i sistemi di interazio- ne ospite-patogeno che possono essere modifi cati sulla base dei previsti cambiamenti climatici. Infatti, è stata osservata una maggior recrudescenza di diver- se malattie forestali dopo inverni particolarmente miti o comunque durante periodi di elevate tem- perature, il che suggerisce che il riscaldamento climatico altera la severità e la progressione della malattia stessa. In tali condizioni, vi è un’elevata probabilità che le foreste possano essere soggette
ad un aumento della frequenza e dell’intensità dei fenomeni di stress dovuto a condizioni clima- tiche estreme. Pertanto, l’impat- to dei cambiamenti climatici sulla salute delle foreste è un fenome- no che deve essere attentamente valutato.
Alla luce di queste ipotesi di mutamenti climatici, sono stati considerati i diversi fattori che possono esaltare la virulenza delle malattie fungine forestali e provocare danni alla salute delle foreste:
1) stress abiotici, come siccità e inondazioni, possono pre- disporre le piante arboree a diversi agenti patogeni oppor- tunisti;
2) la temperatura e l’umidità possono infl uire sulla sporula- zione e dispersione degli agen- ti patogeni;
3) la migrazione degli agenti patogeni stimolata dal cam- biamento climatico aumenta l’incidenza della malattia o l’espansione geografi ca e quin- di può favorire l’incontro tra
patogeni con nuovi ospiti e/o nuovi potenziali vettori; 4) il cambiamento nella compo-
sizione delle specie ospiti o l’introduzione di specie invasi- ve. Agenti patogeni molto viru- lenti in Europa meridionale potrebbero diffondersi anche verso nord e verso le quote più elevate in montagna.
Tra queste diverse modalità sono stati individuati i patogeni con maggiore potenziale evolutivo sia nell’arco alpino che a livello continentale europeo basandosi su dati fi siologici, al fi ne di stima-
Interazioni
tra patogeni
forestali e
cambiamenti
climatici
Nicola La Portare l’entità della minaccia e pre- pararsi alle condizioni mutevoli (La Porta et al., 2008. Canadian Journal of Plant Pathology 30 (2): 177-195).
Sulla base dei dati della lettera- tura scientifi ca sono state identi- fi cate le principali malattie delle foreste europee e i loro agenti eziologici, che possono essere favoriti da uno o più dei fatto- ri sopra menzionati: marciumi radicali e del fusto di conifere (Heterobasidion spp.) e latifo- glie (Armillaria spp.); cancro del castagno (Cryphonectria parasi- tica); grafi osi dell’olmo (Ophio- stoma novo-ulmi); fuoco dei pini (Rhizina undulata); deperimento delle querce (Phytophthora spp. funghi e altri); necrosi cortica- le carboniosa di querce e faggi (Biscogniauxia spp.); deperimen- to degli ontani (Phytophthora spp.); cancro colorato del platano (Ceratocystis platani); cancro del cipresso (Seiridium cardinale); disseccamento dei getti dei pini (Sphaeropsis sapinea); deperi- mento dell’abete bianco (diversi agenti patogeni); disseccamento dei getti dell’abete da Brunchor- stia (Gremmeniella abietina); disseccamenti a bande degli aghi dei pini (Dothistroma spp.); fi to- plasmi.
Le attività condotte dall’U. R. Ecologia e Fisiologia Forestale (EFF) nel 2008 si sono focalizzate su alcuni dei suddetti patogeni in relazione ai cambiamenti climatici. L’incidenza di Heterobasidion spp. è stata inve- stigata in abete rosso nel Trentino per costituirne un database utile agli studi epidemiologici (Fig. 1).
I risultati sono stati mostrati al 3° Congresso Nazionale di Selvicoltura nel settembre 2008. Armillaria spp. è stata studiata sia come agen- te patogeno che come possibile antagonista di Heterobasidion sulle ceppaie di diverse specie di conifere (Fig. 2). I risultati di questi studi sono stati pubblicati nel 2008 sugli Atti di un Congresso Internazionale tenutosi in California (ISBN 9780615230764).
La Grafi osi dell’olmo, grave patologia forestale a livello mondiale, è stata studiata per selezionare cloni resistenti alla malattia e adattati a condizioni climatiche sempre più mediterranee (Santini et al. 2008, Euphitica 163(1): 45-56). Il comportamento ecologico del cipresso ita- liano è stato esplorato al limite settentrionale di coltivazione di questa specie per valutarne la reazione al suo più importante fattore limi- tante: il fungo del cancro del cipresso Seiridium cardinali (Zocca et al., Acta Oecologica 33: 307-313). Interessanti risultati per il fungo del Cancro del Castagno (Cryphonectria parasitica) sono stati pubblicati sulla persistenza dei ceppi ipovirulenti utilizzati come lotta biologica in boschi cedui di castagno (Turchetti et al., 2008 Forest Pathology 38: 227–243), mentre le ricerche sul fungo opportunista Sphaeropsis sapi- nea, causa del disseccamento dei getti dei pini dopo stagioni di stress idrico, sono state presentate in consessi internazionali e pubblicate (Salvadori e Maresi, 2008, Forstschutz Aktuell 44: 21-22).
Nel 2008 l’U. R. EFF ha iniziato un progetto internazionale fi nanzia- to dall’UE e fi nalizzato allo studio delle varie specie di Phytophthora che hanno dimostra- to un devastante potenziale patogenetico in Nord America, in particolare sulle querce (Fig. 3) ma anche su ontani e castagni.
Tuttavia, l’ipotesi generale è che gli effetti del cambiamento climatico saranno diversi per ogni ambiente e patosistema, rendendo diffi cile generalizzare. Il cambiamento cli- matico può avere un profondo impatto sulle interazioni pianta-patogeno, e probabilmente rappresenta una delle più grandi sfi de per la stabilità ecologica e funzionale delle foreste nei prossimi anni.
Fig. 1 - Corpo fruttifero di Heterobasidion annosum s.l. principale agente causale del marciume del legno delle conifere Fig. 2 - Estensione “a macchia d’olio” di un attacco di Armillaria Fig. 3 - Morte improvvisa delle querce causata da attacco di Phytophthora ramorum Figura 1
Figura 2
PARTE
2
| DIPARTIMENTI | DIPARTIMENTO VALORIZZAZIONE DELLE RISORSE NATURALII
ntroduzione
Il mondo agricolo è fortemente coinvolto sulla tematica delle energie rinnovabili, come utente ma ancor più come primo attore ed artefi ce di un nuovo settore di sviluppo che va sotto il nome di agroenergie. La promozione dell’uso delle fonti energetiche alternative passa anche attraverso lo sviluppo di uno o più modelli aziendali che possano avere carattere di riproducibilità sul territorio e facilitare così la diffusione di esempi in scala reale. La produzione di energia in questo caso viene intesa sia come autosuffi cienza energetica dell’azienda sia come un’integrazione del reddito agricolo per la quota eccedente l’autocon- sumo.
Nello studio di seguito esposto è stato adottato un approccio innovativo, basato sulla valorizzazione delle potenziali fonti energetiche prodotte dall’azienda agricola stessa e, al contempo, sulla ricerca di risposte tecniche ed economiche adeguate per la soluzione di alcune problematiche ambientali, perseguendo così gli obiettivi “cardine” alla base del concetto stesso di sostenibilità.
Lo studio ha benefi ciato di un fi nanziamento del Ministero per le Politiche agricole alimentari e forestali (G.U. n.188 del 23 maggio 2007) ed è stato condotto con la consulenza tecnica del Centro di Ecologia Teo- rica ed Applicata di Gorizia (C.E.T.A.).