• Non ci sono risultati.

Un corso di greco come Reading Greek merita senza dubbio attenzione da parte di chi si occupa di didattica delle lingue classiche. Il presupposto da cui muove – a gap waiting for a bridge – è infatti condiviso pressoché trasversalmente: si tratta di verificare la bontà della risposta fornita.

Il metodo globale – e nella fattispecie Reading Greek – può vantare alcuni punti di forza indiscutibili:

a) il testo come punto di riferimento immediato;

b) l’uniformazione della prospettiva d’insegnamento a quella d’apprendimento naturale, per cui la grammatica segue la lingua, e non la precede (ovvero il metodo induttivo);

c) il conseguente coinvolgimento del discente nel processo d’apprendimento; d) l’adozione del criterio della frequenza, e dunque uno snellimento sia nella

formulazione delle regole grammaticali sia nella selezione del lessico;

e) l’importanza attribuita alla memorizzazione del lessico, inteso come chiave primaria per la comprensione di un testo.

Queste modalità concorrono tutte alla velocizzazione dell’apprendimento, esigenza oggi quanto mai avvertita per una didattica sostenibile.

Sui tempi di realizzazione del corso sono state espresse non poche riserve, anche tra i più entusiasti160, in considerazione dei tempi di sedimentazione esatti dall’apprendimento.

160 È stato notato, per esempio, a proposito delle circa sessanta righe dell’Alcesti presentate quando ormai

la fine del corso è quasi in vista (RG 1978, I, sezione XV, pp. 128-131), che “these heights simply cannot be conquered”, e in generale che RG immagina “allievi ideali” (GELLIE 1979, p. 112, che pure ritiene che “everyone who knows any greek is going to wish that he had learnt in this way”). USHER 1980 (pp. 70-71), benché ritenga RG un lavoro “eroico” e spende per esso parole entusiastiche, definisce “terrificante” il ritmo di progressione didattica. Trentasette settimane, insomma, anche ammettendo l’efficacia del metodo globale – come fanno gli studiosi ora citati – paiono davvero poche per raggiungere uno scopo così ambizioso come quello di Reading Greek.

47 Va riconosciuto inoltre che questo metodo comporta notevoli sforzi per i discenti, primo fra tutti il notevolissimo e costante lavoro di memorizzazione161.

L’impressione che si trae dall’impianto didattico generale è che lo studente acquisisca una competenza linguistica di livello elementare, non adeguata alla lettura dei testi autentici. L’apprendimento della grammatica risulta infatti asistematico e frazionato sotto due aspetti:

a. dal punto di vista morfologico, per l’assenza di schemi e soprattutto di riferimenti di grammatica storica, che preclude la possibilità di legare forme diverse indagandone la formazione

b. dal punto di vista sintattico, dove si rileva un’oggettiva carenza d’informazione, considerato che il primo rapporto con un testo genuino, e quindi con strutture sintattiche articolate, avviene da programma quando mancano soltanto due settimane alla fine del corso162.

Il ruolo centrale del testo costituisce l’aspetto più interessante e controverso di RG, che da un lato ha il merito di privilegiarne la lettura, e di prender forma intorno a esso, mentre dall’altro deve sacrificarne la purezza per motivi didattici: è proprio l’“artificialità” dei testi forse il più grave limite di Reading Greek.

Il grande merito di aver posto il testo al centro dello studio, in ogni caso, trascende la dimensione del singolo corso, avendo dato vita a una tendenza didattica diffusasi negli anni seguenti, che, opportunamente calibrata, anche oggi è riconosciuta come prospettiva privilegiata163.

Riserve sono state avanzate a proposito dell’agevolezza di consultazione di Text e GVE164: la suddivisione di testo e vocabolario in due distinti volumi risultava scomoda e rallentava lo svolgimento della lezione. Dal punto di vista propriamente grafico, era

161 Secondo quanto previsto dal corso, per esempio, dopo le iniziali cinque settimane di lezione – prima

delle quali il mondo e la lingua greca sono assolutamente sconosciuti – devono essere state imparate a memoria 180 parole, compresi temi verbali come ἰδ-, σχ, ed εἰπ, che risultano per il momento assolutamente astratti, dato che l’aoristo sarà incontrato soltanto all’ottava settimana.

162 Ulteriori e più approfondite considerazioni dal punto di vista sintattico nel prossimo capitolo.

163 Cf. infra cap. II, in particolare le tendenze presenti in BIONDI – PULIGA 2007 e, in misura più

equilibrata, in CALABRESE DE FEO 2007.

164

48 stato notato che il lay-out poteva essere migliorato in chiarezza e ordine e che la disposizione orizzontale della declinazione non risultava perspicua.

A queste riserve ha dato risposta la seconda edizione di Reading Greek165, pubblicata nel 2007 a ventinove anni di distanza dalla prima e dopo numerosissime ristampe. Un arco di tempo così ampio esplicita il successo di cui ha goduto la prima edizione, rimasta per quasi trent’anni inalterata.

La seconda edizione muove dall’esigenza di rispondere ad alcune riserve specifiche avanzate sulla prima, ma sembra suggerire un parziale ripensamento metodologico. L’aspetto più evidente di tale riorientamento è l’inclusione dei Vocabularies nel primo volume – Text –, fatto che denota la constatazione della necessità di un rapporto più stretto e diretto tra testo e lessico. Questo volume prende il nome di Text and Vocabulary, mentre il secondo quello di Grammar and Exercises.

È notevole, dal punto di vista dell’impostazione del volume, il fatto che ogni sezione di testo presenta schemi sintetici degli argomenti grammaticali correlati, a dimostrazione della consapevolezza dell’esigenza di un supporto d’informazione grammaticale immediato per la comprensione del testo. In questo modo il primo volume del corso può configurarsi come una “stand-alone revision reader for anyone who has a basic grasp of ancient Greek”166, assumendo i tratti anche dello strumento di consultazione.

Le modifiche sono strutturali e sembrano evidenziare – come abbiamo detto – un implicito parziale ripensamento metodologico in direzione della non autosufficienza del testo, la cui lettura necessita del supporto dell’apparato lessicale e di un saldo riferimento teorico.

La teoria grammaticale – “completely re-written and re-designed” – acquisisce un peso maggiore anche per altri aspetti:

a) Menzione di concetti basilari della grammatica inglese, in rapporto a quella greca;

b) Spiegazioni che prescindono dalla conoscenza del latino e dei caratteri delle lingue flessive;

c) Maggiore estensione quantitativa;

165 RG 2007. 166

RG 2007, I, Acknowledgements XIII. Da queste pagine introduttive derivano le citazioni che seguono nel testo.

49 d) Notevole miglioramento del lay-out, “more user-friendly”, che determina una più efficace ricaduta didattica (esempio ne è la presentazione della flessione in verticale e non più in orizzontale).

Il risultato è un corso più corposo che, rispetto alla prima edizione, dà l’impressione di essere più equilibrato. L’attenzione al lessico, già notevole nella prima edizione, risulta ancor più accentuata e costante – sono presenti nuove sezioni di “summary learning vocabulary” –, mentre la teoria grammaticale assume uno spessore decisamente più consistente, in accordo con un generale temperamento del radicalismo metodologico che caratterizzava la prima edizione di RG.

50

Secondo capitolo:

Documenti correlati