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CONSIDERAZIONI FINAL

Da poco più di un anno dalla sua introduzione, il concordato con riserva è un istituto che ha trovato un ampio gradimento tra gli operatori del diritto.

Da un’indagine svolta da Infocamere è emerso che tra gennaio 2013 e ottobre 2013, vi è stato un vero e proprio boom delle istanze di concordato, ne sono state presentate circa 1787 in tutta Italia, di cui 467 nel I° trimestre, 649 nel II° trimestre, 508 nel III° trimestre e 223 solo nel mese di ottobre59.

Il maggior utilizzo di tale istituto ha fatto subito pensare sin dall’inizio, ad un possibile abuso della procedura prenotativa, dovuto soprattutto al fatto che con la presentazione della relativa domanda, si ha il blocco delle azioni esecutive e cautelari da parte dei creditori, il c.d. “Automatic stay”. Pur di congelare le esecuzioni dei creditori, anche di fronte a situazioni di conclamata insolvenza dell’impresa, si sono avviate procedure di concordato, del tutto inutili, ma con il solo scopo di ritardare l’applicazione della procedura fallimentare.

Al riguardo Filippo Lamanna, presidente della sezione fallimentare del Tribunale di Milano afferma che “la maggior parte delle domande in bianco ha esito negativo. Da noi circa il 30% delle domande approda a una procedura di concordato: alcune non le facciamo partire perché mancano i presupposti, altre si chiudono perché allo scadere del termine fissato dal Tribunale, non viene presentata la documentazione e molte sfociano in fallimenti, spesso su istanza dello stesso debitore”.

Le conclusioni suddette sono confermate dalla sezione fallimentare del Tribunale di Milano “le richieste vengono depositate da società per cui sono già state presentate (o stanno per arrivare) istanze di fallimento: si tratta di imprenditori, quindi, per cui la crisi non è agli inizi, ma è già esplosa. In questa situazione la domanda di concordato non serve all’impresa per ripartire. Piuttosto diventa uno strumento per ritardare il fallimento, a danno dei creditori”60.

Alla luce di ciò, con il Decreto del Fare (D. L. 21 giugno 2013, n°69 convertito in L. 9 agosto 2013 n°98) si è modificato la disciplina del concordato in bianco, conferendo al Tribunale maggiori poteri di controllo e di intervento sulla procedura stessa. In particolare il decreto ha modificato i commi sesto, settimo ed ottavo dell’art. 161 l. fall., da un lato ampliando il novero dei documenti che il debitore deve produrre al momento del deposito della domanda (l’elenco nominativo dei creditori con l’indicazione dei

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C. De Stefani, Boom di concordati in bianco, in Italia Oggi, 2 dicembre 2013.

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63 rispettivi crediti), ed estendendo gli obblighi informativi periodici che il debitore è tenuto a fornire al Tribunale; dall’altro conferendo all’autorità giudiziaria la facoltà di nominare in via anticipata un Commissario Giudiziale, quale organo di supporto alla vigilanza; di sanzionare con l’improcedibilità ed eventualmente con il fallimento alcune ipotesi di abuso del preconcordato e di abbreviare il termine già concesso al debitore quando l’attività da quest’ultimo compiuta si riveli manifestamente inidonea alla predisposizione della proposta e del piano61. Per contro, tale decreto non ha apportato nessuna modifica alla disciplina dei finanziamenti delle imprese in crisi, prevista agli artt. 182-quater e 182-quinquies l. fall.

Alla luce delle modifiche introdotte dal Decreto “Del Fare” bisogna chiedersi se gli interventi effettuati sono sufficienti a correggere l’uso distorto che si è manifestato nella pratica della domanda in bianco.

Secondo Luciano Panzani presidente del Tribunale di Torino, “dare la possibilità ai giudici di anticipare la nomina del commissario giudiziale, incaricato di vigilare sulla procedura, al momento della presentazione della domanda, permette di contrastare gli abusi”. In ogni caso, non è così diffuso, secondo Panzani, il fenomeno dei “furbetti” del concordato:“l’aumento delle domande è effetto della crisi prima che della nuova procedura. Inoltre, dalla riforma del 2005, l’obiettivo è stato di far emergere il prima possibile in Tribunale, la situazione di difficoltà: il boom dei concordati significa anche che la crisi viene affrontata prima”62.

D’altra parte era prevedibile che ci fosse un possibile abuso di tale istituto, in quanto alla luce delle nuova disciplina del concordato, si consente a qualunque impresa in crisi e dunque anche a quelle totalmente insolventi di presentare la domanda in bianco, avviando così tale procedura. Quindi, non ci si può meravigliare che ci sia stato un vero assalto all’utilizzo della stessa realizzando così un numero di preconcordati impressionante. Al tempo stesso, non può nemmeno stupire che gran parte di tali procedure abbia registrato un insuccesso, sfociando nel fallimento. Una delle criticità che può presentare tale istituto riguarda proprio la modalità, ossia la facilità di accesso alla procedura, facilità che ha dato inevitabilmente luogo ad abusi.

Mentre sono chiari i vantaggi che il concordato porta al debitore, meno chiari lo sono per i creditori. L’ammissione alla procedura di concordato in bianco comporta una

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Per un approfondimento delle novità introdotte dal Decreto del Fare 21 giugno 2013, n°69, convertito il L. 9 agosto 2013, n°98, si veda, F. Lamanna, Il decreto del Fare e le nuove misure di controllo contro

l’abuso del preconcordato, in www.ilfallimentarista.it, sez. Focus e approfondimenti, 21.6.2013.

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64 durata più lunga rispetto alla procedura ordinaria, con possibili danni per i detti creditori. Forse il legislatore nel trattare le vicende del diritto d’impresa ha dimenticato che imprenditori sono anche i creditori e che gli effetti negativi dell’insolvenza di un’impresa si ripercuotono su altre imprese creditrici, con il rischio di un devastante effetto domino.

Il legislatore, che già con l’introduzione del concordato in bianco ha riservato particolare attenzione al debitore, ha confermato tale impostazione nel caso di concordato con continuità aziendale ex art. 186-bis, l. fall. Infatti, in quest’ultima ipotesi i creditori privilegiati potranno essere costretti ad attendere l’incasso dei propri crediti anche un anno dopo l’omologazione del concordato. Il debitore che prosegua l’attività d’impresa è agevolato, in quanto potrà scegliere se proseguire o sciogliersi dai contratti in corso di esecuzione, mentre per i creditori o altri contraenti saranno inefficaci tutte le clausole contrattuali che prevedono la risoluzione dei contratti con imprese che accedono al concordato. La riforma quindi agevola l’imprenditore in crisi che vuole continuare l’attività d’impresa, ma ne scarica gli effetti sui creditori e sui contraenti che si troveranno costretti a proseguire i rapporti contrattuali con chi, forse, si è già reso inadempiente nei precedenti impegni o incapaci di proseguire nelle attività d’impresa63

. In conclusione si deve ritenere che il concordato con riserva è un istituto con buoni propositi e buone intenzioni per il superamento della crisi di un’impresa, sia nei confronti del debitore, sia più in generale, nei confronti del sistema economico del Paese, ma un utilizzo distorto di tale istituto può compromettere il raggiungimento degli obiettivi e le finalità per cui tale istituto è nato.

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Considerazioni tratte da C. Bianco, La chance del debitore e gli effetti negativi sul sistema economico, in rivista settimanale Più, 28.11.2013.

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RINGRAZIAMENTI

Anche per me è arrivata la fine di questo lungo percorso universitario. Finalmente adesso posso rispondere a coloro che mi chiedevano “ma quando ti laurei?”; il momento che tanti attendevano è arrivato.

Vorrei dedicare queste ultime pagine per ringraziare tutte le persone che hanno creduto in me e che mi hanno sempre sostenuto sia nei momenti di difficoltà sia in quelli felici e spensierati.

Il mio primo pensiero va ai miei genitori, Mauro e Roberta, che, con il loro sostegno morale ed economico, mi hanno permesso di raggiungere questo traguardo. Non sono mancati litigi e incomprensioni quando dovevo studiare e lavorare, ma penso che anche questo mi sia servito a farmi essere la persona che sono oggi.

Ringrazio i miei due splendidi nipotini, Linda e Andrea, per loro sono stata una baby- sitter a tempo pieno, per me sono stati la forza per andare avanti e non mollare nei momenti di crisi. Se ripenso a quando Linda mi aiutava a sottolineare con l’evidenziatore le cose più importanti di un capitolo arrivando ad evidenziarlo tutto; o studiare con Andrea in braccio perché nel suo lettino non voleva dormire. Non posso negare il mio nervosismo che avevo in quei momenti ma oggi li ricordo con le lacrime agli occhi perché anche voi nel vostro modo più semplice possibile, mi avete dato una bella lezione di vita.

Ringrazio mio fratello Maurizio e mia sorella Tiziana, che mi hanno sin dall’inizio chiamato “dottoressa” anche quando non avevo ancora sostenuto metà degli esami. Grazie della fiducia che mi avete da sempre dimostrato.

Grazie a mio cognato, Filippo, che oltre a stamparmi tutto il materiale che mi poteva servire per studiare, mi chiamava “..secchiona..” (con la sua “o” sarda) qualsiasi fosse stato l’esito dell’esame. Un modo molto particolare per dirmi che avevi stima di me e di quello che riuscivo a fare.

Un grazie di tutto cuore se lo merita pure il mio fidanzato, Damiano. Anche se negli ultimi anni è stato più in Mexico per lavoro, che con me, ha sempre sopportato le mie ansie, paure e sbalzi di umore che solo l’Università ti può regalare. La sua frase era sempre quella “stai tranquilla, non avrai problemi sei la numero uno”; una frase retorica ma che è servita nei momenti di sconforto.

E poi ci sono loro, i miei colleghi di studio, nonché compagni di stress, disperazioni e risate che ogni giorno avevamo il piacere di condividere. Un grazie va alla mia amica

70 siciliana, Aurora. Con la sua frase “quella è una ragazza troppo apppppoosto” (con 5 p), da subito ho capito che noi due ci compensavamo visto che i lucchesi le doppie non le dicono mai. Non solo una compagna di studio, ma un’amica con cui ho condiviso gioie e dolori. Lo devo ammettere, mi mancherà accompagnarti a fare la spesa all’Esselunga!!

Un grazie va a Angelo, il mister di CPA, nonché l’organizzatore di cene di corso. Seguire i corsi con lui è stato un piacere, perché riusciva a farmi seguire la lezione facendomi fare ogni tanto qualche risata.

Un grazie anche a tutti gli altri Gianluigi, Federica, Michelangelo e Francesca, per il tempo trascorso insieme e gli aiuti che ci siamo dati durante questo periodo, trovando sempre un modo per sorridere. Con il mio “allooora” lucchese vi siete divertiti a prendermi in giro un bel po’ di volte!!

Grazie alla mia amica Samuela, compagna “di merenda” per eccellenza, che mi ha sempre sostenuto con il suo “..in bocca a lupo.. fai ammodo..” prima di ogni esame e la sua telefonata dopo averlo sostenuto. Una coerenza e puntualità impeccabile visto che questo si è ripetuto per tutti i 38 esami sostenuti!!

Grazie anche a Donatello, titolare del bar di paese; ogni volta che avevo un esame mi offriva il cappuccino dicendomi che mi avrebbe portato fortuna. Infatti, strano ma vero i suoi cappuccini hanno sempre funzionato.

E per ultimo, ma non per la sua importanza, un grazie alla mia professoressa Amal Abu Awwad, che mi ha seguito per questi mesi nella redazione della tesi con la massima professionalità e serietà che tutti gli studenti dovrebbero avere. Sono sicura che grazie a lei farò un buon uso del “ci” nella lingua italiana.

Inoltre di un’altra cosa sono sicura…. che nei prossimi anni sentirò una forte mancanza dell’università e di tutte le persone che ho avuto modo di conoscere in questa carriera universitaria.

Ognuno di voi lo ricorderò con un sorriso perché alla fine questa è stata la mia università.

Sarò molto maliziosa nel dire questo ma intanto, prendo il merito di essere l’unica laureata della famiglia Marcheschi e per questo non finirò mai di ringraziare la mia splendida famiglia per avermi dato questa possibilità.

Quindi che dire, un ultimo ringraziamento va a me stessa, perché se sono arrivata a questo punto, infondo è anche un po’ merito mio.

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