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CAPITOLO 3. Il quadro teoretico: relazioni tra struttura finanziaria, corporate

3.6 Considerazioni finali

La creazione di valore è certamente un obiettivo fondamentale a cui mira un’impresa, soprattutto se per creazione di valore si intende un concetto più ampio, per descrivere la produzione di risorse da investire nuovamente e disporne di altre da destinare alla soddisfazione degli stakeholder, in modo tale da instaurare un continuo processo di acquisizione di consensi e risorse154.

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I noti problemi di under e overinvestment (Myers, 1977 e Jensen e Meckling, 1976), basati sulla presenza di conflitti d’interesse fra manager, azionisti e creditori e originati dall’interazione fra scelte d’investimento e di finanziamento, si interessano proprio della possibilità di creare e cogliere growth opportunities, senza che qualcuno se ne possa appropriare indebitamente.

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Per approfondimenti si rimanda a Salvioni D.M., “Corporate governance, controllo e trasparenza”, Franco Angeli, 2007, pag. 31

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Tenendo conto della natura delle informazioni disponibili sono stati dunque definiti l’approccio e il metodo di indagine, che è consistito fondamentalmente nell’impiego dell’analisi per indici.

L’utilizzo di tali tecniche richiede però una attenta analisi dei suoi presupposti e una discussione degli adattamenti necessari per tenere conto della specificità dell’obiettivo economico perseguito dall’impresa cooperativa rispetto a quella capitalistica. Tale obiettivo non consiste, come noto, nella massimizzazione del profitto bensì nella soddisfazione dell’interesse dei soci in funzione della posizione che essi ricoprono rispetto all’impresa cooperativa.

Consapevoli di questo, non sono stati opportunamente considerati quegli indicatori che assumono buoni risultati solo nel caso di massimizzazione del reddito come il ROE (Return on equity).

La specificità dell’obiettivo economico e le prassi gestionali e contabili concretamente adottate dalle imprese comportano una difficoltà strutturale nell’identificare un parametro di “redditività” per la gestione cooperativa, dunque un indicatore di performance. Si rilevi che, di norma, le metodologie di analisi di bilancio procedono proprio dalla individuazione e misurazione di un indicatore di performance (di solito la redditività del capitale proprio), e prevedono la sua interpretazione attraverso una catena di indici di bilancio che ricollegano il valore assunto dall’indicatore di performance con una molteplicità di aspetti della gestione economica, patrimoniale e finanziaria.

L’inattendibilità di uno o pochi indici riassuntivi (che nelle imprese lucrative sono solitamente identificati nel ROE e nel ROI) ai quali poter ricollegare una pluralità di altri indici relativi ai vari aspetti della gestione economica e finanziaria (in quanto la soddisfazione dell’obiettivo economico dei soci di una impresa cooperativa si realizza con la movimentazione di poste di bilancio che concorrono alla formazione dello stesso Reddito operativo), rende ancora più complesso l’impiego al caso delle cooperative delle tecniche di analisi di bilancio. Queste ultime non possono dunque portare all’adozione di procedure standardizzate e uniformi di analisi, ma richiedono una lettura fortemente contestualizzata dei risultati ottenuti.

Il primo passaggio è consistito nella riclassificazione secondo idonei criteri dei conti economici e patrimoniali di ciascuna impresa; a ciò è seguito lo studio della gestione finanziaria che ha avuto ad oggetto la composizione degli impieghi e delle fonti del passivo nonché le correlazioni tra queste esistenti. L’analisi della gestione economica delle aziende ha avuto ad oggetto i principali risultati della gestione caratteristica, finanziaria, extracaratteristica e fiscale conseguiti dalla società, mentre la mancanza di dati significativi sul rapporto cooperativa-socio non ha permesso di valorizzare il vantaggio mutualistico.

Le analisi sono state condotte sia in termini assoluti di determinati aggregati contabili e/o strutturali soprattutto per cogliere l’ordine di grandezza delle poste in esame (il che ha richiesto la conversione dei valori correnti di bilancio in valori costanti) sia in termini di indici, la quale è applicabile sia su campioni costanti che su aggregati di imprese variabili nel tempo. Analisi per valori assoluti e analisi per indici sono suscettibili di completarsi reciprocamente, pertanto sono state impiegate

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in maniera congiunta, per delineare un coerente quadro organico dotato di una forte valenza informativa.

Se i tradizionali metodi di analisi di bilancio, di natura contabile, non permettono di evidenziare il reale valore delle imprese cooperative ci domandiamo quali possano essere le strategie e gli strumenti che permettano un miglioramento dei risultati economici e finanziari della cooperativa e ne favoriscano l’accesso al credito.

La corporate governance rappresenta un fattore che incide sulla creazione di valore nell’impresa non solo attraverso la selezione dei progetti d’investimento ma anche attraverso la composizione della struttura finanziaria. Nondimeno, considerare le scelte di finanziamento solo successivamente alla realizzazione di investimenti e alla concretizzazione di decisioni operative o, comunque, in maniera residuale, non appare corretto. In questo modo, infatti, si sottovaluterebbe la varietà di soluzioni, e la connessa capacità di creare valore che, invece, una politica finanziaria, disegnata unitamente alle decisioni di investimento, potrebbe garantire. unitamente alle decisioni di investimento, potrebbe garantire.

L’attenzione verso la struttura finanziaria, pertanto, non è solo rivolta al costo esplicito del debito o dell’equity, ma si estende anche alle implicazioni delle scelte di finanziamento sulle modalità di governo dell’impresa. In tal senso, la struttura finanziaria può influenzare il valore dell’impresa:

- riducendo i conflitti d’interesse che possono sorgere fra azionisti e creditori e la probabilità di incorrere in costi di dissesto e fallimento (Jensen e Meckling 1976, Williamson 1988);

- variando gli incentivi alla dirigenza (Jensen e Meckling 1976, Myers 1977); - limitando l’attività del management (Myers 1977, Myers e Majlus 1984, Jensen

1986);

- governando i segnali e, in generale, i problemi di asimmetria informativa (Ross, 1977);

- stimolando gli azionisti e gli altri finanziatori a verificare l’operato della leadership (Shleifer e Vishny, 1986);

- e, soprattutto, incoraggiando investimenti firm-specific del capitale umano e sostenendo l’efficiente allocazione del potere decisionale nell’impresa (Hart, 1995, Zingales 2000).

Alla luce di tutto ciò, la struttura finanziaria emerge quale strumento di corporate governance, in grado di favorire lo sviluppo dell’impresa, soprattutto in contesti a elevata complessità, minimizzando il costo del capitale e preservando l’equilibrio finanziario. In tal modo si rendono disponibili, in modo efficiente, le risorse finanziarie necessarie a cogliere le opportunità di sviluppo, salvaguardando le relazioni di governance, quale presupposto fondamentale per un efficiente attività d’impresa a sostegno del suo vantaggio competitivo.

Nel capitolo successivo verranno presentati i risultati dell’analisi empirica condotta sui bilanci delle cooperative agroalimentari e delle imprese di capitali.

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