CAPITOLO 4. L’ANALISI EMPIRICA
4.7 Prevalenza di imprese cooperative ed effetti sulla performance settoriale
All’interno dell’industria della lavorazione dei prodotti agricoli, il comparto servizi post raccolta mostra una performance economico-finanziaria superiore, con riferimento alle società cooperative, con valori che superano, in certi casi, anche la media nazionale. Tale riscontro è effettivamente la conseguenza del fatto che, nel presente comparto, le cooperative sono la maggioranza (il 75%) e trainano quindi la tendenza generale del settore. Il fatto che le società cooperative siano così numerose nei servizi post raccolta deriva effettivamente dalla tipologia di organizzazione operante in tale comparto: si tratta, in gran parte, di organizzazioni che raccolgono il conferito dei loro soci (agricoltori e allevatori) e lo inseriscono nella filiera agricola. Affinché ai soggetti conferenti sia riconosciuta una maggiore remunerazione sul conferito, tali organizzazioni devono operare con assetti mutualistici e pertanto conformarsi come cooperative.
L’analisi degli indicatori di redditività mostra, infatti, una marginalità sulle vendite (ROS) sostanzialmente nulla (0,01% il valore medio dei due trienni) a frante, invece, della notevole differenza che si riscontra per le imprese capitalistiche (con un valore medio del ROS, per tutto il periodo indagato, pari al 4%). La stessa differenza di redditività si riscontra anche per il ROI e per gli indicatori di autofinanziamento (si rimanda alla tavola riassuntiva dei risultati al termine del presente capitolo).
L’elevato interscambio di beni tra l’impresa cooperativa e i suoi soci conferenti determina una maggiore rotazione del capitale investito da parte di queste ultime organizzazioni rispetto a quelle capitalistiche (1,5 contro 1,1, rispetto a una media italiana pari a 1,35), sebbene la significatività statistica della differenza esposta deve essere testata. A differenza dell’intero settore industriale, per tale comparto la differenza nel rapporto di indebitamento (capitale investito / patrimonio netto) è minima e pari a 0,6 (7,6 è il valore dell’indice per le cooperative, 7,0 quello per le imprese capitalistiche); il livello di indebitamento delle cooperative in tale comparto appare in linea con quello nazionale (7,4); il rapporto tra debiti finanziari e mezzi propri (61%) è invece migliore rispetto a quello delle imprese capitalistiche (84%) e dell’intero comparto (66%), mentre l’erosione dei ricavi da parte degli interessi passivi (pari allo 0,6%) è inferiore a quella delle imprese capitalistiche (1,2%) e in linea con la media nazionale del comparto (0,7%). Sebbene tale positivo riscontro in termini di consumo del valore lordo (i ricavi appunto) da parte degli oneri finanziari, l’analisi riporta una maggiore erosione del reddito operativo per la remunerazione del capitale di terzi. Nelle cooperative di servizi e supporto alla raccolta, infatti, quasi la metà del reddito operativo caratteristico (il 45%) viene assorbito dagli oneri finanziari (è il 22% per le imprese capitalistiche e il 36% per il totale dei due gruppi).
139 Tali risultanze possono indurre alcune riflessioni:
(1) le cooperative del servizio di supporto post raccolta sembrano dimostrare una minore intensità degli oneri finanziari nei confronti delle imprese capitalistiche ma, (2) il differente modulo di creazione e distribuzione del valore nelle prime (una minore
redditività tipica e un maggior trasferimento di valore a monte) comporta l’incremento dell’erosione della ricchezza creata (reddito operativo caratteristico) da parte degli interessi passivi, a testimoniare il fatto di una maggiore onerosità del debito.
Continuando in merito alla struttura patrimoniale e finanziaria per il comparto in esame, essa non denota particolari differenze nel grado di solidità (indice del margine di struttura e indice del margine di struttura allargato) né di liquidità, sebbene quest’ultima non raggiunga quel valore standard di sicurezza che prassi e letteratura hanno individuato pari a uno. Le considerazioni di cui alla liquidità sono riscontrabili anche nell’esame del rapporto corrente che, per entrambi gli aggregati, risulta notevolmente inferiore a quel valore standard di sicurezza che prassi e letteratura hanno individuato pari a due. Tuttavia, come accennato in precedenza, i valori degli indici di liquidità devono essere attentamente considerati, in quanto essendo statici (derivano infatti dal rapporto di grandezze presenti nello stato patrimoniale) non riportano l’effettiva situazione della dinamica monetaria (flusso di cassa). Inoltre, il loro valore è ampiamente influenzato dal settore di riferimento, dalle politiche produttive, da quelle commerciali e, in generale, dal diverso potere contrattuale di clienti e fornitori che operano nella medesima filiera.
Esaminando, infatti, la durata del ciclo finanziario e le sue componenti (crediti verso clienti, debiti verso fornitori e scorte), si evince come non vi siano sostanziali differenze in termini di durata (in giorni) del ciclo finanziario (7 giorni per entrambi i gruppi), sebbene le cooperative siano più efficienti nella riscossione dei crediti verso clienti e nella gestione del magazzino, ma ottengano tempi di dilazione dai propri fornitori più ristretti delle imprese capitalistiche. Tale ultimo aspetto potrebbe essere ricondotto al fatto che, in tali tipologie di cooperative, buona parte del portafoglio fornitori si costituisce da soci conferenti, i quali, per effetto dell’adesione all’organizzazione cooperativa beneficiano di alcuni vantaggi economici (ad esempio i ristorni) e contrattuali (ad esempio tempi più ridotti per incassare i propri crediti derivanti dall’attività di conferimento dei prodotti agricoli). Sul fronte delle componenti attive del ciclo finanziario, i tempi più brevi nella riscossione dei crediti possono essere spiegati, oltre che da un maggior potere contrattuale solitamente legato alla dimensione e alla concentrazione, anche dalla posizione che certe cooperative di servizio assumono nella filiera agricola e nella tipologia dei rapporti commerciali che intrattengono con i loro clienti (intese, tracciabilità di filiera, ecc). La migliore rotazione del magazzino (e pertanto la minore durata delle scorte) è, invece, in buona parte, riconducibile alla programmazione degli acquisti e alla gestione del conferito da parte dei soci, nonché ad un’attenta programmazione delle vendite (trattandosi molto spesso di prodotti stagionali, velocemente deperibili o soggetti a quote e contingentamenti).
140