CAPITOLO 4. L’ANALISI EMPIRICA
4.4 Le società della lavorazione e della trasformazione dei prodotti agricoli: analis
La presente sezione affronta l’analisi economico-finanziaria del settore della lavorazione e della trasformazione dei prodotti agricoli. L’assunto che costituisce il punto di partenza dell’analisi che segue è quello che identifica le cooperative come organizzazioni aziendali la cui struttura finanziaria risulta sottocapitalizzata, vale a dire con un rapporto tra i mezzi propri e i mezzi di terzi inferiore alla media del settore di riferimento. Tale fenomeno, diffuso, riconosciuto e ampiamente indagato sia sotto l’aspetto teorico-normativo sia sotto quello economico, è effettivamente riconducibile alle seguenti motivazioni (in parte affrontate nel secondo capitolo): sistema di corporate governance, con riferimento ai principio “una testa, un
voto” e alla parità dei diritti di proprietà;
soggetto economico “diffuso”; ove, per l’appunto, il governo aziendale si identifica, in buona parte, con i soci lavoratori (o conferitori);
democrazia nella gestione cooperativa e disincentivo a conferire quote sociali di elevato ammontare, in quanto per il principio di democraticità tutti i soci hanno i medesimi diritti di controllo;
solidarietà e limitazioni di rimborso in caso di liquidazione della cooperativa. Le ragioni di cui sopra spiegano, in ottica di analisi economica, la ridotta convenienza ad incrementare i mezzi propri delle organizzazioni cooperative e riflettono l’impianto normativo e sociale che differenzia tali organizzazioni dalle imprese capitalistiche.
Tuttavia, la struttura finanziaria poco capitalizzata è indubbiamente una conseguenza del ridotto accumulo di ricchezza nelle riserve patrimoniali delle cooperative, non perché tali organizzazioni non perseguano il fine dell’equilibrio economico a valere nel tempo e la creazione di ricchezza (valore economico), quanto piuttosto perché risulta differente la modalità in cui il valore creato si distribuisce ai diversi portatori di interessi (stakeholder), essendo diverse le priorità nello loro remunerazione (si veda a tal proposito quanto argomentato nel secondo capitolo).
Inoltre, deve essere considerato anche il fatto che, in linea generale, l’intero sistema delle imprese italiane appare sottocapitalizzato, per ragioni di carattere storico ed economico che hanno sempre portato a privilegiare il finanziamento per mezzo di debiti.
Facendo riferimento allo schema concettuale esposto nel precedente paragrafo e considerando il set di indici di bilancio individuati, si passa di seguito all’analisi e alla descrizione del quadro delle performance del settore della trasformazione dei prodotti agricoli e dei suoi comparti. L’analisi esplorativa dei dati riporta una
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diffusione maggiore delle organizzazioni cooperative nel comparto del “Latte e derivati” (42%) e “Supporto e post raccolta” (75%), mentre l’incidenza percentuale è significativamente ridotta nel comparto delle carni (4%) e mangimi (3%). La diffusione media delle cooperativa nell’industria della lavorazione dei prodotti agricoli, per il periodo considerato (2005-2010), è pari al 19% (si veda il grafico 14). L’analisi che segue sarà focalizzata su quei comparti a maggior presenza di cooperative, nonché con riferimento all’intera industria, enfatizzando le eventuali differenze tra il gruppo delle cooperative e quello delle imprese capitalistiche.
Grafico 14 – Composizione del settore “industria della lavorazione dei prodotti agricoli” e incidenza delle imprese cooperative su quelle di ogni comparto. Valori aggregati 2005-2010
Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
L’apprezzamento degli indici di bilancio per le cooperative nei differenti comparti che compongono l’industria della trasformazione dei prodotti agricoli (i.e. Carne, Ortofrutta, Latte e derivati, Mangimi, Bevande, Supporto e post raccolta) mostra come le migliori performance in termini di redditività (ROI) si ritrovino nel comparto delle carni (media dei due trienni pari al 3,3%, dato comunque inferiore a quello delle imprese capitalistiche nel medesimo comparto pari al 3,7%); l’autofinanziamento (inteso come percentuale del fatturato, il cash flow ROS) è maggiore nel settore delle bevande (si veda il grafico 15), dove elevata risulta anche l’intensità degli oneri finanziari.
In effetti, dall’apprezzamento degli indicatori sintetici di redditività e autofinanziamento emergono performance superiori da parte delle imprese
3% 4% 4% 14% 14% 42% 75% 12% 97% 96% 96% 86% 86% 58% 25% 88% 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Mangimi Altre produzioni Carni Bevande Ortof rutta Latte e derivati Supporto e post raccolta Totale industria
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capitalistiche (si vedano le differenze esposte nel grafico 15); tali differenziali saranno discussi e approfonditi nel corso della trattazione.
Con riferimento ai principali indici patrimoniali sintetizzati nel grafico 16 (indebitamento, liquidità e solvibilità), risulta un maggior indebitamento da parte delle cooperative (qui inteso come rapporto tra i debiti finanziari160 e i mezzi propri), mentre le condizioni di liquidità (valutata dal quoziente di liquidità primaria) e di correlazione fonti-impieghi (misurata da IMASA, indice del margine di struttura allargato) non sembrano dimostrare significative differenze tra i gruppi (cooperative e imprese capitalistiche) e tra i comparti.
Con riferimento alle cooperative, il comparto che mostra un maggior peso dei debiti finanziari sui mezzi propri è quello delle carni(1,95), seguito da quello del latte (1,92). La struttura finanziaria più “leggera” si evidenzia, invece, nel comparto dei mangimi, con un quoziente di 0,71, che è anche quello con la migliore situazione di liquidità e di solvibilità (rispettivamente 0,98 e 1,50).
Grafico 15 – Indici di redditività a confronto: imprese cooperative e non cooperative nel settore della lavorazione dei prodotti agricoli e nei suoi comparti (*)
(*) Valori medi dei due trienni, percentualizzati sul totale del capitale investito. Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
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Ai fini della presente analisi, con il termine “debiti finanziari” s’intende l’esposizione verso banche e altri finanziatori a titolo oneroso (ad esempio obbligazioni e debiti verso soci). Con il termine “debiti non onerosi” ci si riferisce, invece, a tutte quelle passività che si originano spontaneamente per effetto della gestione e che non prevedono una remunerazione esplicita (ad esempio: debiti verso fornitori, debiti tributari, debiti verso dipendenti, ecc.). Il fatto che tali debiti non siano onerosi in modo esplicito non ne modifica la natura di passività. Per approfondimenti in merito si rimanda a Silvi, R. (2012), Analisi di bilancio. La prospettiva manageriale, McGraw-Hill Italia, Milano, capitolo 3.
0,0% 1,0% 2,0% 3,0% 4,0% 5,0% Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
C O O P N O N C O O P
Oneri finanziari / fatturato Autof inanziamento (%) ROI
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Grafico 16 – Indici di indebitamento, liquidità e solvibilità a confronto: imprese cooperative e non cooperative nel settore della lavorazione dei prodotti agricoli e nei suoi comparti (*)
(*) Valori medi dei due trienni, percentualizzati sul totale del capitale investito. Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
L’apprezzamento del rapporto tra i debiti finanziari e il patrimonio netto evidenzia una sostanziale differenza tra la struttura finanziaria delle imprese capitalistiche e quella delle cooperative. Le diversità sono meglio apprezzabili nel grafico 17 che riporta la composizione percentuale del passivo patrimoniale di ogni comparto, mantenendo la differenza tra il gruppo delle imprese capitalistiche e quello delle cooperative, evidenziando, inoltre, il peso dei debiti non esplicitamente onerosi (debiti di funzionamento).
Dal grafico 17 si evidenzia chiaramente un minore peso dei mezzi propri nelle cooperative (si vedano, ad esempio, le situazioni patrimoniali dei comparti “latte e derivati”, “carni”, ortofrutta, ma anche dell’intera industria). In generale, nelle cooperative operanti nell’industria della lavorazione dei prodotti agricoli presentano un’incidenza dei mezzi propri sul totale del capitale investito che è meno della metà di quella delle imprese capitalistiche (il 9% contro il 21%), sebbene anche queste ultime si possano considerare sottocapitalizzate. Inoltre, il grafico 18 mostra come nelle cooperative gli oneri finanziari pesino maggiormente sul reddito operativo caratteristico, consumandone una frazione maggiore e riducendo la disponibilità di ricchezza.
A titolo di esempio, con riferimento all’intera industria della lavorazione dei prodotti agricoli, mentre gli oneri finanziari consumano meno di un terzo del reddito
0,00 0,20 0,40 0,60 0,80 1,00 1,20 1,40 1,60 1,80 2,00 Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
C O O P N O N C O O P IMASA Liquidità primaria Debiti finanziari/mezzi propri
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operativo caratteristico delle imprese capitalistiche, quelli delle cooperative ne erodono l’82%. I valori poi si differenziano da comparto a comparto, sebbene appaiano maggiormente rilevanti nel gruppo delle cooperative (si veda il grafico 18).
Grafico 17 – Strutture patrimoniali a confronto: imprese cooperative e non cooperative nel settore della lavorazione dei prodotti agricoli e nei suoi comparti (*)
(*) Valori medi dei due trienni, percentualizzati sul totale del capitale investito. Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
Grafico 18 – Assorbimento del reddito operativo caratteristico (ROC) da parte degli interessi passivi sui debiti bancari. Performance a confronto nel settore della lavorazione dei prodotti agricoli e nei suoi comparti(*)
(*) Valori medi dei due trienni.
Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta Totale industria Carni Ortof rutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
C O O P N O N C O O P
Patrimonio netto Debiti finanziari Debiti non onerosi
0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% Totale industria Carni Ortofrutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta Totale industria Carni Ortofrutta Latte e derivati Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
C O O P N O N C O O P
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Infine, il grafico 19 riporta le differenze nella durata del ciclo finanziario (per comparti e gruppo di aziende), evidenziando come, a livello di intera industria della lavorazione dei prodotti agricoli, le cooperative mostrino una durata del ciclo finanziario tripla rispetto a quelle delle imprese capitalistiche (139 giorni contro 44). Tale valore, che indubbiamente influisce sull’equilibrio monetario e sulla struttura patrimoniale, deriva in buona parte dalla sostanziale differenza che si riscontra tra i due gruppi di aziende in merito alla durata del magazzino (149 giorni nelle cooperative e solo 10 giorni nelle imprese capitalistiche): al di là di discrepanze statistiche e di fattori esogeni, tale risultanza evidenzia, sostanzialmente, un differenziale di efficienza organizzativa favorevole alle imprese capitalistiche, apprezzabile anche nel turnover del capitale investito (0,75 per le cooperative e 1,19 per le imprese capitalistiche a livello di intera industria). Ulteriori differenze di durata del ciclo finanziario e delle sue componenti si possono riscontrare tra i comparti, sebbene la considerazione di tali differenziali dovrebbe essere accompagnata da un’attenta valutazione strategica del comparto (stadio del ciclo di vita, struttura produttiva, potere contrattuale degli agenti, ecc.)161.
Grafico 19 – Durata del ciclo finanziario (in giorni) a confronto: imprese cooperative e non cooperative nel settore della lavorazione dei prodotti agricoli e nei suoi comparti (*)
(*) Valori medi dei due trienni.
Fonte: nostre elaborazioni su dati AIDA
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Ad esempio, la notevole durata del ciclo finanziario nelle cooperative lattiero-casearie (come emerge dal grafico 6) è, in buona parte, attribuibile alle specificità produttive di alcuni alimenti di origine controllata o di indicazione geografica protetta (si pensi al Parmigiano Reggiano) che richiedono tempi di lavorazione e stoccaggio molto lunghi e imprescindibili.
0 50 100 150 200 250 300 Totale industria
Carni Ortofrutta Latte e derivati
Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
Totale industria
Carni Ortofrutta Latte e derivati
Mangimi Bevande Supporto e post raccolta
COOP NONCOOP
Durata ciclo finanziario Durata crediti Durata scorte Durata debiti
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