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CAPITOLO 3. Il quadro teoretico: relazioni tra struttura finanziaria, corporate

3.1 Premessa

Come delineato fra le caratteristiche distintive della cooperativa, lo scopo mutualistico è quello di ricercare la maggior soddisfazione dei soci attraverso lo svolgimento dell’attività d’impresa, garantendo una migliore remunerazione dei loro conferimenti rispetto al mercato.

Già l’art. 2 della legge 31 gennaio 1992 n. 59 prima e attualmente l’art. 2545 c.c. hanno obbligato “le imprese cooperative, ed i loro consorzi, di indicare nella relazione al bilancio annuale, redatta dagli amministratori, i criteri seguiti nella gestione sociali per il perseguimento degli scopi mutualistici”. In questo modo il legislatore impone alle cooperative di fornire un’idonea informativa di bilancio anche su aspetti non propriamente patrimoniali, economici e finanziari, già contenuti nei prospetti che formano il bilancio d’esercizio, ma bensì sulla correttezza ed efficacia dei criteri mutualistici allo scopo di favorire la crescita ed il consolidamento dell’impresa cooperativa. Infatti il risultato sociale dell’impresa mutualistica deve essere perseguito insieme al raggiungimento di un soddisfacente risultato economico.

Quindi, l’impresa cooperativa deve saper coniugare la gestione mutualistica con un’economicità che le garantisca la permanenza sul mercato e il raggiungimento dell’autonomia finanziaria. Un’adeguata economicità è comunque indispensabile per ogni impresa che voglia mantenersi autonoma e che voglia operare stabilmente sul mercato90. Ciò che conta non è più tanto il differenziale dei ricavi e dei costi ma la ricerca di condizioni di equilibrio economico91, e la capacità di accrescerne il valore.

Nella prima parte di questo capitolo analizzeremo il concetto di valore in termini economici, inteso come l’espressione della ricchezza creata dai processi d’impresa in un determinato periodo di tempo, non considerando quindi l’insieme degli ulteriori benefici di tipo indiretto, non quantificabili economicamente perché afferenti alla sfera del valore sociale92, che i soci ottengono dallo scambio mutualistico.

90

Moisello A., “ABC & EVA: un’integrazione possibile”, working paper, Università di Pisa, 2000. 91

Zappa G., “Le produzioni”, Giuffrè, Milano, 1956, pag. 731-732. 92

La nozione di valore sociale creato dall’impresa, non costituisce, tuttavia, oggetto dell’analisi del presente studio. Per l’analisi del valore sociale creato per tutti gli stakeholder si può fare uso di indicatori “sociali”. Tra gli studi che ne propongono degli esempi troviamo: GBS, Il bilancio sociale, documento di ricerca n.2, Indicatori di performance per reporting e rating di sostenibilità, Giuffrè, pp. 14-22; GBS, Il bilancio sociale, documento di ricerca n.5, Gli indicatori di performance nella rendicontazione sociale, Giuffrè, 2007, pp 39-59. Ministero del lavoro e delle politiche sociali, Responsabilità sociale delle imprese, 10 dicembre 2004, Il Sole 24 ORE, 2007.

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I metodi scelti per la ricerca del valore nella cooperativa agroalimentare sono la riclassificazione delle tavole di sintesi (stato patrimoniale e conto economico) e l'analisi di bilancio per indici (ratio analysis) la cui applicazione a questa tipologia d’impresa pone una serie di problematiche legate sia alla specificità della struttura finanziaria (riferimento al problema della sottocapitalizzazione delle imprese cooperative) sia alle finalità mutualistiche perseguite. Per riepilogare se nelle imprese capitalistiche l’obbiettivo è la ricerca dell’utile, nelle cooperativa di lavorazione e trasformazione agroalimentare il fine ultimo è quello di massimizzare il valore dei conferimenti apportati dai soci cooperatori. Infatti i bilanci di questa forma di impresa non evidenziano utili in quanto la legislazione vigente non pone divieti al valore della remunerazione delle materie prime agricole apportate dai soci. La cooperativa, compatibilmente alle sue esigenze di stabilità e sviluppo, determina l’entità massima del risultato economico liquidabile ai soci alla chiusura dell’esercizio contabile: il calcolo è dato dalla differenza tra ricavi e costi, in questo modo il reddito netto (utile/perdita) dovrà essere ripartito fra i soci come maggiore o minore remunerazione dei conferimenti convergendo nella voce di bilancio relativa ai “costi per materie prime, sussidiarie e di consumo”. Ogni tentativo di suddividere le due componenti, una relativa al prezzo di mercato dei beni conferiti e l’altra inerente l’eventuale integrazione riconosciuta a favore del socio, seppur auspicabile dal punto di vista teorico conterrebbe, tuttavia, evidenti elementi di arbitrarietà, causa la mancanza di informazioni in bilancio sui prezzi di mercato dei beni conferiti e sulle integrazioni riconosciute per gli apporti. Inoltre la definizione del valore di mercato dei fattori produttivi conferiti, in base al quale la cooperativa avrebbe dovuto acquistare le materie prime apportate dai soci, è spesso un’operazione molto complessa, anche per la carenza di validi riferimenti (le valutazioni ufficiali di borsa si riferiscono infatti a determinate piazze e a mercati all’ingrosso) tanto da rendere utopistica una simile ipotesi93.

La seconda parte del capitolo è dedicata al tema del finanziamento dell'impresa e della struttura ottima del capitale; particolarmente controversa è l'argomentazione secondo la quale questi incidano sulle performance e sul valore dell'impresa.

Inoltre, si stanno sviluppando alcuni filoni di studi che hanno esaminato le relazioni tra struttura finanziaria, corporate governance e valore arrivando, infine, alla formulazione di un’interessante proposizione di ricerca. Infatti modelli di corporate governance innovativi94, oltre a essere in grado di spiegare la relazione fra struttura finanziaria e valore, potrebbero rivelarsi cruciali nel definire la struttura finanziaria ideale per l’impresa agroalimentare.

93

Avi M.S., Cooperative: riclassificazione del conto economico ai fini gestionali, problemi aperti e soluzioni operative, Contabilità Finanza e Controllo, ed. Il Sole 24 Ore, n. 12/2006, p. 1004. Ancora Congiu P. asserisce: “ Con riferimento specifico alle cooperative di trasformazione agricola, che determinano il valore finale dei conferimenti in sede di chiusura dell’esercizio, tale valore, prezzo finale riconosciuto ai soci conferenti, include concettualmente un eventuale ristorno, che è impossibile scindere.” Si veda Congiu P., Il bilancio d’esercizio delle imprese cooperative, Giuffrè, 2005, p.130.

94

Si fa riferimento alle cosiddette cooperative di nuova generazione (new generation cooperatives), presentate nel capitolo precedente, che presentano le seguenti caratteristiche distintive: i soci acquistano azioni che danno loro sia il diritto sia il dovere di vendere una determinata quantità di prodotto alla cooperativa e la base sociale è chiusa o limitata.

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Oltre agli aspetti prevalentemente teorici ci sono però anche altre considerazione legate al particolare periodo storico. Negli ultimi anni, infatti, si è assistito a notevoli cambiamenti che hanno modificato totalmente il contesto competitivo sia nazionale che internazionale e che impongono una trasformazione da parte delle imprese, indipendentemente dalla dimensione e dalla forma societaria. Tali cambiamenti riguardano direttamente il mercato: da segnalare i processi di globalizzazione in atto, il crescente grado di finanziarizzazione dell'economia con il moltiplicarsi degli strumenti di finanza innovativa fino ad arrivare alla recente crisi mondiale. A tali mutamenti si è associato, come già ampiamente descritto nel capitolo precedente, l’evoluzione del quadro normativo istituzionale, sia italiano che europeo, che ha interessato le imprese cooperative, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti di governance e finanza.