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2.3 Ipotesi e obiettivi

3.1.2 Considerazioni sul protocollo

• Prendendo spunto dalla letteratura (Sona B., 2018) abbiamo ritenuto interessante unire diverse modalità sensoriali come udito e olfatto con lo scopo di far immergere la persona in un ambiente piacevole che richiamasse la ‘natura’. Secondo i principi della meditazione buddista Vipassana, recenti applicazioni per lo ‘stress management’ (Kees L. Blase) e tecniche validate in medicina psicosomatica, le onde del mare che si infrangono sugli scogli dolcemente si ‘sincronizzano’ con l’attività respiratoria e cardiaca della persona. Inoltre il loro suono cadenzato e regolare stimola l’immaginazione, quindi la stimolazione uditiva scelta per la fase di rilassamento è stata una traccia audio con ‘onde del mare’, scaricata da Youtube. Ci possono essere però delle motivazioni specifiche per cui la persona può non amare il rumore del mare e può persino ritenerlo fastidioso, quindi abbiamo sempre chiesto se fosse uno stimolo adeguato ad agevolare il rilassamento. Alcuni soggetti non sapevano con certezza se un suono legato al mondo della natura li avrebbe aiutati nel rilassamento e soprattutto non sapevano se preferire le onde del mare a qualcos'altro, come il rumore della pioggia. Spesso mi hanno risposto che avrebbero dormito perché stanchi con qualsiasi stimolo uditivo in cuffia, a volte invece gli studenti mi hanno confermato il piacere di stare ad occhi chiusi con le onde del mare in sottofondo. La cosa che ho ritenuto fondamentale quindi era, secondo il mio parere, scegliere qualcosa di simile per tutti e che avesse a che fare con la natura.

• Per effettuare un esperimento di modulazione olfattiva bisogna tener conto del fatto che la nostra percezione è caratterizzata da abituazione ogni circa 30

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secondi, anche se i tempi di latenza diminuiscono con odori più spiacevoli (Croy I. et al, 2013). Quindi era necessario utilizzare un diffusore ad ultrasuoni con l’opzione di rinnovare l’odore nella stanza con ‘puff’ frequenti. Per provare che il soggetto sapesse discriminare e percepire gli odori ho pensato inizialmente di utilizzare lo Sniffin’ test (Clepce et al., 2012), utilizzato negli esperimenti con degli stick standard che emanano delle essenze, ma non volevo che i soggetti rimanessero a contatto con diverse sostanze odorose e che capissero chiaramente lo scopo dell’esperimento. La temperatura nella stanza può modificare vari fattori, il primo tra tutti quello della sudorazione, che influiva sulla conduttanza cutanea. Abbiamo effettuato l’esperimento anche in mesi estivi ma sempre nella stessa fascia oraria e con la possibilità di aprire la finestra per far entrare maggiore aria.

• Visti i problemi riscontrati con la scheda madre del computer sul quale utilizzavamo il programma PsyLab per la registrazione di ECG e SC, abbiamo deciso di provare ad applicare anche due elettrodi collegati a Neuroscan nelle posizioni EKG+ e EKG-. Abbiamo però notato che il segnale registrato non era puramente quello di derivazione cardiaca e quindi abbiamo perduto dei dati. • Nel nostro studio i tempi tra un prelievo di saliva e l’altro al T1 e T2 erano

troppo brevi (circa 25 minuti di media) per valutare le variazioni del cortisolo, il cui picco scende più lentamente, e abbiamo preferito concentrarci sull’analisi proteomica salivare, rilevando in particolar modo l’α-amilasi. Ho eseguito personalmente la maggior parte delle centrifugazioni e spostamenti in eppendorf, mentre le analisi sono state effettuate dalla Dott.ssa Laura Giusti e dal suo gruppo con la mia partecipazione.

• Anche se il laboratorio costituisce un contesto diverso da un’aula d’esame ha tuttavia il vantaggio di essere un ambiente controllato, uguale e “neutro” per tutti i partecipanti. Gli effetti di esperienze e conoscenze pregresse, che avrebbero potuto facilitare la prestazione richiesta nel task, sono stati limitati mediante la scelta di un testo da studiare il cui contenuto non appartenesse strettamente alle materie del corso di studio (per esempio abbiamo presentato ad uno studente di discipline umanistiche un brano su un argomento di

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medicina). Il testo per il task veniva scelto da me ma bisogna sempre tener presente che elementi nel testo possono essere stati studiati durante le scuole superiori e possono aver aiutato la memorizzazione durante la prova. Inoltre, ad esempio, uno studente di medicina potrebbe essere interessato a Economia, storia o tecnologia anche se non sono discipline che rientrano esattamente nel proprio corso di studi, e quindi fare meglio di altri studenti della sua area. Il fattore esterno ‘casualità e fortuna’ rientra anche nelle domande durante un esame di profitto o una prova di comprensione del testo. I testi sono ricchi di informazioni da elaborare e memorizzare ma diversi: uno è incentrato sulla vita di un autore, uno sulla descrizione di una malattia autoimmune, uno su date storiche relative alla colonizzazione spagnola, uno sui trattati europei, uno sulle onde gravitazionali, un altro sulle stampe in 3D.

• Inizialmente volevo utilizzare un’aula con un pubblico di 7-10 persone per indagare l’ansia sociale di performance, ma sarebbe stato eccessivamente dispendioso, scomodo e difficoltoso per la misurazione dei parametri fisiologici. Abbiamo pensato quindi a far parlare il soggetto davanti ad una telecamera, facendogli credere che al di là dello schermo ci fosse una commissione di professori, da lui conosciuti, che lo avrebbero ascoltato e giudicato. Abbiamo ritenuto che l’esperimento relativo all’ansia sociale e per esami fosse così poco credibile e sarebbe stato più difficile valutare in maniera concreta i cambiamenti del soggetto nella stanza. Ci siamo affidati quindi ad una caratteristica dell’ansia per gli esami: la performance accademica è associata alle caratteristiche del professore (Fairbrother, K. e Warn, J., 2003). Abbiamo comunicato nelle istruzioni quindi informazioni che mettessero in uno stato d’ansia il soggetto (p.e. venir giudicato dalla professoressa, essere ascoltato da un pubblico di studenti via audio). La professoressa non conosceva l’argomento del testo, doveva fingere di appuntarsi giudizi positivi e negativi, relativi alla prestazione della persona, non facendo trasparire nulla dall’espressione facciale. La pressione veniva quindi data dalla presenza del professore che non dava feedback allo studente. Veniva data anche dallo scorrere del tempo (erano presenti dei timer sullo schermo del pc) per il completamento della fase di lettura e del task. Sappiamo che la pressione data

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dal tempo insieme all’ansia da esame presentano un effetto negativo sulla performance cognitiva (Orfus S., 2008). In questo contesto abbiamo ipotizzato che il soggetto, attento e concentrato sul compito da svolgere, potesse essere influenzato/distratto/colpito dall’odore positivo precedentemente collegato alla situazione piacevole di rilassamento con musica. L’odore presentato poteva migliorare le capacità di memorizzazione e attenzione, come abbiamo visto in letteratura. In particolare, ci aspettavamo che lo stimolo odoroso piacevole potesse ridurre sia l’ansia anticipatoria che quella associata alla prestazione (fase di esposizione orale).

• Tutti i partecipanti hanno firmato il consenso a partecipare senza problemi, ma abbiamo interrotto su richiesta di un soggetto, la fase sperimentale durante lo svolgimento del task. Alla fine dell’esperimento abbiamo avvertito i soggetti del fatto che le informazioni date nelle istruzioni non fossero del tutto reali, in quanto la professoressa ignara del testo che il soggetto sarebbe andato a leggere, non ha valutato in alcun modo lo studente. Inoltre, abbiamo comunicato la non completa veridicità riguardo al progetto e al pubblico di studenti per cui occorreva registrare la voce.

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