• Non ci sono risultati.

1.4 Il mondo dell’olfatto e degli oli essenziali

1.4.2 Esperimenti di modulazione olfattiva

Recenti ricerche si sono interessate agli effetti terapeutici, misurabili con la registrazione di segnali elettrofisiologici, dell’inalazione degli olii essenziali (tramite la misurazione della pressione arteriosa, del ritmo cardiaco, della conduttanza cutanea e del flusso sanguigno cerebrale). Gli odori sono in grado di produrre ’stati di ansia ma anche felicità o disgusto più facilmente rispetto a rabbia o tristezza che invece sono emozioni tipicamente evocate da stimoli visivi (Croy, I., Olgun, S., & Joraschky, P., 2011).

47

Fig. 12 da www.kosmeticanews.it Per quanto riguarda la valenza degli odori, quelli piacevoli evocano principalmente

felicità e sorpresa, mentre quelli spiacevoli evocano maggiormente disgusto e rabbia (Alaoui-Ismaili, O. et al., 1997). In letteratura esistono tutta una serie di indicazioni sull’uso degli aromi naturali nel trattamento di alcuni disturbi psicofisiologici. Neroli, ylang-ylang e arancio amaro sono consigliati per alleviare le palpitazioni; verbena, rosa e issopo sono consigliati in condizione di distress; pino silvestre, melissa, rosmarino e basilico sembrano efficaci contro l’umore depresso; camomilla, petit- grain, neroli, melissa, incenso, sandalo sono consigliati per l’ansia; la canfora si usa quando si vuole ‘sbloccare’ lo stato della persona (Lucheroni, M.T. & Padrini, F., 2010; Baudoux, D. & Breda,M.L., 2009). Per conciliare il sonno e ridurre la tensione prima di un esame o colloquio di lavoro, sembrano indicate alcune gocce di lavanda, bergamotto, pompelmo o basilico (Worwood, V.A., 2016). Rosa, arancio, lavanda, bergamotto, limone, sandalo, salvia e il geranio sembrano essere oli ansiolitici (Setzer, W.N, 2009; Tsang, H.W., 2010). Gli odori positivi influenzano il nostro umore: l’odore emanato dalle foglie della quercia ha un’influenza positiva sull’essere umano (Sano K., et al., 2002), l’essenza di rosa inibisce la risposta di stress (Fukada, M. et al., 2012). A livello comportamentale l’uso di oli essenziali è stato associato ad un incremento della performance cognitiva (memoria, attenzione, velocità di processamento dell’informazione), a modificazioni dell’umore e dello stato di coscienza (sedazione o stimolazione) (Petersen, 2013- 2014). Limone e rosmarino potenziano l’effetto del priming di memoria, non tanto per il loro principio attivo, ma per la loro caratteristica odorosa distinguibile (Ball et al., 2010).

‘Lavandula angustifolia’ e ‘Mentha piperita’ sono le piante aromatiche dalle quali si estraggono gli oli essenziali ‘lavanda’ e ‘menta piperita’, per i quali si hanno maggiori riscontri in termini di effetti sulle funzioni cognitive ed emotive (Franco L. et al, 2016;

48

Chamine, I., & Oken, B. S. ,2016). L’olio essenziale di menta piperita, grazie al principio attivo del mentolo, sembrerebbe stimolare l’attività ippocampale (Raudenbush, B., 2004; Kiran Vaka, S. R., & Narasimha Murthy, S., 2010) e ciò corroborerebbe i dati relativi ad una prestazione mnemonica migliore nei soggetti trattati con tale aroma.

I risultati ottenuti rilevano inoltre un consistente effetto di potenziamento dell’attenzione (in particolare quella sostenuta) da parte della mentha piperita: tale risultato potrebbe essere dovuto all’azione stimolante della molecola del mentolo sulla corteccia frontale, connessa al sistema olfattivo (Lange, B. M. et al.,2011; Moss M. et al, 2008). La menta piperita (Mentha piperita) ha quindi proprietà tonificanti, è un attivante e stimolante per l’attività cerebrale (Palmarini, L., 1998). Per quanto concerne Lavandula angustifolia, invece, l’attuale letteratura fornisce un’evidenza empirica maggiormente consistente da cui poter trarre spunto per interpretare i dati raccolti. I principali componenti dell’olio essenziale di lavandula angustifolia sono il linalool e l’acetato di linalyl; i dati raccolti mostrano come questi due componenti siano responsabili degli effetti positivi sul miglioramento dell’umore e sulla riduzione dell’ansia (Allen, J. J. B. & Reznik, S. J., 2015). L’asimmetria frontale del tracciato alfa è un importante indicatore neurofisiologico di rischio per lo sviluppo della depressione (Stewart J.L. et al., 2010). La somministrazione per via inalatoria dell’olio essenziale di lavandula angustifolia produce un aumento dell’attività dell’onda alfa nel lobo frontale sinistro, correlato con minor livello di ansia e innalzamento del tono dell’umore (Koulivand, P.H. et al., 2013). Studi fMRI rilevano che l’olio essenziale di lavandula angustifolia modula la neurotrasmissione gabaergica, aumentando il tono inibitorio del sistema nervoso al pari dell’azione del lorazepam. Sempre all’interno dello stesso studio fMRI, si è osservato un aumento del segnale BOLD nella corteccia orbitofrontale, nel giro cingolato posteriore, nel tronco encefalico, nel talamo e nel cervelletto, contestualmente ad una riduzione nel giro pre- e post-centrale. Tali risultati indicano che l’aromaterapia alla lavandula angustifolia rilassa ma al tempo stesso aumenta l’arousal in alcuni soggetti (Koulivand et al., 2013). La fragranza di lavanda ha un effetto benefico sull’ umore, permette un maggior rilassamento e una prestazione in compiti matematici più veloce (Field, T., 2005). L’arancio dolce (Citrus aurantium dulcis o Citrus sinensis) invece migliora l’attenzione selettiva e mette a proprio agio

49

la persona (Seo, H. S., Roidl, E., Müller, F., & Negoias, S. , 2010). Inoltre, è stato dimostrato che gli odori di arancia e lavanda sono in grado di diminuire i livelli di ansia e di migliorare l’umore di persone in sala d’attesa di uno studio dentistico (Lehrner, J., Marwinski, G., Lehr, S., Johren, P., & Deecke, L., 2005). Anche il bergamotto, in fase di attesa preoperatoria, diminuisce l’ansia (Ni, C. H., Hou, W. H., Kao, C. C., Chang, M. L., Yu, L. F., Wu, C. C., & Chen, C., 2013). È possibile quindi prevedere l’uso di questa tecnica di riduzione dell’ansia, basata sull’impiego di sostanze profumate, anche in setting medici, psicoterapici o ambulatoriali. Se si riduce l’ansia in queste condizioni, possiamo ipotizzare che si possa ridurre anche in una stanza in attesa di un esame e di un professore. Nello studio di Ai Yoto e colleghi del 2018 l’aroma di tè nero ha inibito l’aumento di cromogranina A dopo stress mentale causato da task aritmetici.

Nel 2009 è stato effettuato uno studio in una ‘nursing school’ considerando lo stress che produceva sostenere esami e che impattava negativamente sui risultati accademici volti al conseguimento del titolo (McCaffrey. R, Thomas D.J., Kinzelman A.O., 2009). Gli sperimentatori usarono delle bustine di oli essenziali di lavanda e rosmarino e questi indussero una riduzione dello stress legato agli esami come indicato dai risultati più bassi nelle scale di misura dell’ansia, dal diminuire dei battiti cardiaci e dalle dichiarazioni personali dei partecipanti.

Il bergamotto (Citrus bergamia o aurantium) sembra provocare una diminuizione dei livelli di cortisolo salivare, segno di riduzione dello stress, e un aumento delle alte frequenze, indice di un potenziamento dell’attività parasimpatica. La diminuzione di ansia sociale fu confermata anche dalla scala STAI (Watanabe E. et al, 2015). Lavanda, arancio e bergamotto hanno un’attività ansiolitica anche negli animali (De Sousa, D. et al., 2015). Oltre agli oli essenziali, odori che provengono dagli esseri umani come ad esempio dal sudore, possono influenzare lo stato emotivo delle persone che ci circondano, così come può succedere ad uno studente con gli altri mentre aspettano tutti di far l’esame in aula (Albrecht, J. et al., 2011).

Un aspetto importante che influenza sia gli effetti ansiolitici degli odori che l’intensità dell’odore percepito è il fatto che la valenza edonica è soggettiva. Non c’è dubbio che le fragranze possono evocare cambiamenti di umore e ridurre stati di stress e che

50

possono causare una variazione fisiologica anche inconsciamente, ma frequentemente, la loro valenza è determinata dai contesti in cui sono stati sperimentati. La stessa fragranza infatti porta a stati emotivi diversi, secondo le diverse esperienze a cui era stata precedentemente associata (Herz, R.S., 2004). Il giudizio di piacevolezza o spiacevolezza dato ad una sostanza odorosa di solito è proporzionale alla consapevolezza e all’effetto misurabile con variazioni autonomiche (conduttanza cutanea o il ritmo cardiaco), ma si possono verificare variazioni anche in assenza di consapevolezza o di effetti e cambiamenti percepiti (Bensafi et al., 2002; Zucco G. et al., 2009). L’inalazione di aromi come il gelsomino, il narciso, la palmarosa, il geranio o il patchouli sembra facilitare l’autoipnosi. Essa consiste nel sospendere per un breve lasso di tempo la normale consapevolezza, attraverso un’autoinduzione al rilassamento fisico e mentale. Questa pratica va allenata e permette di rilassarsi in diverse situazioni (Lucheroni, M.T. & Padrini, F., 2010). È interessante in questo senso unire più modalità sensoriali (udito e olfatto) per far rilassare la persona, per esempio con musica, immagini e odori della natura (Sona B., 2018).

Infine, bisogna ricordare che la posizione di un odore nella scala edonica è determinata dall’interazione dell’individuo con la propria cultura e la propria storia e varia al variare del tipo di lavoro (mentale o fisico) svolto precedentemente. Influiscono anche eventi vissuti con altre modalità sensoriali e la situazione emotiva al momento della “codifica” dell’odore.

È quantomeno prematuro parlare di una terapia olfattiva nei termini semplicistici avanzati in molti testi di aromaterapia. Diversamente da una sostanza che agisce per relazione diretta con una classe di recettori a livello del SNC con attività rilassante o stimolante, molti oli essenziali, per agire, devono essere esperiti e questo rende estremamente complessa la valutazione dei risultati degli studi clinici. Entrano, infatti, in gioco effetti di mediazione cognitiva, di suggestione, di aspettativa, di condizionamento classico ecc., tutti ben conosciuti dai ricercatori nel campo della psicologia, secondo molti dei quali il contributo dell’odore è di natura evocativa ed ecologica, non intrinseca. Questo però ci fornisce un quadro importante che ha costituito uno dei punti di partenza dello studio pilota. Il prossimo capitolo ci dirà come gli studenti di Pisa si relazionano con gli odori e quali siano i tratti d’ansia riscontrati.

51

CAPITOLO 2

2.1 Il nostro studio pilota: descrizione della fase di reclutamento

La fase di reclutamento del campione per lo studio descritto nella tesi attuale è iniziata a Maggio 2017. Ho passato questionari ad un totale di 146 studenti dell’Università di Pisa, durante alcune lezioni, in formato cartaceo, e per via telematica attraverso mail e social network (Facebook) usufruendo di ‘Moduli Google’. L’intenzione era quella di somministrare test a maschi e femmine di facoltà appartenenti alle sei aree di studio, riprendendo la divisione che fa il sito internet dell’Università di Pisa. Questo serviva per poter fare dei confronti tra le risposte ottenute e trovare delle eventuali differenze. Le aree sono: A1Agraria e Veterinaria, A2Discipline Umanistiche, A3Ingegneria, A4Medicina e Farmacia, A5Scienze giuridiche, economiche e sociali, A6Scienze matematiche, fisiche e della natura. Il questionario poteva essere compilato da studenti iscritti al suddetto ateneo o laureatisi da 6 mesi, aventi un’ età compresa tra i 18 e i 30 anni. Sono stati inseriti e fatti firmare anche ‘Informativa’ e ‘Trattamento dei Dati Personali’ secondo l’ex art. 13 D.lgs. 196/2003. Ad ogni soggetto è stato attribuito un codice identificativo alfanumerico pseudo-anonimo (formato da iniziale del nome e del cognome più l’età o il giorno di nascita). I codici tutti diversi serviranno soprattutto in fase sperimentale.

Ho misurato le tre dimensioni d'interesse per lo studio. La prima è il livello di ansia sociale di tipo interpersonale e di performance: in particolare ho indagato l’atteggiamento nei confronti di situazioni relative all'interazione e all'esposizione sociale, alla performance davanti ad un pubblico e ai rapporti con una figura autorevole come un professore. La seconda è il livello di ansia per gli esami: ho indagato l’ atteggiamento nei confronti degli esami universitari e le conseguenze che ne derivano. La terza si riferisce al mondo dell’olfatto ed è espressa come grado di consapevolezza e valutazione di stimoli odorosi durante diverse situazioni e come capacità di modulazione olfattiva dello stato emotivo. A questo proposito ho utilizzato alcune rating scale molto comuni ma anche altre non validate, non tradotte in italiano o riadattate e ridotte, in maniera sistematica per tutti. Durante la fase di ricerca del campione sperimentale ho progressivamente modificato e aggiunto alcuni questionari

52

nella batteria, quindi alcune persone hanno compilato in maniera completa tutti i test

somministrati, mentre altre solo parzialmente. Uno dei propositi del reclutamento è stato quello di non includere nello studio coloro

che presentavano ansia eccessiva e grave così da evitare problematiche di carattere etico e diminuire la variabilità tra gli studenti (nelle Appendici sono presenti tutti i questionari somministrati).

Durante lo svolgimento della tesi triennale ho somministrato alcuni questionari per ideare uno studio pilota inerente ad ansia sociale e modulazione olfattiva. Per lo studio descritto nella tesi attuale sono partito proprio da queste scale di valutazione: State- Trait Anxiety Inventory Y-2 (scala di ansia di tratto, STAI, Spielberger, C.D., Gorsuch, R.L. & Lushene, R.E., 1970), Liebowitz Social Anxiety Scale (scala per fobia/ansia sociale, LSAS, Liebowitz , M.R., 1987) e Scala di Valutazione olfattiva. Quest’ultima è stata riadattata da me, prende spunto dal questionario di immaginazione sensoriale, mentale e organica “Bett’s questionnaire upon mental imagery” (Betts, G. H.,1909; Sheehan P.W., 1967) e si suddivide in ‘Piacevolezza’ e ‘Vividezza’.

Lo STAI Y è un test di autovalutazione composto da 40 items: 20 misurano l’ansia di stato e 20 l’ansia di tratto. L’ansia di stato fa riferimento ad uno stato emotivo in un dato momento: l'ansia è concepita come esperienza particolare, un sentimento di insicurezza, di impotenza di fronte ad un danno percepito che può condurre o alla preoccupazione oppure alla fuga e all'evitamento. L’ansia di tratto invece, consiste nella tendenza a percepire, abitualmente, le situazioni come stressanti, pericolose o minacciose. Essa si riferisce ad una condizione più duratura e stabile della personalità che caratterizza l’individuo e può indicare come si comporterà la persona di fronte a diversi stressors. I punteggi delle risposte sono calcolati su una scala Likert a 4 punti in termini di intensità (da ‘per nulla’ a ‘moltissimo’ per la scala di stato e da ‘quasi mai’ a ‘quasi sempre’ per quella di tratto). Nel nostro caso abbiamo utilizzato la forma Y-2 (tratto) per la fase di reclutamento e per tracciare un profilo dell’ansia di tratto tra gli studenti e la forma Y-1 (stato) per capire quale fosse lo stato d’animo nel momento precedente e successivo al task ansiogeno dell’esperimento, considerando appunto i risultati per l’ansia di tratto che caratterizzavano la persona. La versione italiana è a cura di Pedrabissi e Santinello (1989) ed è stata somministrata a campioni di adulti

53

lavoratori, studenti delle scuole superiori e reclute militari italiane. Per la versione italiana la consistenza interna varia tra .91 e .95 per la scala di stato e tra .85 e .90 per la scala di tratto. La stabilità test-retest, invece, misurata ad un mese di distanza risulta di .49 per la scala di stato e di .82 per quella di tratto. Lo STAI-Y è un questionario ampiamente utilizzato in svariati ambiti di ricerca (Vagnoli, Caprilli, Robiglio, & Messeri, 2005; Baldaro et al., 2004; Hulbert-Williams, Hulbert-Williams, Mcllroy, & Bunting, 2008; Chiovenda et al., 2007). Il range di punteggio è 20-80; per il calcolo del totale vanno sommati i punteggi di ogni item, dopo aver invertito gli score dei 9 items con accezione positiva (p.es “Mi sento bene”). Il cut-off per definire la presenza e classificare il livello d’ansia è 45, ma può anche essere adattato attraverso tabelle che tengono conto di variabili quali l’età e il sesso del campione indagato. Nel nostro caso non era di nostro interesse trovare soggetti con disturbo d’ansia diagnosticato, ma bensì ricercare un campione che rientrasse in una categoria di ansia di tratto ‘moderata’.

La Liebowitz Social Phobia Scale (LSPS), aggiornata a ‘Social Anxiety’, per la diversa categorizzazione del DSM, è la scala per ansia sociale probabilmente più citata in letteratura ed è di nostro interesse anche perché tra gli items ha “sottoporsi ad un esame”. È uno dei questionari più diffusi per la valutazione per soggetti e pazienti con ansia sociale e fobia sociale, sia per scopo clinico che investigativo (J. Bobes, X. Badia et al., 1999). La forma principale è quella autovalutativa somministrata da personale clinico specializzato. Nicola Marsigli e colleghi stanno validando in italiano la LSAS. La Scala è costituita da 24 items (13 ansia di performance [P] e 11 di ansia per comportamenti e interazioni sociali [S]). Sono indagate 24 situazioni di vita quotidiana per le quali è richiesta una valutazione dell’ansia/paura ad esse associata (0 nessuna, 1 lieve, 2 moderata e 3 intensa/grave). Per ogni item il soggetto deve esprimere anche il grado di evitamento di tali situazioni sempre con una scala a 4 punti (0 mai, 1 qualche volta, 2 spesso, 3 sempre o quasi). Nello scoring vengono sommati i valori attribuiti per Paura ed Evitamento ad ogni item. Si ottengono perciò 6 tipologie diverse di punteggio oltre a quella globale, che esprime il livello di Fobia Sociale (FS):

54

1. Paura/Ansia di performance [AP]; 2. Paura/Ansia sociale/interpersonale [AS]; 3. Evitamento di performance [EP]; 4. Evitamento di situazioni di interazione sociale [ES]; 5. Paura/Ansia totale [At]; 6. Evitamento totale [Et].

Tabella 1 Intervalli della Liebowitz Social Phobia Scale utilizzati

Le sottoscale sono altamente correlate, suggerendo una ridondanza tra le scale (Heimberg, R.G. et al., 1999; Oakman, J. et al., 2003). L’ansia totale è data dalla somma di AP e AS. L’evitamento totale invece è il risultato della somma di EP e ES. La fobia sociale è data dalla somma di At e Et. Per quanto riguarda le sottoscale ‘‘Ansia Totale’’ e ‘‘Fobia sociale’’ della Liebowitz, abbiamo preso in considerazione per l’interpretazione dei livelli d’ansia, rispettivamente gli intervalli definiti da Julio Bobes e colleghi (1999) nella revisione spagnola della LSPS (r = 0.61-0.93 ) per la prima e gli intervalli stabiliti e condivisi dalla maggior parte dei ricercatori e revisori della Scala per la seconda (Ferrari, A. e Bertazzoni, S., 2006). Si può ottenere un punteggio globale con minimo 0 e massimo 72. L’Ansia di performance (che può andare da un minimo di 0 ad un massimo di 39) è la sottoscala di maggiore interesse per il nostro esperimento e come per lo STAI il range preso in considerazione è quello

55

‘Intermedio’ che in media in letteratura va da 9.76 a 29.25 (vedi immagine). Gli scoring per la fobia sociale generano diversi livelli di gravità:

X<55 fobia sociale lieve o assente; 55-65 fobia sociale moderata; 65-80 marcata fobia

sociale; 80-95 grave fobia sociale; più di 95 fobia sociale molto grave.

Gli items che hanno più a che fare con il nostro studio e il compito che dovranno svolgere i soggetti sono i seguenti: 5. Parlare con persone in posizione di autorità (S); 6. Recitare, esibirsi o fare un discorso davanti ad un pubblico (P); 8. Lavorare mentre si è osservati (P); 9. Scrivere mentre si è osservati (P); 11. Parlare con persone che non conosciamo molto bene. (S); 14. Entrare in una stanza quando gli altri sono già seduti. (P); 15. Essere al centro dell’attenzione (S); 16. Prendere la parola ad una riunione (P); 17. Sottoporsi ad un esame (P); 19. Guardare negli occhi una persona che non conosciamo molto bene (S); 20. Fare una relazione davanti ad un gruppo (P).

Per quanto riguarda la scala di Valutazione Olfattiva, abbiamo cercato di approfondire l’immaginazione sensoriale olfattiva. Mentre nella tesi di laurea triennale abbiamo preso in considerazione 24 stimoli odorosi di diversa valenza e appartenenza (cipolla, aceto, erba appena tagliata, odore di bruciato, rose, arancia, lavanda, vernice, ecc.) con una revisione della letteratura meno approfondita, in questa tesi abbiamo ideato un questionario che valutasse sostanze odoranti, tutte più o meno gradevoli. Ciò è stato fatto in funzione dello scopo benefico e terapeutico che vuol essere indagato in questa tesi. I profumi che provengono da fiori, piante aromatiche, oli essenziali, saponi di uso quotidiano, frutti, cibi e bevande, come abbiamo già detto, sono discriminati in maniera diversa da individuo a individuo. Quindi è stato chiesto di immaginare 14 sostanze (10 nella prima versione della batteria di test di reclutamento) e attribuire un differente giudizio di piacevolezza/spiacevolezza e vividezza/ non consapevolezza nel questionario. La scala di Piacevolezza olfattiva va da 1 a 9, mentre quella di ‘chiarezza e vividezza’ va da 1 a 7, sempre con livelli crescenti. Gli odori citati sono stati scelti prendendo in considerazione tre fattori: la presenza sul mercato di oli essenziali e prodotti con queste essenze, l’utilizzo e l’efficacia in letteratura scientifica e nell’aromaterapia e la fruibilità e conoscenza da parte delle persone comuni.

Sono presenti ‘lavanda’, ‘bergamotto’, ‘arancia’ e ‘menta’, che come abbiamo visto nel Capitolo 1, sono tra gli oli essenziali con maggiori effetti sulla sfera emotiva e

56

cognitiva. Ci sono odori più legati alla categoria di igiene e cosmetica come ‘talco’ (borotalco) e ‘muschio bianco’ (sapone): le persone scelgono i prodotti per la valenza positiva e attrattiva che suscitano e possono rilassare la persona per questo motivo (Teller, C. e Dennis, C., 2012). Abbiamo lasciato ‘caffè’ e ‘torta appena sfornata’, appartenenti alla categoria ‘cibo e bevande’ perchè sono stati etichettati come migliori per piacevolezza e vividezza, insieme alla rosa, dal campione della tesi triennale. Abbiamo aggiunto infine tre domande, scollegate dal resto del test, ma utili per capire, come vedremo dal protocollo, se ci possano essere fattori di disturbo e di interazione con i costrutti studiati: “Sei allergico a qualcosa tra le cose soprascritte e non?”, “Fumi sigarette per essere più tranquillo?”, “Bevi caffè per essere più tranquillo?”. L’astinenza da qualcosa che utilizziamo per rimanere più tranquilli può inficiare, così come la stanchezza o una condizione di malattia, nella validità delle misure dell’ansia. Oltre a questi test del protocollo originario, ne ho inseriti altri: esistono molte altre scale di valutazione per i disturbi d’ansia e per la fobia sociale. Abbiamo scelto due scale che misurano l’ansia sociale e che sono state validate (tradotte e adattate) in italiano (Sica, C. et al., 2007): la Social Phobia Scale (SPS) e la Social Interaction Anxiety Scale (SIAS). Sono misure ideate per completarsi a vicenda e uniscono facilità di somministrazione e ottime caratteristiche psicometriche (Mattick, R.P. & Clarke, J.S., 1998). La SPS è stata creata allo scopo di misurare la paura di essere osservati o giudicati durante lo svolgimento di attività di routine, mentre lo scopo della SIAS è quello di valutare la paura sperimentata all'interno delle interazioni sociali più in generale. La SPS è formata da 20 item che descrivono situazioni che implicano l'ansia di essere osservati mentre si mettono in atto gesti o comportamenti ordinari e abituali,

Documenti correlati