NOTA AL TESTO
2.4 Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimon
Il confronto fra la lingua del ms. S e quella del nuovo testimone O porta con sé alcune osservazioni, sia strettamente linguistiche – ci si trova di fron- te a due manoscritti fiorentini ma divisi da circa una quarantina d’anni –, sia stilistiche. Un primo aspetto che si presenta nel raffronto fra i testimoni è quello propriamente linguistico. In entrambi i casi, al lettore viene resti- tuito un fiorentino popolare quattrocentesco vivo, che attesta oscillazioni e
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CIX ibridismi.32 Come già aveva evidenziato Petrocchi,33 O attesta un fiorentino
tendenzialmente più arcaico, sia da un punto di vista fonetico e morfologi- co sia da quello delle forme grafiche: si pensi anche solo all’alto impiego da parte del ms. vaticano di nessi consonantici dotti, assenti in S e mantenu- ti nel testo critico.34 Gli Appunti sulla lingua di Folena35 restano sempre
una preziosa e attenta analisi della lingua popolare dei Motti, in particolare per quanto riguarda la sintassi (fondamentalmente immutata nel nuovo te- sto critico). Rimangono infatti inalterate le caratteristiche tipiche del testo popolare che rispecchiano costrutti del parlato: l’utilizzo di schemi narrativi basici, la frequenza di anacoluti e di accumuli, la fatica nel costruire frasi subordinate e il trionfo del polisindeto, la ricchezza di che polivalenti e la giustapposizione di proposizioni senza nesso (tratto, quest’ultimo, che «ha una estensione così larga, nel ’400, che costituisce il punto di crisi più sen- sibile nella sintassi fiorentina e non fiorentina di quel secolo»),36 la povertà
di nessi logici, l’abbondanza di prolessi, la confusione dei tempi verbali nel passaggio fra presente e passato, le incongruenza logiche fra soggetto e ver- bo con concordanze spesso ad sensum, la frequenza di participi passati per indicare rapporti temporali e causali e di usi nominali dell’infinito, ecc.37 Il
raffronto fra i due testimoni ha però evidenziato alcune differenze nei tratti formali, che si riportano di seguito:38
32Per la stampa, valgano per tutte le parole di Folena, in Motti e facezie del Piovano
Arlotto, cit., p. 360: «[...] il confronto totale del ms. stradiniano con la stampa ci dice, anche a voler ignorare l’esplicita attestazione di volontà normativa nel rifacimento operato per la stampa, che il rapporto linguistico fra manoscritto e stampa è punto per punto (salvo beninteso qualche fraintendimento dello Stradino e qualche fatto, soprattutto di natura grafica, che va attribuito alla sua mano) un rapporto di antecedente a seguente, di genuino a rielaborato con criteri diversi e in un ambiente diverso di cultura (come è evidente nella stesura più latineggiante della stampa, nella nobilitazione talora goffa del lessico, nella normalizzazione di quelle strutture libere e anacolutiche che nel ms. sono la norma, nella riduzione frequente del discorso diretto all’indiretto, e via dicendo) [...]».
33G. Petrocchi, Un secondo manoscritto..., cit., p. 631.
34Cfr. a tal proposito la sezione Criteri grafici di trascrizione.
35G. Folena, in Motti e facezie del Piovano Arlotto, pp. 359-385.
36Ivi, p. 382.
37Per le Note sintattiche di Folena, cfr. ivi, pp. 372-385. Cfr. anche il fondamentale
studio di Enrico Testa, Simulazione di parlato. Fenomeni dell’oralità nelle novelle del Quattro-Cinquecento, Firenze, Accademia della Crusca, 1991.
38In apparato all’edizione si è chiaramente deciso di riportare unicamente le varianti
CX NOTA AL TESTO Vocalismo
- costanti i toscani fussi, fusse, fussino. Alternanza sia in O sia in S del dittongamento di o tonica in sillaba libera, in forme del tipo rispose e rispuose (alternanza in O anche di figliolo e figliuolo, ma sempre figliuolo, o figliulo in S), e di e, in forme del tipo breve e brieve, prego e priego. In O uo non conservato dopo palatale, a differenza di S: nactaioli (fac. 11) e carnaiolo (fac. 35) in O contro nactaiuoli e carnaiuolo in S. Molto più frequenti in S le forme puose e rispuose, attestate ma rare in O. Dittongo solitamente presente in O anche per le forme del verbo volere e potere;
- oscillazione del trattamento delle vocali atone: dimandare e domandare attestati in entrambi i mss., anche se la prima forma è presente soprattutto in S. Preferenza in O per le forme necessità (facc. 3, 28, ecc.) su nicistà (fac. 58 e 91) e di memoria (facc. 6, 9, 36, ecc.) su mimoria (completamente assente in O, ma attestato in S), con passaggio di e protonica a i; estensioni di i a o e u in entrambi i codici, come in rimore.39 Alternanza di sanza e senza in S,
ma sempre sanza in O; assenza in O del «tratto spiccatamente antifiorentino che si infiltra nel ’400 a Firenze nella Toscana meridionale»40del passaggio di
-er- protonico ad -ar- per quanto riguarda venardì, ma presenza in entrambi i testimoni di iarsera;
- oscillazione nella presenza della sincope sia in O che in S, ma assenza in O della sincope sillabica aplologica di cadestù e diciestù di S (facc. 31 e 117));
- assenza quasi totale in entrambi i testimoni dell’apocope nell’articolo indeterminativo maschile singolare, che è uno con poche eccezioni (in O un pezzo in fac. 14, un foggettino in fac. 20, un piccolo servigio in fac. 49, ecc.);
- frequente uso di S, pressoché assente in O, della i prostetica;
- oscillazione sia in O che in S di forme epitetiche del tipo non/none, soprattutto nei discorsi diretti (tue in facc. 11 e 136, comunque più frequente in S, ma un unico òne in O, fac. 11, ò in S); Gesùne (fac. 11), àne (fac. 50), sue (fac. 105), soe (fac. 129), foe (fac. 132) solo in S;
dal nuovo testo critico.
39Tratto «spiccatamente fiorentino e sentito giù all’inizio del ’500 a Firenze come popo-
lare e volgare (la stampa di solito presenta e)». G. Folena, in Motti e facezie del Piovano Arlotto, pp. 363-364.
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXI - assenza in O di maiestà e paiese, con epentesi in iato, attestati in S rispettivamente alle facc. 137, 151, ecc. e 3;
Consonantismo
- sonorizzazione in O di sagrestia, ma mantenimento di sacro e sacramento (oscillazione in S); fuogo solo in S (fac. 121), così come un unico naviganti (fac. 214 secondo la numerazione di S), contro al comune navicare di entrambi i codici;
- alternanza di voto e boto in entrambi i testimoni, con esito fiorentino di v- iniziale (golpe in tutti e due, senza oscillazione con volpe);
- frequentissimi sia in O che in S la riduzione fiorentina del -que in -che, come in chiunche, l’assorbimento di l velarizzata in utimo e il passaggio di l a r in nesso consonantico (obligo solo in P);
- reiterato dileguo di -v- intervocalica in entrambi i testimoni, come in beuto, auto, deono, ecc.;
- uso indifferenziato in O di contradio, con dissimilazione (facc. 25, 58, ecc.) e contrario (facc. 29, 26, ecc.), mentre in S spicca l’uso di contradio;
- minor frequenza in O del fenomeno popolare dell’assimilazione della -r negli infiniti apocopati ossitoni seguiti da pronome enclitico, comunque atte- stato (trovallo, fac. 140), ma più frequente in S (perdonargli in O, perdonalli in S, fac. 90, vedegli in O, vedelli in S, fac. 125, ecc.);
- oscillazione in entrambi i testimoni delle forme -gn- e -n- del tipo co- gnoscere e conoscere (la prima, comunque, è leggermente più frequente in S). Preferenza di O per la palatalizzazione nel dimostrativo plurale maschile quegli di fronte a quelli di S e in forme del tipo uccegli (facc. 32, 42, ecc.; uccelli solo a fac. 126), uccelli in S;
- costante metatesi in O della forma dentro in drento, frequente anche in S, ma in entrambi drieto, indrieto, adietro, forme che nel Quattrocento avevano raggiunto la loro «massima diffusione».41 Propio e propietà solo in
O;
41Paola Manni, Ricerche sui tratti fonetici e morfologici del fiorentino quattrocentesco,
CXII NOTA AL TESTO - assenza in O di -c- palatale negli esiti di -tj- (a Firenze «sporadici e volgari»),42 del tipo pacienzia e vicioso, attestati in S rispettivamente alle
facc. 13, 15, ecc., e 31; Morfologia
- valide anche per O le osservazioni sulla flessione nominale di Folena,43
tranne che per il plurale di mano, che è generalmente mani (unica occorrenza di mane a fac. 160). Più frequenti in O i plurali in -a del tipo mia (questi mia delle galee contro questi miei [fac. 3], mia servigi contro miei servigi [fac. 6], ecc.). Assenti naturalmente gli ordinali latineggianti, proposti in S nei titoli della facezie;
- quasi costante impiego dell’articolo maschile singolare el e del plurale e di O, di contro alla prevalenza di il e i in S. Simile in O e in S la situazione promiscua di lo e li nei confronti di el (o il) e e (o i), anche se O preferisce la forma gli per il plurale.44 Più frequente in O l’articolo e davanti a re,
con assimilazione + riduzione fonosintattica (el re ! e·re), di contro alla preferenza di S per lo re, ma conservazione in entrambi della formula messer lo podestà (fac. 42), messer lo vicario (fac. 75), ecc.;
- assente in O la desinenza volgare -no per l’imperfetto, usata in S in funzione mimetica caricaturale di due contadini (vogliamo e savamo in O, vogliàno e savàno in S, fac. 165);
- 2a plurale del congiuntivo presente di essere è generalmente siate;
- oscillazione sia in S che in O del congiuntivo presente in -i- e in -a- (venghino e vengano, venghi e venga, ma in entrambi solo sieno);
- netta predilezione di O per il congiuntivo imperfetto di terza persona in -i di contro all’oscillazione in -e di S: (volessi in O volesse in S, pagassi in O pagasse in S, impegnassi in O impegnasse in S [fac. 1], ecc.). Assente in O la pur sporadica desinenza -ono di S (portasino in O, portassono in S, fac. 171);
- participio passato di essere è sempre stato, tranne due uniche occorrenze di suto in O (facc. 50 e 68).
42G. Folena, in Motti e facezie del Piovano Arlotto, p. 366.
43Ivi, pp. 367-368.
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXIII Un altro aspetto interessante del raffronto fra i testimoni riguarda le dif- ferenze “stilistiche” che si possono riscontrare in molte lezioni adiafore e sin- gulares di O e S (e di ↵).45 Nelle seguenti tabelle si riportano degli ampi
specimen di queste varianti, che in primo luogo provano ulteriormente la chiara tendenza all’incremento testuale del ramo di S (e in generale della tradizione successiva) rispetto al più scarno O. Tale propensione forma qua- si un sistema, ciò che limita il pericolo, che pure esiste, che alcune lezioni “allungate” di S siano in effetti lezioni buone di questo testimone contro O lacunoso. Il codice Laurenziano mette in mostra la tendenza all’inserimento di dettagli e di avverbi (come nelle lezioni tratte dalle facc. 3, 18, 24, ecc.) e all’aggiunta di dimostrativi (facc. 68, 84, ecc.),46 di aggettivi (facc. 42,
98, ecc.) e di attributi di vario genere ai personaggi (facc. 9, 26, 29, ecc.) [Tav. 13]. Il ramo di S si dimostra proclive ad aggiungere pathos ai discorsi [Tav. 14], come si evidenzia ad esempio nelle lezioni tratte dalle facezie 92, 97 e, particolarmente, 109 (una vera apologia del Piovano), e a chiamare il protagonista della raccolta il nostro Piovano, Arlotto nostro (facc. 42, 47, ecc.). S dichiara inoltre una maggior considerazione della silloge come raccol- ta organica [Tav. 15], come si evince nei numerosi richiami ad altri punti del libro: come innanzi t’ò detto (fac. 28), menzione in questo libro (fac. 47), una novella innanzi in questo libro (fac. 74), io ti ò detto nel proemio (fac. 121, di contro a un più semplice come t’ò detto inanzi di O), novella a carte settantadua et numero trenta sei (fac. 140, altre facezie in O), ecc. Notevole inoltre la scelta, frequente in S, di termini più coloriti di O e accumuli spesso ridondanti [Tav. 16], come in facc. 42 (palazotto di S per palazzo di O), 168 (cacio per formaggio di O), 92 (morì et passò di questa misera vita), 150 (d’ogni bene per tutta Italia e per tutta Toscana), ecc.
TAV. 13: lezioni interpretate come possibili interventi stilistici di S (o di ↵): inserimento di aggettivi, avverbi, dimostrativi...
Facezia Lezione critica S
45Si è deciso di concentrarsi qui su S e di non riportare le lezioni di P, che pur dimo-
strando un apparentamento con il codice Laurenziano anche in queste forme, attesta la sua consueta scarsa attendibilità testuale.
46Tratto, questo, che probabilmente risente dell’uso pleonastico di marca popolare del
dimostrativo, utilizzato con valore stilistico anche nella Vita di Cellini e evidenziato da Folena come tipico di S. Cfr. ivi, p. 374.
CXIV NOTA AL TESTO
5.30-31 fregava loro con dua dita l’acqua del
calice agli occhi
fregava loro con dua dita gli ochi con quella acqua del calice
9.1 san Lorenzo santo Lorenzo benedetto
26.1 Messere Rainaldo, nobile e gentile Messere Rainaldo degli Orsi-
ni, nobile gentile
29.34 Manetto Manetto ispeziale
32.4 inarrò la novella narrò tutta la novella
39.3 si nettono sempre si nettano
42.22 questo piato questo tuo piato
42.60 se·llo vorrete sarà se lo vorrete tutto sarà
42.87 loro compagno loro terzo compagno
44.1-2 perché messer Carlo perché invero messer Carlo
49.6 comperarle? comperarle da·mme?
52.8 sei contadini sei di quelli contadini
53.1 el Piovano il nostro Piovano
55.16 farfallino farfallino piccino
56.7 bossoletti bossoli della utriaca
65.4 pericolosa febre pericolosa et continua febre
68.42 genovese genovese padrone
68.57 la manica quella manica
68.57 la gatta quella gatta
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXV
74.47 contadino contadino suo marito
84.17 la campana quella campana
86.4 voi siate vecchio voi vedete siete antico
88.18 andò per rubare andò piano piano per rubare
90.51 quello che m’avete comandato quello che voi mi avete co-
mandato
92.4-5 la sua famigliula quella sua famigliuola
95.2 che modo tenere col diavolo che modo io mi abbia
a·ttenere col diavolo
95.16 dessi la cagione a tante uova desse la cagione ad queste
tante uova
96.8 uno soldo uno solo picciolo
98.3 breviario breviario mio
108.76 per che cagione el cardinale l’aveva
detto
per che cagione il cardinale aveva detto quello
111.2 la casa la detta casa
117.11 viene Nicola viene il detto Niccolò
119.8 che mi sè venuto che·ttu·mmi sè venuto
123.24 di ricordi di quelli ricordi
128.7 che sono in quella medesima contuma-
cia
che sono in quella medesima contumacia che·ttu
130.22 l’altre vivande l’altre nobili vivande
130.24 la scatola quella scatola
CXVI NOTA AL TESTO
139.6 pannilani pannilani suoi
141.13 passando vidi uno cerchio passando io viddi uno circulo
141.16-17 Apressatomi a quello circulo Appressatomi io ad quello
circulo
143.43 el fratello il suo fratello
145.9 perché so me lo puoi dare perché io so tu·mme lo puoi
dare
146.10 Compare Compare mio
148.7 della golosità della loro golosità
148.24 se volete mettere se voi volete mettere
149.12 el marito ‹q›uello suo marito
152.11 e contadini quelli contadini
164.12 perché saresti di quegli perché tu saresti di quelli
167.12 amazò padre ammazò suo padre
170.11 questa galea questa nostra galea
TAV. 14: lezioni interpretate come possibili interventi stilistici di S (o di ↵): incremento di pathos e di dettagli
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXVII
3.6-7 voi menate per cappellani tutti preti
viziosi e infimi
tutti li preti ignoranti, vizio- si e infami voi menate per cappellani in sulle vostre ga- lee quando navicate et più, che io intendo che ancora voi avete in Firenze uno dectato, che quando uno vole dire una grande ingiuria a uno prete non li può dire peggio che dirli “prete da galea”
14.5 feciono in modo ordinarono in modo che tutti
s’acordorono
18.18 morire per noi morire tanto vituperosamente
in croce per noi
24.24 passò di questa vita. L’altra mattina
viene
passò di questa vita et morì. L’altra mattina di buona ora viene
29.112 cinquanta cinquanta o più
29.157 mattina, e troverrete mattina, et non altra, et
troverrete
30.20 che vaglia uno picciolo che vaglia uno solo picciolo
30. 21 vi conforto a stare bene con Dio vi conforto che voi attendiate
a istare bene con Dio
33.6 non sapeva né poteva difendersene quasi non se ne poteva né
sapeva difendere
35.17 mmi pare inpossibile e contro a vostro
costume e natura?
mi pare impossibile e contro a vostro costume e natura, che sempre solete istare lieto et iocondo?
45.23 Disse il Piovano: «Non torre Rispose Piovano: «Io ve ne
dirò una che è assai migliore, la quale è questa: non torre
CXVIII NOTA AL TESTO
50.31 a udire messa a udire messa, ecco i com-
pagni; ismontati andorono anche loro ad quella messa et
54.4 come pute come l’accua del mare ci pute
60.6 aconciare bene acconciare bene queste ani-
melle e coglioni
63.15 esco delle pene in che io sono esco di Purgatorio et di
queste pene del fuoco
65.20 tagliai panno o cosa alcuna tagliai cosa o alcuno panno,
quantunque piccola
65.21 rubato un palmo rubato un palmo per uno paio
di manichetti
66.44 Per qual cagione tenete voi gli occhi
chiusi?
Per qual cagione tenete voi gli ochi chiusi et così avete fatto tutta mattina?
68.59 Parve a re Parve al re et a·ttuta quella
gente
68.72 in che modo la fortuna l’aveva prospe-
rato di tanta grande ventura
in che modo la fortuna l’aveva prosperato di tanta gran ven- tura aveva auta ad fare tanto innumerabile tesoro
74.3 el Piovano Arlotto il nostro Piovano
74.8 mi pare grande maraviglia. mi pare grande maraviglia et
non lo credo.
83.14-15 amunì el cherico quello avessi a fare admunì el cherico quanto
avesse ad fare: era malizioso et intese ad punto quanto gli aveva detto il Piovano
86.21 non è possibile sia migliore di me non è possibile io lo possi
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXIX
86.22 è savio e licterato è più savio et più litterato
86.46 et perdere ogni cosa et inn-uno tratto perdere ogni
cosa
89.1 el Magnifico il nostro Magnifico
90.21 diceva le sua divozioni, rupesi quella
corda
diceva le sue divozioni a ora di vespro ginochioni innanzi al crocifisso, ruppesi quella corda
92.1-2 savio et dabene savio e dabbene, ma povero
97.8 E statene alla fede nostra E statevene alla fede nostra
che non uscirà il mese d’a- gosto che noi ve lo aremo renduto et riportato ad casa
108.20 Disse lo scudiere Voltòssi lo scudiere et disse
108.97 in modo che paiono murati in gamba in modo che paiono murati in
gamba, et non è maraviglia che ispesso se ne rompa nel calzare
108.176 come fece el Piovano Arlotto. come fece il Piovano Arlotto
et con tanta destrezza.
109.6 cose di carità, che mi parebbe fus-
si stato alle volte abbastanza a uno vescovo
cose di queste carità, per- ché mi parrebbe impossibile, che sarebbe istato alle volte abbastanza a uno vescovo
109.9 me le tacerò me le tacerò, et ancora di
quelle io non ho udite, che so l’une et altre sono istate infinite
CXX NOTA AL TESTO
109.21-22 l’aiutò a maritare. Quanti poveri
contadini scarcerò e sadisfaceva lui
l’aiutò maritare: a quale da- va per Dio cieci lire, a quale venti et quaranta. Quanti po- veri uomini contadini del pae- se, et ancora discosto, iscarce- rò et li debiti sodisfaceva col suo proprio
109.29 testimonio el popolo di Firenze il popolo di Firenze, dove
col suo proprio maritò ancora delle fanciulle assai
110.12 Credete a me Credete a·mme, credete ad
me
121.24 per l’amore di Dio per l’amore di Dio in questa
sancta Pasqua
121.30 la calamità in che ella si truova la calamità in che ella si
truova la povera donna
123.22 non me ne ricordai non me ne ricordai perché non
so indovinare
128.12 di che si rise uno pezzo di che si rise uno pezo per tut-
to il paese dove fu tenuto uno grande pazo
130.34 bicchieri vi erono bicchieri di vino et di aqua
v’erano suso
141.23 vituperosa, trista et neffanda vituperosa et trista et iscele-
ste et nefanda
141.39 ponevo 20 ducati ponevo almeno venticinque
ducati
142.30 È cosa miranda Non è egli una cosa miranda
142.34-35 né per prieghi d’amici non per prieghi d’amici, né
2.4. Considerazioni sulla lingua e lo stile dei testimoni CXXI
142.35 piacevoleze. piacevoleze con le quali rapiva
le genti.
143.29 disse: «Fratello disse: «O fratello mio
TAV. 15: lezioni interpretate come possibili interventi stilistici di S (o di ↵): considerazione della silloge come libro
Facezia Lezione critica S
28.17 perché perché, come innanzi t’ò
detto
43.1-2 Disse una sera il Piovano Arlotto a mes-
ser Falcone in casa messer Carlo de’ Medici quando tornò di Francia
Motto overo facezia disse una sera a messer Falcone in ca- sa messer Carlo de’ Medici quando tornò di Francia
47.1 io non facci memoria io non faccia menzione in
questo libro d’una
67.1 casa lo inbasciadore casa il detto ambasciadore
74.1 Quello magnifico cavaliere e gentile
uomo
Io ti ò detto una novella in- nanzi in questo libro come quello magnifico cavaliere et nobile gentile uomo
86.18 io vivo io istò et vivo
98.1 Uno giovane prete viene al Piovano D’una altra opera di carità
usò verso uno giovane prete, il quale viene a·llui
109.1 quante opere di carità ho fatto d’alquante opere di carità io
ò fatto
121.1 Come t’ò detto inanzi, el Piovano ‹I›o ti ò detto nel proemio
CXXII NOTA AL TESTO
140.1 in altre facezie t’ò detto in una novella a carte settan-
tadua et numero trenta sei t’ò detto
140.3-5 Mandando uno giorno cercando per lui
uno scudiere, in alcuno luogo ebbe for- za trovallo; tornò a monsignore e dis- se no·llo trovare. Udendo el quoco suo domandare del Piovano
altra volta lo riprese dello an- dare alla taverna; ancora si dice in questa novella come uno giorno mandò per lui et cercandolo uno suo iscudieri o famiglio per tutto Firenze, et ritornato a monsignore l’ar-