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W, interpretando παρέχω + inf come 'prestarsi a', 'essere disponibili a', attestato in questo significato altrove in Platone (Gorg 456b, ibid 475d, Theaet 191a).

4.2.2 Constitutio textus di F

130

Per una corretta valutazione della seconda redazione della versione è necessario procedere, prima di tutto, alla constitutio textus di F2, collazionando le diverse fonti primarie che la tramandano, tra cui due codici, entrambi anteriori alla editio princeps614:

FIRENZE, Biblioteca Medicea Laurenziana, Laur. Plut. 82.6 (ff. 41r-45v) (Laur.82.6)615:

databile agli anni ‘70-‘80 del XV sec.616 rappresenta, insieme al suo secondo tomo Laur. Plut. 82.7, l’esemplare di dedica delle traduzioni complete a Lorenzo il Magnifico vergato dal cosiddetto scriba di Durazzo e splendidamente miniato da Attavante Attavanti617.

CITTÀ DEL VATICANO, Biblioteca Apostolica Vaticana, Urb. lat. 185 (ff. 60r-68r) (Urb)618:

databile tra 1474 e 1482619; copiato per Federico duca d’Urbino, morto a Ferrara il 10 sett. 1482. Il manoscritto contiene solo i primi quattordici dialoghi tradotti da Ficino, dall’Ipparco allo Ione, peraltro mutilo del finale, e si chiude col suo Commentarium in Convivium620.

La princeps fu stampata a Firenze presso San Jacopo di Ripoli, per i tipi di Lorenzo Veneto, nel 1484 (Fi.1484)621 e ad essa furono aggiunte da Ficino stesso quattordici carte di Emendationes. Ficino era solito conservare un archetypum presso di sé, spesso in fascicoli, da cui faceva copiare le proprie opere622. La seconda edizione (Ve.1491) apparve invece a Venezia nel 1491 «per Bernardinum de Choris de Cremona et Simonem de Luero impensis Andree Torresani de Asula» e non fu supervisionata direttamente da Ficino, il quale era ad ogni modo a conoscenza della sua comparsa623; nell'edizione veneziana le correzioni delle Emendationes furono inserite a testo.

Posto che l’edizione veneziana dipende, come già affermato per altri dialoghi, dalla fiorentina, di cui accoglie a testo le Emendationes e rispetto alla quale commette errori propri, si cercherà ora di stabilire quali relazioni stemmatiche intercorrono tra Urb, Laur.82.6 e l'editio

princeps Fi.1484. La reciproca indipendenza dei due manoscritti è garantita dall’esistenza di alcuni

errori separativi di Laur.82.6 nei confronti di Urb e di molti errori di Urb contro Laur.82.6624. Tra i Trennfehler di Laur.82.6 contro Urb, alcuni hanno, allo stesso tempo, valore di Bindefehler nei confronti di Fi.1484:

614

Escludo dalla trattazione il codice della British Library di Londra, Harley 3481, l’esemplare confezionato per Ferdinando d’Aragona (con il suo secondo tomo, Harley 3482), probabilmente attorno al 1491. Da tutti è ritenuto apografo «di un’edizione a stampa», anche se nessuno è mai entrato nel merito della stemmatica delle ventisette traduzioni ficiniane in esso conservate (vd. MEGNA 1999, pp. 147-148). Lo studio di P. Megna sulle traduzioni dello Ione le ha consentito di individuare la fonte dell'Harleiano nell'editio princeps corretta dal copista stesso, Pietro Ippolito Lunense, sulla base delle Emendationes ficiniane in totale indipendenza rispetto all’edizione veneziana (ivi, p. 157 n. 1). 615 BANDINI 1770, coll. 190-191. 616 Vd. MEGNA 1999, p. 146. 617 Vd. ivi, p. 145-146. 618 STORNAJOLO 1902, pp. 185-186. 619

Per la datazione del manoscritto e il suo rapporto col Laur. Plut. 82.6, vd. la ricostruzione proposta da MEGNA 1999, pp. 152-164.

620

Ivi, pp. 146-147 e nn. 5-6. 621

Vd. KRISTELLER 1978. Ho consultato l’esemplare conservato presso la Biblioteca Braidense di Milano con segnatura AO. XVI. 3-4-5. 622 MEGNA 1999, p. 150. 623 Vd. ivi, p. 151 e n. 2. 624

I due manoscritti presentano numerose divergenze grafiche, di cui si dà conto qui in nota perché non sono, in questo caso utili, all’argomentazione filologica: 2a Lycio Laur.82.6 - licio Urb; 3d charitatem Laur.82.6 - caritatem Urb; 3e negocii Laur.82.6 – negotii Urb; 4d, 5d prophanum Laur.82.6] profanum Urb; operae pretium est Laur.82.6] operepretium est Urb; 5c tentaverit Laur.82.6] temtaverit Urb; 8d sumendum Laur.82.6] summendum Urb (Can); 14b prolixi Urb] prolissi Laur.82.6; 15e deiecisti Laur.82.6] deiiecisti Urb.

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3e illudi Urb] illud Laur.82.6; 4b neque Urb] namque Laur.82.6, nemque Fi.1484; 8e quid Urb] qui Laur.82.6 Fi.1484; 9a interfecti Urb] imperfecti Laur.82.6 Fi.1484; 11c videntur Urb] videtur Laur.82.6 Fi.1484; 14c avertisti Urb] advertisti Laur.82.6 Fi.1484.

In tutti questi casi, Urb preserva la lezione corretta che si trovava già nella redazione F1. Altre peculiarità di Laur.82.6, invece, si contrappongono a un testo genuino sia in Urb sia in Fi.1484:

4b necne Urb Fi. 1484] nec nec Laur.82.6; 7c Ac Urb Fi.1484] At Laur.82.6; 7e625 itaque Urb Fi.1484] ergo Laur.82.6; 7e decertarent Urb Fi.1484] decertant Laur.82.6; 9b demonstrare Urb Fi.1484] demonstrari Laur.82.6; 10b sed quia ducitur Urb Fi.1484] om. Laur.82.6; 11d namque Urb Fi.1484] autem Laur.82.6; 13d cura haec Urb Fi.1484] haec cura Laur.82.6; 15b consistere Urb Fi.1484] sistere Laur.82.6; 15c Meministin Fi.1484 Urb (Meministim)626] Meministi Laur.82.6; 15e

discere Urb Fi.1484] dicere Laur.82.6.

La maggior parte delle lezioni singolari di Urb627 sono separative nei confronti di Laur.82.6

Fi.1484. Si tratta di errori del copista, talvolta causati dall’errato scioglimento delle abbreviazioni o

dalla scarsa chiarezza di alcune lettere del modello:

3d odio Laur.82.6 Fi.1484] hodio Urb; 3e quo tandem Laur.82.6 Fi.1484] quod tandem Urb; 4a Proh

hercules Laur.82.6 Fi.1484] Proh deum Hercules Urb; 4c agriculturam Laur.82.6 Fi.1484] agricultorem Urb; 5a ergo Laur.82.6 Fi.1484] igitur Urb [variante intenzionale adiafora o errore

nello scioglimento di un’abbreviazione?]; 5b Euthyphronem Laur.82.6 Fi.1484] Euthiphron Urb; 5b

ad quae Laur.82.6 Fi.1484] adque Urb628; 5c debilis infirmusque Laur.82.6 Fi.1484] indebilis629

625

Il caso di 7e e 11d pone alcuni interrogativi. Le lezioni di Urb Fi.1484 (= lezione di F1) e di Laur.82.6 potrebbero essere semplicemente due varianti d’autore. Non si vede perché, tuttavia, Ficino avrebbe modificato la lezione della prima redazione, attestata anche in Urb, in una variante sostanzialmente equivalente nel Laurenziano, per ritornare poi, nella princeps, alla lezione originaria. Forse Ficino semplicemente rigettò le modifiche introdotte nella sua traduzione e testimoniate da Laur.82.6 una volta che si apprestò ad andare in stampa, oppure (ma mi pare meno probabile) queste peculiarità di Laur.82.6 vanno ricondotte a innovazioni del copista.

626

È chiaro che la lezione di Urb dipende da un modello in cui era presente l’abbreviazione per la nasale finale (Meministi͞ ), anche se non quella trascritta dal copista.

627

Non annovero tra le peculiarità di Urb le numerose sviste rettificate dal copista stesso inter scribendum o a séguito di una revisione da lui condotta sulla base del suo esemplare, grazie al quale egli reintegra principalmente porzioni di testo tralasciate in fase di copiatura. Per quanto riguarda le correzioni inter scribendum, la prassi da lui seguita più spesso è quella di riscrivere la parola in forma corretta, a fianco o supra lineam (se si tratta di poche lettere), senza cassare le lettere già scritte per non alterare l’estetica del manoscritto (vd. MEGNA 1999, p. 146). Talvolta, tuttavia, egli utilizza un

tratto orizzontale per eliminare gli errori di copia. Gli interventi di questo genere sono i seguenti: 3a a Vesta] oa Vesta Urb (add. ipse a s.l.); 3c omnibus om. Urba.c., add. ipse (ut vid.) i.m.; 3c facultatis Laur.82.6] facultas Urba.c., corr. ipse s.l.; insectantur Laur.82.6] insectantem Urba.c., corr. ipse s.l.; forte Laur.82.6] fore Urba.c., corr. ipse s.l.; 3e So. Quem? Euth. Quem ... videor. om. Urba.c., add. ipse i.m. (salto du même au même); 4b Quod si Laur.82.6] Qui si Urba.c., corr. ipse; 4c si ... acquiesceremus] om. Urba.c., add. ipse i.m.; 4d Quod et accidit Laur.82.6] Quid accidit Urba.c., corr. ipse; 5a novos deos] om. Urba.c., add. ipse i.m.; 5a o melite Laur.82.6] melite Urba.c., add. ipse o s.l.; 5b senes homines Laur.82.6] senem hominem Urba.c., corr. ipse; 5b Quod si Laur.82.6] Qui si Urba.c., corr. ipse (vd. supra 4b); 6b quippe qui] om. Urba.c., add. ipse i.m.; 6b inimicitiasque Laur.82.6] inimicitias quoque ut vid. Urba.c., corr. ipse; 6c Verum ista] om. Urba.c., add. ipse i.m.; 6d cum] om. Urba.c., add. ipse i.m.; 7a iubebam Laur.82.6] iubeam Urba.c., corr. ipse; 8b quod qui Laur.82.6] quod qui| qui Urb, exp. ipse qui1;10a praeter Laur.82.6] prop preter Urb; 11c Quod Laur.82.6] Qui Urba.c., corr. ipse; 11d fabricabat Laur.82.6] fabril fabricabat Urb; consistere Laur.82.6] const consistere Urb; 11e deficias Laur.82.6] defigas Urba.c., corr. ipse; 12c percontabar Laur.82.6] percontaboar Urb (corr. ipse s.l.); 13c diisne Laur.82.6] ne Urba.c., add. ipse diis s.l.; 14b perdunt Laur.82.6] penrdunt Urb, corr. ipse s.l.; 15b sermones Laur.82.6] serbrones Urba.c., corr. ipse; 15e et profanum Laur.82.6] a&prophanum (sic) Urb.

628

Il copista dell'Urbinate mostra incertezze nell'apposizione del dittongo ae, soprattutto quando si trova davanti a e o ae in finale di parola (vd. 3c cure pro curaei; 4d homicide bis pro homicidae; 4c atquae pro atque).

132

infirmusque Urb; 6c quod Laur.82.6 Fi.1484] quo Urb; 7b ad computandi rationem Laur.82.6

Fi.1484] ad om. Urb; 8a disceptantes Laur.82.6 Fi.1484] disceptatione Urb; 8a Num ita? Laur.82.6 Fi.1484] numina Urb; 8d oratio tua Laur.82.6 Fi.1484] tua om. Urb; 8e iustam ... iniustam Laur.82.6 Fi.1484] iustum ... iniustum Urb; 9c iniustam Laur.82.6 Fi.1484] iniustum Urb (vd. prec.); 9e utrum Laur.82.6 Fi.1484] verum Urb; 10e esse Laur.82.6 Fi.1484] est Urb; 11e Tantali Laur.82.6 Fi.1484]

Tantalim Urb; 11e laborem subterfugere mihi videris Laur.82.6 Fi.1484] laborem mihi videris subterfugere Urb; 13b idem Laur.82.6 Fi.1484] om. Urb; 13c Numquam Laur.82.6 Fi.1484] Nequaquam Urb; 14b si Laur.82.6 Fi.1484] sr (sic) Urb; 14e nonne Laur.82.6 Fi.1484] non Urb; 15a nihil enim nobis est Laur.82.6 Fi.1484] nihil est enim nobis est Urb; 15a quid tandem Laur.82.6

Fi.1484] qui tandem Urb; 15c refluere Laur.82.6 Fi.1484] defluere Urb; 15c Ergo aut Laur.82.6 Fi.1484] Ergo autem Urb; 15e Urb add. atque ante discere.

Solo apparente caso di concordanza in lezione inferiore è la seguente coincidenza tra Urb e

Fi.1484:

9a iuris interprete F1, Laur.82.6] viris interprete Urb Fi.1484

La facile confusione tre i digrammi <iu> e <ui> nelle scritture latine di quel periodo rende altamente probabile che i due copisti siano incorsi nella stessa svista indipendentemente.

Per comprendere appieno lo statuto del testo di Urb, bisogna segnalare che alcune delle sue lezioni singolari contro Laur.82.6 Fi.1484 non sono semplicemente frutto di accidenti della trasmissione, ma rimanenze della prima versione della traduzione:

7b esse Laur.82.6 Fi.1484] existere Urb F1 12e et Laur.82.6 Fi.1484] ac Urb F1

14d ne verba frustra effundas Laur.82.6 Fi.1484] ne verba frustra nequaquam effundas Urb : ut

verba frustra nequaquam effundas F1

Nell’ultimo caso, Urb mostra una versione intermedia tra F1 ed F2, nella quale non è ancora stato eliminato nequaquam630, ma è già stato sostituito ut con ne. In almeno un’altra occasione Urb sembra, inoltre, fotografare il testo in uno stadio ancora non definitivo del lavoro di revisione, conservando traccia di una doppia lezione:

4c coniecit Laur.82.6 Fi.1484] iniiecit coniecit Urb

Ficino, con l’intento di sostituire il verbo semplice iecit della prima versione con uno dotato di preverbio (più aderente, dunque, al greco καταβάλλω), deve aver considerato, in un primo momento, le due opzioni visibili in Urb, risolvendosi infine per conicio che appare nel Laurenziano e nella princeps631. Altra spia della continua revisione critica della traduzione condotta da Ficino nel lasso di tempo intercorso tra F1 e F2 è l'attestazione di addirittura tre varianti, testimoniate

629

Questa lezione potrebbe essere il risultato della compresenza nell’antigrafo di Urb delle varianti imbecillis di F1 e debilis di F2, oppure errore da anticipazione (infirmus).

630

Nequaquam potrebbe essere stato eliminato da Ficino perché ha avuto accesso a una fonte greca non appartenente alla seconda famiglia: l’aggiunta di ποτε è infatti tipica della discendenza di T. Ma di ciò si discuterà in maggiore dettaglio nel prossimo paragrafo.

631

133

rispettivamente da Urb, Laur.82.6 e Fi.1484, una delle quali coincide con la lezione di F1 (in un caso conservata da Urb, nell’altro da Fi.1984):

7e hisce Urb (F1) : iis Laur.82.6 : his Fi.1484 13e id Urb : illud Laur.82.6 : istud Fi.1484 (F1)

Tutto ciò lascia intravedere il lavorio redazionale cui Ficino sottopose il testo delle proprie traduzioni prima di affidare alle stampe il corpus completo.

Laur.82.6 e Urb sono, in conclusione, indipendenti tra loro e, giocoforza, da Fi.1484 che è

quasi certamente posteriore ad essi. Abbiamo poi visto che l’editio princeps (Fi.1484) non può derivare da nessuno dei due manoscritti conservati, perché entrambi presentano errori separativi nei suoi confronti. Al tempo stesso, alcuni Trennfehler di Fi.1484 nei confronti di Urb hanno valore congiuntivo nei confronti di Laur.82.6: la princeps e il Laurenziano dedicato a Lorenzo de’ Medici sono dunque gemelli e rimandano a un perduto modello comune (α), a sua volta probabilmente gemello di Urb. Rispetto a Laur.82.6, Fi.1484 presenta, oltre a divergenze puramente grafiche632, alcuni errori di stampa:

4b neque Urb] namque Laur.82.6 : nemque Fi.1484 4e per Iovem Laur.82.6] periovem Fi.1484

5d633 omnis Laur.82.6] omnes Fi.1484 7a dicitur Laur.82.6] dicitut Fi.1484

8d summendum Laur.82.6] summedum Fi.1484 10c patitur Laur.82.6 Fi.1484Emend.] patitum Fi.1484a.c.

Guardando unicamente al testo dell’Eutifrone, non è possibile pronunciare un giudizio sull’esistenza o meno di un "archetipo" derivato dall’originale del Ficino, dal quale far discendere

Urb e il modello perduto di Laur.82.6 Fi.1484: gli errori che accomunano i tre testimoni sono

infatti pochi e incerti, perché potrebbero rispecchiare pur sempre scelte consapevoli del traduttore, anche se meno felici rispetto a quelle operate nella prima redazione:

6a Illumque F1] Illum F2

6a9-10 Atqui hanc ob causam, o Euthyphron, accusor F1] Atqui hanc ob causam, o Euthyphron,

accusor, neque quod respondeam satis habeo F2

6e Meministin?] om. F2

8e debere F1] debet F2 (om. Laur.82.6)

8e si modo dii quid ambigunt F1] si modo dii qui ambigunt F2 11a suscipit F1] suscepit F2

11d quo F1] quod F2

15e te sanctum F1] sanctum F2

L'espansione testuale che si legge a 6a9-10 non trova riscontro nel greco e sembra non avere alcuna coerenza col contesto: è possibile che sia frutto di una trasposizione da un altro luogo del dialogo

632

Sistematico in Fi.1484 è l’uso delle forme dissimilate nei derivati del verbo mitto a fronte delle forme con -tt- in Laur.82.6, ad esempio: 2a praetermictens, 9e omictendum, etc.

633

L’errore è stato causato dall’errato scioglimento dell’abbreviazione di omnis, identica a quella di omnes in Laur.82.6.

134

(cfr. 11b6-7). Allo stesso modo, sembra interpretabile come errore meccanico la trasformazione di

quid in qui a 8e (errore da persistenza, generato dal dii che precede).

Le varianti che affiorano in Urb lo qualificano come Reinschrift di un manoscritto di lavoro e come "fotografia" di una fase di revisione delle traduzioni platoniche intermedia tra la prima redazione e l’edizione del corpus completo. Se tuttavia si pone alla fonte una copia dell'originale, come è stato già sostenuto, ad esempio, per il Liside634, si deve pensare che tale copia sia stata aggiornata progressivamente secondo le volontà di Ficino stesso nel corso del tempo (ma che i possibili errori di cui si è appena parlato non siano mai stati corretti).

L’ipotesi che, a mio giudizio, meglio spiega la situazione delineata è probabilmente quella di una sorta di "originale in movimento", come suggerito da Paola Megna nelle sue ricerche sullo Ione in età umanistica635: per questo dialogo, la fonte di Urb e di Laur.82.6 Fi.1484 sarebbero le carte stesse di lavoro del Ficino, da lui progressivamente aggiornate e corrette. I dati che emergono dall’Eutifrone, tuttavia, impongono di confermare questa di ricostruzione a patto di introdurvi una modifica. Alcuni errori congiuntivi di Laur.82.6 e Fi.1484 sono allo stesso tempo separativi rispetto a Urb: gli errori comuni al manoscritto per Lorenzo il Magnifico e alla princeps sconosciuti a Urb devono essersi infiltrati nel testo in uno stadio intermedio, in concreto una copia perduta (α) dell’originale di Ficino, eseguita in un momento successivo alla copiatura di Urb e a un'ulteriore fase di revisione delle traduzioni.

STEMMA CODICUM DI F2 Fic Fic+Fic2 Urb α Laur.82.6 Fi.1484 + Emendationes Ve.1491 634

Martinelli Tempesta pone nello stemma della versione del Liside un "archetipo" derivato dall’originale ficiniano, fondandosi sulla presenza di almeno un errore comune a tutte le fonti testuali primarie (MARTINELLI TEMPESTA 1997, p. 162, 164 n. 105).

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