• Non ci sono risultati.

Il contatto con lettori e scrittori

Capitolo 3 – Il progetto visto dagli autori

3. Il contatto con lettori e scrittori

Oggigiorno l’autore non è più una persona sconosciuta al lettore. La partecipazione a reading e tour promozionali, a presentazioni nelle librerie e nelle biblioteche, a festival e fiere del libro, è oramai parte integrante della sua vita lavorativa: “Oggi parlare in pubblico e magari fare reading è uno degli aspetti fondamentali dell’essere scrittore”287, conferma Flavio Soriga. Il lettore dei nostri giorni è più curioso di conoscere la persona che si cela dietro al libro ed è generalmente più interessato a discutere insieme all’autore dei processi creativi che portano alla stesura di una data opera. Il rapporto “meta-narrativo” che si instaura col lettore è un fenomeno che tutti gli scrittori dei paesi aderenti al progetto si sono trovati ad affrontare almeno una volta nella vita. Cynan Jones apprezza la possibilità che “Scritture Giovani” presenta agli autori di misurarsi con questo aspetto del mestiere: “Readers want to know the person behind the book and it’s an important, if strange, step to learn”. La presentazione dei giovani autori ai festival partner dà loro la possibilità di misurarsi con lettori di diversa estrazione e provenienza. Alcuni avevano già tante esperienze pregresse col pubblico; altri hanno invece vissuto un rito di passaggio vero e proprio. Per Francesca Scotti già il fatto di incontrare in generale i suoi lettori è affascinante:

286 “Intervista a Rachel Trezise“, p. CXXVI 287 “Intervista a Flavio Soriga“, p. CXXIV

~ 103 ~

“L’aspetto performativo della scrittura mi è sempre sembrato un momento particolare: dopotutto il libro, tendenzialmente, è qualcosa che si assapora in solitudine. Eppure le presentazioni sono spesso popolate da lettori o futuri tali. Questo per me è un piccolo miracolo, una grande emozione”288. Anche se tanti degli autori avevano già fatto degli eventi per promuovere i loro libri, di solito si trattava di eventi piccoli, mentre ai festival si vedono confrontati con un pubblico numeroso289. Il solo fatto di salire su un palco a parlare delle proprie scelte artistiche, del proprio mestiere letterario, per la maggior parte dei partecipanti è stato un notevole passo in avanti, anche per chi era già abituato a parlare davanti a una platea o a tenere delle pubbliche letture. Fflur Dafydd, lavorando come docente universitaria, parlava regolarmente davanti agli allievi, ma la partecipazione agli eventi di “Scritture Giovani” le ha consentito di imparare a parlare della sua scrittura: “this gave me confidence to talk about my own work – an essential component of my writing life by now”290. Non solo dover analizzare il proprio lavoro davanti a un uditorio può essere una sfida per i giovani autori, ma anche il fatto che tanti di loro per la prima volta si esprimano in una lingua straniera in un contesto pubblico, spiegando concetti spesso complessi. Ben sei degli autori intervistati ricordano il fatto di aver parlato in inglese come un aspetto cruciale degli eventi: dal norvegese Breiteig alla svedese Lundgren, dal belga Inghels agli italiani Giordano, Parrella e Soriga la sfida della lingua straniera ha riguardato i partecipanti di quasi tutti i paesi. Il fatto che ai festival di Hay e Berlino non ci sia l’interprete sull’evento obbliga infatti gli scrittori a esprimersi nel miglior inglese possibile. Maarten Inghels, da poeta abituato a recite dal vivo conferma comunque: “The biggest step was expressing myself in a foreign language”. Malgrado sia Inghels che Lundgren parlino benissimo l’inglese, parlare in pubblico è una grande prova delle capacità di esprimersi e viene percepito da loro come esercizio molto importante. Gli italiani invece spesso sono nervosi perché, come già accennato da Daniel Hahn nel precedente capitolo, il livello dell’inglese degli partecipanti italiani di solito è il più basso. Le difficoltà

288 “Intervista a Francesca Scotti“, p. CXX

289 Cfr. “Intervista a Marco Archetti”, p. VI; e “Intervista a Gernot Wolfram”, p. CXXXIV 290 “Intervista a Fflur Dafydd“, p. XXXIII

~ 104 ~

che si trovano ad affrontare rendono quindi l’esperienza ancora più eccitante, come conferma Soriga: “In Galles, be’, è stata una delle cose più emozionanti che abbia mai fatto, provare a leggere nel mio inglese zoppicante il mio racconto in parte ambientato a Londra. Non dimenticherò mai quel pomeriggio”291. Luca Giordano racconta invece le difficoltà iniziali nel presentare il suo libro durante gli eventi promozionali organizzati dall’editore in Italia, acuite dal nervosismo e dalla paura: “Con ‘Scritture Giovani’ mi è sembrato di aver ricominciato un po’ da capo, soprattutto perché in due festival su tre ho dovuto parlare in una lingua che non è la mia e che, purtroppo, non è che parlo benissimo. È stata, come dire, un’altra prima volta e come ogni prima volta il passo che si fa è sempre fondamentale per quelli successivi”292. L’affrontare con successo una discussione seria in inglese comporta spesso una grande euforia, come dice ad esempio Giordano: “è stato uno degli aspetti di crescita di cui sono più orgoglioso”293. Mentre per gli autori non anglofoni gli eventi in inglese sono un’esperienza che implica un grande potenziale di crescita, tanti dei gallesi sono rimasti impressionati dal processo della traduzione simultanea sul palco a Festivaletteratura: “It wasn’t so much the experience of being on stage in front of readers, but more the experience of simultaneous translation that was amazing”, nota Cynan Jones, e Catrin Dafydd ricorda: “It also struck me how fluid the translation systems worked in many of the fesitvals”294. Ma non solo i gallesi sono rimasti impressionati dagli interpreti: anche per Gernot Wolfram la traduzione sul placo è stata interessante. Forse anche grazie a questa esperienza ha poi deciso di evitare gli interpreti per gli eventi di “Scritture Giovani” che gestisce al festival di Berlino.

Alcuni degli autori raccontano di aver superato il classico “blocco” di fronte al pubblico grazie agli eventi legati a “Scritture Giovani” oppure di essere migliorati notevolmente nella presentazione del proprio lavoro. Rachel Trezise ammette che per lei gli eventi furono uno stimolo impagabile: “The first event at Hay Festival

291 “Intervista a Flavio Soriga“, p. CXXV 292 “Intervista a Luca Giordano“, p. LI 293 Ivi, p. LII

~ 105 ~

was truly awful. I froze and failed to answer the interviewer’s questions adequately. It had suddenly dawned on me that people were here to listen to me; that I had a voice and that I had to learn how to use it. In Italy the audience was huge but very relaxed. The event went well and I still remember that event as one of my best ever”295. Grazie al progetto la scrittrice è riuscita in poco tempo ad acquisire dimestichezza di fronte alla platea, ricordando quell’evento come un o dei momenti più importanti della sua carriera.

D’altra parte il pubblico di “Scritture Giovani”, come già detto sia da Paramatti che da Gagliardo, è cosciente del fatto di trovarsi davanti ad autori non ancora ferrati nel proprio mestiere. Questa coscienza aiuta a creare un’atmosfera che dà fiducia ai partecipanti e a volte può risultare ulteriormente incoraggiante. Anche Anna Lewis ha avuto un’esperienza simile grazie al progetto: “I had given readings before, but always found them nerve-wracking. The public readings and talks I had to deliver through ‘Scritture Giovani’ helped give me confidence, partly because so many events happened in such a short space of time, and partly because they were so well-organised [and] the audiences seemed genuinely interested”296. Un evento del calibro di “Scritture Giovani” può quindi apparire come una specie di crash course delle presentazioni nel mondo letterario.

Quasi tutti gli autori intervistati, del resto, ritengono il confronto con il pubblico di per sé importante. Secondo alcuni le domande e i commenti dei lettori possono aiutare lo scrittore a migliorare nella sua arte. Particolarmente interessante è per loro il feedback dei lettori di altri paesi, che grazie a una diversa cultura d’origine notano altre peculiarità nel racconto e nella lingua in cui è scritto/tradotto. Il feedback può anche riguardare il contenuto del testo, come ha imparato Marco Archetti, autore di un racconto comico, che si era reso conto della diversità del senso di umorismo nei vari paesi: “in Norvegia non ridevano per ciò che, nel mio racconto, faceva ridere un lettore italiano – me compreso”297. Anche la semplice costellazione dei lettori ha fatto impressione su alcuni degli autori, Rachel Trezise

295 “Intervista a Rachel Trezise“, p. CXXVII 296 “Intervista ad Anna Lewis“, p. LXVII 297 “Intervista a Marco Archetti“, p. VI

~ 106 ~

ad esempio nota che negli altri festival il pubblico era notevolmente più giovane rispetto a quello “middle-aged and middle class”298 di Hay. La maggior parte degli scrittori intervistati è interessata all’opinione del lettore internazionale, specie per la diversità di prospettive e punti di vista sulla materia narrativa, ma l’origine diversa comporta anche una sfida di comunicazione, come osserva Angharad Price: “it was certainly a new experience to have to communicate my opinions and ideas to audiences and readers from different cultures. Enriching and sometimes challenging!”299

Il confronto con i lettori però comporta illuminazioni che vanno oltre un semplice feedback sul testo: “A soli 22 anni ho potuto sperimentare che ci sono vari modi di interpretare il ruolo dello scrittore nel mondo, della scrittura in generale”300, afferma Paolo Piccirillo. La visita dei vari festival rende visibile per i giovani autori anche la differenza nel modo di presentare la letteratura in Europa: “es hat mir gezeigt, wie in anderen Ländern Schriftsteller repräsentiert werden, welche Formen der Auseinandersetzung mit Literatur es noch gibt”301, nota il tedesco Gernot Wolfram. Anche il suo connazionale Florian Kessler è molto incuriosito da questo aspetto: “Interessant war, wie unterschiedlich jeweils die Lesungskulturen und die Verhaltensweisen der Zuhörer waren”302. Antje Rávic Strubel ritiene importante che “man versteht, wie unterschiedlich ästhetische Konzepte sein können, wie verschiedene Literaturgeschichte verläuft“303.

Il confronto con i lettori è un’esperienza necessaria per giovani autori, ma il caso di “Scritture Giovani“ offre altresì l’occasione di incontrare artisti e colleghi da tutto il mondo. Già la struttura del progetto mette in contatto scrittori di origini diverse e crea un network che spesso sopravvive e si consolida anche dopo la fine di ciascuna edizione di “Scritture Giovani”, come conferma Catrin Lewis. Ad avviso di Simonetta Bitasi e Marella Paramatti, il gruppo dei selezionati è uno dei

298 “Intervista a Rachel Trezise“, p. CXXVII 299 “Intervista ad Angharad Price“, p. CVII 300 “Intervista a Paolo Piccirillo“, p. CV

301 “Intervista a Gernot Wolfram“, p. CXXXIV

302 “Intervista a Florian Kessler“, p. LXVI 303 “Intervista ad Antje Rávic Strubel“, p. CX

~ 107 ~

punti di forza del progetto: “secondo me incontrare dei colleghi europei è importante”304. Paramatti vede anche un certo potenziale per i ragazzi nella possibilità di stringere importanti amicizie fra di loro, e sia Bjarte Breiteig che Fflur Dafydd confermano la sua ipotesi, raccontando di essere rimasti in stretto contatto con gli altri partecipanti delle rispettive edizioni. Antje Rávic Strubel ritiene che sia proprio la formazione del gruppo l‘aspetto più importante del progetto: “Es ermöglicht jungen SchriftstellerInnen miteinander in Kontakt zu kommen, sich auszutauschen, jenseits von Medienhypes miteinander zu sprechen, ihre jeweiligen Länder kennenzulernen“305. “Scritture Giovani” crea uno spazio riservato allo scambio interculturale fra i giovani e i partecipanti sfruttano volentieri questa opportunità, come conferma ancora una volta Kessler, per cui lo scambio è la componente più significativa di “Scritture Giovani”: “Vor allem finde ich aber gut und wichtig, junge Autoren aus anderen Ländern und andere Literaturbetriebe kennenzulernen – das weitet den Blick auch für die eigene Situation, das war für mich die wichtigste Erfahrung des Austauschs“306. Per tanti, come Thorsten Palzhoff, il progetto è la prima volta che riescono a confrontarsi con autori internazionali. Palzhoff sottolinea la facilità del contatto durante Festivaletteratura: “Es war kinderleicht, mit anderen Schriftstellern ins Gespräch zu kommen, etwa in den Restaurants“307. L’ambiente dei festival favorisce lo scambio fra autori anche di fama internazionale nelle varie sale e tende dedicate agli ospiti; inoltre Festivaletteratura, come già scritto in precedenza, invita un famoso autore sul palco di “Scritture Giovani”. Angharad Price, per esempio, ricorda così la sua esperienza sul palco accanto a un autore di prima razza come Grossman: “hearing David Grossman speaking at the festival in Mantova - it made a long lasting impression on me”308 Per l’occasione, lo scrittore israeliano le diede numerosi consigli personali su come migliorare il suo racconto. Anche Caryl Lewis ha apprezzato molto il confronto sul palco a Festivaletteratura: “I

304 “Intervista a Simonetta Bitasi“, p. XIV 305 “Intervista ad Antje Rávic Strubel“, p. CIX 306 “Intervista a Florian Kessler“, p. LXVI 307 “Intervista a Thorsten Palzhoff“, p. XCI 308 “Intervista ad Angharad Price“, p. CVII

~ 108 ~

think being able to share a stage with experienced writers was amazing in Mantova. It was great to have events with the other young writers but was also great to meet other writers as well”309. Ma non è soltanto la presenza del grande autore a risultare importante per i giovani: lo scambio con i coetanei nasconde infatti ulteriori sorprese e, talvolta, le migliori scoperte, come scrive Fflur Dafydd: “To be among other young writers, from different coutries, all with unique stories to tell, made me think about my own writing voice and about putting myself in an international context”310.

I partecipanti di “Scritture Giovani” apprezzano il contatto con autori affermati non soltanto in veste di scrittori, ma spesso anche come lettori. Chiara Valerio spiega che il progetto le diede “la possibilità di parlare con scrittori che amavo e che avevo molto letto”311. Antje Rávic Strubel riflette sulla sua storia individuale da lettrice e sul fatto che senza un contatto diretto con autori di altri paesi il suo orizzonte sarebbe rimasto limitato: “Deshalb halte ich ein solches Projekt für enorm bedeutungsvoll und wichtig; der persönliche Kontakt führt in den meisten Fällen dazu, daß man sich für die Literatur der anderen zu interessieren beginnt”312. Per Francesca Scotti l’attività da lettore è essenziale per avere qualcosa da raccontare: “Dagli scambi nascono nuove idee, legami, collaborazioni. Ascoltare e leggere più voci è un vero patrimonio”313.

L’impressione generale degli organizzatori è che la visita dei festival sia una componente importantissima del progetto: “Io credo che alla fine forse questo è stato l’aspetto più importante, di girare, di fare esperienza, di confrontarsi con il pubblico anche in contesti molto diversi”314, spiega Alessandro Della Casa. Angharad Price lo conferma riassumendo perché la partecipazione ai festival è di così grande significato: “The main concern of writers - how better to write -

309 “Intervista a Caryl Lewis“, p. LXXI 310 “Intervista a Fflur Dafydd“, p. XXXII 311 “Intervista a Chiara Valerio“, p. CXXIX 312 “Intervista ad Antje Rávic Strubel“, p. CX 313 “Intervista a Francesca Scotti“, p. CXXI

~ 109 ~

remains the same in any period, and associating closely with other writers and with the reading public is one way of achieving that”315.