CAPITOLO 5 PRIORITA’ E LINEE GUIDA PER IL CONTROLLO DELLE
5.5 Contenimento della dispersione insediativa
L’aggregazione di sistemi mononucleari o delle propaggini urbane dei sistemi urbani radiali, tramite il tessuto disgregato delle frange periurbane, tende a generare dei fenomeni di saldatura tra i diversi poligoni urbani, specie lungo le arterie di rilievo regionale che connettono tra loro i vari comuni. La forma dei sistemi polinucleari dipende dalla geometria dei forme arteriali, per cui, se questi sono prevalenti lungo un solo asse, il sistema assume la forma lineare; se, viceversa, i tropismi arteriali si dipartono a raggiera da più centri prossimi, danno luogo a sistemi a costellazione o reticolari. Un caso singolare è quello dei sistemi a pettine tipici di forme insediative condizionate dall’orografia, dove, su un asse dominante di fondovalle, si innestano assi
di valli laterali: questa struttura è alla base della complessa formazione pedemontana, collinare che si riscontra nel caso di studio della conurbazione della media Val di Crati.
Se analizziamo il processo di
morfogenesi del tessuto
insediativo rarefatto o
disperso, che si propaga tra le aree di frangia dei nuclei più compatti, vediamo che è alimentato da due forze
opposte: l’una di tipo
centrifugo, che produce la
dispersione insediativa,
investendo un’area sempre
più estesa; l’altra di tipo centripeto, che fa sì che questo sistema, in quanto transitorio per definizione,
perché sempre incompiuto, progressivamente si addensi, saturando in modo sparso e casuale gli ampi spazi vuoti frammisti a lembi di tessuto agricolo. L’esito di questo processo sul lungo periodo è scontato: esso finisce per produrre un costruito denso e disgregato.
È vano, infatti, sperare che, la razionale organizzazione della neighbourhood unit (unità di quartiere) possa formarsi in modo spontaneo. La forma urbana risultante, è il frutto del disordine e in essa tutte le cose vi si troveranno Figura 9 Insediamento disperso in Cerisano, CS
mescolate senza i requisiti che i principi dell’efficienza funzionale e della qualità ambientale richiedono.
Si pone dunque il problema di attivare una strategia in grado di apportare le necessarie correzioni
alle forze che determinano il modo di formarsi di un enorme pulviscolo insediativo.
La scelta strategica che guida gran parte delle possibilità di azione elencata, agisce innanzitutto limitando le forze centrifughe della dispersione: bisogna fissare un limite che contenga i processi disgregativi della città e soprattutto evitare il processo si "saldatura" che caratterizza lo spazio di interposizione tra nuclei urbani distinti. Le forme urbane assunte in tali spazi, sono una delle principali cause del dissesto del territorio. Troppo rarefatte per essere supportate da una pianificazione di area, la sommatoria delle trasformazioni indotte da interventi edilizi puntuali sul territorio, arriva a modificare in modo imprevedibile i meccanismi idrogeologici di intere aree. Questo tipo di espansione urbana governata dal disegno delle proprietà, senza un preciso quadro temporale di sviluppo, non può beneficiare di interventi di studio e di infrastrutture di adattamento alle dinamiche idrogeologiche ed ambientali delle zone coinvolte, in condizioni di rischio reciproco: per l'ecosistema, per l'agricoltura e per la sicurezza degli insediamenti da esondazioni, frane etc. Gli spazi creati da queste peculiari forme insediative si rivelano estremamente dispendiose in termini di consumi energetici, in termini di costo di qualsiasi infrastruttura di collegamento a rete, sia per la realizzazione di opere di urbanizzazione primaria che secondaria. Lo spazio relazionale e praticamente assente, così come distanti risultano servizi ed attrezzature di pubblica utilità, per cui l'uso dell' automobile è indispensabile per qualsiasi tipo di spostamento, con enorme dispendio di tempo e carburante. Le prescrizioni comuni ai recenti piani di sviluppo descrivono un sistema di centri urbani rigorosamente separato da aree verdi, laghi, spazi agricoli od altri spazi vincolati di natura ambientale, che aiutino a circoscrivere un limite stabile dell'urbanizzato. Probabilmente, la migliore pratica oggi in atto a livello Europeo è quella denominata delle "cinture verdi" o green belts.
Green belts,
La Gran Bretagna vanta una lunga tradizione nell'uso delle green belts, impiegate sin dal 1935 al fine di:
-mantenere inedificate, le aree da queste interessate,
-limitare lo sviluppo insediativo generale e la saldatura tra i centri, proteggere le zone rurali e preservare i caratteri dei villaggi.
La politica delle green belts può certamente essere considerata un successo a tutti gli effetti se si pensa che dagli anni Cinquanta, grazie all'efficienza del sistema della pianificazione inglese, non più del 10% delle aree originariamente destinate a tale funzione e stato in seguito edificato.
E' tuttavia in corso una riflessione sul ruolo che in futuro potranno esercitare le green belts, ovvero se queste dovranno ospitare una parte della crescita urbana derivante dalla spinta insediativa che la domanda abitativa generata dalla formazione di nuove famiglie provoca, oppure mantenere l'attuale funzione. Ovviamente, il successo di queste politiche dipende dall'estensione della loro applicazione ad una scala regionale, altrimenti si corre il rischio di spostare la dispersione urbana semplicemente da un luogo ad un altro, scavalcando le cinture verdi ed andando a realizzare questi insediamenti più oltre. L'esperienza delle green belts è certamente significativa per il fatto di aver affidato al verde un ruolo ordinatore dell'espansione urbana, coinvolgendo al contempo il paesaggio rurale. In tal senso vanno anche le esperienze del progetto di Ceinture Verte della Regione parigina, attuato negli anni Ottanta, e del Grun Gurtel di Francoforte negli anni Novanta.
Figura 10 Modello di separazione di nuclei urbani gerarchizzati, immagine tratta da: "Towards a Strong Urban Reinassance" in www.urbantaskforce.org
La politica delle green belts e stata ampiamente praticata nel corso del Novecento anche fuori dall'Europa, per controllare la dispersione urbana di molte grandi città, come Tokio, Seoul, Melbourne ed all' interno di alcuni grandi piani urbanistici europei come elemento di contenimento delle dinamiche dispersive. A Copenhagen, sin dal 1936, con il Green Plan, si delinea il disegno della forma urbana
condizionandone la crescita
attraverso la definizione di un sistema di parchi radiali che
interrompono gli assi
infrastrutturali lungo i quali si addenserà poi lo sviluppo urbano. Il successivo Finger Pian del 1947, costituirà uno dei migliori esempi di utilizzo dei green belts, come elemento per la pianificazione della espansione urbana. La struttura urbana della Capitale danese si espande lungo cinque dita, assi prioritari di espansione urbana, in antitesi al modello di crescita per città satelliti sviluppato solo pochi anni prima da Abercrombie per Londra. I cunei verdi tra le dita, costituiti da terreni agricoli e paesaggi naturali, creano una efficacie barriera volta ad impedire saldature tra gli assi, inoltre tali spazi costituiscono una fonte
Figura 11 Cartografia del Finger plan di
Copenhagen,green net ed area urbanizzata, da "The Copenhagen Finger Plan" Pedroli B, Van Doorn A, De Blust G, Paracchini ML, Wascher D & Bunce F (Eds. 2007) Europe’s living landscapes. Essays on
exploring our identity in the countryside LANDSCAPE EUROPE / KNNV
costante di verde e servizi lungo tutto lo sviluppo degli assi urbani. Il modello, più volte riconfermato, e rilanciato attraverso la funzione ricreativa dei cunei verdi, creando tre diverse tipologie di parchi urbani: parchi regionali, di interesse naturalistico e paesaggistico;
Parchi distrettuali, più prossimi al nucleo urbano centrale e dunque più rapidamente accessibili; Parchi lineari, corridoi di collegamento tra Parchi regionali e di distretto.
Park system
L'idea del Park System è stata invece ampiamente perseguita dalla città di Stoccolma a partire dal dopoguerra, sviluppando un'immagine di "città nella natura", grazie anche alla particolare conformazione geografica ed al mantenimento di numerose foreste negli spazi immediatamente esterni alla città. In Olanda, al centro della citata regione metropolitana del Randstad, si colloca una estesa area verde,
mantenuta tale ed incentivata al fine di preservare una importante risorsa ambientale
in un Paese fortemente
urbanizzato. Il Green Heart, un'area di oltre 160mila ettari costituita da aree agricole ad
alta specializzazione
produttiva, zone umide ed ambiti naturalistici di elevato valore ambientale, le cui funzioni, come già detto, oltre quella di evitare la saldatura fra le città che lo circondano,
assumono connotazioni
ricreative, di tutela dello sviluppo agricolo e di alcune importanti riserve naturali.
Il disegno non è casuale, sin dalla fine degli anni Cinquanta si è infatti riconosciuta la necessità di mantenere separati i diversi insediamenti urbani,
Figura 12 "The Randstad, Computing & definition of
Functional Urban Region", Kloosterman R.,Kapoen L., Van Der Werff M., ICS, 2005
creando un grande polmone verde che, come un parco naturale, rappresentasse una barriera da salvaguardare. Una politica riaffermata anche nei piani più recenti che promuovono forme meno intensive di sfruttamento del suolo attraverso la costituzione di corridoi verdi e blu che collegano tra loro spazi naturali isolati, associati ad interventi di forestazione nelle aree maggiormente a rischi di trasformazione urbana. Nel caso milanese, esempio di Park system, il tentativo di porre un freno alla completa urbanizzazione del territorio ha portato alla istituzione del Parco Agricolo Sud Milano e più di recente con la Dorsale verde nord Milano: un parco regionale di cintura metropolitana, istituito con una legge regionale che comprende un'estesa area di 46.300 ettari che e interessa
sessantacinque comuni posti a semicerchio lungo il perimetro meridionale della provincia di Milano e parte di quello nord.
Nell'ambito del parco è
consentito sviluppare i
programmi e i progetti attinenti alla realizzazione delle reti della viabilità extraurbana e dei
trasporti sovracomunali,
nonché alla costruzione di
attrezzature di interesse
pubblico ed impianti e servizi tecnologici. In materia di
insediamenti extra agricoli, in aggiunta a quanto citato, sono consentite unicamente le nuove edificazioni relative ad opere di urbanizzazione per adeguare i nuclei abitati esistenti agli standard minimi di legge. Il progetto finale prevede la realizzazione, come completamento e collegamento delle aree naturali, di una serie di infrastrutture verdi denominate "raggi" che dalle propaggini esterne, porteranno degli assi attrezzati verdi fino al centro più denso.
Il suo completamento è previsto per l' EXPO 2015.
Figura 13 Raggi Verdi, Provincia di Milano, immagine
CAPITOLO 6