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II. Il carme 64 nel suo complesso

4. Il contenuto

Esaminare il contenuto è la procedura più ovvia e immediata per confrontare due opere letterarie. E più il contenuto di due opere è simile, più un confronto fra di esse risulta naturale. Un confronto fra le Argonautiche di Apollonio Rodio e il carme 64 di Catullo risulta così pienamente legittimo. Infatti, sebbene il poema di Apollonio e il poemetto di Catullo non siano opere sullo stesso argomento, esse presentano tuttavia una serie di argomenti in comune. Apollonio racconta la spedizione degli Argonauti per la conquista del vello d‟oro, ma parla anche di Peleo e Teti, di Arianna e Teseo, di Arianna e Dioniso, di Chirone e di Achille. Catullo racconta le nozze di Peleo e Teti e la storia di Arianna, ma parla anche della spedizione Argonautica. Va d‟altra parte tenuto presente che le coincidenze tematiche con Catullo non interessano tutto il poema di Apollonio e non tutti e quattro i libri allo stesso modo.

Nel I libro di Apollonio104 le coincidenze tematiche con Catullo non sono numerosissime. La coincidenza tematica più significativa è sicuramente quella relativa al viaggio degli Argonauti

101 Cfr. Schmale 2004, 125. 102

Cfr. Perutelli 1979, 35-39; Syndikus 1990, 135; Schmale 2004, 125-126.

103 Il testo che più si avvicina a Catullo per la sproporzione tra ἔηθναζζξ e cornice non è un testo ellenistico. Si tratta dello pseudo-esiodeo Scudo di Eracle. Il testo complessivo comprende 480 versi e la descrizione dello scudo 182 (i vv. 139-320). Cfr. Konstan 1993, 60.

104 Il testo inizia con un‟invocazione ad Apollo e un riassunto dell‟argomento (I 1-4), ai quali segue una rapida esposizione della causa del viaggio degli Argonauti (I 5-17) e un accenno alla costruzione della nave Argo (I 18-19). Subito dopo una richiesta di sostegno alle Muse (I 20-22) precede il lungo catalogo degli eroi che parteciparono all‟impresa argonautica (I 23-227), catalogo che è sigillato da una nota erudita sul nome dei Minii (I 228-233). Nel brano successivo vediamo gli Argonauti dirigersi verso la costa, a Pagase (I 233-260), e Giasone congedarsi dai genitori, consolare la madre per la separazione,

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verso la Colchide. C‟è poi già in questo libro tutta una serie di personaggi mitici che si trovano anche nel carme 64. Non tutti i personaggi hanno però il medesimo peso: se infatti trovare Zeus in Apollonio e Giove in Catullo non è certo un dato di grande interesse, trovare in entrambi i poeti personaggi come Peleo, Teseo, Achille, Chirone è tutt‟altra cosa. Il II libro delle

Argonautiche105 è complessivamente quello più distante dal carme 64. Dato che il libro è

dirigersi a sua volta verso la spiaggia di Pagase e proporre ai compagni che venga eletto il comandante (I 261-340). La scelta cade su Eracle, che però rifiuta in favore di Giasone (I 341-362). Questi dà quindi avvio agli ultimi preparativi prima della partenza. Assistiamo così al varo della nave Argo (I 363-393), al sorteggio dei posti per i rematori (I 394-401), alla costruzione di un altare per Apollo (I 402-424), al sacrificio (I 425-449) e al banchetto (I 450-495), che si conclude con il canto di Orfeo sull‟origine dell‟universo e sulle antiche stirpi divine (I 496-518). Il giorno dopo gli eroi partono, suscitando lo stupore degli dèi e delle ninfe del Pelio (I 519-552). Anche Chirone, con accanto il piccolo Achille, augura buon viaggio agli Argonauti (I 553-558). Il poeta si sofferma poi sul viaggio fino a Lemno (I 559- 608). Al momento dell‟arrivo a Lemno viene inserito un flashback con la storia delle donne dell‟isola, che hanno ucciso tutti gli uomini con l‟eccezione di Toante, il padre di Ipsipile, che ora è regina (I 609-639). Quando riprende il racconto interrotto, il poeta si sofferma soprattutto sulla reazione delle abitanti di Lemno di fronte allo sbarco degli Argonauti. Solo brevemente si parla dell‟araldo Etalide inviato da questi ultimi per chiedere accoglienza e della mancata partenza del giorno successivo (I 640-652), mentre ampio spazio viene dedicato all‟assemblea che, su proposta della vecchia Polisso, decide di accogliere gli eroi sbarcati e servirsi di essi per ripopolare l‟isola di maschi (I 653-708). Giasone viene così invitato a recarsi da Ipsipile. Mentre si dirige verso la città è bellissimo e ha sulle spalle un manto che viene accuratamente descritto dal poeta. Ipsipile offre al capo degli Argonauti lo scettro, ma questi rifiuta (I 709-841). Sia Giasone che gli altri eroi vengono comunque accolti gentilmente e si attardano sull‟isola finché Eracle, che con un piccolo gruppo si è rifiutato di unirsi alle donne di Lemno, non rimprovera i compagni ricordando la missione da compiere (I 842-878). Gli eroi decidono quindi di partire. Descrivendo il momento della partenza, il poeta si concentra soprattutto sul dolore di Ipsipile e sul suo dialogo con Giasone (I 879-909). Nel testo il viaggio poi prosegue. Le prossime tappe importanti sono la sosta sull‟isola di Samotracia, dove gli Argonauti vengono iniziati ai riti delle divinità indigene (I 910- 921), e l‟arrivo nel paese dei Dolioni, dove il re Cizico accoglie ospitalmente gli eroi, che riescono anche a sconfiggere i Giganti prima di ripartire (I 922-1011). L‟episodio di Cizico si conclude però in maniera infelice perché una tempesta riporta indietro la nave e di notte, senza riconoscersi, gli Argonauti e i Dolioni combattono fra di loro e il re Cizico muore (I 1012-1077). Una nuova partenza sarà permessa solo dopo aver fatto sacrifici in onore di Cibele sul monte Dindimo (I 1078-1152). Segue il racconto del viaggio verso la Misia, nel quale l‟evento più significativo è la rottura del remo di Eracle (I 1153-1171). Narrando i fatti avvenuti in Misia, dove gli Argonauti vengono accolti bene dagli abitanti (I 1172-1186), il poeta si concentra soprattutto sulle figure di Eracle ed Ila. Mentre Eracle va nel bosco per procurarsi un nuovo remo, Ila, allontanatosi per prendere l‟acqua, viene rapito dalla Ninfa della Sorgente. La scomparsa del giovinetto procura un dolore immenso all‟Anfitrionide, che va quindi a cercarlo (I 1187-1272). Nel frattempo gli Argonauti salpano, senza accorgersi in un primo momento dei compagni rimasti a terra. Ma l‟assenza di Eracle procura poi reazioni contrastanti nel gruppo degli Argonauti e solo dopo che la divinità marina Glauco ha assicurato gli eroi che questa assenza è dovuta alla volontà degli dèi si ha una riconciliazione fra gli eroi (I 1273-1344). Prima di chiudere il libro il poeta dedica alcuni versi al destino degli assenti (I 1345-1357) e alla navigazione verso la terra dei Bebrici (I 1358-1363).

105 L‟inizio del II libro è dedicato all‟incontro degli Argonauti con il re dei Bebrici Amico, che sfida nel pugilato tutti coloro che giungono nel suo paese. Polluce accetta la sfida, vince e uccide il re (II 1-97). Morto Amico, i Bebrici per vendicarlo affrontano gli eroi guidati da Giasone in battaglia, ma vengono sconfitti (II 98-163). Il viaggio poi prosegue fino alla terra di Tinia (II 164-177). Qui ha luogo l‟incontro con Fineo, il vecchio profeta cieco tormentato dalle Arpie. I Boreadi Zete e Calais liberano dalle Arpie il vecchio e gli Argonauti ricevono da quest‟ultimo importanti informazioni per le tappe successive del viaggio (II 178-497). I venti Etesi impediscono però in un primo momento la partenza e il poeta ne approfitta per narrare la storia della loro nascita (II 498-530). La sezione successiva si sofferma sul passaggio della nave Argo attraverso le Simplegadi (II 531-618) e sulla navigazione lungo le coste del Ponto Eusino con l‟apparizione di Apollo sull‟isola di Tinia (II 619-719). La tappa seguente è invece rappresentata dal paese dei Mariandini, dove gli Argonauti vengono ospitati dal re Lico. Qui muoiono il profeta Idmone, ucciso da un cinghiale, e il timoniere Tifi, per malattia. Tifi viene sostituito da Anceo e al momento della partenza si unisce agli Argonauti anche Dascilo, figlio di Lico, che può assicurare una buona accoglienza presso le genti dei dintorni (II 720-900). La narrazione prosegue poi con il viaggio fino all‟isola di Ares che comporta il prudente passaggio al largo del capo e del porto delle Amazzoni e l‟avvicinamento ad alcuni popoli alquanto strani, come i Calibi, i Tibareni e i Mossineci (II 901-1029).

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dedicato alla rimanente parte del viaggio verso la Colchide, si ritrova la coincidenza tematica con Catullo per quanto riguarda il viaggio degli Argonauti. Ma l‟aspetto che ci sembra maggiormente degno di nota è la parte sulla pena di Prometeo. I due libri successivi sono quelli che presentano il maggior numero di elementi in comune con il carme 64. L‟argomento principale del III libro106, cioè l‟innamoramento di Medea e il suo aiuto dato a Giasone per il superamento della prova imposta da Eeta, non ha in realtà alcun corrispondente diretto nell‟epillio catulliano. Ha tuttavia un importantissimo corrispondente indiretto nella storia di Arianna e Teseo che, com‟è noto, occupa tutta la parte centrale del testo del poeta romano. Ma c‟è di più: in questo libro apolloniano compare anche Arianna, che diventa un exemplum. Il IV libro107 presenta punti di contatto tematici con il carme 64 a più d‟un livello. Anche qui è la

Sull‟isola di Ares, dopo aver fronteggiato la pioggia di penne provocata dagli uccelli del posto, gli Argonauti soccorrono i figli di Frisso, i quali, naufragati durante il viaggio dalla Colchide verso Orcomeno intrapreso con lo scopo di recuperare l‟eredità del nonno Atamante, d‟ora in poi li accompagneranno nel viaggio (II 1030-1230). L‟ultima parte del libro comprende le restanti tappe del viggio di andata (tra le quali si può ricordare il passaggio in prossimità del Caucaso e del Titano Prometeo che subisce lì la sua punizione) e l‟arrivo in Colchide, la terra governata da Eeta (II 1231-1285).

106 Il III libro si apre con l‟invocazione alla Musa Erato (III 1-5) e continua con una sezione che vede protagonista il mondo degli dèi. Mentre gli Argonauti sono appostati in un canneto all‟insaputa dei Colchi, Era ed Atena decidono di aiutarli (III 6-35). Si recano quindi da Afrodite per pregarla di persuadere il figlio Eros a far innamorare di Giasone Medea, figlia di Eeta, perché le arti magiche della ragazza possono dare un aiuto decisivo per la conquista del vello (III 36-112). La dea dell‟amore si reca quindi dal figlio e ottiene la sua collaborazione promettendo un giocattolo (III 112-166). Il racconto torna poi agli Argonauti, che, sempre nascoti nel canneto, tengono un‟assemblea, nella quale Giasone propone di cercare dapprima di persuadere Eeta con la parola e la proposta viene approvata (III 167-193). Vediamo così il capo degli Argonauti recarsi con i figli di Frisso, Telamone e Augia alla reggia di Eeta (III 193-214). Al momento dell‟arrivo degli eroi viene descritta la reggia e si danno informazioni sulle persone che vi abitano e sulla loro reazione di fronte all‟arrivo degli stranieri (III 215-274). La scena culmina con l‟azione di Eros, che colpisce Medea con una freccia procurando un funesto amore (III 275- 298). Per ora il poeta non continua a concentrare la propria attenzione su Medea, ma descrive il banchetto offerto da Eeta. Quando il re dei Colchi apprende il motivo del viaggio degli Argonauti diventa furioso, ma ben presto si calma e decide di risolvere la questione imponendo una prova difficilissima: Giasone avrà il vello se riuscirà ad aggiogare dei tori spiranti fuoco, arare con essi un campo e sconfiggere i guerrieri che nasceranno da una semina di denti di drago. Giasone non può fare altro che accettare la sfida (III 299-438). La narrazione si sposta poi di nuovo su Medea, che guarda con occhi pieni d‟amore Giasone che si allontana e teme che possa fallire nell‟impresa e morire (III 439-471), e successivamente di nuovo sugli Argonauti, che decidono di procurarsi l‟aiuto di Medea inviando Argo, uno dei figli di Frisso, presso la madre Calciope, sorella della maga (III 472-575). Ci troviamo poi improvvisamente di fronte all‟assemblea convocata da Eeta, il quale prevede che Giasone non abbia successo nella prova che deve affrontare, e decide di sterminare gli Argonauti, bruciare la nave e punire i figli di Frisso (III 576- 608). Dopo la parentesi dell‟assemblea dei Colchi, entra in scena Argo che tramite Calciope riesce ad ottenere l‟aiuto di Medea per l‟impresa che Giasone deve affrontare. L‟attenzione del poeta si concentra in questa parte soprattutto su Medea, divisa tra l‟affetto per i genitori e l‟amore per Giasone. La ragazza pensa persino al suicidio, ma alla fine, grazie anche all‟intervento di Era, non ha più dubbi sull‟aiuto che intende offrire (III 609-827). Così il giorno dopo si reca con le ancelle presso il tempio di Ecate, per incontrare Giasone e dargli il filtro che lo renderà invulnerabile (III 828-912). All‟incontro tra Giasone e Medea presso il tempio di Ecate è concesso ampio spazio: Giasone chiede aiuto e promette a Medea la fama in Grecia e, dopo aver ottenuto il filtro magico dalla ragazza, anche le nozze (III 913-1146). Interessante è l‟accenno dell‟eroe alla storia di Arianna e Teseo per persuadere Medea (III 997-1004). Dopo l‟incontro Medea ritorna alla reggia smarrita e Giasone dai compagni a raccontare ogni cosa (III 1146-1172). Alla prova di Giasone è dedicata l‟ultima parte del libro. Gli Argonauti ricevono i denti di drago da Eeta per la prova e durante la notte Giasone compie i riti prescritti da Medea (III 1172-1224). La mattina del giorno successivo Eeta, circondato dai Colchi, si reca nella piana di Ares per assistere alla prova, mentre Giasone si prepara, ungendosi con il filtro donatogli da Medea (III 1225-1277). Giasone riesce ad aggiogare i tori, ad arare e seminare il campo (III 1278-1353), e sconfigge i guerrieri nati dai denti di drago (III 1354-1404). Supera dunque la prova ed Eeta pensa come colpire gli eroi venuti dalla Grecia (III 1405-1407).

107 Il IV libro presenta ancora una volta un‟invocazione iniziale alla Musa, alla quale il poeta chiede aiuto per cantare i pensieri e le pene di Medea (IV 1-5). Dopo la breve introduzione, viene presentato Eeta, che

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storia di Medea e Giasone il corrispondente più importante della storia di Arianna e Teseo del carme 64. E anche qui compare Arianna. Ma in questo libro si parla anche delle nozze di Peleo e Teti, del futuro di Achille e delle Nereidi.

Nel carme 64 non si trovano d‟altra parte molti degli episodi famosi raccontati nelle

Argonautiche apolloniane, come l‟avventura di Lemno, il rapimento di Ila, il pugilato con

Amico o la liberazione di Fineo dalle Arpie. Manca persino qualunque riferimento all‟episodio più noto del viaggio degli Argonauti, vale a dire il passaggio attraverso le Simplegadi, che Apollonio descrive con molti particolari. E soprattutto manca nell‟epillio latino quell‟elemento eziologico che ha invece un ruolo molto importante nel poeta alessandrino. Ma un poemetto di poco più di quattrocento versi può difficilmente contenere tutto il materiale di un lungo poema epico che di versi ne comprende quasi seimila. E nessuno pretende che debba farlo. Non tutto va comunque imputato alla lunghezza (l‟assenza di αἴηζα nel carme 64, ad esempio, sembra dovuta

nel suo palazzo trama contro gli Argonauti (IV 6-10) e poi l‟attenzione si sposta di nuovo su Medea. Era fa sì che la ragazza sia presa dal terrore e fugga dal palazzo (IV 11-66). Gli Argonauti la accolgono e Giasone, in presenza dei compagni, rinnova la sua promessa di matrimonio (IV 98). Grazie alle arti magiche di Medea, che addormenta il drago che custodisce il vello d‟oro, Giasone riesce a compiere la sua missione (IV 99-182) e può quindi invitare i compagni a partire (IV 183-205). A questo punto inizia il racconto del viaggio di ritorno, denso di avvenimenti. La nave Argo salpa con Medea a bordo (IV 206- 211), mentre Eeta convoca l‟assemblea dei Colchi e ordina di raggiungere gli eroi greci e riportare indietro la figlia (IV 212-240). Gli Argonauti si dirigono verso l‟Istro e ne seguono il corso, ma il gruppo di Colchi guidato da Apsirto, fratello di Medea, riesce ad arrivare al mare di Crono prima di loro e tagliare le vie di fuga (IV 241-337). Solo un accordo può salvare Giasone e i compagni, ma Medea, che teme di essere consegnata ai Colchi, pronuncia un furibondo discorso contro Giasone, ricordandogli le promesse fatte (IV 338-393). Quest‟ultimo cerca di calmarla e propone di ordire contro Apsirto un inganno, al quale la ragazza è pronta a collaborare. Il piano è il seguente: attirare Apsirto con dei doni (tra cui un peplo appartenuto a Dioniso, donato al capo degli Argonauti da Ipsipile) e ucciderlo (IV 394-444). Di fronte a questa atrocità il poeta interrompe la narrazione con un‟imprecazione ad Eros (IV 445-449). Ma ben presto il racconto continua. Apsirto, attirato da Medea presso il tempio di Artemide, viene ucciso da Giasone, ma prima di morire riesce a contaminare con il suo sangue la sorella (IV 450-481). Gli Argonauti vagano poi nella zona dell‟Adriatico finché non apprendono che l‟assassinio necessita la purificazione di Circe, zia di Medea (IV 482-591). Il viaggio prosegue quindi verso il mare Ausonio attraverso l‟Eridano e il Rodano finché Medea e Giasone non giungono supplici da Circe e vengono purificati, ma non possono restare (IV 592-752). Quando gli Argonauti riprendono la navigazione, devono affrontare nuove insidie: le Sirene, Scilla e Cariddi, e le Plancte, superate grazie all‟aiuto di Teti e delle Nereidi. L‟aiuto è stato assicurato da Era, che ha persuaso Teti, fra l‟altro ricordando le nozze con Peleo e profetizzando il futuro di Achille (IV 753-963). Dopo aver costeggiato la Sicilia vicino ai pascoli delle vacche del Sole (IV 963-981), giungono all‟isola dei Feaci, a Drepane, dove vengono festosamente accolti da Alcinoo e dal suo popolo (IV 982-1000). Ma giunge sull‟isola anche un altro gruppo di Colchi, che reclama la restituzione di Medea. Alcinoo non vuole la guerra, ma decide che la ragazza vada consegnata al padre solo se è ancora vergine (IV 1000-1110). Arete, sposa di Alcinoo, informa Giasone della decisione del consorte. Per evitare che Medea debba tornare dal padre, vengono quindi celebrate le nozze di Giasone e Medea. Ciò avviene nella grotta un tempo abitata da Macride, figlia di Aristeo, con la partecipazione delle ninfe e degli eroi (IV 1110-1169). Il giorno dopo la notizia delle nozze si sparge, i Feaci recano doni agli sposi e i Colchi, per paura di Eeta a causa della sentenza loro sfavorevole, decidono di stabilirsi a Drepane (IV 1170-1223). Il viaggio viene poi ripreso, ma non lontano dal Peloponneso una tempesta spinge la nave Argo verso le coste della Libia, dove si insabbia nella Sirte (IV 1224-1304). Le eroine protettrici della Libia soccorrono però gli eroi greci, che sono tuttavia costretti a trasportare la nave attraverso il deserto fino al lago Tritonide, dove può riprendere la navigazione (IV 1305-1392). Lo sforzo immenzo del trasporto spinge gli eroi a cercare una fonte: viene d‟aiuto quella fatta scaturire il giorno prima da Eracle, indicata agli eroi dalle Ninfe Esperidi, appena private dei pomi d‟oro (IV 1393-1460). La ricerca di Eracle non dà però frutto, mentre muoiono gli Argonauti Canto e Mopso (IV 1461-1536). La navigazione riprende e, dopo le difficoltà ad uscire dal lago Tritonide, nuovi problemi sorgono a Creta, dove il Gigante Talos cade grazie alle arti magiche di Medea (IV 1537-1688). Poco dopo, nel mare cretese, a salvare gli Argonauti da una notte sepolcrale è Apollo, in onore del quale vengono poi fatti dei sacrifici (IV 1689-1730). Ma manca ormai poco al termine del viaggio, che, superate senza troppe difficoltà le ultime tappe in Grecia, si conclude al punto di partenza, Pagase. Prima di concludere la sua opera, il poeta si augura che i suoi canti vengano ripetuti di anno in anno (IV 1731- 1781).

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piuttosto ad una ben precisa scelta di poetica). Bisogna inoltre tenere presente che anche parti tematicamente poco affini (o del tutto diverse) possono presentare delle somiglianze per determinati aspetti.

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