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Un epillio „ellenistico‟

II. Il carme 64 nel suo complesso

1. Un epillio „ellenistico‟

Che il carme 64 abbia un carattere „ellenistico‟ è un dato che la critica ha ormai acquisito da tempo1. Ma non è con le ellenistiche, anzi alessandrine, Argonautiche di Apollonio Rodio che l‟aspetto complessivo del carme catulliano viene abitualmente associato2

, bensì con una serie di poemetti stilisticamente molto raffinati e di norma di contenuto mitologico3. A questi poemetti la critica moderna ha dato il nome di “epilli”4

. Ed “epillio” è definizione canonica anche per il carme 645.

Sebbene componimenti poetici in esametri piuttosto brevi esistessero già nei secoli precedenti6, poemetti mitologici di poche centinaia di versi sembrano un „genere‟ sviluppatosi pienamente soprattutto in epoca ellenistica, l‟epoca in cui Callimaco poté affermare con decisione ἐπεαίνς ηὸ πμίδια ηὸ ηοηθζηυκ (epigr. 28,1 Pfeiffer)7. Fra i testi normalmente classificati come “epilli” si può ricordare innanzitutto una serie di componimenti ellenistici conservati per intero o in parte (ma non in stato frammentario): gli idilli 13 (Ὕθαξ) e 24 (ἧναηθίζημξ) di Teocrito, lo pseudo-teocriteo idillio 25 (ἧναηθ῅ξ Λεμκημθυκμξ), l‟Europa di Mosco e il non completo ἖πζεαθάιζμξ Ἀπζθθέςξ ηαὶ Γδζδαιείαξ dello pseudo-Bione8.

1 Esplicite affermazioni riguardo a questo aspetto si trovano ad esempio nei seguenti scritti: Riese 1884, 153-154; Ramain 1922, 135; Wilamowitz 1924, 298-304 (il carme 64 viene incluso fra i «Catulls hellenistische Gedichte»); Geymonat 1982, 173.

2 Anche Avallone riconosce che il carme 64 di Catullo non è debitore alle Argonautiche di Apollonio per quanto riguarda la struttura. Cfr. Avallone 1953, 11.

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Nelle introduzioni al carme 64 presenti nei commenti catulliani si trovano spesso dei riferimenti a questi poemetti (cfr. Riese 1884, 154; Fordyce 1961, 272-273; Della Corte 1996, 304; Godwin 1995, 132; Thomson 1997, 387-388). E analoghi riferimenti si trovano anche in altri testi sul carme 64: Lafaye 1894, 140-141; Wheeler 1934, 120-121; Michler 1982, 10-12; Deroux 1986a, 74-76; Syndikus 1990, 100-103. 4

Nei testi antichi che noi conosciamo non si trova ἐπφθθζμκ come termine tecnico che designa un genere letterario. Sembra che l‟impiego del termine come termine tecnico della filologia classica si sia affermato verso la fine del Settecento. Cfr. Tilg 2012, 34-41. Sull‟epillio come categoria letteraria moderna si vedano Jackson 1913, 38-39; Allen 1940, 1-6; Reilly 1953-1954, 111-114; Pinotti 2004, 93-94; Perutelli 1979, 13-27; Gutzwiller 1981, 2; Most 1981, 111, n. 9; Most 1982, 153-156; Wolff 1988, 299-303; Cameron 1995, 447-452; Thomson 1997, 387; Bartels 2004, 3-16; Hollis 2009, 23-26; Tilg 2012, 29-54. 5 Cfr. e. g. Riese 1884, 153; Lafaye 1894, 140; Lenchantin 1938, 140; Lieberg 1958, 30; Quinn 1970, 297; Giangrande 1972, 123; Della Corte 1996, 304; Deroux 1986a, 65; Lesueur 1990, 13; Syndikus 1990, 100-101 («Kleinepos»); Konstan 1993, 59; Thomson 1997, 387-388; Arkins 1999, 60; Merriam 2001, 1- 2; Nuzzo 2003, 1 e 23; Schmitz 2006, 93. Nel titolo della famosa monografia di Klingner si trova però «Peleus-Epos». Sul rapporto fra il carme 64 e il termine “epillio” si veda in particolare Trimble 2012, 55- 79.

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Fra i precursori dell‟epillio ellenistico si possono annoverare testi come lo pseudo-esiodeo Scudo di Eracle e alcuni degli Inni omerici (e. g. Hymn. Hom. 2 e 5). Cfr. Hollis 2009, 25.

7 Callimaco notoriamente all‟inizio degli Αἴηζα si difende da coloro che lo accusano di non avere scritto un lungo poema (fr. 1,1-6 Pfeiffer): ...]ζ ιμζ Σεθπῖκεξ ἐπζηνφγμοζζκ ἀ˻μζδῆ, / κήζδε˼ξ μἳ Μμφζδξ μ὎η ἐβέκμκημ θίθμζ, / εἵκεηε˼κ μ὎π ἓκ ἄεζζια δζδκεηὲξ ἠ ααζζθ[δ / ... ]αξ ἐκ πμθθαῖξ ἢκοζα πζθζάζζκ / ἠ ... ] . μοξ ἣνςαξ, ἔπμξ δ‟ ἐπὶ ηοηεὸκ ἑθ[ίζζς / παῖξ ἅη˼ε, η῵κ δ‟ ἐηέςκ ἟ δεηὰ˻ξ˼ μ὎η ὀθίβδ. E poco più avanti afferma che la poesia va giudicata in base alle qualità artistiche e non alle dimensioni (fr. 1,17-18 Pfeiffer): αὖεζ δὲ ηέπκῃ / ηνίκεηε,]˻ιὴ ζπμίκ˼ῳ Πενζίδζ ηὴ˻κ˼ ζμθίδκ. Un pensiero simile si trova anche nell‟Inno ad Apollo (Hymn. 2,108-112): Ἀζζονίμο πμηαιμῖμ ιέβαξ ῥυμξ, ἀθθὰ ηὰ πμθθά / θφιαηα β῅ξ ηαὶ πμθθὸκ ἐθ‟ ὕδαηζ ζονθεηὸκ ἕθηεζ. / Γδμῖ δ‟ μ὎η ἀπὸ πακηὸξ ὕδςν θμνέμοζζ ιέθζζζαζ, / ἀθθ‟ ἣηζξ ηαεανή ηε ηαὶ ἀπνάακημξ ἀκένπεζ / πίδαημξ ἐλ ἱεν῅ξ ὀθίβδ θζαὰξ ἄηνμκ ἄςημκ.

8 Questi sono i testi del periodo ellenistico menzionati ad esempio in Allen 1940, 1 n. 1. Si tenga però presente che l‟autrice di uno dei più importanti studi sull‟epillio ellenistico, Kathryn J. Gutzwiller, include

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Possediamo poi numerosi frammenti dell‟Ecale di Callimaco, della quale, grazie soprattutto alla

δζήβδζζξ del papiro di Tebtynis (= P. Med. 18, Dieg. X. 18 - XI. 7), conosciamo piuttosto bene

anche il contenuto complessivo9. Di altre opere ellenistiche abbiamo invece solo scarse notizie10 e certo molte opere le ignoriamo del tutto. Perduti sono purtroppo anche i testi contemporanei a Catullo, prodotti in ambito romano, come le Alcyones di Cicerone, la Zmyrna di Elvio Cinna, la

Io di Licinio Calvo, il Glaucus di Cornificio e la Magna Mater di Cecilio11. Per i testi elencati si pone naturalmente il problema delle caratteristiche che li accomunano, vale a dire di quelle particolarità che rendono legittima l‟istituzione di un genere letterario denominato epillio. Che quella dell‟epillio sia una categoria letteraria legittima è stato in effetti contestato, in particolare da Walter Allen12. Più spesso, però, si accetta questa categoria letteraria13, magari ritenendo la scelta del termine “epillio” non particolarmente felice14

. La seconda posizione ci sembra preferibile. Saremmo anzi propensi a credere che quel che la critica moderna classifica come “epillio” fosse in qualche modo sentito come genere letterario, o perlomeno come tipologia letteraria, già dagli antichi, soprattutto dai Romani del I sec. a. C.15.

È d‟altra parte doveroso riconoscere che, dato che è piuttosto difficile stabilire quali siano esattamente le caratteristiche generali dell‟epillio, non è sempre chiaro se un dato testo vada incluso nella categoria dell‟epillio oppure no (in ogni caso fra gli epilli nessuno ha mai annoverato le Argonautiche di Apollonio nel loro insieme, mentre praticamente tutti coloro che si sono occupati della questione hanno incluso il carme 64). Fra le caratteristiche comunemente assegnate all‟epillio si possono ricordare le seguenti (si badi però che non tutti i testi le presentano tutte): il metro esametrico, l‟estensione relativamente breve16

, la raffinatezza stilistica e formale, il tema mitologico presentato dando spazio agli aspetti più umani (soprattutto all‟amore), la presenza di una narrazione non regolare con ampie parti descrittive e digressive, la presenza di discorsi diretti, i cambiamenti piuttosto frequenti di interlocutore, gli interventi del poeta e i suoi commenti personali, la πμζηζθία17.

in questa categoria letteraria anche gli inni narrativi in esametri del periodo ellenistico. Cfr. Gutzwiller 1981, 6-7 e 39-48 (dove viene analizzato l‟Inno a Demetra di Callimaco).

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L‟argomento dell‟Ecale nel papiro di Ossirinco (P. Oxy. 2258) è invece molto frammentario.

10 Basta dare un‟occhiata ai frammenti esametrici pubblicati in Powell 1925, 1-90 per rendersi conto di quanto la nostra conoscenza della poesia epica ellenistica sia lacunosa. Spesso non sappiamo neppure se determinati titoli o determinati versi si riferiscono a opere che possono essere definite “epilli”.

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Si ritiene che le opere appena menzionate fossero degli epilli. Cfr. Crump 1931, 131-140. Delle Alcyones rimane un frammento (fr. 1 Traglia). Della Zmyrna sono superstiti pochissimi frammenti (frr. 6- 8 Blänsdorf). Interessante è però la testimonianza di Catullo (95,1-6): Zmyrna mei Cinnae nonam post denique messem / quam coepta est nonamque edita post hiemem, / milia cum interea quingenta Hortensius uno / ... / Zmyrna cauas Satrachi penitus mittetur ad undas, / Zmyrnam cana diu saecula peruoluent. Anche della Io rimangono pochi frammenti (frr. 9-14 Blänsdorf). Del Glaucus rimane di nuovo un solo frammento (fr. 2 Blänsdorf). Sulla Magna Mater abbiamo un‟altra testimonianza di Catullo (35,17-18): est enim uenuste / Magna Caecilio incohata Mater (questa testimonianza è però stata messa in dubbio in Biondi 1998b, 35-69).

12 Cfr. Allen 1940, 1-26. 13 Cfr. Hollis 2009, 23-26. 14 Cfr. Gutzwiller 1981, 3. 15

Quel che afferma Hollis ci sembra molto ragionevole: «I do believe that the category [scil. dell‟epillio] is a genuine one. Roman poets who composed such works as Catul. 64 or the pseudo-Virgilian Ciris - not to mention lost poems like Cinna‟s Zmyrna or Calvus‟ Io - must surely have believed that they were using a recognizable form inherited from the Greeks … When Parthenius collected myths for his friend Cornelius Gallus to use εἰξ ἔπδ ηαὶ ἐθεβείαξ (Narr. Amat., praef.), he surely envisaged Gallus treating them in what we call „epyllia‟ rather than in fullblown epics» (Hollis 2009, 25). Si veda anche Hollis 2006, 141.

16 Si pensa normalmente a qualche centinaio di versi. Hollis ha però giustamente fatto notare che nella realtà dei fatti le oscillazioni sono notevoli: l‟Ila di Teocrito ha solo 75 versi, mentre l‟Ecale di Callimaco ne aveva probabilmente più di mille e sembra che l‟Ermes di Eratostene fosse ancora più lungo. Cfr. Hollis 2009, 23-24.

17 Per un quadro riassuntivo delle caratteristiche dell‟epillio si vedano ad esempio Jackson 1913, 39-50; Perrotta 1923, 213-229; Crump 1931, 22-24; Pinotti 2004, 88-90; Perutelli 1979, 27-31; Gutzwiller 1981,

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Soprattutto per le dimensioni e per alcuni aspetti compositivi (cfr. II 2) il carme 64 risulta associabile più ai testi menzionati sopra che non al poema sugli Argonauti di Apollonio. Ma se questo è vero per le Argonautiche nel loro insieme, non lo è forse altrettanto per alcune delle loro parti. Si pensi ad esempio ad un episodio come quello di Lemno (I 609-909), che presenta molte delle caratteristiche tipiche dell‟epillio, come la lunghezza di qualche centinaio di esametri, il tema mitologico, la massiccia presenza dell‟elemento erotico, discorsi diretti, descrizioni (persino l‟ἔηθναζζξ di un tessuto come in Catullo) e digressioni. E nessuno vorrà negare la compiutezza dell‟episodio18

. È in realtà solo leggendo il resto del poema che ci si rende conto quanto questi 301 versi siano in realtà connessi all‟insieme19

. La critica degli ultimi decenni ha inoltre sempre più messo in evidenza come le Argonautiche, sebbene si presentino come un ἔπμξ di dimensioni relativamente ampie20, non siano affatto un poema epico „tradizionale‟. Importante è senz‟altro la presenza in esse di elementi accostabili a Callimaco21

, cioè proprio al promotore di quella poetica che vede di buon occhio la poesia breve e raffinata che tanto ha influenzato il „genere‟ dell‟epillio.

Se l‟ἔπμξ e l‟ἐπφθθζμκ sono due cose diverse, sono comunque due cose affini. E tutto sommato l‟ἔπμξ argonautico di Apollonio è paragonabile all‟ἔπμξ ηοηευκ catulliano sulle nozze di Peleo e Teti anche sul piano del genere letterario.

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