6. Il contesto Fabbisogni e strategie di sviluppo rurale in Basilicata e Toscana
6.2 Il contesto socio economico – Toscana
L’analisi della situazione socio economica della regione Toscana si apre con una premessa: “uno degli aspetti che caratterizza maggiormente il territorio toscano è la varietà del suo paesaggio”. Una specificità che deriva dalle tracce lasciate dalla presenza umana, con le attività ed i processi insediativi e produttivi, combinati con caratteri naturali di alto pregio, e che rende questa regione un “brand” unico al mondo.
Quello che caratterizza la Toscana sono gli elevati livelli di benessere, da ricondurre alla diversificazione dei modelli di sviluppo locale, fondati in alcune aree su una prevalente incidenza dei comparti industriali, in altre sul terziario tipico dei grandi centri urbani, in altre ancora (e qui si collocano i comuni montani e rurali) sulla forte attrattività delle risorse paesaggistico-ambientali: una varietà che “riflette” la diversità delle aree, le loro radici storico-culturali, e ne ha rispettato le “vocazioni”.
A questo si collega anche un altro elemento che caratterizza il territorio regionale: l’attrattività presente in misura diffusa, continuativo, che ha alimentato un movimento ininterrotto sia per scelte temporanee (turismo, cultura, studio) che permanenti (residenzialità, lavoro) di persone provenienti da altre regioni o da altri paesi, e delle attività economiche collegate a questi flussi (in netta prevalenza il terziario): a vantaggio di queste ultime, una collocazione geografica fortunata della
regione, e la presenza di una infrastrutturazione capillare e all’avanguardia dal punto di vista tecnologico.
Nel territorio della Toscana dunque, sono presenti forti differenziazioni: i grandi centri urbani e le città d’arte, con un ruolo produttivo e cuore del settore terziario, meno attrattive dal punto di vista residenziale; il tessuto produttivo costruito sulla piccola impresa, che è il cuore industriale regionale; le aree di richiamo turistico, in gran parte sulla costa, che convivono a fatica con le pressioni esercitate da alcune grandi strutture industriali; una miriade di piccoli poli attrattivi di interesse naturalistico, ricreativo e culturale, diffusi su tutto il territorio.
Nelle aree di crescita economica, si sono verificati flussi crescenti di immigrazione, che hanno creato nuove frizioni sia sul piano sociale che ambientale. Insieme al generalizzato invecchiamento della popolazione, la presenza di comunità straniere, come i cambiamenti nella struttura della famiglia, hanno generato nuovi bisogni verso nuovi e diversificati servizi alla persona.
L’industria manifatturiera soffre dei “mali” comuni del comparto industriale italiano: scarsa propensione all’innovazione e integrazione insufficiente, polverizzazione strutturale, difficoltà di accesso ai capitali, perdita di competitività come risultato di questi fattori.
Le tendenze di lungo periodo confermano per l’economia regionale un calo degli addetti industriali e, al contrario, un incremento del peso economico del comparto dei servizi, dinamiche analoghe a quelle registrate a scala nazionale.
Nei poli cosiddetti urbani (secondo la classificazione adottata nel PSR, comprendono 20 comuni con i 10 capoluoghi di provincia) che occupano l’11% del territorio regionale, vive il 43% della popolazione: qui è più forte la concentrazione demografica, anche per gli elevati flussi migratori in entrata, che si ripercuote sulla competizione per l’uso del suolo. E in queste aree si trovano anche molte delle attività economiche legate ai flussi turistici (agriturismi, aziende biologiche).
Nelle aree escluse dai processi di industrializzazione, rimaste ai margini del sistema economico regionale, si è mantenuta invece più intatta l’impronta territoriale e ambientale.
Sono le aree rurali (B, C e D), che costituiscono circa il 75% del territorio regionale e ospitano il 40% della popolazione totale; sono aree montane o collinari, hanno minore densità demografica - nelle aree C2 e D questo dato scende a 42 ab/km2, rispetto alla media regionale di 157 ab/km2-; le attività agricole sono molto diffuse (nei comuni rurali in declino si trova il 38% delle aziende agricole regionali, su una superficie agraria utilizzata - SAU- che rappresenta il 51,6% del totale regionale), con aziende produttive che svolgono anche funzioni di presidio del territorio ma che non sono in grado, da sole, di assicurare adeguate opportunità occupazionali e prospettive di sviluppo locale.
Il cospicuo esodo avvenuto negli ultimi 50 anni dai comuni rurali delle cosiddette “aree in declino”, è stato in parte compensato da fenomeni recenti di immigrazione e controesodo che hanno interessato, pur in misura minore rispetto alle cinture periurbane, anche queste zone. Il fenomeno demografico più rilevante è l’incidenza della popolazione anziana.
Nei territori rurali in declino, si rileva solamente il 22% delle presenze turistiche regionali (in quelli montani solo il 3,6%). Vi sono localizzati il 46% degli operatori biologici e il 50% degli agriturismi regionali.
Il capitolo 6 del PSR Toscana 2007 2013 traccia un quadro complessivo delle opportunità e criticità del territorio regionale.
La netta polarizzazione socio economica e ambientale, conseguente alla forte concentrazione degli insediamenti civili e produttivi in aree regionali ben circoscritte (bacino del fiume Arno; area costiera centrale) determina il permanere di una forte differenziazione dei caratteri locali dello sviluppo e della dinamicità dei rispettivi sistemi economici.
Tuttavia, nel disegnare la mappa dei fabbisogni articolata secondo le criticità settoriali e tematiche, emerge gradualmente l’insieme degli obiettivi che aderisce con precisione alle indicazioni strategiche dei principi comunitari e nazionali.
Ad una “diagnosi” complessa e articolata, viene dunque a “corrispondere” una declinazione di strategie distinte per filiera agroalimentare, per area tematica (ambiente, foreste, aree protette, risorse idriche, suolo), per obiettivi prioritari e strategici, che incrocia e aderisce al panorama delle opportunità offerte dallo strumento.
Il territorio appare dunque analizzato in modo che il PSR ne risulti lo strumento più “adatto” a intercettarne le criticità, e offrire soluzioni, in termini di misure e azioni offerte, con aderenza quasi “sartoriale”: ciò restituisce fra l’altro una immagine efficiente di capacità tecnica e di governo.