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Nelle grandi città si riscontra un forte sviluppo economico e per questo sono un attrattore per persone e attività economiche, che sono a loro volta gli utenti stessi della città. Gli analisti prevedono che, nel 2040 le mille città più grandi a livello mondiale svilupperanno il 90% del PIL mondiale, e in queste la qualità della vita sarà migliore che nel resto del territorio. Pertanto, le grandi città sono in competizione: devono essere attrattive per le attività economiche, garantendo allo stesso tempo una buona qualità della vita. Anche in condizioni di crescita e continua ristrutturazione, le città devono essere in grado di far fronte alla crescente domanda dei servizi, incrementando la loro qualità ed efficienza. Per raggiungere tali obiettivi, sono maggiormente richiesti ed efficaci i servizi così detti “smart”, intelligenti. Questi, mirano a semplificare la vita degli utenti della città e delle imprese con soluzioni intelligenti, che permettono di risparmiare costi, tempi ed aumentano la soddisfazione dell’utenza. In gran parte i servizi in ottica smart sono erogati direttamente dalla pubblica amministrazione (per esempio tramite aziende partecipate e/o inhouse), ma si assiste anche all’arrivo in città di nuovi operatori commerciali, per esempio per il car sharing, bike sharing, telefonia e connessione, energia, assistenza agli anziani, trasferimento tecnologico, etc.; ma anche di industrie che possono essere interessate a installare i loro stabilimenti e/o centri sul territorio della città. Queste operazioni economico-commerciali possono essere senza dubbio un valore aggiunto per la città. D’altra parte, questi stessi operatori e industrie si installano solo nelle città dopo accurate valutazioni e solo in quelle che sono “pronte” a poterli ricevere, dove possono trovare terreno fertile per i loro servizi o dove possono trovare risorse umane qualificate per il personale.

Il primo passo per tenere sotto controllo lo stato e l’evoluzione della città nella sua complessità è misurare lo stato e le tendenze degli aspetti e dei servizi fondamentali, e come questi sono percepiti dai cittadini e dalle attività economiche. Per questo fine, molti enti hanno proposto indici per la valutazione delle città (per il city ranking), fra questi si può citare quelli di: ANCI, Forbes,

http://www.smart-cities.eu, https://eu-smartcities.eu, etc. In realtà, è molto difficile produrre valutazioni oggettive sul livello d’innovazione della città e dei suoi servizi, sulla qualità della vita, o della sua “smartness”, in generale. La maggior parte di tali indici identificano un numero elevato di fattori che possono incidere sulla valutazione nelle varie aree tematiche. Fra queste, quelle di maggior rilevanza sono le aree dei servizi di: mobilità e trasporti, economia, educazione, cultura, sicurezza, partecipazione, ambiente, energia, etc.

Per essere pronti a questo tipo di trasformazione radicale degli ambienti in cui viviamo la Commissione Europea ha lanciato svariate iniziative per la realizzazione di progetti di ricerca e innovazione nei temi delle smart city, sui sistemi di mobilità, energia, ambiente, con l’obiettivo di aumentare la qualità della vita; progetti che possono trovare supporto economico da partnership pubbliche / private (Private Public Partnership, PPP) su aspetti legati ai big data; progetti di concertazione sugli standard per le Smart City; progetti e linee guida per la valutazione del rischio e della resilienza nelle città e nelle loro infrastrutture, etc.

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Con la loro crescita le città divengono sistemi estremamente complessi e difficili da gestire, composte da molte infrastrutture interconnesse fra loro che possono essere oggetto di guasti, disfunzioni provocate da eventi naturali o dall’uomo. Fra queste infrastrutture considerate critiche si ha il sistema di trasporti, la rete dell’energia, il sistema di comunicazione, il sistema di erogazione dell’acqua potabile, le reti di raccolta dei rifiuti, etc. Questi sistemi sono interdipendenti e devono lavorare in modo sinergico per far funzionare la città. Sono proprio le comunicazioni e le informazioni digitali che queste infrastrutture si scambiano a permettere alla città di vivere ed adattarsi alle micro e macro avversità che quotidianamente possono accadere, anche se gli utenti della città, spesso, non se ne rendono conto.

La città metropolitana di Firenze è un ambiente eterogeneo da vari punti vista e non potrebbe essere diversamente. Le differenze sono un valore storico e culturale importante che deve essere considerato per arrivare ad erogare servizi personalizzati e di qualità. Nell’area della CMF, la spinta verso il digitale si percepisce da tempo, basti pensare alle azioni sul servizio multicanale integrato 055055, alla realizzazione dell’osservatorio del traffico, alla rete di telecamere per la sicurezza, alla creazione delle reti Wi-Fi cittadine, ai sistemi integrati di bigliettazione per il trasporto pubblico locale, e all’armonizzazione fra gli enti della città per Firenze Digitale. Questo tipo di azioni sono perseguite da sempre dai vari comuni che compongono la CMF, ma con la spinta ad una maggiore integrazione e ampliamento dei servizi, sono necessarie azioni che possano portare ad una riduzione / deframmentazione di tali differenze, rendendo l’area della CMF servita in modo più efficace. Alcune di queste azioni le troviamo in modo diffuso sul territorio, per altre sono necessari rilevanti ampliamenti alla CMF. Affinché questo possa diventare possibile, anche la cultura del digitale deve essere maggiormente acquisita dagli utenti stessi della città. Questi non comprendono solo i cittadini ma anche i turisti, i pendolari, gli studenti, etc., che entrano nell’area della CMF e fruiscono dei servizi anche solo per poche ore.

Le città generano un’enorme quantità di dati. Molte pubbliche amministrazioni stanno producendo un enorme quantità di dati aperti (open data), a questi si aggiungono i dati meno aperti o privati degli operatori di trasporto, telefonia, energia, commercio, turismo, beni culturali, educazione, e quelli provenienti da sensori in città (internet delle cose, IOT), da social media, meteo, ambiente, Wi-Fi, iBeacon, etc. Questi dati possono essere classificati come statici (che cambiano raramente nel tempo), quasi statici e real time. Fra i dati real time vi possono essere quelli relativi ai flussi di traffico, ai flussi delle persone, al livello delle acque in nei fiumi, i valori dei sensori ambientali, flussi video, i movimenti delle persone tramite le App, gli umori dei cittadini tramite social network, etc. A questo riguardo Firenze è una fra le città Italiane che maggiormente sta producendo dati aperti, questa tendenza non è ugualmente seguita da tutti i comuni della città metropolitana di Firenze. Le pubbliche amministrazioni sono i primi consumatori di questi dati.

Le soluzioni smart scaturiscono dall’incontro del digitale con tecnologie di data intelligence, data mining, big data, etc., possono sfruttare questa enorme mole di dati per creare servizi innovativi. In questo senso, le soluzioni smart city possono aiutare a gestire lo sviluppo e la crescita della città fornendo servizi smart, specifici e contestualizzati tenendo conto degli aspetti territoriali, geografici, infrastrutturali e personali.

Le nuove tendenze per le smart city fanno riferimento alla realizzazione di quelle che sono chiamate le Urban Platform. Si veda ad esempio la formalizzazione dei requisiti per le Urban Platform prodotta dal progetto EIP della Commissione Europea, dove si definisce una Urban Platform, una soluzione che:

 implementa un'architettura che integra dati e flussi di dati tra e fra sistemi urbani in modo da sfruttare open data e le moderne tecnologie (sensori sul territorio: internet of everything, servizi cloud, dispositivi mobili, analisi, social media, ecc);

 permette di abbandonare la gestione frammentata dei dati per andare verso una gestione integrata dei dati al fine di permettere operazioni di predizione, ragionamento coinvolgendo e a servizio degli operatori della città;

 elabora i dati in modo tangibile andando a produrre risultati a livello locale. Ad esempio, aumentare l'efficienza energetica, ridurre la congestione del traffico e le emissioni, creare

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ecosistemi digitali di innovazione, efficientizzare le operazioni della città per le amministrazioni e i servizi.

Il primo effetto per le città che si dotano di una Urban Platform è poter trarre vantaggio dai dati, e poterli utilizzare come una sorgente di conoscenza per motivare nuovi utenti e imprese ad insediarsi in città dimostrandone la qualità dei servizi e le opportunità. L’accesso ai dati aggregati ed integrati è inoltre una forte leva per molte attività commerciali e di servizio, che concorrono a migliorare la qualità della vita. In questo senso, la città può richiedere agli operatori che vogliono venire in città una contropartita, che può tradursi anche semplicemente in termini di accesso ai dati che gli stessi operatori producono sul territorio. Si pensi per esempio ai servizi di car sharing o di navigazione, che usano la città e che potrebbero a loro volta contribuire con informazioni utili alla città stessa e per altri operatori.

Oggi non è più possibile pensare ad una città metropolitana che nel 2020 non sia dotata di un sistema integrato di aggregazione e gestione dati in grado di erogare servizi di data intelligence per le proprie partecipate e per gli operatori sulla base dei dati stessi e delle strategie della città. Solo una città che possa dotarsi di tali infrastrutture potrà garantire i necessari livelli di sicurezza, resilienza, e qualità della vita, anche rispetto alle altre città.