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2.7 Ostacoli

2.7.2 Il contesto socioculturale

Per semplicità, il contesto sociale e quello culturale verranno analizzati insieme. Tuttavia, è necessario sottolineare che non sempre i problemi legati al contesto sociale, come il basso livello d’istruzione delle donne, sono la conseguenza di percezioni discriminatorie o di stereotipi di genere, cioè di fattori culturali. Molto spesso, essi sono il risultato di politiche statali poco efficaci.

Il contesto socioculturale può porre numerosi ostacoli all’attività imprenditoriale femminile, soprattutto in un paese come il Marocco, in cui, nonostante i progressi fatti in materia di parità tra i sessi, sopravvive ancora una percezione stereotipata della donna e del suo ruolo nella società (Gray, 2001). I fattori che possono influire negativamente sull’attività di una donna imprenditrice in Marocco sono, per esempio, il livello d’istruzione delle donne, generalmente più basso rispetto a quello degli uomini, la loro minore esperienza professionale, la presenza di stereotipi di genere, e la difficoltà di bilanciare la vita familiare e quella professionale.

Bassi livelli d’istruzione e mancanza delle competenze necessarie

Maggiore è il livello d’istruzione di una persona, maggiori sono le probabilità che essa ha di diventare imprenditore; questo vale sia per gli uomini che per le donne (Arenius & Minnit, 2005). Tuttavia, il livello d’istruzione sembra avere un maggiore impatto sull’attività imprenditoriale femminile rispetto a quella maschile, in termini di crescita e successo dell’impresa (Gray, 2001). In effetti, come mostrato dagli studi dell’AFEM, di Bouzekraoui & Ferhane, e in parte anche da quello di Boussetta, le donne marocchine con elevati livelli d’istruzione hanno maggiori opportunità di creare un’impresa nel settore formale. Al contrario, il debole tasso d’istruzione femminile delle aree rurali può costituire

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un freno alle possibilità imprenditoriali delle donne che vivono in queste aree, oltre che un ostacolo al loro accesso al mercato del lavoro in generale.

Inoltre, le donne dei paesi MENA hanno in genere scarse conoscenze di marketing, contabilità, gestione finanziaria, e altre competenze fondamentali per dirigere un’impresa, e questo limita lo sviluppo della loro attività (OCDE, 2014). Questo è vero soprattutto nel caso di donne che dirigono micro imprese nel settore informale, le quali apprendono le abilità manuali e artigianali necessarie per la loro attività produttiva da altre donne, solitamente nel contesto domestico (Gray, 2001).

Tra le imprenditrici dell’area MENA emerge un chiaro bisogno di ricevere una formazione di tipo imprenditoriale che permetta loro di entrare in possesso di competenze in materia di gestione finanziaria e aziendale, e di ricevere supporto e informazioni sulle modalità di accesso ai nuovi mercati e sull’uso delle tecnologie informatiche (Center of Arab Women for Training and Research, 2007). Le stesse necessità sono sentite da gran parte delle imprenditrici marocchine, le quali ritengono che ricevere una formazione specifica migliorerebbe la loro capacità di creazione e gestione di un’impresa e permetterebbe loro di competere efficacemente in un mercato sempre più globale (Rachdi, 2006). I settori in cui le imprenditrici marocchine sentono maggiormente il bisogno di ricevere una formazione sono quello del marketing, del management, e della fiscalità (AFEM, 2015).

Percezioni stereotipate del ruolo della donna

Le difficoltà legate alla percezione stereotipata del ruolo della donna costituiscono un ostacolo non irrilevante per le imprenditrici marocchine, sebbene di portata minore rispetto a quelli di natura finanziaria e amministrativa. Infatti, secondo lo studio dell’AFEM, il peso delle mentalità ha costituito un ostacolo nella fase di creazione dell’impresa per il 20% delle donne, e nella sua gestione quotidiana per il 12% di esse. Nello studio di Boussetta, il 9% delle imprenditrici ha incontrato questo tipo di difficoltà nella fase di avvio dell’impresa, e il 4% nella gestione quotidiana dell’attività.

Sebbene le percezioni sul ruolo della donna nella società siano notevolmente migliorate rispetto a qualche decennio fa, essendo ormai considerato perfettamente normale che una donna contribuisca con il suo lavoro alle spese domestiche (Gray, 2001), gli stereotipi di genere continuano a essere ancora molto diffusi, e possono avere ripercussioni sulle scelte imprenditoriali delle donne, per esempio, riducendo la fiducia nella loro capacità di creare e gestire un’impresa (Asli & Nour, 2018). Le imprenditrici che hanno affermato di avere

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avuto difficoltà legate al peso delle mentalità nello studio dell’AFEM, spiegano che spesso le donne sono percepite come poco esperte in affari, che l’imprenditoria non è considerata un settore femminile e che spesso le imprenditrici non vengono considerate seriamente o mancano di credibilità agli occhi dei loro partner commerciali, come clienti e fornitori, di sesso maschile. Un’imprenditrice, parlando della sua esperienza con i clienti maschi della sua impresa, racconta che “ci sono ancora delle persone che ti parlano rifiutando di guardarti negli occhi, o, a volte, si dirigono verso uno dei miei dipendenti maschi invece di parlare con me, che sono il capo” (Salman, El Abboubi, & Henda, 2012, p. 13). 8

Inoltre, nonostante legalmente una donna non abbia più bisogno del permesso del marito per condurre un’attività professionale, nella realtà quotidiana questa pratica è ancora molto diffusa, e molte donne continuano ad aver bisogno di un’autorizzazione, esplicita o implicita, da parte del proprio coniuge o di un altro parente maschio, per esempio nel caso di viaggi e spostamenti necessari per lo svolgimento del loro lavoro (Bouzekraoui & Ferhane, 2017; Salman, El Abboubi, & Henda, 2012).

Conciliare la vita familiare e quella professionale

La progressiva scolarizzazione delle donne e la loro integrazione nella vita economica e lavorativa hanno prodotto profondi cambiamenti sociali. Il modello di famiglia patriarcale in cui l’uomo lavora e la donna si occupa dei figli e della casa è stato gradualmente rimpiazzato da un modello in cui entrambi i coniugi lavorano al di fuori dello spazio domestico (Haut Commissarit au Plan, 2006). Tuttavia, la maggiore partecipazione delle donne alla vita economica e produttiva non ha portato a una nuova divisione dei ruoli all’interno della famiglia: il carico di lavoro riproduttivo continua a gravare esclusivamente sulla donna, e il suo lavoro al di fuori dell’ambito domestico è ancora percepito come un’attività secondaria rispetto al suo ruolo primario di moglie e madre (Gray, 2001; Haut Commissarit au Plan, 2006).

La necessità di conciliare le responsabilità lavorative con quelle familiari è un fattore che differenzia l’imprenditoria femminile da quella maschile, e che accomuna tutte le donne imprenditrici, non solo quelle marocchine ma anche quelle provenienti da altri paesi del sud del mondo. Infatti, in generale, le donne hanno maggiori responsabilità familiari e domestiche rispetto agli uomini (Ascher, 2012; Minniti & Arenius, 2003). Per esempio, anche le donne europee spendono in media il doppio del tempo in lavori domestici rispetto agli uomini (Aliaga, 2006). Tuttavia, in Marocco, la divisione del carico di lavoro

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domestico tra uomini e donne è ancora più iniqua. Infatti, secondo un’inchiesta dell’Haut

Commissariat au Plan sull’utilizzo del tempo condotta nel 2012, le donne marocchine

utilizzano in media 5 ore al giorno per svolgere le faccende domestiche o per prendersi cura di altri membri della famiglia, mentre gli uomini dedicano solo 43 minuti al giorno a queste attività (Haut Commissariat au Plan, 2012).

Il maggiore carico di lavoro genitoriale e domestico delle donne rispetto agli uomini, potrebbe spiegare in parte i tassi più elevati di attività imprenditoriale femminile dei Paesi in via di sviluppo rispetto a quelli dei Paesi sviluppati. Infatti, raramente nei paesi più poveri i datori di lavoro forniscono servizi di assistenza per l’infanzia alle loro dipendenti o adottano degli schemi lavorativi che permettano loro di conciliare l’attività lavorativa e quella di madri. Di conseguenza, le donne dei paesi a basso reddito sono maggiormente incentivate a optare per lo statuto di indipendenti, che permette loro una maggiore flessibilità nella gestione degli orari di lavoro (Minniti & Arenius, 2003).

Nel caso del Marocco, l’8% delle imprenditrici ritiene che la conciliazione della vita familiare e di quella professionale costituisca un ostacolo nella gestione quotidiana della loro attività (AFEM, 2015). Quindi, per le imprenditrici marocchine, il peso delle responsabilità domestiche sembra essere un ostacolo d’importanza relativa rispetto a quelli di natura amministrativa e finanziaria. Questo si potrebbe spiegare con il fatto che la solidarietà all’interno della famiglia è ancora un pilastro fondamentale della società marocchina, quindi le donne possono contare ampiamente sull’aiuto fornito dai parenti nell’accudire i bambini durante le ore di lavoro (Salman, El Abboubi, & Henda, 2012). Inoltre, alcune donne possono fare ricorso a un aiuto domestico. Tuttavia, tale servizio è abbastanza caro in Marocco (Salman, El Abboubi, & Henda, 2012), e, perciò, solo le donne più benestanti possono permetterselo. È evidente che le disparità economiche influenzano le possibilità imprenditoriali di donne appartenenti a classi sociali diverse. Infatti, le donne dei ceti medio - alti hanno maggiori mezzi, soprattutto sul piano finanziario, per aggirare gli ostacoli che incontrano al momento di creare o gestire la loro impresa.