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3.4 I programmi e le politiche governative di sostegno all’imprenditoria

3.4.1 Lo statuto di auto imprenditore

Un’iniziativa che si ritiene abbia un grande potenziale per attirare le donne verso l’imprenditoria è lo statuto di auto imprenditore, creato nel 2015 con la legge n° 114-13.31 Si tratta di un nuovo dispositivo giuridico per la creazione di piccole imprese volto a promuovere l’imprenditoria, facilitare l’accesso dei giovani al mercato del lavoro, e ridurre il peso settore informale, favorendo il passaggio delle aziende all’economia formale (Saoudi, 2017). Questo nuovo statuto è rivolto, come si può leggere sul sito creato per la promozione di tale sistema, 32 a coloro che portano avanti a titolo individuale (quindi che non sono datori di lavoro) un’attività industriale, commerciale o artigianale, o di prestazione di servizi, la cui cifra d’affari annuale non superi i 500.000 MAD (circa 45.000 euro) per le attività commerciali, industriali e artigianali, e i 200.000 MAD (circa 18.000 euro) per le prestazioni di servizi.

Tale dispositivo permette di beneficiare di numerosi vantaggi quali: fiscalità ridotta (limite delle imposte allo 0,5% della cifra d’affari dell’impresa per le attività industriali, commerciali e artigianali, e all’1% per quelle di prestazione di servizi); 33 la semplificazione delle procedure di avvio e cessazione dell’attività (per esempio, l’esenzione dall’obbligo d’iscrizione al Registro del Commercio, che però viene sostituita dall’iscrizione al Registro Nazionale dell’Autoimprenditore tramite la compilazione di un modulo online); esenzione dal pagamento dell’imposta sui redditi se non si realizza alcuna cifra d’affari; la possibilità di esercitare l’attività lavorativa dal proprio domicilio. Quest’ultimo aspetto sarebbe uno dei principali motivi che ha spinto molte donne a optare per tale sistema (Ministère de la Solidarité, de la Femme, de la Famille et du Développement Social, 2017).

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La versione in lingua araba della legge è disponibile all’indirizzo

http://www.chambreartisanatagadir.ma/%D9%82%D8%A7%D9%86%D9%88%D9%86%20%D8%A7%D9%84 %D9%85%D9%82%D8%A7%D9%88%D9%84%20%D8%A7%D9%84%D8%AF%D8%A7%D8%AA%D9%8A.pdf

(consultato il 17/06/2020).

32http://ae.gov.ma/ (consultato il 30/03/2020). 33

Inizialmente questo limite era dell’1% per le attività industriali, commerciali e artigianali, e del 2% per le attività di prestazione dei servizi. L’imposta sui redditi è stata poi ridotta del 50% a partire dal 1° gennaio 2019.

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Secondo le stime ufficiali, a novembre 2019, le persone che avevano optato per questo erano quasi 118 mila (L'Economiste, 2019), di cui il 54% sono giovani tra i 15 e i 34 anni, e il 36% sono donne. Queste ultime sono diminuite rispetto al periodo 2015-2016, quando rappresentavano il 46% degli autoimprenditori (L'Economiste, 2016). Per quanto riguarda la ripartizione settoriale, il 44% degli autoimprenditori opera nel settore del commercio, il 32% in quello dei servizi, il 18% nell’industria, e il 6% nell’artigianato. La maggior parte di essi si concentra nelle regioni di Casablanca (32%) e di Rabat (17%).

Nonostante i risultati incoraggianti, questo statuto presenta alcuni limiti, visto che solo il 47% di questi auto imprenditori sono effettivamente in attività (Le Matin, 2019). I problemi riscontrati dagli auto imprenditori riguardano soprattutto il pagamento delle imposte, che avviene ogni 3 mesi e deve essere effettuato presso gli uffici postali. Questo implica costanti spostamenti e, soprattutto, ritardi dovuti alla scarsa formazione del personale degli uffici postali, che molto spesso non conosce ancora questo nuovo statuto. Per risolvere questo problema, sarebbe necessario includere la possibilità di pagare le tasse online, cosa che non è ancora possibile. Inoltre, un altro limite è la scarsa sensibilizzazione, informazione e accompagnamento degli auto imprenditori (Medias24, 2018). Infatti, la promozione di questo statuto avviene soprattutto tramite i mezzi informatici (sito web, guida online, video di presentazione), tuttavia questi mezzi non sempre riescono a raggiungere tutte le persone, soprattutto quelle residenti nelle aree rurali (come dimostra anche la distribuzione per regione di questo statuto). Sarebbe quindi necessario creare degli sportelli d’informazione anche al di fuori dei principali centri urbani. Inoltre, sebbene tra i vantaggi di questo statuto dovrebbe esserci la semplicità dell’avvio dell’attività, che dovrebbe richiedere solo qualche ora, nella realtà sono necessari a volte dai due ai tre mesi, a causa della lentezza delle procedure burocratiche (Les Eco, 2019).

Tutti questi problemi potrebbero scoraggiare maggiormente le donne, che hanno solitamente minori mezzi finanziari, gestiscono delle attività molto piccole, legate soprattutto alla sartoria, alla produzione di gioielli e accessori, e hanno spesso limitate capacità gestionali. Inoltre, la diminuzione del numero di donne auto imprenditrici tra il 2015 e il 2019 potrebbe anche essere dovuto a una comunicazione poco attenta alle caratteristiche sociali e di genere dei destinatari. Infatti, molte donne, soprattutto quelle con un basso livello d’istruzione, potrebbero non essere in grado di capire il funzionamento di questo statuto, o i benefici che esso comporta. In più, molte donne residenti nelle aree rurali potrebbero non essere a conoscenza della sua esistenza. Perciò, per incoraggiare l’adesione delle donne imprenditrici a questo statuto, servirebbero delle campagne

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finalizzate alla sua promozione presso le donne residenti nelle aree più periferiche, come quella organizzata a luglio 2018 dall’Association pour la Promotion de l’Education et de

la Formation à l’Etranger (APEFE). 34 Grazie a questa ONG belga, e alla collaborazione del CRI di Beni Mellal-Khénifra, si sono tenute alcune giornate di promozione dello statuto di auto imprenditore a favore delle donne portatrici di progetti imprenditoriali di Beni Mellal e di altri paesi vicini (Aujourd'hui Le Maroc, 2018). Questo tipo di iniziative sono ancora poco numerose, e, nella maggior parte dei casi, non vengono promosse su iniziativa governativa, ma da ONG e agenzie internazionali. L’unica attenzione alle donne a livello comunicativo è la presentazione, nel sito dedicato all’autoimprenditorialità, delle testimonianze di cinque donne che hanno optato per questo statuto: si tratta d’imprese che producono vestiti, cosmetici e gioielli, e una che si occupa di decorazione d’interni. Tuttavia, gli sforzi in questo senso sono ancora insufficienti.

Anche tra i programmi di sostegno alle PMI implementati dal governo si riscontra una scarsa attenzione per l’imprenditoria femminile: sono ben pochi, infatti, quelli specificamente pensati per le donne imprenditrici, in particolare Entre Elles en Régions e

Infitah pour Elle, mentre quelli rivolti indistintamente ai due sessi sono molto più

numerosi, come, ad esempio i programmi Imtiaz, Moussanada, Inmaa, Moukawalati e

Mourafaka. Sebbene sia vero che questi programmi di sostegno alle imprese possono

beneficiare anche le donne, risultano poco efficaci nel rispondere alle esigenze specifiche delle imprenditrici.