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3. LA MECCANIZZAZIONE DELL‟AGRICOLTURA ITALIANA

3.2. Il contoterzismo in Italia

Il contoterzismo prevede la presenza di aziende che posseggono macchinari agricoli e che li utilizzano per conto terzi, cioè per effettuare lavoro agronomici presso aziende agricole. Le imprese che effettuano l‟attività agro-meccanica presso altri aziende agricole sono comunemente definite come “contoterziste” e contoterzista è l‟imprenditore che possiede macchinari agricoli, per lo più ad alta densità di capitale, utilizzando i quali vende servizi nelle lavorazioni agricole meccanizzate. Questo consente alle aziende agricole di svincolarsi da onerosi investimenti fissi in macchinari, il cui utilizzo sarebbe limitato ad

alcune lavorazioni agricole, che generalmente si concentrano in periodi circoscritti dell'anno, e che quindi sarebbero utilizzate in modo limitato.

Generalmente sono tre le modalità legate ai servizi agro-meccanici. Si va dalle attività effettuate tradizionalmente tra i piccoli imprenditori agricoli che si danno supporto reciproco scambiandosi servizi e mano d‟opera; al “contoterzismo puro” cioè la categoria di imprenditori che posseggono solamente dei macchinari che affittano agli agricoltori o che utilizzano tramite dipendenti nelle aziende che chiedono il servizio. La terza categoria invece è “mista”, nel senso che è effettuata da agricoltori che posseggono macchinari agricoli e che oltre ad utilizzarli nei propri terreni, offrono il servizio di contoterzismo anche a terzi. Le aziende agricole che ricevono il servizio vengono identificate come contoterziste passive, mentre quelle che prestano il servizio ad altre aziende rientrano nella categoria di contoterzismo attivo.

L‟evoluzione e l‟affermarsi del contoterzismo in Italia viene affrontato, nonostante la carenza di dati ed informazioni, appunto nel lavoro di Fanfani e Pecci (1991). Questo fenomeno tipicamente italiano, venne quindi incontro alla grande parcellizzazione dell‟agricoltura italiana permettendo la trasmissione e la diffusione delle innovazioni tecnologiche, sia meccaniche che agronomiche, relative all‟introduzioni di nuove colture, ponendosi quasi come un nuovo attore del sistema agricolo. Il contoterzista si pone, infatti, come intermediario nella trasmissione del progresso tecnico nelle campagne, fra le imprese di macchinari e mezzi tecnici e le aziende agricole, soddisfacendo così le esigenze delle aziende agricole e permettendo la sopravvivenza delle piccole e piccolissime imprese (Fanfani R., Pecci F., 1991).

Nel 1947 ad esempio, come riportato negli Annuari dell‟agricoltura italiana dell‟Inea e ripreso da Fanfani e Pecci, circa i 2/3 delle 34mila trebbiatrici erano gestite da imprese di noleggio, molte di queste erano state date in affidamento dal Ministero dell‟Agricoltura a dei centri di motoaratura per noleggiarle a tariffe vantaggiose ai piccoli coltivatori diretti. Negli anni ‟50 si vede aumentare l‟importanza del contoterzismo, nel 1958 circa l‟80% delle macchine trebbiatrici hanno lavorato per conto terzi o in proprio, mentre quelle utilizzate solamente nell‟azienda proprietaria sono il 20% del totale di circa

Anche per quanto riguarda le mietitrebbiatrici il contoterzismo è preponderante, col 77% delle macchine usate per conto terzi nel 1952, il 78% nel 1955, il 64% nel 1957.

La grande diffusione di queste imprese “contoterziste” avvenne appunto in parallelo al processo di meccanizzazione. La rilevanza e la presenza di queste imprese che lavorano per conto terzi ebbe un forte aumento negli anni ottanta, quando come abbiamo visto, i livelli di crescita delle immatricolazioni di nuovi mezzi meccanici rallentarono. Altro fattore che favorì lo sviluppo del contoterzismo è legato alla scarsa disponibilità di capitale e quindi all‟esigenza delle aziende agricole di ridurre gli investimenti e gli ammortamenti; inoltre, il disporre di servizi forniti da terzi consente una maggiore flessibilità sia dal punto di vista dell‟organizzazione interna che negli ordinamenti produttivi. Per questi motivi, infatti, recentemente la richiesta di servizi agro-meccanici si sta allargando anche alle aziende più grandi.

Originariamente questi servizi erano legati alle operazioni di aratura e di raccolta di pochi prodotti, soprattutto i cereali, mentre più recentemente vi è stata un‟espansione anche ad altri prodotti, a tutte le operazioni colturali fino, fenomeno più recente, alla gestione delle attività agricole in vaste zone del Paese.

Il numero di aziende che hanno usufruito di servizi agro-meccanici forniti da terzi è calato molto negli ultimi anni, passando da oltre 900mila aziende a poco più di 540mila, circa un terzo delle aziende agricole italiane, con un calo del 40,4% registrato tra il 2005 ed il 2010. Oltre la metà delle aziende interessate da contoterzismo passivo sono nel Mezzogiorno, circa 280mila pari al 51,8% del totale, nel 2005 erano però oltre 520mila con una quota del 58%. Il Nord invece è passato dal 28,4% del totale nel 2005 al 35% nel 2010.

Figura 8 - Andamento del numero di aziende interessate da contoterzismo passivo per ripartizione geografica (anni 2005, 2007, 2010)

Fonte: Elaborazioni su dati Istat da “Indagine sulla struttura e produzione delle aziende agricole” per gli anni 2005 e 2007; dati Istat da “6° Censimento Agricoltura“ per il 2010.

La diminuzione di aziende interessate da contoterzismo passivo è stata molto forte nel Mezzogiorno e al Centro, con rispettivamente -46,8% e 42,8% mentre al Nord l‟intensità è stata minore, con –26,3%. È importante sottolineare come addirittura il 55,5% delle aziende del Nord-Est faccia uso di questi servizi, mentre sono il 34,8% al Nord-Ovest.

In particolare è diminuito l‟apporto dato dal “contoterzismo misto” infatti la quota di aziende agricole che ha avuto servizi forniti da altre aziende agricole è sceso dal 47,3% al 36,6%.

Dal punto di vista del numero di giornate di lavoro3 interessata da contoterzismo passivo si vede come tra il 2005 e il 2007 vi sia un calo di oltre 1,1milioni di giornate, mentre viceversa il numero relativo al contoterzismo attivo raddoppia.

Dal 2005 al 2010, invece, il numero delle aziende che offrono servizi agro- meccanici è aumentato di quasi il 27%, passando da 14.530 aziende a quasi 18.438mila, di queste il 44,5 opera al Nord che è la ripartizione che ha visto gli

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aumenti più grandi, pari al 46% dal 2005 al 2010. Scalzando così il Sud dal primo posto per aziende di contoterzismo attivo. Infatti il Mezzogiorno ha avuto un aumento complessivo del 7,5% a fronte però di una flessione registrata nelle Isole pari al -16,6% dal 2005 al 2010.

Figura 9 - Andamento del numero di aziende di contoterzismo attivo per ripartizione geografica (anni 2005, 2010)

Fonte: elaborazioni su dati Istat da “Indagine sulla struttura e produzione delle aziende agricole” per il 2005; dati Istat da “6° Censimento Agricoltura“ per il 2010.

Nota: il dato relativo al 2007 risultava molto più elevato rispetto a quelli del 2005 e del 2010. Per questo motivo è stato escluso dall‟analisi.

Il processo di integrazione Europea ha reso più importante la formulazione di strategie di sviluppo aziendale che siano basate sia su fattori interni all‟azienda, ma che tengano sempre di più in considerazione le condizioni esterne, quali le tendenze dei mercati, la concorrenza internazionale, per poter esser più flessibili a rispondere ai cambiamenti in atto. In questo senso l‟innovazione tecnologica e di prodotto consente alle aziende di meglio interagire con il contesto economico sempre più volatile e globalizzato, rispondendo agli stimoli e adeguando la struttura produttiva. Per poter meglio rispondere alle esigenze dei mercati, caratterizzati sempre più da una competitività e concorrenzialità sia tra sistemi agricoli regionali che interregionali ed internazionali, ma anche da un articolazione e complessità maggiore (Fanfani R., Pecci F., 1991).

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3.3. Gli effetti negativi della meccanizzazione: la dipendenza dal