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Contract farmer e orticoltura: i produttori di piselli, fagiolini, avocado e frutti della passione

L’industria ortofrutticola nel ‘corridoio Lushoto-Moshi-Arusha’

4.3 Contract farmer e orticoltura: i produttori di piselli, fagiolini, avocado e frutti della passione

Nella produzione dei fagiolini, dei piselli, degli avocado e dei frutti della passione sono coinvolte le imprese agricole estere, alcuni imprenditori africani e i piccoli agricoltori che possiedono terreni inferiori a 2 ettari. Le imprese agricole estere e gli imprenditori africani sono concentrati lungo la strada che collega la città di Moshi con quella di Arusha, utilizzano sistemi di irrigazione moderni e hanno accesso a terreni di dimensioni relativamente grandi (sopra i 5 ettari). I piccoli agricoltori sono riuniti in gruppi formali o informali a livello di villaggio/i e si trovano nei pressi delle imprese esportatrici e delle imprese agricole oppure nelle zone montane dei distretti di Moshi, Hai, Arusha, Meru e Lushoto.

4.3.1 Le imprese agricole estere

Oltre che nella produzione dei fiori, le imprese agricole estere sono coinvolte soprattutto nella produzione dei fagiolini: nell’area Arusha—Moshi, le imprese che coltivano i fagiolini per l’esportazione nei mercati internazionali sono 5. L’avocado è coltivato ed esportato solo dall’azienda Africado, mentre i frutti della passione solo coltivati - da poco tempo- solo dall’azienda Kiliflair e venduti all’azienda Mara farming (che a sua volta li esporta dal Kenya).160 Mentre l’avocado e i

frutti della passione sono colture permanenti e vengono raccolti solo in un determinato periodo dell’anno, il ciclo produttivo dei fagiolini richiede complessivamente circa 3 mesi dalla semina alla raccolta: quest’ultima avviene nelle ultime 3 o 4 settimane di vita della pianta per diversi giorni a settimana. Le imprese agricole utilizzano i propri terreni in modo da garantire un approvvigionamento costante alle aziende esportatrici con cui hanno stipulato dei contratti: mentre in una parte del terreno i fagiolini sono pronti per essere raccolti, in un'altra parte sono in fase di crescita e in un'altra ancora sono stati appena seminati. Con questo sistema di rotazione dei terreni,

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le imprese agricole raccolgono e consegnano i fagiolini tutti i giorni o quasi nel corso dell’anno. Ad esempio, l’azienda Hortanzia – la quale produce anche altre verdure per i mercati internazionali - raccoglie i fagiolini tutti i giorni nel corso dell’anno dal lunedì al sabato e vende il prodotto a due diverse aziende esportatrici (Serengeti Fresh e Proxi Fresh). L’azienda Kiliflair - la quale produce anche fiori - raccoglie i fagiolini per tre volte alla settimana e vende il prodotto ad una sola azienda esportatrice (Mara Farming). Immediatamente dopo la raccolta, i fagiolini vengono selezionati e conservati in dei magazzini refrigerati per qualche ora, in attesa che le aziende esportatrici passino con i propri mezzi di trasporto a recuperare il prodotto. Quando le imprese agricole sono anche esportatori (Serengeti, Arusha Bloom), la produzione viene trasportata autonomamente negli impianti di confezionamento e unita con quella acquistata dagli outgrower. In ogni caso, in meno di 24 ore i prodotti vengono ulteriormente selezionati, confezionati ed esportati nei mercati internazionali (via Nairobi). Lo stesso sistema produttivo viene utilizzato dalle imprese agricole per la produzione dei piselli durante i mesi che vanno da luglio a novembre, anche se i volumi esportati e la superficie utilizzata per la coltivazione nel 2015 sono stati sensibilmente inferiori rispetto ai fagiolini e variano maggiormente a seconda della stagione e della richiesta nei mercati europei. La produzione dei fagiolini e dei piselli da parte delle imprese estere richiede un ampio utilizzo di lavoratori agricoli, in particolare durante i giorni in cui avviene la raccolta. Per questa ragione, in aggiunta agli impiegati con un contratto formale (temporaneo o meno), migliaia di lavoratori salariati sono utilizzati da queste imprese su base giornaliera per diversi giorni alla settimana.

Nel complesso, secondo i dati forniti dagli esportatori, la produzione delle imprese agricole ha contribuito per circa il 60-70% dei volumi esportati di fagiolini nel 2015, per oltre il 90% di quelli degli avocado e dei frutti della passione, e per il 10-20% di quella dei piselli.

4.3.2 Gli imprenditori africani: i fagiolini

Le aziende esportatrici acquistano i fagiolini anche da alcuni imprenditori agricoli africani che hanno accesso a terreni di dimensioni relativamente grandi (5-20 ettari) e utilizzano sistemi di irrigazione meccanizzati (pompe idriche). Questi imprenditori si trovano nella stessa area dove si concentrano le imprese agricole estere - nelle zone pianeggianti tra la città di Arusha e quella di Moshi - e utilizzano lo stesso sistema di produzione che permette di raccogliere i fagiolini continuativamente nel corso dell’anno. Le aziende esportatrici impongono infatti a questi agricoltori di coltivare i fagiolini anche nei mesi durante i quali le condizioni climatiche non sono ottimali, la produttività è bassa e i profitti possono essere minimi o nulli. Anche in questi casi, due o tre volte alla settimana i

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fagiolini vengono collezionati dalle aziende esportatrici e trasportati negli impianti per il confezionamento. A differenza delle imprese agricole estere, questi agricoltori operano generalmente senza contratti scritti con gli esportatori e non possiedono magazzini refrigerati per la conservazione dei prodotti. Tuttavia, le aziende esportatrici forniscono spesso loro assistenza tecnica, i semi, i fertilizzanti e gli insetticidi. Come le imprese agricole, questi imprenditori impiegano numerosi lavoratori salariati con frequenza settimanale e lungo tutto il corso dell’anno (sebbene con intensità diversa a seconda della bassa o alta stagione). Data la scarsa diffusione dei contratti, il numero di questi agricoltori è difficile da stimare. Secondo i dati forniti dalle aziende esportatrici intervistate, si possono stimare circa 10-15 agricoltori di questa tipologia che vendono i fagiolini alle aziende Serengeti Fresh o Mara Farming. Questi agricoltori, sebbene siano relativamente pochi, producono una larga parte dei volumi di fagiolini acquistati dalle aziende esportatrici al di fuori delle imprese agricole161.

4.3.3 I piccoli agricoltori

I piccoli agricoltori sono coinvolti nella produzione dei fagiolini, dei piselli, degli avocado e - in misura modesta - dei frutti della passione. Questi agricoltori condividono la loro appartenenza a dei gruppi formali o informali dai quali dipendono per la sopravvivenza dei programmi CF. Le aziende esportatrici, affinché sia loro conveniente trasportare i prodotti da un determinato villaggio rurale alla propria pack house, richiedono infatti dei volumi della produzione e delle tempistiche della consegna dei prodotti che possono essere raggiunti solo attraverso l’associazione degli agricoltori in gruppi. L’associazione in gruppi è anche necessaria per ottenere input agricoli a credito a prezzi inferiori, ridurre i costi del trasporto per le aziende esportatrici e facilitare il coordinamento tra queste ultime e gli agricoltori: questi prodotti sono infatti altamente deperibili e devono inoltre essere conformi agli standard fitosanitari e qualitativi richiesti dai mercati internazionali. Nel 2016, circa 2.000 agricoltori erano coinvolti nella produzione di avocado attraverso il programma di CF dell’azienda Africado, circa 2.300 agricoltori erano coinvolti nella produzione di fagiolini e piselli per la vendita alle aziende Frigoken, HomVeg e Serengeti, e infine circa 30 agricoltori erano coinvolti nella produzione dei frutti della passione per la vendita all’azienda Mara Farming. Questi gruppi di agricoltori sono localizzati nei distretti di Meru, Arusha, Hai, Siha, Moshi e Lushoto.

161 Secondo i dati forniti dalle aziende esportatrici, questi agricoltori producono tra il 25% e il 30% dei volumi totali

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Il collegamento dei piccoli produttori con gli esportatori attraverso programmi di CF è stato favorito da una serie di interventi promossi dal governo tanzaniano, dalla cooperazione internazionale e dalle organizzazioni non governative. La Horticultural Development Strategy 2012-2021 (HDS) afferma infatti che il CF rappresenta uno strumento fondamentale per l’integrazione dei piccoli agricoltori nelle filiere moderne ortofrutticole e in ultimo per la riduzione della povertà rurale. Secondo la strategia, il governo, le associazioni del settore (TAHA) e i donatori devono lavorare insieme per facilitare aumenti della produzione e della produttività e favorire l’adozione di pratiche agricole conformi agli standard qualitativi e quantitativi richiesti dagli acquirenti. I piccoli agricoltori, secondo la strategia, devono essere organizzati in gruppi e coltivare gli stessi prodotti per raggiungere economie di scala e competere nei mercati regionali e globali:

Tanzania is well set to tape regional and international markets which are readily available for her produce. This strategy gives the interventions to ensure consistent supply that meets domestic market demands as well as regional and international quality standards. This can be achieved through… [the] organisation of small- scale producers into blocks of similar crops so as to utilise effectively economies of scale and competitiveness in the market (URT 2010b: 14)

In particolare, secondo il governo tanzaniano i programmi di CF possono facilitare il trasferimento tecnologico, l’afflusso di capitale e l’accesso ad un mercato sicuro per i piccoli agricoltori, contribuendo in questo modo alla riduzione della povertà:

Horticulture industry can benefit from contract farming by adopting and practising it…CF (also known as outgrowing operations) is becoming common in Tanzania.... Private sector participation can be promoted through contract farming arrangements to allow accelerated technology transfer, capital inflow and assured market for crop production. This assertion is widely supported by various development practitioners who have promoted contract farming as means to organise commercial agricultural production of both small and large- scale farmers (ibidem).

Come notato dalla HDS, negli ultimi 10 anni numerosi attori della cooperazione internazionale hanno cercato di favorire il collegamento dei piccoli agricoltori con i nuovi mercati internazionali. USAID, ad esempio, ha adottato con questo scopo il programma Smallholder Horticulture Outgrower Promotion (SHOP), finanziato con oltre un milione di euro all’anno per tre anni: SHOP ha l’obiettivo di promuovere la coltivazione di prodotti ortofrutticoli ad alto valore da esportazione e di facilitare relazioni commerciali tra i piccoli agricoltori delle regioni Arusha, Kilimanjaro e Tanga e gli esportatori/distributori. Il programma ha finanziato la costituzione di gruppi di agricoltori a livello di villaggio e facilitato la loro affiliazione alle cooperative agricole/associazioni di gruppi di produttori. In collaborazione con le istituzioni locali a livello di distretto, SHOP ha promosso giornate di formazione rivolte sia ai membri dei nuovi gruppi, sia ai membri delle associazioni dei produttori già esistenti (in particolare LUKOVEG nel distretto di Lushoto e

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MUVIKIHO in quello di Meru). I programmi formativi vertono sulle ‘buone pratiche’ della coltivazione di questi nuovi prodotti, come il corretto utilizzo dei fertilizzanti e degli insetticidi, le tempistiche e le modalità della semina e della raccolta o la gestione finanziaria e amministrativa delle cooperative/associazioni e dei rispettivi gruppi di agricoltori. SHOP ha coinvolto inoltre le aziende esportatrici (HomVeg, Homgrown162, Serengeti, Africado), due importatori europei (Shoprite/Freshmark) e la TAHA per favorire la stipula di contratti con gli agricoltori e, dove necessario, facilitare la distribuzione degli input a credito da parte di imprese private. Anche TAHA, Oxfam e VECO hanno adottato dei programmi per favorire il collegamento dei piccoli agricoltori con i mercati internazionali nei distretti di Meru, Moshi e Lushoto, in particolare per la produzione dei fagiolini, degli avocado, dei piselli e dei frutti della passione.

I piselli e i fagiolini

Nel distretto di Lushoto, dove anche OXFAM ha donato un container refrigerato per la conservazione dei prodotti ortofrutticoli, il programma SHOP ha contribuito ad istruire circa 1.400 agricoltori della LUKOVEG per la produzione dei piselli e dei fagiolini per l’esportazione. A partire dal 2013, l’azienda HomVeg, anche a causa del ‘side selling’ praticato dagli agricoltori contrattati negli anni precedenti nei distretti di Moshi e Meru, ha deciso di concentrare gli acquisti dei piselli nelle aree montane di questo distretto. HomVeg ha acquistato oltre l’80% dei piselli esportati nel 2015 da 9 gruppi di agricoltori (composti da 30 – 140 membri ognuno) associati alla LUKOVEG, in particolare dai gruppi Mgawashi (140 produttori membri totali), Mwangoi (120), Malwati- Bomboi (60) e Kwalei (30) localizzati negli omonimi villaggi. In termini di volumi venduti all’azienda HomVeg, i gruppi di Mgawashi e Mwangoi sono quelli che forniscono la gran parte dei piselli esportati. Il gruppo di Mwangoi, ad esempio, nel 2015 ha venduto circa 13 tonnellate di piselli per un valore totale di quasi 13.000.000 di scellini: in questo villaggio e in quello di Mgawashi, nel periodo che va da giungo a ottobre/novembre, a seconda della stagione, possono esserci tra i 15 e i 30 acri coltivati con i piselli.

Un’altra organizzazione non governativa che sta lavorando all’integrazione dei piccoli agricoltori nelle nuove filiere globali è VECO. Quest’ultima ha adottato dei programmi di supporto ai piccoli agricoltori nei distretti di Meru e Moshi Rurale per la produzione dei fagiolini, dei piselli e dei frutti della passione. Anche VECO ha finanziato programmi di formazione per gli agricoltori e cercato di facilitare la stipula di contratti con le aziende esportatrici e con quelle che forniscono input agricoli. Nel distretto di Meru, VECO, assieme alla TAHA, ha contribuito a mettere in contatto quattro gruppi

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di agricoltori associati alla MUVIKIHO con le aziende esportatrici Serengeti, Frigoken e HomVeg per la produzione a contratto dei fagiolini e dei piselli. Nel 2015, i seguenti gruppi della MUVIKIHO hanno stipulato dei contratti con uno o più esportatori: Midawe Group (67 membri), Bangata Group (87 membri), Ushauri Group (20), Kibiu Group (99 membri). I primi tre di questi gruppi sono localizzati nella parte elevata del distretto di Meru, a pochi km dalla città di Arusha: nel 2015, i gruppi di Midawe e quello di Bangata, distanti pochi chilometri tra loro, hanno prodotto la grande maggioranza dei volumi dei piselli venduti dalla MUVIKIHO all’azienda Serengeti (circa 28 tonnellate). Il gruppo KIBIU è invece localizzato a sud della città di Arusha, nella zona meno elevata e più arida del distretto (ma meno sovrappopolata). Nel 2015 questo gruppo ha venduto oltre 90 tonnellate di fagiolini a tre diverse aziende esportatrici (Serengeti, Frigoken e HomVeg), per un valore di oltre 100.000.000 di scellini (40.000 euro). Inoltre, alcuni agricoltori del gruppo Kibiu sono anche impegnati nella produzione a contratto di semi ad alto valore per le aziende Kibo Seeds e East African Seeds. Nello stesso anno, la MUVIKIHO ha venduto nel complesso oltre 100 tonnellate di fagiolini e 30 tonnellate di piselli alle aziende esportatrici. Anche nel distretto di Meru, Oxfam ha finanziato nel 2014 l’acquisto di un container refrigerato per la conservazione dei fagiolini nel villaggio di Mbuguni (Kibiu gruop) e la costruzione di un magazzino (non refrigerato) per la conservazione dei piselli nel villaggio di Midawe (Umoja group), con l’obiettivo di ridurre le perdite post raccolto.

Nel distretto di Moshi, VECO ha contribuito alla creazione della Kibo Horticulture Farmers Association (Kibo Hort), la quale riunisce tre gruppi di agricoltori per un totale di 96 membri: Boro Group (30 membri), Tema Group (36) e Singa Group (24). Questi villaggi si trovano nella zona alta del distretto di Moshi Rurale (sopra i 1200 metri) e ospitano tra 400 e 2000 abitanti ognuno: anche in queste zone, per un lungo periodo, è stata ampiamente diffusa la coltivazione del caffè e della banana. Nel 2015 circa 40 agricoltori membri dei gruppi di Boro e Singa hanno venduto in totale circa 15 tonnellate di fagiolini all’azienda esportatrice keniota Frigoken. Inoltre, nel distretto di Moshi VECO ha facilitato nel 2014 la stipula di un contratto tra l’azienda FRIGOKEN e la Kahe Horticultural Cooperative Society (KAHOCOSO), la quale riunisce circa 140 agricoltori localizzati nella parte meno elevata del distretto. Nel 2015, 32 membri della KAHOCOSO hanno venduto oltre 12 tonnellate di fagiolini all’azienda Frigoken per un valore di circa 5.000 euro.

Oltre a questi gruppi formali registrati presso gli uffici distrettuali e che hanno stipulato contratti scritti con gli esportatori, alcuni agricoltori producono e vendono i fagiolini alle aziende esportatrici organizzandosi in gruppi informali (ovvero non hanno contratti scritti con gli esportatori o/e non

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sono registrati presso gli uffici distrettuali). Questi agricoltori sono localizzati principalmente lungo la strada che si estende da Moshi ad Arusha, dove si concentrano anche le imprese agricole e gli imprenditori africani, e spesso acquistano i fertilizzanti e gli insetticidi per proprio conto (vengono forniti loro solo i semi). In questi casi, sono direttamente le aziende esportatrici che, senza la mediazione della cooperazione internazionale o della TAHA, stipulano degli accordi orali con gli agricoltori attraverso dei loro agenti. Un esempio di questi gruppi di agricoltori è il Milala Farmer Group, localizzato nella zona di Usa River, nel distretto di Meru. Questo gruppo di agricoltori ha ricevuto in affitto circa 100 acri di terra dal governo tanzaniano negli anni ’90 ed è composto oggi da 102 membri che coltivano circa 1 acro ognuno: mentre nei primi anni 2000 questi agricoltori coltivavano principalmente il mais e le verdure (pomodori, cavoli, etc..) per la vendita nel mercato locale, a partire dal 2010 l’azienda Serengeti ha iniziato ad acquistare i fagiolini per l’esportazione. Una parte dell’area utilizzata da questo gruppo di produttori è irrigata tutto l’anno (circa 25 acri su 100): per questa ragione, a differenza della grande maggioranza degli agricoltori associati a dei gruppi e localizzati nei villaggi montani, il gruppo MILALA coltiva i fagiolini anche durante la bassa stagione. Durante l’alta stagione i fagiolini sono coltivati su circa 50 acri totali, mentre durante l’alta stagione sono coltivati su circa 25 acri. Nel 2015, 70 produttori hanno venduto circa 200 tonnellate di fagiolini durante l’alta stagione e circa 35 durante la bassa stagione163 all’azienda

Serengeti.

I gruppi di produttori informali di queste zone, in particolare nell’area tra Usa River e la città di Arusha, data la loro vicinanza agli impianti di confezionamento dei prodotti e alle imprese agricole che forniscono i fagiolini, possono essere anche composti da pochi membri che forniscono alle aziende esportatrici quantità relativamente basse di prodotto. Serengeti Fresh e FrigoKen acquistano infatti i fagiolini anche in alcuni villaggi nei quali possono esservi anche solo 3 o 4 agricoltori (nell’arco di qualche chilometro possono esserci però anche 5 o 6 villaggi dove si producono fagiolini). In alcuni casi, questi agricoltori possono vendere i loro prodotti individualmente agli imprenditori africani che a loro volta forniscono i fagiolini alle aziende esportatrici (in particolare Serengeti Fresh e Mara Farming).

A causa delle condizioni climatiche, nonostante l’esempio del Milala Group, la maggioranza dei piccoli agricoltori coltivano i fagiolini e i piselli solo nel periodo che va da maggio-giugno a ottobre- novembre: questo periodo coincide con la bassa richiesta nei mercati europei. Negli altri mesi

163 La produttività dei fagiolini, nonostante l’accesso all’irrigazione, durante i mesi che vanno da dicembre ad aprile è

dimezzata a causa delle condizioni climatiche (forti piogge o aridità). In questo periodo, infatti, un acro di fagiolini può fruttare in media 1,5 tonnellate di prodotto, contro le 3 tonnellate ottimali.

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dell’anno, per via delle forti piogge o della siccità (nei villaggi in pianura) che possono compromettere i raccolti, aumenta il rischio di indebitamento (per gli input ricevuti a credito o acquistati) e gli agricoltori preferiscono coltivare altri prodotti meno rischiosi o lasciare a riposo i terreni. La coltivazione dei fagiolini e dei piselli è infatti altamente dipendente dalla rotazione dei terreni: lo stesso terreno può essere utilizzato solo per un ciclo produttivo per non compromettere la fertilità della terra. Inoltre, alcuni prodotti come le patate irlandesi, i legumi, la lattuga, le zucchine, i meloni, le melanzane e i peperoni non dovrebbero precedere o susseguire i fagiolini perché condividono gli stessi parassiti e vi è un alto rischio di trasmissione (USAID 2015)164.

VECO (2014) ha stimato che un acro di terra coltivato con i fagiolini necessita di un investimento complessivo tra input e costo del lavoro di circa 1.500.000 di scellini per ciclo produttivo (circa 600 euro in 3 mesi), mentre un acro coltivato con i piselli necessita di circa 2.500.000 di scellini (1000 euro). In condizioni ottimali, un acro di terra può fruttare 3 tonnellate di fagiolini e 7 tonnellate di piselli e garantire un guadagno rispettivamente di 1.000.000 e 2.000.000 di scellini (420 euro e 840 euro). La maggioranza degli agricoltori associati in gruppi formali o informali utilizza tra 0,25 e 0,5 acri per la produzione dei piselli e tra 0,5 e 1 acro per la produzione dei fagiolini. Un produttore può portare a termine più di un ciclo produttivo solo utilizzando due o più parti distinte del proprio terreno o/e affittando altri appezzamenti di terra (ad esempio, in questo modo potrebbe seminare una parte del terreno a maggio e un'altra a luglio e raccogliere continuativamente da luglio a ottobre/novembre, oppure coltivare contemporaneamente i fagiolini e i piselli).

I fagiolini e i piselli vengono entrambi coltivati in monocoltura (sebbene alcuni agricoltori che fanno parte dei gruppi ‘informali’ coltivano contemporaneamente sullo stesso terreno i fagiolini e il mais) e richiedono un elevato utilizzo di semi, fertilizzanti e insetticidi ad ogni ciclo produttivo. All’inizio della stagione (maggio/giungo), le aziende esportatrici -tramite imprese terze- forniscono spesso gli input a credito ai gruppi di agricoltori con i quali hanno stipulato dei contratti scritti. Questi gruppi operano in stretto coordinamento con le aziende esportatrici: i primi devono rispettare le indicazioni delle seconde circa l’utilizzo dei fertilizzanti e dei pesticidi, le tempistiche della semina, della raccolta e della consegna dei prodotti.

Affinché possano recuperare i costi del trasporto, a seconda della lontananza dai villaggi dalle pack house e dal numero di villaggi coinvolti nei programmi di CF in una determinata area, le aziende esportatrici richiedono che i gruppi di produttori a livello di villaggio siano costituiti da almeno 5-