presentata come supplice all’interno di un tempio, luogo di protezione dalle aggressioni.
448Ermione è sterile, fisicamente e moralmente, e questo determina un matrimonio infelice
449e
indica metaforicamente la sua inadeguatezza a ricoprire il ruolo di madre e sposa.
450Andromaca invece è fertile e ciò le ha permesso di vivere un matrimonio ‘felice’, rendendola
idonea a continuare a svolgere il suo ruolo di madre e moglie.
451Il comportamento delle due
‘spose’ di Neottolemo, già dal loro primo ingresso, risulta diametralmente opposto: quello
composto e ordinato di Andromaca si oppone a quello arrogante e impetuoso di Ermione. Il
contrasto fra apparenza e realtà si manifesta proprio nelle loro due apparizioni, perché laddove
la prima si presenta in scena con abiti umili, coronata solo della sua schiavitù, la seconda si
presenta tronfia delle sue ricchezze; tuttavia, la prima mostra la sua nobiltà nell’atteggiamento e
nelle parole, la seconda si presenta come pura ostentazione, priva di sostanza, perché non c’è
nulla di aristocratico nel suo incedere né nel suo discorso.
452Entrambe ricordano agli spettatori
la loro preziosa dote, ma con fini differenti: Andromaca rievoca i doni che ha condotto da Tebe
a Troia per sottolineare la sua idoneità come moglie di Ettore, Ermione, invece, li menziona per
evidenziare il divario fra la sua famiglia di origine e quella dello sposo, con lo scopo di
screditare la stirpe degli Eacidi.
453Entrambe richiamano alla memoria una processione nuziale
(Andr. 1-5 vs Andr. 147 ss.).
454Ermione ritiene che la ricchezza sia prerequisito per la libertà di
parola
455e desidera che Andromaca si sottometta a lei umilmente, strisciando ai suoi piedi
448 Ferrari 1971, p. 213; Volpe Cacciatore 2003, pp. 38-39. 449 Albini 1974, p. 86.
450 Nápoli 1999, p. 69.
451 Kyriakou 1997, p. 10 osserva che Ermione è l’unico personaggio senza figli, se escludiamo Oreste, che però non
ha ancora contratto matrimonio; Andromaca invece si dimostra in qualsiasi situazione idonea ad aver figli e quindi ad essere sposa.
452 Andromaca è nobile non solo per nascita ma anche per animo. Ermione e Menelao incarnano i valori delle
nuove classi basate sul potere e la ricchezza, mentre Andromaca e Peleo si identificano con la vecchia aristocrazia. Vd. Nápoli 1999, p. 47 e Polhenz 1978², pp. 337-338.
453Questo riporta al tema della femminilità, che viene presentato dalle due donne in maniera differente. vd. Ferrari
1971, p. 219.
454Storey 1989, pp. 19-22 osserva che queste processioni si rivelano fallimentari come quella di Teti (Andr. 20):
infatti la ninfa abita con il padre e alla fine farà vivere con il genitore anche il marito (sovversione e inversione della processione nuziale). Ermione parla di processioni nuziali anche con Oreste (Andr. 984 ss.) e Peleo allude a un’inversione della dote, per cui i Troiani avrebbero dovuto pagare gli Spartani per riprendersi Elena (Andr. 608- 609).
455 Ermione si comporta come una straniera nella nuova casa, laddove sembra più integrata Andromaca.
L’atteggiamento della fanciulla, tuttavia, non deriva dalla sua nostalgia di casa, ma dall’attaccamento alle ricchezza (cf. Elena amante del lusso), che appunto crede le garantisca libertà di parola. Vd. Kyriakou 1997, pp. 11-12. Papadimitropoulos 2006, pp. 150-151 osserva che Andromaca è trattata come una persona di famiglia (cf. per esempio, Andr. 657-659), nonostante la donna non dimostri alcun sentimento di affetto verso Neottolemo e la sua
168
(Andr. 153,164-165), la concubina, nonostante sappia di essere una schiava e di non avere
quindi il diritto alla parrhesia, sfidando le conseguenze, ritiene che debba parlare
456perché ha
molte cose buone da dire (Andr. 186-187) e tacere coinciderebbe con un tradimento alla sua
persona (v. 191).
457Ermione confida nell’aiuto di parenti maschi (Menelao) che la possano
difendere, Andromaca è totalmente sola.
458La figlia di Elena ritiene che la bellezza e la
ricchezza siano sufficienti a garantire un felice matrimonio, Andromaca sostiene che l’elemento
indispensabile sia il buon carattere. Se Ermione ha un concetto dell’amore esclusivo e
possessivo, la vedova di Ettore argomenta la necessità che una sposa si adatti alle esigenze del
marito, perdonando le sue debolezze. Nell’attualizzazione del mito, Ermione, come Elena,
rappresenta l’ideale muliebre spartano, molle e sregolato, tanto disprezzato da Aristotele.
459Andromaca, invece, pur essendo asiatica, avendo avuto un buon modello di riferimento,
460è
portavoce di quei valori di moderatezza e saggezza tipici degli Ateniesi dell’età classica. La
figlia di Menelao si lamenta pubblicamente delle sue sventure d’amore (Andr. 240-242), mentre
Andromaca aspetta che l’ancella vada via per intonare il suo lamento (Andr. 91-116). La
unica preoccupazione sia il figlio e la capacità di difenderlo del padre. Nel bisogno invoca per sé l’aiuto del primo marito, mentre Ermione è ancorata alla famiglia di origine e non trova nessun conforto o protezione nello sposo.
456 Circa mezzo secolo dopo Senofonte (Xen., Oec. 7. 7-10; cf.13.9) sostiene che la capacità di dialegeésqai
“affrontare una discussione” rappresenta la prima forma di addomesticamento della donna (=animale), che può essere attuata solo quando la fanciulla, abbandonata la sua selvatichezza, diventa ceirohéqhv (“mansueta”). Andò 2005, pp. 150-153. Andromaca, quindi, dimostra la sua maturità rispetto alla rivale, anche per la maggior capacità di argomentare le sue posizioni: la concubina ha accettato il giogo matrimoniale. Ermione, dimostrandosi indomita, non è ancora pronta per ricoprire il ruolo di sposa –e, infatti, è sterile e anaffettiva.
457 Anche in questo caso si mantiene il lessico della guerra: prodiédwmi, infatti, indica propriamente “consegnare al
nemico (tramite un tradimento)”. Andromaca, quindi, si comporta come un guerriero fedele ai suoi ideali eroici, che sfida le conseguenze del suo gesto (incorrere nell’ira dei suoi rivali), pur di affrontare con dignità e coraggio la situazione di pericolo che si prospetta. Il verbo può significare anche “lasciare indifeso”, come se le parole fossero le armi della vedova e rimanere in silenzio significasse restare inerme davanti al nemico, evitando di combattere. Successivamente la nutrice usa lo stesso verbo, sostenendo che Menelao non tradirà la figlia (Andr. 875). Vd. GEL
s.v.
458 Menelao, pur essendo uno spartano e quindi educato esclusivamente alle attività belliche, tuttavia si comporta
come un vile combattendo contro una donna sola. Andromaca fino a questo momento è abbandonata a se stessa e indifesa.
459Arist. Pol. 1269b Bekker. Peleo si abbandona a un’invettiva contro i costumi delle donne spartane in Andr. 595-
601: οὐδ' ἂν εἰ βούλοιτό τις / σώφρων γένοιτο Σπαρτιατίδων κόρη·/ αἳ ξὺν νέοισιν ἐξερημοῦσαι δόμους γυμνοῖσι μηροῖς καὶ πέπλοις ἀνειμένοις / δρόμους παλαίστρας τ' οὐκ ἀνασχετῶς ἐμοὶ / κοινὰς ἔχουσι. κἆιτα θαυμάζειν χρεὼν/ εἰ μὴ γυναῖκας σώφρονας παιδεύετε; «Del resto, neanche volendolo, le ragazze spartane potrebbero rimanere caste. Se ne vanno fuori casa discinte, a cosce nude, con dei giovanotti, frequentano insieme stadi e palestre, una cosa intollerabile per me. E poi vi stupite se non crescono oneste?» (Trad. it. Albini 2011⁶, pp. 37-39). Ermione è la replica di suo padre, in quanto vile e sleale come lui, tuttavia nell’opera viene paragonata spesso alla madre, nonostante la loro situazione sia differente: Elena, infatti, ha dimostrato incontinenza sessuale, Ermione, invece, è vile e disonesta come Menelao (cf. supra). Nonostante non sia lussuriosa come la genitrice, è anche vero che lascia il marito come lei. Ermione è contesa fra due uomini, come Elena, e questo porta alla distruzione di una casa e di una città (famiglia di Peleo=famiglia di Priamo; Ftia=Troia). Vd.Kyriakou 1997, pp. 13-16.
460 Euripide, come già è stato osservato, non dice nulla della famiglia di origine di Andromaca, ma gli spettatori
sicuramente hanno ben in mente la sua storia dal testo omerico, in cui la madre della principessa troiana viene definita con un appellativo prestigioso, poétnia, che non permette di avere dubbi sulla sua rispettabilità. Cf. supra “Andromaca in Omero”.