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Contribuenza per l’irrigazione nei Distretti irrigui rapporto tra contribuenza e superficie irrigata per area

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Alessandrino-Tortonese Cuneese Torinese Vercellese-Novarese

€/ha irrigato anno

Alcuni accenni vanno comunque fatti sulle tipologie di contribuenza per l’irrigazio- ne. Come accennato, le modalità sono eterogenee, anche se a livello territoriale prevale il contributo monomio euro per ettaro irrigato, applicato in 30 dei 35 Enti irrigui regionali. Le aliquote applicate variano tra gli Enti e all’interno degli stessi Distretti, con range di valori ampi, da un minimo di 1,3 euro per ettaro irrigato (Valli Ellero, Corsaglia, Casotto, Mongia del Cuneese) a un massimo di 780 euro per ettaro irrigato (Baraggia Biellese e Ver- cellese dell’area Vercellese - Novarese).

Riportando un dato medio delle aliquote applicate nei Distretti, si ha una media di 73 euro ettaro nell’Alessandrino-Tortonese, di 66 nel Cuneese, di 58 nel Torinese e di 144 nel Vercellese-Novarese.

Vi sono una serie di modalità di contribuenza del tutto particolari, ereditate dagli antichi usi. In particolare, i casi più significativi segnalati sono:

– nel Torinese, in diverse realtà il ruolo è basato sulla giornata (Unione Bealere derivate dalla Dora Riparia, Valsangone e Canavese, dai 7,5 ai 37 euro a giornata), con ulteriori particolarità per il Canavese, in cui si applica anche una quota fissa di 6,50 per “gior- nata piemontese”79.

– nell’Ente Bealera Maestra - Destra Stura nel Cuneese, il pagamento è misurato in “orti” (123 euro/orti), sempre di antica derivazione;

– infine, in alcune aree del Cuneese (Pesio e II grado Saluzzese Varaita) e del Torinese (Valsangone), la contribuenza è interamente o in parte versata dai Comuni in cui rica- dono le proprietà degli utenti (Comuni di Peveragno, Saluzzo e Piossasco).

A chiusura della disamina sulle caratteristiche gestionali dell’irrigazione piemonte- se, risulta opportuno dedicare una sezione alle cosiddette “coutenze”, la cui costituzione segue la legge n. 984 del 27 dicembre 1977 che trasferisce tra le altre cose la proprietà delle opere idrauliche dal demanio di Stato alle Regioni. Le coutenze sono associazioni costituite dagli Enti, non solo irrigui, che sfruttano e utilizzano un’infrastruttura idrica e ne garantiscono collettivamente la gestione e la manutenzione, senza avere competenze sulla gestione dell’irrigazione nei Distretti irrigui. In pratica, sono Enti gestori delle ope- re, con una struttura simile ai Consorzi di II grado con esclusiva funzione di gestione dei canali presenti in altre realtà, in particolare in Lombardia (Consorzio per l’incremento dell’irrigazione nel territorio cremonese, Naviglio della città di Cremona, Adda-Serio, ecc.), Veneto (Canale Lessino-Euganeo-Berico) ed Emilia-Romagna (Canale emiliano romagno- lo), anche se nel caso piemontese associati nella coutenza si trovano anche Comuni o Enti e privati che non usano le acque a scopi irrigui. L’esempio più importante in Piemonte almeno sul fronte irriguo è dato dalla coutenza Canali Cavour, costituitasi nel 1978, la cui competenza è limitata alla sola gestione tecnica e amministrativa degli ex canali demaniali localizzati nelle province di Vercelli e Novara. La gestione collettiva di questa rete di canali risale all’ottocento, secolo in cui sono state realizzate le maggiori opere della zona. Dall’en- trata in funzione si sono alternati tentativi di gestione collettiva tramite associazioni, di gestione accentrata statale (Amministrazione generale dei canali demaniali d’irrigazione), con una serie di vicissitudini storiche e alterne vicende legate anche alla storia di quel territorio e del Paese.

79 “La giornata è un’antica unità di misura di superficie utilizzata in Piemonte che in ambito agricolo, originata dalla corrispondenza con la quantità di terreno arabile mediamente con una coppia di buoi in una giornata. Una giornata piemontese equivale a 3.810 m² (un quadrato di circa 62 metri di lato)” (da http://it.wikipedia.org/).

4.3 Irrigazione

L’uso irriguo dell’acqua in Piemonte e la diffusione di schemi irrigui collettivi nelle diverse aree dipende da alcuni fattori naturali, quali lo sviluppo del reticolo idrografico, il regime idrologico dei corsi d’acqua e delle falde e il clima, e da fattori legati alla storia del territorio, come prima descritto, e soprattutto agli investimenti che nel corso dei secoli hanno portato alla costruzione di infrastrutture e opere irrigue, e che hanno riguardato in particolare le aree nordorientali come già evidenziato in precedenza.

Per quanto riguarda il fattore clima80, in Piemonte risulta fortemente influenzato

dalle caratteristiche morfologiche particolari della regione, che si sviluppa tra le Alpi e la pianura padana. Tra le conseguenze dell’interazione tra i vari fattori climatici, le precipita- zioni presentano una distribuzione molto variabile; in pianura, dove si concentrano le aree agricole, gli inverni sono freddi, umidi e poco piovosi, mentre le estati sono calde, afose e con alta frequenza di eventi temporaleschi, in particolare nelle aree settentrionali, quindi vi è anche un’elevata vulnerabilità del territorio ai rischi naturali (cfr. par. 2.4). Le piogge sono più scarse nelle aree meridionali, in particolare nell’Alessandrino. Le precipitazioni nevose, in intensità e frequenza, sono un fattore fondamentale per le disponibilità idriche del bacino idrografico del Po.

Le disponibilità idriche potenziali della regione sono elevate, anche se diversamente distribuite sul territorio. Il reticolo idrografico è ricco di corsi d’acqua, tutti appartenenti al bacino del Po, che nasce in questa regione e riceve contributi da numerosi affluenti in destra e sinistra in territorio piemontese. La complessità e densità del reticolo è tale che è difficile definire i corsi d’acqua di diretto interesse irriguo, in effetti tutti i corsi d’acqua concorrono alle disponibilità potenziali, essendo affluenti e in qualche modo tributari dei fiumi principali. In ogni caso, usando come criterio le dimensioni dei corsi d’acqua, i prin- cipali affluenti del Po nella regione sono: in sinistra idrografica il Pellice, la Dora Riparia, la Stura di Lanzo, l’Orco, la Dora Baltea, l’Agogna, il Sesia e il Ticino; in destra l’affluente principale è il Tanaro, seguito da Scrivia, Varaita e Curone81 (cfr. par. 2.2). Altri impor-

tanti corsi d’acqua sono gli affluenti del Tanaro, Bormida e Stura di Demonte (a sua volta alimentato dal torrente Gesso). Ad eccezione del Po, che ha un regime idrologico misto alpino-appenninico, i corsi d’acqua dell’Alto bacino hanno un regime idrologico di tipo alpino, cioè legato al ciclo di delle nevi e dei ghiacciai: le magre sono invernali e le piene primaverili-estive, nel periodo di scioglimento delle nevi e dei ghiacciai.

Tra i corpi idrici del reticolo piemontese vanno anche citati i numerosi laghi, che, ad eccezione del lago Maggiore, sono di piccole dimensioni (laghi alpini). I maggiori laghi oltre al Maggiore sono il Lago d’Orta, nel Novarese-Verbanese, e il Lago di Viverone, nella parte meridionale della provincia di Biella.

Inoltre, si evidenzia che il Piemonte, come molte altre aree del Nord, presenta una ricca rete di canali, collegati tra di loro e anche con i corsi d’acqua, maggiormente svilup- pati nelle aree nordorientali (Est Sesia, Ovest Sesia). Data la loro antichità e le loro relazio- ni strutturali con i corsi d’acqua, alcuni canali di fatto sono considerati parte integrante del reticolo idrografico, ad esempio il canale Cavour, il Regina Elena, il canale Lanza.

80 http://www.arpa.piemonte.it

81 In territorio piemontese, gli affluenti del Po sono Ghiandone (sinistra), Pellice (sinistra), Varaita (destra), Maira (destra), Banna (destra), Tepice (destra), Chisola (sinistra), Sangone (sinistra), Dora Riparia (sinistra), (sinistra), Malone (sinistra), Stura di Lanzo (sinistra), Orco (sinistra), Stura del Monferrato (destra), Sesia (sinistra), Rotaldo (destra), Grana del Monferrato (destra), Tanaro (da destra), Scrivia (destra), Agogna (sinistra), Terdoppio (sini- stra) e Curone (destra).

In alcune aree fondamentale è l’apporto idrico degli acquiferi e della fascia dei fonta- nili (cfr. par. 2.3 e cap.5).

In sintesi, il territorio regionale è ricco in termini di disponibilità idriche potenziali, ma con diversa distribuzione tra aree a Nord del Po (sinistra idrografica) più ricche e aree a Sud del Po (destra idrografica), con alcuni possibili problemi di approvvigionamento.

In tale contesto territoriale, l’irrigazione collettiva si è sviluppata con diversi gradi e forme nel corso dei secoli, e ad oggi sono censiti circa 78 schemi irrigui82 a servizio di aree

agricole (cfr. cap. 5), di cui uno a carattere interregionale e 2 a servizio di più aree (allegato 4.2). Le dimensioni di questi schemi sono molto variabili e vanno dall’imponente schema irriguo interregionale Canale Cavour83 tra Lombardia e Piemonte, ai piccoli campi pozzi

del Torinese e del Cuneese.

Le fonti di approvvigionamento idrico che alimentano la rete irrigua degli schemi sono numerose (1.524), precisamente il Piemonte è la regione con in assoluto il maggior numero di fonti di approvvigionamento irriguo nel Paese (la seconda è il Veneto con 714). Le fonti sono costituite essenzialmente da opere di presa sul reticolo superficiale (graf. 4.4), ma in termini numerici sono numerosi anche i prelievi da acque sotterranee, concen- trati nel Torinese e nel Cuneese. Le fonti con capacità di accumulo di risorsa idrica sono assoltamente minoritarie, come nel resto del Nord, con soli 18 invasi con prelievi irrigui, di cui 4 laghetti collinari, elemento che potrebbe a lungo termine rappresentare un punto di debolezza del sistema irriguo piemontese, soprattutto rispetto agli scenari di cambiamento climatico. In alcuni casi (22 fonti), i prelievi avvengono da infrastrutture destinate ad altri usi, ad esempio canali di scarico di centrali elettriche, presenti soprattutto nelle aree Tori- nese e Cuneese, o vasche di raccolta delle acque residuali.