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Pressione agricola

I fattori che influenzano le problematiche ambientali dei territori agricoli dei tre diversi settori caratterizzanti il territorio piemontese, montagna, collina e pianura, hanno origine e peculiarità diverse.

Le aree montane sono, soprattutto, caratterizzate da fenomeni di dissesto e di degrado dovuti principalmente, oltre che alle condizioni naturali dei luoghi, anche a fattori di origine antropica quali l’abbandono e lo spopolamento del territorio agricolo. In questo contesto, la pioggia che cade su prati e terreni coperti da arbusti ed erba non tagliata, anziché penetrare nel terreno, scivola sulla superficie o in fossi ostruiti, in canali e rogge non mantenuti con la conseguenza che i fiumi recettori si presentano sporchi e ostruiti da detriti, che possono pro- vocare straripamenti e rotture di argini e formazione di briglie naturali. Nelle zone collinari si è assistito negli ultimi anni a un incremento dell’attività viticola, con conseguenti sbancamenti e

disboscamenti e con la tipica sistemazione del terreno a rittochino (soprattutto nell’Astigiano) da cui scaturiscono accentuati fenomeni di perdita del suolo per erosione. La pianura, soprat- tutto quella cuneese e torinese, è legata all’attività zootecnica e si caratterizza per una inten- sificazione delle pratiche monocolturali che generano contaminazioni dei suoli e delle risorse idriche, dovuti essenzialmente all’eccessivo uso dei reflui zootecnici (soprattutto suinicoli) e all’impiego di prodotti fitosanitari.

Relativamente alla salinità dei suoli, non essendo disponibili dati statistici rappresentati- vi, è stimata a partire dai dati sulla qualità delle acque sotterranee e dalla distribuzione areale delle diverse fonti di inquinamento (agricolo e urbano-industriale). La provincia di Cuneo pre- senta una forte connotazione agricola in cui l’elevato contenuto di nitrati delle acque fa ritenere eccessive le quantità di azoto fornite alle colture (e quindi al suolo) attraverso i fertilizzanti chimici e i reflui zootecnici.

L’attività agricola della provincia di Torino risulta essere meno caratterizzante per il ter- ritorio, ad esclusione di determinate aree come il Carmagnolese, il Basso Pinerolese e, in minor misura, la pianura canavesana occidentale e orientale. In generale, l’inquinamento del suolo è da imputare a sorgenti diffuse come la ricaduta dall’atmosfera di prodotti di combustione delle industrie e degli agglomerati urbani, o puntiformi derivanti dallo spandimento, in taluni casi anche selvaggio, di residui di lavorazione e di fanghi di depurazione. Gli inquinanti possono essere rappresentati da metalli pesanti, solventi, microinquinanti organici (Pcb, ftalati, ecc.).

La situazione ambientale delle acque del Vercellese porta a una valutazione piuttosto elevata del grado di inquinamento del suolo. È possibile ritenere che gli inquinanti non arrivino alle acque attraverso il suolo ma, soprattutto, tramite i numerosissimi pozzi costruiti in passato senza un rigoroso isolamento.

La situazione del Novarese è simile a quella del Vercellese, tranne per il territorio del capoluogo e la sua zona industriale (Novara, Cameri, Galliate, Trecate) sottoposto a carichi inquinanti da ricadute di particolati, e a reflui e rifiuti industriali, il cui rallentato smaltimento non risulta ancora controllato completamente.

Nel Biellese l’inquinamento del suolo risulta contenuto, principalmente per due motivi: tale provincia non è interessata da un tipo di agricoltura intensiva, in quanto le industrie, pre- valentemente tessili, necessitano di grandi volumi di acqua che viene poi scaricata direttamen- te nel reticolo superficiale e, quindi, subito allontanata.

Nonostante il consistente sviluppo agricolo l’inquinamento nell’Alessandrino è caratte- rizzato, soprattutto, dal numero elevatissimo di discariche, più o meno abusive, in cui sono stati riversati negli anni i residui del triangolo industriale Torino-Milano-Genova.

L’Astigiano, caratterizzato da un’agricoltura mista, sufficientemente integrata con l’am- biente è, forse, tra le zone non montane del Piemonte, quella che presenta minori problemi di inquinamento del suolo (cfr. cap. 6).

3.5.1 Consumo di suolo agricolo

Tra le maggiori e più preoccupanti problematiche emerse in questi anni ai danni del comparto agricolo, è da rilevare il fenomeno del consumo del suolo, e in particolare il con- sumo di suoli fertili delle prime tre classi di capacità d’uso, in seguito alla crescita delle aree urbane e al proliferare delle infrastrutture stradali e ferroviarie. Proprio per questo, nella Relazione sullo stato dell’ambiente in Piemonte 2007 era stata presentata una prima elabo-

razione di dati riguardanti l’andamento del fenomeno di impermeabilizzazione del suolo, con particolare riferimento a quello agricolo.

In base ai dati iStat, nel 1991, con riferimento al consumo di suolo, il Piemonte si collo-

cava all’ottavo posto tra le regioni italiane, con un valore percentuale pari al 5,5% di territorio occupato da nuovi insediamenti, poco sopra la media nazionale. Dall’analisi della variazio- ne dell’urbanizzato tra il 1991 e il 1998 si è osservato che le zone di maggiore sviluppo si concentrano nelle pianure pedemontane e nella seconda cintura torinese, confermando un incremento nelle zone collinari (Monferrato e Langhe) e pressoché nullo in quelle montane. In particolare, risultano a incremento nullo o molto basso la maggior parte delle valli alpine e appenniniche con l’eccezione del sistema delle valli del Biellese. L’incremento del consumo di suolo nell’intervallo 1991-1998 in Piemonte è risultato dello 0,21%.

Tra il 1999 e il 2001 sono state le province di Novara e Alessandria ad essere inte- ressate da fenomeni di espansione dell’urbanizzato tra i più elevati a livello regionale. Pro- babilmente, questa tendenza è dipesa dal ruolo che le due province vanno acquisendo nel contesto comunitario e nazionale quali nodi strategici di importanti assi di comunicazione. Il Novarese risulta, infatti, coinvolto nella realizzazione del corridoio V (asse Lisbona-Kiev) e dell’Alta Velocità Torino-Milano; il territorio alessandrino, invece, lungo l’asse ferroviario Rotterdam-Genova, dal progetto comunitario chiamato “Ponte dei due mari”.

Nelle province di Cuneo, Asti e Verbania i principali fenomeni di consumo di suolo risultano concentrati lungo i rispettivi sistemi collinari: Roero, Monferrato e Cusio-Verbano. Nella provincia di Vercelli, al contrario, lo sviluppo urbano, complessivamente modesto, è per lo più concentrato nelle aree di pianura.

Da una valutazione ancora provvisoria della Regione Piemonte emerge che l’imper- meabilizzazione del suolo riguarda in modo prevalente i terreni agricoli che ricadono nelle prime tre classi di capacità d’uso del suolo. Senza considerare la quota di superficie interes- sata dalla rete viaria, la quantità di suolo agricolo impermeabilizzato è aumentato di circa 106.000 ettari del 1991 agli oltre 113.000 ettari nel 2001, con una perdita di oltre 7.000 ettari di terreno produttivo. Il fenomeno ha riguardato in prevalenza i terreni più fertili, nei quali la percentuale di terreni impermeabilizzati di prima e seconda classe (privi cioè di particolari limitazioni all’uso agricolo) è passata dal 12,1%, nel 1991 al 13% della dotazione regionale nel 2001, con una perdita di oltre 4.000 ettari di suolo molto fertile.

Nel 1991 il suolo disponibile all’uso agricolo, considerando le prime 3 classi della ca- pacità d’uso, era pari a 770.607 ettari; di questi la ripartizione nell’ambito delle prime tre classi di suolo risultava essere di 101.080 ettari di prima classe, 356.357 di seconda classe e 312.989 di terza; quindi solo il 13% del suolo agricolo risultava non avere alcuna limitazione all’utilizzo agricolo (tab. 3.2).

Tabella 3.2 - Consumo di suolo disponibile all’uso agricolo in relazione alla sua fertilità in Piemonte Classe di capacità d’uso Suolo disponibile 1991 (ha) Suolo disponibile 2005 (ha) Consumo di suolo 1991-2005 (ha) i 101.060 99.145 1.915 ii 356.293 349.416 6.877 iii 312.938 307.146 5.792 totale 770.291 755.707 14.584

Nel periodo compreso tra il 1991 e il 2005, il consumo di suolo si è incrementato di oltre 20.000 ettari e, di questi, la quota più consistente, circa 14.600 ettari, riguarda suoli di prima, seconda e terza classe. Anche in questo periodo, i fenomeni di impermeabilizza- zione hanno riguardato prevalentemente il consumo di suolo destinato ad un uso agricolo. Inoltre, nel periodo considerato, il consumo di suolo a carico della prima classe di capacità d’uso ha raggiunto quasi i 2.000 ettari, con una riduzione pari a circa il 2% del disponibile in tale classe nel 1991 e portando la dotazione regionale di suoli di prima classe al di sotto della soglia dei 100.000 ettari.

È opportuno evidenziare che, nel caso di valutazione relativa del consumo di suolo agricolo, in alcune province risulta sia stata sottratta una percentuale più elevata di suolo rispetto alla dotazione della provincia stessa. È questo il caso delle province di Verbania (consumo del 5,6% di suolo agricolo), Novara (2,4%) e Biella (2,2%), per le quali, tuttavia, tale valore è anche conseguenza di una minore dotazione iniziale di suolo agricolo delle citate province.

Capitolo iV

agricoltura

irrigua

regionale