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Il contributo della Public Choice nei modelli di Rauscher

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Un ulteriore filone di ricerca è quello che si è sviluppato a partire dal contributo fondamentale di Brennan e Buchanan (1980) e che è ben rappresentato da due articoli di Rauscher (1996, 1998). Nell’articolo del 1996 Rauscher costruisce un modello con l’obiettivo di fornire una cornice teorico-matematica grazie alla quale poter testare l’ipotesi centrale dell’approccio della Public Choice, ossia che l’aumentata concorrenza tra giurisdizioni spinge i governi delle stesse a fornire i propri beni e servizi pubblici in maniera più efficiente.

L’inefficienza che caratterizza l’operatore pubblico viene spiegata come conseguenza della carenza di supervisione e di controllo da parte degli elettori. Difatti questi ultimi, a causa della propria “ignoranza razionale” – secondo la famosa definizione datane da Downs (1957) – non si preoccupano delle modalità con cui il settore pubblico produce i propri servizi. Questo tipo di condotta risulta, per l’appunto, perfettamente razionale: la raccolta di informazioni relative al modus operandi del settore pubblico genera un’esternalità positiva di cui si beneficerebbe anche il resto degli elettori ed è proprio a causa di tale esternalità che l’attività di raccolta risulterà sotto-prodotta.

Paragonando lo stato a un’impresa X-inefficiente, Rauscher evidenzia come a livelli di mobilità crescenti sarà associata una perdita crescente di fattori della produzione mobili. I fattori in uscita si dirigeranno verso quelle giurisdizioni che garantiscono un mix di imposte e input pubblici più attraente. La conseguente riduzione dei redditi che affluiscono ai possessori dei fattori immobili renderà meno probabile la rielezione del governo in carica, rafforzando gli incentivi affinché quest’ultimo riduca gli sprechi in cui incorre nell’attività di fornitura dei propri beni e servizi. Rauscher rileva che, tuttavia, a fronte di tale effetto positivo sull’efficienza della fornitura dei servizi pubblici, si avrà anche quell’effetto a cui ci si è riferiti col nome di “esternalità fiscale”. Il modello di Rauscher ricalca quello di Zodrow e Mieszkowski (1986), in cui tuttavia l’operatore pubblico è ipotizzato agire non come un dittatore benevolente, bensì come un Leviatano che massimizza la propria utilità piuttosto che il benessere generale. Il mondo è composto da tante piccole giurisdizioni identiche e pertanto, sebbene le politiche dei governi siano influenzate ex-ante dalla mobilità dei fattori, non vi sarà mai mobilità ex-post degli stessi.

Il governo fornisce un input pubblico, , che entra nella funzione di produzione aggregata , il prodotto della quale può essere lasciato al consumo privato oppure

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trattenuto, tramite imposte, all’interno del settore pubblico. In questo secondo caso può essere trasformato in oppure consumato internamente, ossia sprecato. Il Leviatano massimizza una funzione di utilità composta da due argomenti:

1) il consumo del settore pubblico, consistente, appunto, nell’ammontare di imposte non spese in input pubblico produttivo, ;

2) il consumo privato, impiegato quale proxy del sostegno politico, dato da

(10)

Lo stato si finanzia sia tramite un’imposta di tipo lump-sum sia tramite un’imposta sul capitale, per cui abbiamo:

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Trovandoci in uno scenario di concorrenza perfetta si avrà quale condizione di equilibrio:

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Avremo pertanto che:

(13)

(14)

Nel modello si hanno due fonti di inefficienza governativa: 1) l’esternalità fiscale derivante dal fatto che la concorrenza tra giurisdizioni modifica il modo in cui il governo genera le proprie risorse; 2) l’inefficienza dovuta all’uso delle risorse riscosse dal settore pubblico a fini di consumo interno, ciò che rappresenta una vera e propria rendita a carico dei contribuenti. Rauscher propone quindi di assumere quale indice di efficienza del settore pubblico il rapporto tra input e output dato da . Passa quindi a considerare i due casi di economia chiusa e aperta.

Nel caso di economia chiusa il governo ha tutto l’interesse a massimizzare il prodotto totale in quanto, essendo il capitale immobile, l’imposta sul capitale necessaria a finanziare il livello di fornitura del bene pubblico ha gli stessi effetti di un’imposta

lump-sum. Pertanto abbiamo

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Per quanto riguarda il trade-off tra sostegno politico e consumo (spreco) pubblico, dal momento che un’unità addizionale dell’uno costa esattamente un’unità dell’altro si avrà che

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dove 1 e 2 indicano rispettivamente il primo e il secondo argomento della funzione di utilità del Leviatano.

I risultati cambiano sostanzialmente quando ci spostiamo in un’economia aperta dove il ricorso all’imposizione di tipo lump-sum sia vincolato esogenamente. Le condizioni del primo ordine rispetto a e diventano rispettivamente:

(17)

(

)

(18)

(

)

La prima equazione mostra come il beneficio diretto derivante dall’incremento della fornitura di è rappresentato dall’aumento del sostegno politico: rappresenta la quantità aggiuntiva di prodotto derivante dall’aver incrementato unitariamente l’offerta di , che deve essere “pesata” per l’utilità marginale del sostegno politico, . Il costo di questo aumento unitario di è dato dalla riduzione della rendita pubblica cui si deve rinunciare, anch’essa pari all’unità. Tuttavia questo costo risulta ridotto dall’effetto indiretto di , ossia grazie al fatto che una maggiore quantità di attira una maggiore quantità di capitale all’interno della giurisdizione, la quale a sua volta genera un gettito aggiuntivo pari a . Tale costo viene pesato per l’utilità marginale del consumo pubblico, . La successiva equazione stabilisce un risultato analogo per quanto riguarda il livello di imposizione del capitale, solo che ora il beneficio derivante dall’aumento dell’aliquota sullo stesso capitale risulta ridotto dalla fuoriuscita di capitale che ne risulta e che si traduce in un minore gettito pari a .

Si definisce quindi l’elasticità del capitale rispetto all’aliquota fiscale come

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e si esprimono le condizioni del primo ordine in funzione di tale elasticità

(20)

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La (20), relativa a , descrive l’effetto della “tax competition”. La mobilità del capitale ha due effetti, di segno opposto, sulla fornitura del bene pubblico. Da un lato crea quell’esternalità fiscale che induce ciascuna giurisdizione a imporre un’aliquota eccessivamente bassa e, di conseguenza, a ridurre l’offerta del bene pubblico al di sotto del suo livello ottimale. Dall’altro lato l’offerta del bene pubblico è incoraggiata dall’attrazione che la presenza di detto bene esercita sul capitale internazionale, che si traduce a sua volta in maggior gettito interno (ciò che interessa al Leviatano). La condizione relativa al bene pubblico può essere riscritta tenendo conto della (20) e della (21):

(22)

(

)

Pertanto il primo effetto risulta prevalere sul secondo a meno che l’aliquota sul capitale sia negativa (ciò che potrebbe derivare solo da un vincolo esogeno molto alto sull’imposta lump-sum) ovvero che l’elasticità della produttività marginale del bene pubblico rispetto al capitale sia maggiore di uno, ossia ⁄ ⁄ . Ipotesi, entrambe, escluse dall’autore in quanto poco realistiche.

La (21) rappresenta invece il cosiddetto effetto “taming-of-Leviathan”: dal momento che aumentare l’aliquota provoca una fuoriuscita di capitale e che quindi la perdita di sostegno politico derivante da tale manovra è corrispondentemente amplificata, il costo opportunità di aumentare il sostegno politico in termini di utilità del consumo pubblico perduta si riduce.

L’autore sottolinea come sia impossibile stabilire a priori se l’apertura alla concorrenza internazionale si tradurrà in un minore o maggiore ; lo stesso vale per l’evoluzione del rapporto . Il consumo privato risulterà ridotto se l’effetto dell’esternalità fiscale prevarrà sull’effetto “taming-of-Leviathan”. Il destino del rapporto , invece, dipenderà da due fattori: la forma delle preferenze dell’operatore pubblico e quella della funzione delle produzione. Quanto più grande risulterà essere l’elasticità di sostituzione tra supporto politico e consumo di rendite pubbliche, tanto più decisa sarà la reazione del governo all’aumento del costo opportunità dello sperpero di risorse, ciò che si tradurrà in un settore pubblico più efficiente. Infine, quanto più alta sarà l’elasticità dell’output rispetto all’input pubblico, tanto più severo sarà il trade-off tra consumo

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pubblico e supporto politico e pertanto tanto meno sarà incrementata la propensione del settore pubblico a sprecare risorse.

Il secondo articolo di Rauscher (1998) considera esplicitamente il caso in cui un governo di tipo leviatano si serve, per finanziarsi, di un’imposta di tipo lump-sum e di un’imposta basata sul principio del beneficio. Il gettito tributario è ora dato da:

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Si ipotizza che il governo imponga una data tariffa sul bene pubblico che produce e che sia il mercato a determinare la quantità di bene pubblico domandata in corrispondenza della tariffa così fissata. Pertanto oltre alla consueta relazione

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varrà anche

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ossia il bene o servizio pubblico sarà domandato fino al punto in cui il suo prezzo eguaglierà la sua produttività marginale. Una variazione del livello della tariffa ha un effetto sulla produzione del bene pubblico che, in autarchia, è rappresentato da

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(

)

In regime di apertura internazionale, essendo il capitale libero di muoversi tra giurisdizioni, si ha

(27)

(

)

In entrambi i casi, tariffe più alte riducono la domanda del bene pubblico; ma nel caso in cui il capitale è mobile, un incremento della tariffa si tradurrà in una più marcata riduzione della quantità di prodotta. Difatti all’effetto diretto consistente nella riduzione della fornitura di si aggiunge l’effetto indiretto negativo che una riduzione di ha sulla produttività del capitale privato. Tale capitale, in cerca del rendimento netto prevalente sul mercato internazionale, abbandonerà il paese, provocando a sua volta una riduzione della produttività del bene pubblico e, quindi, una ulteriore riduzione dell’offerta dello stesso.

Se il governo si comportasse come un dittatore benevolente che massimizza il benessere della collettività si tornerebbe al consueto risultato per cui .

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Nel caso in cui, invece, il governo si comporti da Leviatano, si avranno due risultati diversi a seconda che l’imposta lump-sum sia utilizzabile o meno in assenza di vincoli esogeni. Nel primo caso il governo manterrebbe intatto l’interesse a massimizzare il prodotto per poterlo poi ripartire in modo da eguagliare l’utilità marginale del sostegno politico e quella del consumo della rendita pubblica. Si avrebbe quindi , e

.

Tuttavia è possibile che l’imposta lump-sum non sia utilizzabile a discrezione. Il motivo, sottolinea Rauscher, può non risiedere semplicemente nella presenza di un vincolo esogeno, bensì può essere intimamente legato al modus operandi dell’operatore pubblico così come inteso dall’approccio della Public Choice. Può darsi, difatti, che il governo “carichi” sulla tariffa del bene pubblico parte della rendita di cui vuole appropriarsi allo scopo di generare illusione finanziaria. Viene insomma preferito uno strumento più opaco rispetto a quello dell’imposta lump-sum poiché in questo modo risulta più difficile per l’elettorato ricostruire le reali intenzioni del governo, dal momento che la tariffa è considerata una controprestazione per il servizio fornito ed essendo di conseguenza meno immediata l’identificazione del prelievo a fini di consumo pubblico.

In questo caso si avrà che

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Pertanto il saggio marginale di sostituzione tra e sarà minore di uno. Nelle parole di Rauscher “se il governo aumenta l’aliquota fiscale di una unità, il reddito del settore privato viene ridotto in misura esattamente pari alla base imponibile. Tuttavia la rendita del settore pubblico viene incrementata di meno rispetto alla base imponibile, dal momento che l’aumento dell’aliquota fiscale riduce la base imponibile stessa. Pertanto, un incremento unitario della rendita è accompagnato da una perdita di supporto politico maggiore all’unità”.

La relazione vale sia nel caso di autarchia sia in quello di concorrenza internazionale. Tuttavia in questo secondo caso la diminuzione di dovuta a un aumento di risulta più marcata che in condizioni di autarchia; pertanto, affinché la condizione venga rispettata, il governo dovrà aumentare l’aliquota fiscale in misura minore ed essendo la quantità di offerta sarà, pertanto, maggiore. La concorrenza internazionale ha quindi l’effetto non ambiguo di mitigare l’aumento della tariffa del bene pubblico e

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di potenziare la fornitura del bene pubblico stesso. Questo secondo effetto è dovuto all’aumentata elasticità della domanda dei servizi del settore pubblico e quindi al fatto che, rispetto al caso dell’autarchia, una riduzione della tariffa genera una maggiore espansione della base imponibile.

8. Una qualificazione al modello di Zodrow e Mieszkowski: la differenza tra beni