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C. suis suino non riportato

7. CONTROLLO DELLA MALATTIA

La clamidiosi è riconosciuta come una patologia che rappresenta un problema di sanità pubblica. Il controllo della psittacosi nell' uomo dipende infatti dal controllo della malattia nelle specie aviari, e la terapia antibiotica è attualmente l'unico metodo di controllo efficace delle infezioni da clamidia sia in medicina umana che veterinaria.

Smith et al., 2010, riportano le linee guida da seguire per il trattamento della clamidiosi in pet birds o in uccelli che sono stati esposti all'infezione. I programmi terapeutici prevedono il trattamento antibiotico degli uccelli infetti mediante l'utilizzo delle tetracicline come farmaci di prima scelta, in particolare clortetraciclina, doxiciclina, sebbene anche chinoloni (enrofloxacin) e macrolidi (azitromicina) possano essere utilizzati. Per i pet birds, 45 giorni di trattamento sono spesso raccomandati, tranne nelle cocorite dove trenta giorni sono sufficienti, da somministrare nell' alimento, nell' acqua di bevanda, o per via intramuscolare.

Per quanto riguarda le misure di immunoprofilassi, non esistono al momento vaccini commerciali disponibili per la clamidiosi aviare in nessuna specie, anche se attualmente la ricerca sta sviluppando tali presidi. A questo proposito nei tacchini, Page nel 1975, mediante un vaccino consistente in una sospensione inattivata di C. psittaci, ha ottenuto successi nell' indurre una risposta immunitaria di tipo cellulo-mediata con protezione del 90% degli animali. (Ulteriori sviluppi di questo vaccino non sono poi proseguiti poiché per ottenere migliori risultati nella protezione erano necessarie due dosi di vaccino a otto settimane di distanza.)

Sempre nei tacchini, anche un vaccino sperimentale a DNA plasmidico esprimente la MOMP di C. psittaci serovar A ha dato buoni risultati nel generare una risposta umorale e cellulo-mediata dimostrando un significativo livello di protezione (Vanrompay et al., 1999).

Più recentemente, Harkinezhad et al. (2009a) in Melopsittacus undulatus hanno dimostrato che un vaccino sperimentale a DNA plasmidico esprimente la MOMP di C. psittaci genotipo A, è stato in grado di ridurre i segni clinici, le lesioni macroscopiche e l' escrezione della clamidia. In seguito al verificarsi di episodi di malattia, sia nell'uomo che negli animali, legati ad importazioni incontrollate di volatili, molti paesi hanno adottato delle misure di controllo relative

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all' importazione e alla commercializzazione di uccelli per limitare la diffusione della clamidiosi (Satalowich et al., 1993).

I requisiti per le importazioni di uccelli in Unione Europea (UE) sono delineati dalle Direttive 90/539/CEE (relativa alle norme di polizia sanitaria per gli scambi intracomunitari e le importazioni in provenienza dai paesi terzi di pollame e uova da cova) e 2000/666/CE. Pollame e uccelli possono essere importati in UE solo da paesi membri OIE e accompagnati da un certificato sanitario, ed in particolare i psittaciformi devono essere identificati individualmente con anello nella zampa o microchip. La Decisione 2000/666/CE della Commissione (CEC, 2000) è relativa invece alle norme di importazione di uccelli diversi dal pollame, e riporta nell'articolo 5 che questi animali devono essere sottoposti ad un periodo di quarantena di almeno trenta giorni in adeguate strutture. Se durante tale periodo di quarantena è sospettato o confermato che psittaciformi siano infetti da C. psittaci, tutti gli uccelli di quella spedizione devono essere trattati con metodo approvato dalle Autorità competenti e la quarantena deve essere prolungata per almeno due mesi successivi all'ultimo caso registrato.

All'interno dell' UE gli uccelli possono essere movimentati tra gli Stati membri senza bisogno della quarantena. Tuttavia, pollame, uova da cova e psittaciformi devono essere sempre accompagnati da un certificato sanitario e quest'ultimi identificati individualmente.

In USA, in aggiunta al certificato, nel periodo di quarantena di trenta giorni i psittaciformi devono essere trattati con alimento medicato contenente >1% di clortetraciclina (quantità sufficiente a mantenere la concentrazione nel sangue superiore a 1µg/ml) (Flammer, 1989). Il trattamento deve essere poi proseguito per almeno 15 giorni per un totale di 45 giorni. Un periodo di trenta giorni è considerato sufficiente per le cocorite, mentre per il pollame sono necessarie almeno due settimane con sospensione del trattamento due giorni prima della macellazione (Grimes e Wyrick, 1991).

Nel Manuale OIE 2010, si riporta che le Autorità Veterinarie di paesi esenti da clamidia devono proibire l'importazione e il transito attraverso i loro territori di Psittacidi provenienti da paesi in cui la malattia è presente. Inoltre, è previsto che le Autorità veterinarie dei paesi che importano questi uccelli, richiedano un certificato internazionale che attesti che gli animali non avevano segni di clamidiosi il giorno della spedizione, che sono stati sottoposti a supervisione veterinaria 45 giorni prima della spedizione ed infine che siano stati trattati per la clamidiosi utilizzando clortetraciclina.

Dal punto di vista legislativo in Italia secondo il Decreto Ministeriale del 15 dicembre del 1990, sistema informativo delle malattie infettive e diffusive, l’ornitosi è classificata tra le malattie della classe quinta, che comprende le malattie infettive e diffusive notificate all’unità sanitaria

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locale non comprese nelle prime quattro classi precedenti, comprendente le zoonosi indicate dal Regolamento di Polizia Veterinaria di cui al decreto del Presidente della Repubblica 8 febbraio 1954, n. 320. Come modalità di notifica le unità sanitarie locali devono comunicare annualmente il riepilogo di tali malattie alla Regione e questa al Ministero per le vie ordinarie. Ove tali malattie assumano le caratteristiche di focolaio epidemico, verranno segnalate con le modalità previste per la classe quarta. Secondo il Regolamento di Polizia Veterinaria è riportata all’articolo 5 e prevede l’obbligo della segnalazione reciproca tra servizio veterinario e servizio igiene pubblica delle Aziende Sanitarie Locali in seguito ad insorgenza di casi di malattia negli animali e nell’uomo. Inoltre, è considerata una zoonosi occupazionale (malattia professionale), per la quale è obbligatoria la denuncia, come da pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale del 19 marzo 2010, lista I (malattie la cui origine lavorativa è di alta probabilità) gruppo 3 (malattie da agenti biologici esclusi i tumori in quanto riportati nel gruppo 6) in quanto riscontrata in determinate categorie professionali (personale di grandi allevamenti avicoli, impiegati allo zoo e in pet shop, veterinari, laboratoristi e allevatori).

In ambito europeo, la Direttiva 2003/99/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 17 novembre 2003, sulle misure di sorveglianza delle zoonosi e degli agenti zoonotici (Gazzetta ufficiale n. L 325 del 12/12/2003) ha incluso le clamidiosi animali sotto la denominazione di "psittacosi e relativi agenti zoonotici" nell'Allegato I, parte B, tra le zoonosi e gli agenti zoonotici da sottoporre a sorveglianza in funzione della situazione epidemiologica del territorio di ciascun Stato Membro. Mentre la Direttiva 2007/318/CE prevede il campionamento per clamidia dei volatili importati da paesi terzi, solo in seguito a sospetto clinico.

Infine, secondo la classificazione degli agenti biologici del bioterrorismo proposta nel 1999 dal CDC (Center for Diseases Control and Prevention) degli Stati Uniti, C. psittaci appartiene alla categoria B che comprende microrganismi che possono essere disseminati in modo moderatamente facile, provocano morbilità moderata e mortalità bassa e richiedono specifiche capacità per la diagnosi di laboratorio e per il controllo dell'infezione.

Sebbene la trasmissione di malattia all’uomo risulta essere piuttosto rara, particolari condizioni dello stato immunitario e scorrette attività di gestione degli animali possono aumentare il rischio di trasmissione del patogeno. Smith et al., 2010, raccomandano delle misure generali di prevenzione e comportamenti da adottare sia nei pet birds che nell'uomo, per impedire o ridurre il rischio del diffondersi della malattia all'uomo.

Tra queste, possiamo ricordare soprattutto se si rientra nelle categorie di personale a rischio, di adottare comuni norme di igiene e precauzioni nelle operazioni di pulizia e disinfezione delle voliere o nella manipolazione di uccelli potenzialmente infetti e materiale contaminato,

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indossando dispositivi di protezione quali guanti, cuffie, occhiali e mascherine per ridurre l'aerosol e l'inalazione delle polveri. Queste ultime sono raccomandate anche a livello industriale negli impianti di trasformazione del pollame. Precauzioni devono essere anche intraprese durante l'esame anatomo-patologico di soggetti infetti o potenzialmente infetti. Le carcasse devono essere inumidite con dinfettanti ai fini di impedire l'aerosolizzazione.

Tra le misure consigliate da adottare negli animali ricordiamo quelle di mantenere in quarantena i nuovi acquisti o i soggetti potenzialmente esposti a clamidia, fino al controllo sanitario, non sottovalutando l'eventuale presenza di sintomatologia respiratoria; evitare allevamenti multispecie e di acquistare o vendere uccelli con segni compatibili alla clamidiosi.

Infine, sarebbe opportuno mantenere tracciabilità per almeno un anno delle transazioni legate alla vendita e acquisto degli uccelli in modo tale da permettere l'eventuale identificazione della fonte di infezione e delle persone potenzialmente esposte.

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